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udendo la moglie esser figliuola del Re d' Inghilterra ec. da altra parte il Papa ec. E nov. 20. 8. Essendo a lui il calendario caduto da cintola ec. la cominciò a confortare con fatti. E nov. 50. 21. Che venir possa fuoco da cielo, che tutte vi arda.

S. Da, anche talora esprime la forza della particola SINO, e vale Sin da. Lat. ex a. Gr. e'x ἐξ. Bocc. nov. 100. 29. Ove colei in continue fatiche da piccolina era stata. Petr. cap. 3. Da quel tempo ebbi gli occhi umidi, e bassi.

DA. In vece di Di. Bocc. pr. 7. Essi ec. hanno molti modi da alleggiare, o da passar quello. E nov. 18. 28. La donna, a cui più tempo da conforto, che da riprensioni parea, sorridendo disse. E nov. 49. 16. Degno cibo da voi il reputai. Liv. M. Gli biasimava duramente, ora da follia, ora da codardia.

DA. Congiunto co' pronomi ME, TE, SE, LORO, vale Solo, Senza l' altrui aiuto, consiglio. Lat. ex me, ex te, ec. Gr. avropaws. Dant. Purg. 1. Poscia rispose lui: da me non venni.

§. Talora ci si frammette il PER, come Da per me Da per te ec. Lat. per me, per te. Gr. did μò, dia 8. Libr. cur. malatt. Molte malattie gueriscono da per se senza l' opera del medico. Tav. Rit. Tu ci anderai da per te, perchè io non voglio venirvi.

DA. In signific. medesimo, che A, segno del terzo caso. Bocc. g. 3. p. 4. Esso avea intorno da se, e per lo mezzo in assai parti vie amplissime. E nov. 20. 10. Io ec. vi menerò da lei, e son certo, che ella vi conoscerà. E nov. 26. 15. Adunque, disse la buona femmina, andatevene da lui. E nov. 79. 34. Andrà facendo per la piazza dinanzi da voi un gran sufolare. E nov. 99. 33. La qual cosa come il Saladino sentì, che sommamente l' amava, venuto da lui ec. il biasimò molto. Vit. S. Gio: Bat. Questa fanciulla verrà dinanzi da voi, e farà queste sue giullerie. Sen. Pist. Non andrò io per la traccia di coloro, che furon dinanzi da noi ? Omel. Orig. 286. Ella si levò molto per tempo una mattina dinanzi da tutti, e venne con preziosi unguenti per trovarvi, e per ungere il vostro corpo. Petr. uom. ill. Mandata innanzi parte della gente da cavallo ad attizzare i nimici sotto la capitananza di Massinis

sa.

+DA. Per Tra, Intra, seguitandogli A; o Al. G. V.6. 34. 11. Fue aspra battaglia infino nell' Arno dagli usciti Guelfi a' detti Tedeschi. E 10. 7. 1. La Reina Isabella d' Inghilterra ec. passò col suo maggior figliuolo in Francia per compier la pace dal marito al Re di Francia della guerra di Guascogna. E cap. 162. 1. Stette più d' otto di a segreto consiglio da lui al Papa. Cap. Comp. disc. 32. Da se a lui lo riprenda, e ammonisca. M. V. 8. 38. Qui cominciò l'odio da' gentiluomini al popolo.

DA. Invece di Per lo, Mediante. Lat. per. Gr. diá. Cr. 4. 3. 1. Alcune (viti sono) che 'l frutto suo dal melume perdono. Bocc. g. 1. f. 7. Verso un rivo d'acqua chiarissima, il quale d' una montagnetta discendeva in ana valle ombrosa da molti arbori ec. con lento passo se n'andarono.

DA. Per A modo, a foggia. Lat. instar, more. Gr. Sixnv. Tratt. gov. fam. Non voler permettere, che i fanciulli vestano mai da donna.

DA. In vece di Per uso del, e in signific. di Attitu dine, Convenevolezza, Abilità, e simili. Bocc. nov. 29. 3. Essendo ella già di età da marito. E nov. 32. 8. Frate Alberto ec. parendogli terreno da' ferri suoi, di lei subitamente, ed oltremodo s' innamorò. E nov. 34. 5. Gioie da donne portandole, come i mercatanti fanno a vedere. E nov. 44. 1. Materia da crudeli ragionamenti, e da farvi piagnere v' imposi. E nov. 60. f. 13. Parendo lor tempo da dover tornare verso casa, con soa

ve passe ec. in cammino si misero. E nov. 72. 9. La gonnella mia del perso, e lo scaggiale da' di delle feste. E nov. 79. 11. E non vorrei zucca mia da sale, che voi credeste ec.

+ DA. Talora in signific. d' Origine di patria, salvo se si parli di Regno, di Provincia, o d' Isola, che allora in vece di Da si usa Di. Bocc. nov. 15. tit. Andreuccio da Perugia venuto a Napoli ec. E nov. 20. tit. Paganino da Monaco ruba la moglie a messer Ricciardo di Chinzica. E nov. 21. tit. Masetto da Lamporecchio si fa mutolo. E nov. 45. tit. Guidotto da Cremona lascia a Giacomin di Pavia una sua fanciulla, e muorsi. Dant. Purg. 5. L' Angel di Dio mi prese; e quel d'inferno Gridava, O tu dal ciel, perchè mi privi? ( o tu che stai in cielo).

