La comedia di Dante AllighieriStab. tip. di G. Cioffi, 1839 - Broj stranica: 744 |
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alcuna amore anco in prosa Angeli anima antichi Arist Arno avarizia avea beati Beatrice bella Bocc Boccaccio Boet bolgia Bosone buon Cacciaguida canto canz Carlo Martello cerchio ch'è ch'io chè che'l chiama Dante Chiesa ciascun cielo città colla colui Conv corpo costui Cristo detto dice divina dolce donna duca ejus Empireo equatore eterno Eunoè Ezech fece figlio figliuolo fiorentina Firenze fiume Flegetonte gente Ghibellini giro gran Guelfi Guido Inferno intende l'altro l'anima latina luce lume luogo maestro Maria mente mondo monte morte mostra nuovo occhi Ovid padre Paradiso parla parole passo peccato Petr pianta picciola Pietro poco Poeta Poscia pria Purg Purgatorio quivi quod raggio ragione rima santo spirito Stazio stelle sunt superbia Tebe terra terzine tosto uomo vede veder veggio venire vidi Virg Virgilio virtù viso XXII XXVII
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Stranica 83 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Stranica 241 - Perché l'animo tuo tanto s'impiglia, io Disse 'l Maestro, che l'andare allenti? Che ti fa ciò , che quivi si pispiglia ? Vien dietro a me, e lascia dir le genti: * Sta come torre ferma , che non crolla Giammai la cima per soffiar de...
Stranica 489 - Lume è lassù, che visibile face Lo creatore a quella creatura Che solo in lui vedere ha la sua pace; E si distende in circular figura In tanto che la sua circonferenza Sarebbe al sol troppo larga cintura.
Stranica 101 - E come gli stornei ne portan l' ali Nel freddo tempo a schiera larga e piena; Così quel flato gli spiriti mali Di quà, di là, di giù, di su gli mena; Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sé lunga riga, Così vid' io venir, traendo guai, Ombre portate dalla detta briga ; Perch' io dissi : Maestro , chi son quelle Genti, che l
Stranica 344 - Veniva a me co' suoi intendimenti. Tosto che fu là dove 1" erbe sono Bagnate già dall' onde del bel fiume, Di levar gli occhi suoi mi fece dono. Non credo che splendesse tanto lume Sotto le ciglia a Venere trafitta Dal figlio fuor di tutto suo costume.
Stranica 358 - Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me che non era più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso, Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso.
Stranica 473 - Come la fronda, che flette la cima Nel transito del vento, e poi si leva, Per la propria virtù, che la sublima: Fec' io in tanto , in quanto ella diceva , Stupendo , e poi mi rifece sicuro Un disio di parlare, ond...
Stranica 291 - Se così fosse, in voi fora distrutto Libero arbitrio, e non fora giustizia, Per ben letizia, e per male aver lutto. Lo cielo i vostri movimenti inizia Non dico tutti; ma posto ch...
Stranica 502 - E mi ricorda, ch' i' fu' più ardito • * Per questo, a sostener tanto, ch' io giunsi L aspetto mio col valore infinito. • O abbondante grazia , ond' io presunsi Ficcar lo viso per la luce eterna Tanto , che la veduta vi consunsi ! Nel suo profondo vidi, che s...
Stranica 170 - ... vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura alla sua penna tempra; lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta; ond'ei si batte l'anca, ritorna in casa, e qua e là si lagna...