v. 88. I'fui di Montefeltro, i' fui Buonconte. Cơ stui fu morto in battaglia, che fu tra il Comune di Firenze e tra gli Aretini tra Bibbiena e Poppi in un luogo chiamato Campaldino, ove gli Aretini furono sconfitti, presi, e morti più di dumilia ; e fu morto il Vescovo Guglielmo, Vescovo d' Arezzo, valente uomo d'arme. Questo Vescovo era de' Bostoli, e il suo scudo è in San Giovanni, ed è posto a ritroso; e fia' morti fu Buonconte figliuolo del Conte Guido, il quale conta a Dante la sua fine. (Boc.) v. . 89. Giovanna, e altri non ha di me cura ec. Questa fu sua moglie, la quale dopo la morte del marito non fue molto sollecita in operare, perchè fosse o potesse essere dato indizio ch' ella lo amasse, ovvero avesse di lui cura. (An.)› v. 108. Ma i' farò dell' altro altro governo; cioè del temporale, cioè del corpo. (An.) V. 109-111. Ben sai come nell' aer ec. Cioè che il vapore sale alla seconda regione dell'aere, e là si risolve de fredura in acqua. (An.) V. 112 e seg. Giunse quel mal voler ec. Cioè che il mal volere del demonio colla sua intelligenza e le naturali cose che li obbediscono concorsono insieme , e di tutte e tre fufatto uno grande nuvolo, il quale poi gittò acqua tanta, che non fue sofferta dalla terra, cioè che la terra non la sorbio, sicchè fece lago. (An,) v. 114. Per la virtù che sua natura diede. In riguardo a tali effetti ľ Apostɔlo ( Ephes. 2.) chiama il demonio principem potestatis aeris hujus; e S. Pietro nell' Epistola Canonica dice: In isto aere caliginoso, quasi in carcere sunt daemones, et erunt usque ad diem judicii. Ved. S. Agost. L. XVIII. de Civit. Dei; e Alberto Magno de potentia daemonum. V. 129. Poi di sua preda mi coperse e cinse; cioè la Coperse d rena e di ghiaja. . 133. Ricorditi di me, che son la Pia, Madonna Pia moglie di Messcr Nello da Pietra di Siena, che andoe in Maremma per rettore, ed ivi per alcun fatto che trovò in lei l'uccise, e seppelo fare sì segretamen te, che non si seppe (An.). Girolamo Gigli (Vocab. Caterin. pag. 84.) dice che Muccio Piacenti pianse la morte di questa Pia de' Tolomei con un Sonet! che comincia: Amor mi scalda in quella piaga ec. CANTO VI. ARGOMENTO. Continua il Poeta in trattar de i medesimi Negli genti, i quali avevano indugiato il pentimento insino alla loro violenta morte. Infine trova Sordello Mantovano, e parla universalmente contra tutta I talia, e particolarmente contra Fiorenza. Quando si parte 'l giuoco della zara, Colui, che perde, si riman dolente, Tal' era io in quella turba spessa, Vidi Cont' Orso, e l'anima divisa Non ti fermar, se quella nol ti dice, Ma 'l fatto è d'altra forma, che non stanzi. Prima che sii lassù, tornar vedrai Colui, che già si cu pre della costa Come ti stavi altera e disdegnosa, E nel muover degli occhi onesta e tarda ! Ella non ci diceva alcuna cosa : Ma lasciavane gir, solo guardando A guisa di leon, quando si posa : Pur Virgilio si trasse a lei, pregando, Che ne mostrasse la miglior salita, E quella non rispose al suo dimando Ma di nostro paese, e della vita ; C'inchiese: e 'l dolce duca incominciava, Mantova: e l'ombra tutta in se romita, Surse ver lui del luogo ove pria stava, Dicendo: O Mantovano, io son Sordello Della tua terra: e l'un l'altro abbracciava. Ahi serva Italia, di dolore ostello, Nave senza nocchiero in gran tempesta, Sol per lo dolce suon della sua terra, Le tue marine, e poi ti guarda in seno, Che val, perchè ti racconciasse 'l freno |