S. E trattandosi d'impresa, o d'insegna, vale, Che ha, o porta la 'nsegna del. G. V. 9. 234. 1. Il quale aveva nome Guiglielmo dal Corno. Ar. Fur. 35. 67. Con ricca sopravvesta, e bello arnese Serpentin dalla stella in giostra venne.

1

DA. In vece di Per; come Da quel, ch' io sono, cioè Per quell' uomo ch' io sono, Da uomo dabbene, cioè Per quello, che dee dire un uomo da bene, Per quell' uomo dabbene, ch' io professo d' essere. Lat. secundum . Gr. xam. Stor. Aiol. Ti giuro da cavaliere, che io non l'ho veduto. Red. lett. 1. 502. Rispondo ora, ma non le rispondo da medico, ma bensì da suo buono ami

CO.

** §. Da in vece di Per. Bemb. stor. 12. 178. E dalla paura, che egli avea del Concilio incominciato, maravigliosamente si sbigottiva; e dalla cupidigia d'aver Ferrara, nessuna colpa, nessun misfatto intralascia

va.

DA. Per Intorno; o per quello, che si dice Poco più, o meno, In circa. Lat. fere, ferme, ad, quasi, usque ad, circiter, plus minus. Bocc. nov. 15. 7. Essa incontrogli da tre gradi discese. E nov. 28. 21. In così fatti ragionamenti, ed in simili, con mangiare, e con battiture fu tenuto Ferondo da dieci mesi. E nov. 43. 5. Si videro vicini ed un castelletto, del quale, essendo stati veduti, subitamente usciron da dodici fanti. Vit. Crist. Comincióe ad andare da Nazzarette a Ierusalemme, ehe v' hae da 74. miglia. Cr. 4. 9. 4. Da quattro, ovvero cinque generazioni di nobili sermenti porremo. Dant. Purg. 2. Veramente da tre mesi egli ha tolto Chi ha voluto entrar con tutta pace. G. V. 7. 27. 7. Allora prese da 3o. in 40. de' migliori baroni del Re. E 11. 93. 2. Istimavasi avere in Firenze da go. mila bocche, tra uomini, e femmine, e fanciulli. È num. 3. Cinque badíe con due priorie con da ottanta monaci; ventiquattro monasterj di monache con da 500. donne.Stor. Pist. 43. Quelli da san Simone, e da Montecuccoli con da 400. fanti, e da 10. uomini a cavallo.

** §. I. Da per Vicino. Vit, S. Franc. 193. Giacea infermo nel Romitorio da Reate ( il T. Lat. ha Prope Reate).

** §. II. Da, per Avanti, A, In, accennando moto a luogo. Fir. As. 137. Andatosene ec. dalla casa del gran Giove. Ivi 145. Se ne andò da una altissima torFranc. Sacch. nov. 175. Antonio Pucci avea una casa dalle fornaci della via Ghibellina. Bocc. g. 6. n. 6. Io dico de' Baronci vostri vicini da Santa Maria maggiore (Qui denota Contrada ).

re.

DA. Per Avanti. Lat. ante, prope. Gr. drivaVTI. Bocc. nov. 25. 16. La donna ec. veggendol da casa sua molto spesso passare, disse.

DA. Avanti verbo, o a nome denota convenienza, o necessità; ma davanti a' verbi si congiugne collo'nfinito ed è equivalente al nominativo gerundio. Bocc. pr. 8. La gratitudine ec. è sommamente da commendare e 'l contrario da biasimare. E nov. 13. 24. Diede ordine

a quello, che da far fosse. E g. 6. p. 6. Dioneo, questa è question da te. E nov. 99. 16. Fattesi venire per ciascuno due paia di robe ec. non mica cittadine, nè da mercatanti, ma da signore, e tre giubbe di zendado, e panni lini, disse ec. Dant. Inf. 32. Che non è'mpresa da pigliare a gabbo, Descriver fondo a tutto l'universo, Ne da lingua, che chiami mamma, o babbo.

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** DA. Accennando convenevolezza o simile. Nota uso nel Bocc. g. 1. nov. 1. Queste sono cose da farle gli scherani (cioè Degne di esser fatte dagli scherani). E Sen. Pist. go. Gli uomini di quel tempo non erano savj, con tutto che facessero cose da fare a' savi ( cioè, Cose da fare, cioè da farsi da savj).

** §. Da, aggiunto agl' Infiniti de' Verbi, importa moto da luogo. Franc. Sacch. tit. nov. 40. Il detto Messer Ridolfi a un suo nipote, tornato da Bologna da apparare ragione, gli prova, che ha perduto il tempo. Così si dice Venir da cenare, da udir messa ec.).

DA. Per Di che, Onde. Lat. unde. Gr. 9εy. Bocc. nov. 3. 3. Pensossi costui aver da poterlo servire. E nov. 7. 2. La viziosa, e lorda vita de' cherici dà di se da mordere, da parlare, e da riprendere.

