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PREAMBOLI

SUL TITOLO

DI

COMMEDIA O DIVINA COMMEDIA

AVVERTIMENTI AGGIUNTI DALL' AUTORE

NEGLI ANNI 1865, 1866 E SEGUENTI

AVVERTIMENTO 1.° - 1865

La civiltà tanto avanzata in questi anni (1865) mi forza ad aggiungere un avvertimento al presente mio scritto. Il quale scritto fu lavorato nei dintorni del 1840. E il quale mio comento, illustrando DANTE, che fioriva in epoca non certo incivilita tanto quanto possiam credere i tempi che corrono oggigiorno; potrebbe riuscir discorde col tuono degli spiriti odierni. Una religione è necessariissima in uno stato rozzo e selvaggio. E la Politica non può allora conseguire i frutti della felicità e prosperità dei popoli, senza l'appoggio d' una religione. Ed in tal caso è perfino da preferirsi la religione falsa alla niuna religione. Ma è egli altrettanto necessaria nei tempi illuminati e quando la moralità dei popoli è ben fermata? Si può dire che è meno necessaria.

Ma una religione non è mai da sconoscersi in qualunque forma di governo. D'altra parte se i popoli sono altamente morali, talchè la sola sinteresi sia sufficiente a tenerli nel giusto sentiero; questa loro moralità perfetta si confonde appunto con la religione vera, quale è quella di Cristo. Allora dunque la religione è elemento inseparabile. Basti intanto l'avvertire che il

PREAMBOLI.

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mio scritto parla nella ipotesi d' un incivilimento ancora grezzo e quindi bisognoso della credenza in un vindice invisibile onnipossente, inappellabile. Del resto il Dio vero non può sconoscersi in nessuna ipotesi, se Egli è fattore e conservatore del

tutto.

<< Nel cammin di nostra vita
Senza i rai del Ciel cortese
Si smarrisce ogni alma ardita;
Trema il cor, vacilla il piè.

A compir le belle imprese
L'arte giova, il senno à parte;
Ma vaneggia il senno e l'arte

Quando amico il ciel non è. »

AVVERTIMENTO 2.°

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Un altro argomento del perchè Dante diede il nome di Divina Commedia al suo Poema, mi si presenta in quest' epoca (1866) dopo la lettura di varii opuscoli che si vanno pubblicando contro la Santità della Messa, e della Confessione e contro l'esistenza del Purgatorio. L' argomento non ammette replica. Ed è il seguente. Vi darebbe egli l'animo di dire che Dante credeva intimamente alla realità del Purgatorio; e alla efficacia dei suffragii dei viventi in pro delle anime purganti? - Se dite che ei ci credeva; allora il mio argomento è vuoto. Ma se dite del no; allora come va che ei ci dà per cose vere i detti dommi? — Dante dunque risponderebbe « io descrivo una commedia, la commedia della Chiesa, la commedia sacra, la commedia divina: e la mia stessa orditura è quindi una commedia e una divina commedia o commedia di cose divine o commedia di cose religiose e commedia che dovrebbe rappresentarsi come la traccio io, e no come la rappresentano i clericali, ec. ec. - Questo nome di commedia poi, come lo fermo io qui, serve a un' altra cosa. Giacchè serve a togliere il tanto rovello che provano alcuni, come il De Sanctis (Roma papale) in voler dimostrar false tante cose che si professano

e s'inculcano dai Concilii e dai Papi nella religione cattolica. Cessa ogni rovello; quando si conosce che tali cose vere o false che sieno, sono non altro che una commedia utile a correggere le opinioni; le abitudini e i costumi dei popoli, onde guidarli a una maggior felicità. Giova egli o nuoce il credere o almeno bramar che si possegga tuttavia in Roma la sedia o cattedra sulla quale sedeva ed orava S. Pietro? Se giova; facciasi la commedia di farlo credere o voler credere.

AVVERTIMENTO 3.o

Che nella Divina Commedia tutto sia religione da servire qual compimento d' un'ottima politica, può raccogliersi anche dal Purgatorio - Canto 22 Vers. 65. (Ê Stazio che parla a Virgilio.) « . . . Tu prima m'inviasti

Verso Parnaso a ber nelle sue grotte,
E poi appresso Dio m' alluminasti.

Facesti come quei che va di notte,
Che porta il lume dietro, e sè non giova
Ma dopo sè fa le persone dotte;

Quando dicesti: Secol si rinnova;
Torna Giustizia e primo tempo umano;
E progenie discende dal ciel nuova. »

Il semplice comento di questi versi basterebbe a provare che tutto lo intento di Dante nel suo Poema fu di riformare i reggimenti politici specialmente d'Italia in quei tempi; e che tal riforma egli intendeva doversi ottenere col riformare l' andamento della Chiesa Cattolica; assumendo la Religione qual base di ogni Politica. Quindi non essendo egli per introdurre nel suo teatro che soli personaggi Teocratici, personaggi Sacri, personaggi Divini; deve necessariamente voler dare l'epiteto di Divina alla sua commedia, consti o non consti storicamente esser da lui stato manoscritto il titolo di Divina nel suo autografo. Tuttavolta oltre al mentovato testo io andrò più particolarmente sviluppando

questo modo d' intendere Dante. Se questo titolo di Divina sembra dispiacere agli odierni critici; ciò addiviene, perchè essi lo prendono nel senso di « commedia ordita con arte divina, commedia d'un poeta divino; nel qual caso no che non potea Dante egli stesso volerlo porre al suo poema. Ma Divina Commedia vuol dire « commedia che à per oggetto e per materia cose divine. »

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