S. Talora si pone col nome in vece dello 'nfinito; e vale parimente Di che, Onde. Bocc. nov. 5o. 25. Sì da cena ci ha : noi siam molto usate di far da cena, quando tu non ci se'.

DA. Talora avverb. di tempo, e vale Nel tempo del, come Da sera, Da mattina. Lat. vespertino, matutino tempore. Gr. doréças, nęwi'. Bocc. nov. 45. 6. Come avvenisse, che Giacomino per alcuna cagione da sera fuori di casa andasse. E nov. 73. 12. A me pare, se pare a voi, che questa sia opera da dover far da mattina. Dant. rim. 13. E cantinne gli augelli, Ciascuno in suo latino, Da sera, e da mattino Sulli verdi arbuscelli.

5. Nota costrutto della part. DA. Vit. SS. Pad. 2. 313. E quando alcuna volta gli paresse tardi da tornare al monistero, rimaneva ec. (che è quello che i nostri moderni direbbono male, Troppo tardi per tornare ec.) Vit. S. Gio: Gualb. 292. E l'altro popolo, esso B. Giovanni da essere lapidato, o d' altra generazione ( guiva ) di morte da essere ucciso, giudicò ( Nota il trasporlamento del secondo DA ).

** DA. Talora denota tempo, onde si comincia. Fav. Esop. 162. Da' primi nostri parenti fatti da Dio in qua (dalla creazione ec. in qua). ciascun corpo è venuto in questo mondo nel principio con attualità di pecca

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** DA. Serve ad accennar il sito dove, o verso dove è qualche cosa, così si dice Uscio da via, che riesce sulla via, o simile. Bocc. g. 7. n. 5. E perciò serrerai bene l'uscio da via, e quello da mezza scala (cioè L'uscio che sbocca nella via, e quello che è posto a mezza scala). Cecch. Assiuol. 2. 5. Non potrei io entrar d' altronde che dall' uscio da via? Dicesi anche Porta da via nel medesimo senso. Franc. Sacch. nov. 110. Due porci ec. bellissimi quasi ogni di entravano dalla porta da via, e poi subitamente entravano nella detta camera.

** DA. Bocc. g. 1. nov. 1o. Manicate le frondi, le quali non sono da cosa alcuna [non vaglion niente ] ma son di malvagio sapore.

** DA. Bocc. g. 4. n. 10. Siccome savia, e di grande animo, per potere quello da casa (quello destinato per farne uso in casa; o pur Quello di casa. Da per di) risparmiare, si dispose di gittarsi alla strada, e voler logorar dello altrui.

** DA. Per Dopo, accennando luogo e positura di cosa, posta appresso ad altra. Franc. Sacch. nov. E da' piedi, tocca le gambe (e dopo toccati i piedi, ovvero, salendo su da' piedi ec. ).

**DA. Talvolta indica la cagione, o altro, ma con sottintendervi alcuna cosa. Cavalc. Frutt. ling. 108. Questa rivelazione, e sapienza umilmente confessava S. Paolo da Cristo (cioè, D' aver ricevuta: che dicest anche Riconosceva da Cristo).

** S. Da, indipendente da nome, e con l'articol di femina. Borgh. Vesc. Fior. 469. L'imperadore ec. ed alcuni altri dalla sua (del suo partito ) ec. tentano di divenire assoluti padroni. E 482. Armata mano, scacciò, e perseguì acerbamente tutt' i Vescovi, ed altri religiosi, che non tennero dalla sua.

**DA. Nota costrutto. Bocc. g. 5. n. 9. A me omai appartiene di ragionare, et io, Carissime Donne, da una novella, simile in parte alla precedente, il farò volentieri [ cioè, Il farò dal raccontare una novella, o pure, Il farò raccontando una novella ].

**S. I. Da, accenna merito. Segn. Mann. Apr. 23. 3. Quando Iddio ti fa bene non supplicato, non ti dichiara con tal atto da più ( per qualche cosa di più, che meritevole ), che da meritevole di ricevere (così dicesi trattar uno da Signore, da meritevole o simile).

+ ** S. II. Altro uso del DA. Boez. 58. Si sforzano esser da reverire da' lor cittadini con onori acquistati (in Lat. adeptis honoribus, reverendi civibus suis esse nituntur). E 63. Le dignitadi fanno onorabile, o da essere auto in reverenza (Lat. reverendum) quegli, a cui provengono. E 64. Conciossiachè la dignità non possa fare da esser riveriti ( reverendos) coloro. E 65. Se adunque esser da riverire (reverendos ) le dignitadi far non possono ec. E 74. Perciocchè se io non sono ingannato, quella è vera e perfetta felicitade, la quale sofficiente, potente, da esser da reverire (reverendus ) glorioso, e letizioso faccia. E 110. Non da essere perseguiti, ma da essere avuti in misericordia sono. E 118. Forti d' animo da non poter esser vinti (inexpugnabiles) con tormenti.

** §. IV. Da, in senso simile a quel di sopra. Bocc. giorn. 1. nov. 1. Non, disse Ser Ciappelletto, non dite leggier cosa; che la Domenica è troppo da onorare (cioè, rispettabile; da doversi onorare ). Borgh. Orig. Fir. 125. Uomini da non ire dietro a cose puerili, e da saper molto bene discernere le cose gravi (cioè incapaci dire dietro ec. e capaci di saper ).

** DA. Passav. 48. E d' onde debbono prendere cagione, e argomento da non peccare ( per non peccare, affin di non peccare); ed eglino per lo contrario più peccano.

**

S. Nota costrutto. Vit. S. Gir. 120. E però sopra questa materia da me tanto non intendo più dire (cioè Per quel solo che riguarda me. Lat. ad me quod attinet).

** DA. In forza di Dalla parte. Dant. Inf. 16. Si come torna colui, che va giuso Talora a solver ancora, che aggrappa O scoglio, o altro, che nel mare è chiuso; Che 'n su si stende, e da' piè si rattrappa (cioè Si raccoscia, e restringe dalla parte de' piedi).

**DA. Nota modo d' accennar cagione, e virtù. Bocc. nov. 11. Quasi tutti dovessero da ( per virtù )

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toccamento di questo corpo divenir sani (se già non accenna tempo; quasi dicesse; Dopo il toccamento ec.). **DA. in luogo di Per. Bocc. g. 5. nov. 4. Le quali cose udendo Lizio dalla sua donna (perciò che vecchio era, e da questo forse un poco ritrosetto) disse, Che rusigniuolo è questo a che ella vuol dormire?

**DA. in vece di Per, accennando cagione. Dant. Purg. 7. Luogo è laggiù, non tristo da martiri, Ma di lagrime solo ec. È all' uso Lat. come. Virgil. Torrida semper ab igne e Catull. Purpureaque procul nantes a luce refulgent.

** DA. Corrisponde all'Ex de' Latini, che porta trasmutamento d'uno stato, o condizione in altra, come quella di Fedro: ex sutore medicus. Tuttavia anche in questo senso è strano quel del Petrarca Sonetto 159. Ben riconosco in voi l' usate forme, Non lasso ! in me: che da si lieta vita, Son fatto albergo d' infinita doglia.

** DA. Serve ad accennar luogo, o altro che rendette famoso alcuno comechessia. Dant. Inf. 30. Egli è 'l falso Sinon Greco da Troja ( perchè con tradimento famoso in Virgilio, tradi Troja a' Greci. Così noi chiamiamo S. Antonio da Padova, quantunque sia spagnuolo).

la

DA. Congiunto, o accompagnato colle particelle POCO, MOLTO, ASSAI, NIENTE, BENE, TANTO, PIÙ, e simili, sta avverbialm. e con esse ha forza d' add. delle quali vedi a suo luogo; e tra essa DA e 'l PIÚ lora vis' intromettono gli avverb. TROPPO, ASSAI, MOLTO, POCO. Bocc. nov. 22. 3. Uomo, quanto a nazione, di vilissima condizione, ma per altro da troppo più, che da così vil mestiere. E nov. 60. 15. Non sospicò, che ciò Guccio Balena gli avesse fatto, perciocchè nol conosceva da tanto. Cas. uf. com. 95. Ľaddove l'esserne senza, che di sua natura è biasimevole, da molto più divenire le fa.

+ **DA ALLORA INNANZI. Da quel tempo in poi G. V. 10. 154. 2. Che da allora innanzi nulla si potesse vestir di sciamito. E 1. 47. 1. E da allora innanzi fu chiamata Arezzo.

+ ** DA ALTO. Posto avverbialm. che si disse anche Da alti. Dall' alto, Dal cielo, da luogo sublime. Sen. Pist. 92. In guisa degl' Iddii spreggi, e ragguardi da alti i ricchi. Serm. S. Agost. Attendete fratelli miei che il dimonio invita i giovani al bene, e poi in quel bene stimola uomo tanto, che lasci quel bene per farlo cadere più da alti. Cavale. Specch. cr. 170. Iddio ci ha visitati nascendo, e venepdo da alto, cioè da cielo.

DA BANDA. Posto avverbialm. vale Da una parte, Da un lato. Lat. a latere. Gr. Taşa. Bern. Orl. 1. 5. 37. Draghinazzo, e Falsetta trae da banda, Gli altri, che vadan via, tosto comanda. Ar, Fur. 40. 43. Quando da terra una tempesta rea Mosse da banda impetuoso as

salto.

tra,

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DA BANDA A BANDA. Posto avverbialm. vale Da una parte all' altra, Da una superficie fino all' allo stesso che Fuor fuora. Lat. trans. Gr. Tega. Fir. As. 69. Il terzo infilzandosi ec. si passò per lo petto da banda a banda. Sen. ben. Varch. 3. 36. Se tu non giuri ec. d'abbandonar l'accusa di mio padre, io ti passerò con questo coltello da banda a banda. Bern. Orl. 1. 5. 79. Ben cento volte l' avrebbe passato Da banda a banda il mostro maladetto.

** D' ABBASSO. Di sotto, Per secesso, Per andar di corpo, per le parti d' abbasso. Lat. Infra. Ex_alvo, Far getto per le parti d' abbasso, e per bocca. Ributtare per bocca, e per d' abbasso, copia di flatuosità, di materie, sierose, biliose, sanguigne, e simili. Pasta.

** DÁBBASSO. Dalla parte di sotto. Salv. Avvert. 1. 3. 1. 3. Questo nostro V, che s' appunta così dabbasso.

(*) DABBENAGGINE. Bontà, Semplicità. Lat. probitas, simplicitas. Gr. ioquía, arλóms. Red. lett. 1. 151. Si consigli con quella dabbenaggine, e con quella virtù, che risiede nell' animo suo con tanta onorevolezza. Salvin. pros. Tosc. 1. 196. Se io mi stessi sempre ne' confini della mia naturale dabbenaggine, ec. questo non mi sarebbe intravvenuto.

5. Si prende anche in mala parte, e vale Semplicttà, sciocchezza. Fag. Com. Siete troppo dolce, e babbeo, e questa vostra dabbenaggine vuol aggravarvi.

DABBENE, Che anche si scrive DA BENE. Aggiunto, che si dà a Uomo di bontà, Buono. Lat. probus, bonus, honestus. Gr. dyalós. G. V. 11. 94. 3. Il quale fu savio, valoroso, e dabbene. Bocc. nov. 12. 14. Par persona molto da bene, e costumato E nov. 38. 6. Senzachè tu diventerai molto migliore, e più costumato, e più da bene. E nov. 79. 14. Ora avete maestro mio dabbene, inteso ciò, che noi diciamo l' andare in corso [ qui per ironia ].

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** S. I. Con Voce posta di mezzo. Bocc. g. 1. n. 9. Egli era di si rimessa vita, e da sì poco bene, che non che egli ec.

S. II. E nel numero plurale. Fir. As. 239. Egli è un de' buoni e dabbeni asini, che sieno in su questo mercato (qui per dar la baja s' accompagna con Asino ).

se

§. III. Donna dabbene, vale Donna onesta. Fir. disc. ann. 44. La barbiera non avrebbe perduto il naso ella avesse atteso a vivere da donna dabbene. Bern. Órl. 1. 6. 48. Pare al conte costei donna dabbene.

+(*) DABBENÍSSIMO.Superl. di Dabbene. Bemb. lett. 2. 2. 15. Io ho trovato una dabbenissima donna, che ne servirà molto bene, insieme con suo marito buono omicciuolo, che attenderà al giardino. Ar. Cass. 2. 3. O Volpino dabbene. E. Dabbenissimo ( qui ironicamente).

** D' ABBONDANTE. Di sopra più, Oltra a ciò. G. V. 11. 3. Le consolazioni de' veri libri vi soggiugnemmo, alle quali noi d' abbondante offeriamo daggiugnere quelle consolazioni di fatto, che noi fare pos

siamo.

DABBUDA. Strumento simile al Buonaccordo, ma senza tasti, oggi anche chiamato Salterio, e si suona con due bacchette, che si battono in sulle corde. Lat. psalterium. Gr. faλngiov. Franc. Sacch. nov. 36. Così furono avvisati que' signori in pochi di da tre valenti uomini di guerra di tre cose si fatte, che il dabbudà n'averebbe scapitato [ qui è detto per ischerzo ]. Burch. 2. 65. E che tanto ben suoni il dabbudà. Varch. Ercol. 266. E tanto mena le braccia colui, che suona il dolce mele, o il dabbudà, quanto colui, che suona gli organi. Red. Ditir. 20. Cento rozze forosette Strimpellando il dabbudà, Cantino, e ballino il bombababà .

DA BEFFE. Posto avverbialm. vale Per beffe, Per ischerzo. Lat. per jocum. Gr. ev maidia. G. V. 8. 70. 2. Sicchè il giuoco da beffe avvenne vero, siccome era ito il bando. E 12. 8. 16. Chiunque gli rivelava trattato o da beffe, o da dovero, o parlava contra a lui faceva morire. Franc. Sacch. nov. 33. Non si dee ancora nè da beffe, nè daddovero aspreggiare un peccatore, quando viene a contrizione.

DA BENE. V. DABBENE.

** DA BERE.A guisa di nome, per Vino. Franc. Sacch. nov. 153. Il cavaliere si sta e non dice più parole; se non che fa venire i confetti e da bere, e ad altro non riesce. Da

DA BURLA. Posto avverbialm. vale Per ischerzo, beffe. Lat. per jocum, jocose. Gr. Ev Taidia. Fr. Giord. Pred. R. Subito s'accorse, che lo dicevano da burla, e per ischerzare con lui. Libr. Pred. R. Nè vi crediate, che io ve lo voglia qui presentemente dire da burla. Sen. ben. Varch. 1. 4. Se già tu non pensi, che

favellando da burla, e per ischerzo, e con argomenti favolosi ec. si possa proibire quello, che ec.

DA CANTO. Posto avverbialm, e talora in forza di preposizione, lo stesso che Da banda, Del fianco. Lat. a latere. Gr. raça. Sen. ben. Varch. 5. 16. Cesare ripose prestamente la spada nella guaina, ma non se la levò da canto mai.

DA CAPO. Posto avverbialm. Di nuovo, Un'altra volta. Lat. iterum, iterate, denuo. Gr. aüdis, αὖ . Bocc. nov. 13. 24. Quivi da capo il Papa fece solennemente le sponsalizie celebrare. G. V. 1o. 35. 5. Da capo gli diedono la signoria della cittade. Cr. 5. 19. 5. E sollevata la terra dal pedale, e rimenatala bene, vi si ponga da capo alquanto più rilevata, che prima . Amet. 10. Dette queste parole, la riguardava da capo. Pass. 169. Non ci ha altro rimedio, se non che il peccatore si riconfessi da capo.

S. I. Da capo, vale ancora Dalla principale, o più alta parte; contrario di Dappiè. Lat. a capite. Franc. Sacch. nov. 225. Egli si colicò dappiede con uno mantachetto segretamente, e 'l Golfo da capo coprendosi molto bene, perchè era attempato.

§. II. Da capo, vale ancora da principio. Lat. ab initie, ab ovo. Gr. απ' αρχής. Bocc. nov. 27. 11. 11 peregrino da capo fattosi, tutta la storia dell' angoscia d' Aldobrandino raccontò.

S. HI. Da capo a piè, vale Dall' una all'altra estremità, Interamente, Per filo, e per segno. Lat. a vertice ad talos, ad amussim. Bern. Orl. 2. 1. 24. Or s'ascoltarmi volete degnarvi, Tutto da capo a piè vengo a contarvi. Borgh. Tosc. 351. Rimescolò, e rinnovò dal capo al piè ogni cosa. Vit. S. Gio: Batt. 220. Battevasi tutto dal capo a' piedi con cotali vette d' alberi. Alla V. Vetta si legge dal capo al piede. Borgh. Arm. Fam. 78. Molte altre (Arme di Famiglie), se ne potrebber nominare, se il proposito nostro fusse di contarle tutte dal capo al piede (Cioè, dalla prima sino all' ultima).

** DACCANTO.Lo stesso, che Da Canto. Figuratam. per Da parte. Vit. S. Aless. 265. Ma il popolo desideroso di toccare il santo corpo, posto daccanto l'amore della pecunia, molto più con maggiore impeto scorrea ec.

** DACCAPO. Da capo. Borgh. Örig. Fir. 92. Furon daccapo sollevati i Veterani.

+ **DACCHÈ. Lo stesso, che Da che. Borg. Tosc. 328. Non tacerò anche, dacchè siamo caduti in questo proposito, che ec. Fr. Giord. 140. Anzi gli dispiace qualunque peccato è, dacchè peccato è (cioè Per questo che è peccato; Perchè è peccato).

D' ACCORDÍSSIMO. Superl. di D' accordo. Ar. Negr. 5. 2. C. Siam' d' accordo. A. D'accordo ? C. D'accordissimo.

D'ACCORDO. Posto avverbialm. Concordevolmente, Di concordia, Con accordo, Pacificamente. Lat. concorditer, pari consensu. Gr. óμopçórws. G. V. 12. 8. 2. Rimanendo d'accordo a' Fiorentini tutte le castella di Valdarno. Fir. As. 76. Io stessa lo confesso d'accordo, io stessa sono stata la cagione della tua tribolazione. E 195. Senza pensar più altro, tutti d'accordo ad una voce lo fecero lor capitano.

DA CHE. Avverb. Poichè, Giacchè. Lat. eo quod, eo quia. Gr. ¿weidń. Pass. 119. Se potesse avere il prete, si confesserebbe, da che si conduce a confessare a laico. E 172. I quali [peccati carnali] è più sicuro dirli in generale, da che sono una volta ben confessati. Dant. Purg. 1. Ma da che è tuo voler, che più si spieghi Di nostra condizion, com' ella è vera, Esser non puote 'I mio, che a te si nieghi. Nov. ant. 65. 4. Donna, da che Dio ha fatto bene, sì il ci togliamo. Boec. nov. 79. 37. Da che non avendomi ancora quella contessa veduto, ella s'è si innamorata di me. Tav. Rit. Da che volete con noi battaglia ec, si voglio, disse Girone. T. III.

9 Bocc.

** §. Da che, per Da poichè. Lat. postquam. in Pier da Vinciolo. E da che diavol siam noi poi, da che noi siam vecchie, se non da guardare la cenere intorno al focolare! Nov. ant. 6. E non avrebbe avuto ec. si gran guadagno che, da che egli avea guadagnato i quattro soldi, che egli facesse poi neente. [ E nella Nov. ant. 54. c'è due volte.]

** DACHIUME. V. A. Preparazione d' uve seccate per migliorare il moscadello. Soder. Coll. 89. Aggiungonvi alcuni quello, che è chiamato dachiume, avendo seccate l' uve con rivoltarle spesso ec.

DA CIÒ. Posto in vece d'aggiunto, e vale Idoneo, Allo. Lat. idoneus. Gr. ÉTITNdios. Bocc. Test. 2. Allora voglio possano coll' autorità de' lor tutori, se in età da ciò fossono. E nov. 21. 12. Ed egli è il miglior del mondo da ciò costui [cioè Atto a far ciò].

DA COSTA. Posto avverbialm. Da banda. Lat. a latere. Gr. Theugó ev. Franc. Barb. 42. 4. Se 'l ti saluta il matto, fa' risposta ; Ma ridendo da costa, Sicchè l'uom tegni, Che senta, e no' isdegni.

D' ADDOSSO. Posto avverbialm. vale Di sopra la persona, D' in sul dosso. Lat. a se. Gr. ap' Éautê. Bocc. nov. 79. 42. E con essa sospintolsi d' addosso, di netto col capo innanzi il gittò. Lab. 51. E mugnemi sí, e con tanta forza ogni umor da dosso, che a niun carbone, a niuna pietra divenuta calcina mai nelle vostre fornaci non fu così dal fuoco vostro munto.

S. Levarsi, o Torsi checchessía d' addosso, vale per metaf. Levarselo d'attorno. Bocc. nov. 26. 11. Io me lo avrei per maniera levato d' addosso, che egli mai non avrebbe guatato là dove io fossi stata. E nov. 81. 1. Non solo la potenza d'amore comprenderete, ma il senno da una valorosa donna usato a torsi d'addosso due, che contro al suo piacere l' amavano, cognoscerete. E num. 17. Poichè essi ciò, che essa addomandato avea, non avean fatto, segli tolse d' addosso.

DADDOVERÍSSIMO. Superl. di Daddovero. Lat. certissime. Varch. Ercol. 215. C. Voi dite pur daddovero, che Dante vantaggi, e soverchi Omero? V. Daddoverissimo.

DADDOVERO. Posto avverbialm. Da senno, Contrario di Da beffe. Lat. serio, vere. Gr. danos. Bocc. nov. 76. 8. Calandrino gridava allora più forte, e diceva ec. io dico daddovero, ch' egli m' è stato imbolato. G. V. 12. 8. 16. Chiunque gli rivelava trattato o da beffe, o daddovero, o parlava contra a lui, facea morire.

S. I. Talora è posto in vece d' aggiunto, e vale lo stesso, che Reale, Effettivo. Sen. ben. Varch. 7. 20. A chi io non manderei navi, o galée daddovero, gli manderò bene delle dipinte.

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S. II. Per lo stesso, che In verità, Veramente. Lat. vere. Gr. dλnows. Cron. Morell. E come piacque a Dio, e' morl daddovero. Cant. Carn. 177. E poi chi vede il diavol daddovero, Lo vede con men corna, e manco nero. Fir. As. 308. Allora gli parve avere un asino, che avesse daddovero dell' uom dabbene. Malm. 1. 66. Fatto arrogante al fine alzò 'l pensiero A voler questi onori daddovero.

† * DADEGGIÁRE. Giucare a daui. Voce po co usata. Aret. rag. Noi siamo come i giucatori, i quali se si vestono del carteggiare, e del dadeggiare,

non se ne calzano.

DADO. Pezzuolo d'osso di sei facce quadre, eguali, in ognuna delle quali è segnato un numero, comincian dosi dall' uno infino al sei, e si giuoca con esso a zara, e ad altri giuochi di sorte. Lat. tessera, talus. Gr. xußis. Bocc. nov. 1. 8. Giucatore, e mettitor di malvagi dadi era solenne. Pass. 340. Nel torre cedole, o fuscegli a rischio, e a ventura, o nel gittare dadi. Maestruzz. 2. 11. 5. Chiunque gioca colle tavole, ovvero

dadi ec. pecca? E appresso: Se commise in esso giuo co inganno, mettendo dadi falsi, ovvero volgendoli male, e ingannevolemente gittandoli.

§. I. Dado, si dice anche a Qualunque corpo di sei facce quadre eguali.

§. II. Dado, dicesi anche a Una sorta di strumento, col quale si tormentano gli uomini, strignendo loro con esso le noci del piede. Fir. As. 295. Ma nè corda, nè dado, nè stanghetta ec. il poteron mai far cangiare d'opinione. Sen. ben. Varch. 4. 22. Giova la buona coscienza anco nelli stessi martori, quando si tocca della fune; giova nel mezzo del fuoco, quando si dà il dado, o la stanghetta.

* S. III. Dado si dice anche Il piedistallo medesimo, e qualunque Base a foggia di dado, su di cui posino statue, busti, vasi, e simili. Baldin. Voc. Dis. Piedistallo è quella pietra sul quale posa la colonna, dalla voce Stylos, e dall' Italiana, Piede, cioè piede della colonna, e dicesi anche Dado. Malm. 6. 52. Su i dadi i torsi nobili sculture ec. Ristaurati sono, e risarciti.

* §. IV. Dado, o Zoccolo, o Orlo, ed anche Plinto, T. degli Architetti. Tavola, ad angolo retto per ogni parte quadra in forma d'un dado schiacciato, dove posano le colonne, piedistalli, e simili. Baldin. Voc. dis. Il dado è un membro secondario della cimasa del piedistallo.

S. V. Proverbialm. Tirare pel dado, vale Cominciare ora, o in quel punto; tolta la metaf. dal giuoco quando si rimette alla sorte il vantaggio del tratto della mano, o simili. Morg. 18. 182. Quel, che si ruba, non s' ha a saper grado, E sai, ch' io comincio ora a trar pel dado. Fir. Trin. 1. 2. E ora ch'io pensava questi di riposarmi, e' si trae pel dado. Malm. 12. 51. Adesso è tribolata al maggior grado, E se allor pianse, or qui tira per dado.

S. VI. Scambiare i dadi, o le carte; maniera proverbiale, che vale Ridire in altro modo quello, che s'è detto altra volta, per ricoprirsi. Varch. Ercol. 71. La qual cosa si dice ancora rivolgere, o rivoltare, e talvolta scambiare i dadi.

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S. XIII. Pagare il lume, e i dadi, o Pagare del lume, e de' dadi, vale per metaf. Pagare del tutto, Non lasciare addietro nulla. Cron. Vell. Io mene pagai bene del lume, e de' dadi, perocchè ne son di peggio più d'un milion di fiorini.

S. XIV. E figuratam. vale Dar il conto suo. Franc. Sacch. nov. 211. Grande maraviglia mi pare, che ne'di suoi non trovasse chi lo pagasse del lume, e de' dadi,

come meritava. Morg. 18. 94. E domattina in sul campo saremo, E so, che 'l lume, e i dadi pagheremo. Franc. Sacch. nov. 152. Abbiate cura a una cosa, che quando voi gli appresentate al signore, ch'e' non ispetezzassono a questo modo, perocchè voi potreste esser pagati e del lume e de' dadi [n' avreste la peggio].

S. XV. Il dado è tratto, vale L'affare è fatto. Lat. iacte est alea. Gr. nußós tegiwTaι. Buon. Fier. 3. 1. 9. Poi traggo il dado, e vince Per la parte del sì la

mia licenza.

§. XVI. Tirare un gran dado, vale Avere una gran sorte, o Scampare da un gran pericolo. Buon. Fier. 1. 5. 2. No' abbiam tratto un gran dado, Scampata una gran furia.

* §. XVII. Dado, s. m. T. di Marinería. È un pezzo quadrato di bronzo che s'incastra nel mezzo della rotella di un bozzello, ed è grosso quanto la stessa. Vi passa il pernuzzo, intorno al quale la rotella gira. Stratico.

§. XVIII. Dadi dell' ancora, T. di Marineria. Diconsi que' due pezzi di ferro che sporgono alle due facciate del fusto dell' ancora, e restano abbracciati dal ceppo. Stratico.

+ ** DA DOSSO. Posto avverbialm. D' Addosso, cioè Dalla persona, dal corpo. Vit. SS. Pad. 2. 367. Veramente ora t'è uscito il Diavolo da dosso, e hai vinto quella impurissima passione.

+ **S. E figuratam. Borgh. Fir. Disf. 330. Per questa via levò da dosso alla patria una pericolosa, e fastidiosa guerra ( qui vale dal corpo figurato della patria in personalità ).

DA DOVERO. Lo stesso, che Daddovero. Lat. serio, vere.Gr. dλnows. Bocc. Introd. 46. Ma poichè videro, che da dovero parlava la donna, rispuosero lietamente se essere apparecchiati.

S. Per lo stesso, che In verità, Veramente. Lat. vere. Gr. aλndws. Bellinc. son. 266. Udite, è ei delle sue membra intero? Comare, il feci maschio da dove

ro.

DAENTE. V. A. Colui, che dà. Lat. dans. Gr. dida's. Fr. lac. T. 6. 43. 5. Ch' egli è il daente, e tu il ricevitore .

(†) DAFNE. Poeticam. per lo Alloro, cosi detto a cagione della favola antica, secondo la quale Dafne ninfa amata da Apollo fu in alloro cangiata. Car. rim. 41. Ediz. d'Aldo 1572. Abbandonato et ebro Dorme Sileno, e non più Dafne è verde.

*** DAFNOIDE. Daphne laureola L. T. de' Botanici. Pianta che ha gli steli numerosi, lisci, nudi, ramosi nella sommità, molto alti, le foglie lanceolate, lucide, di un verde cupo, coriacee, i fiori alquanto verdi, a racemi çorti, ascellari. Fiorisce nel Gennaio. Fa frutti neri. E comune nelle montagne. Sempre verde. Gallizioli.

DA FRONTE. Posto avverbialm. vale lo stesso che A dirimpetto. Lat. contra, e regione. Gr. avrınçú. Franc. Sacch. rim. 53. E quell' altro ivi da fronte Messer Francesco Brunelleschi saggio.

+ DAGA. Spezie di spada corta e larga, che non è più in uso. Lat. ensis, sica. Gr. ¿yxuiçídiov. Vit. Plut. Si roppe la lancia d'Alessandro, e allora mise mano alla daga ec. Alessandro, altresì in essa ora uccise Risaqui colla daga. Tratt. gov. fam. Comperandoli la spadaccia, ovvero la daga, sarà nato a' soldati. F. V. 11. 81. Loro armadura, quasi di tutti, erano panzeroni, e d'avanti al petto un' anima d'acciaio, bracciali di ferro, cosciali, e gambaruoli, daghe, e spade so** DAGHETTA. T. de' Mil. Dim. di Daga. GrasDA GRAN TEMPO IN QUA. Posto avverbialm.

de.

si.

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