Il conte Ugolino tragediaTipografia Chirio e Mina, 1835 - Broj stranica: 234 |
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alfin ANSELMUCCIO antico Arno battaglia della Meloria cadavere captivi castella ch'io chè città cittade CITTADINO colpe consiglio Conte Ugolino crudel crudo d'Ugolin Dante dice disperato dolore DONNA DONZELLA espulso fame fero figli Fiorentini fratelli funestar furor GADDO Gallura Genova ghibellini giorno giovine gran grido GUALANDI guelfi guerra guerrier Guido da Montefeltro impreco indarno infamia infelice l'ira labbro lagrime LANFRANCHI lieta ligure madre Maledetto MANFREDINA Marenco Vol Meloria misero morte navi nemici nepote NINO nipote odio oggi Oh ciel oltraggio omai ORATOR GENOVESE orrenda pace padre palagio palazzo del Popolo parole Pastor patria perfidia periglio piange pianto pietà pietade Pisa Pisani Porto Pisano pria prigione prodi pugna rabbia RUGGIERI RUGGIERI degli UBALDINI sangue SCENA VIII Scudieri sdegno seggio signor silenzio SISMONDI sovra squallida suona superbo sventura tiranno torre traditor tremendo UGUCCIONE Upezzinghi veggo vendetta VESPUCCIO vinti Visconte
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Stranica 33 - Come un poco di raggio si fu messo " Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso, Ambo le mani per dolor mi morsi;
Stranica 31 - Che per l'effetto de' suoi ma' pensieri, Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri. Però quel che non puoi avere inteso, Cioè come la morte mia fu cruda, Udirai, e saprai se m'ha offeso.
Stranica 48 - 1 dolor potè '1 digiuno: cioè : Dopo essere io sopravvissuto tre giorni a' miei figli} d°P° averli per tutto quello spazio di tempo pietosamente chiamati, brancolando già cieco sovra i loro cadaveri, finalmente, più che la forza del dolore e del furore a tenermi vivo, fu potente la forza della fame a darmi la morte.
Stranica 49 - 1 Trentino pastore e quel di Brescia e '1 Veronese segnar poria, se fesse quel cammino.
Stranica 232 - E disser : Padre, assai ci fia men doglia, Se tu mangi di noi : tu ne vestisti Queste misere carni, e tu le spoglia.
Stranica 32 - Ch' eran con meco, e dimandar del pane. Ben se' crudel, se tu già non ti duoli, Pensando ciò eh' al mio cuor s'annunziava, E se non piangi, di che pianger suoli ? Già eram desti, e l'ora s'appressava, Che '1 cibo ne soleva essere addotto, E per suo sogno ciascun dubitava, Ed io senti' chiavar l'uscio di sotto AH' orribile torre ; ond' io guardai Nel viso a' miei figliuoi, senza far motto.
Stranica 32 - M' avea mostrato per lo suo forame Più lune già, quand io feci il mal sonno, Che del futuro mi squarciò il velame. Questi pareva a me maestro e donno, Cacciando il lupo ei lupicini al monte, Per che i Pisan veder Lucca non ponno. Con cagne magre, studiose e conte, Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi S' avea messi dinanzi dalla fronte.
Stranica 33 - Quivi morì ; e, come tu mi vedi, Vid' io cascar li tre ad uno ad uno Tra '1 quinto dì e '1 sesto ; ond...
Stranica 46 - ... era loro imposta, che ne aveano pagate tre altre imposte. E fu dicto al Conte Ugolino da Neze a Marti che se non pagasse, u pagasse, era dicto che dovesseno morire. E quando lo Conte Guido giunse in Pisa, già erano morti lo Conte Gaddo, e Uguccione di fame ; e li autri tre morinno quella...
Stranica 31 - I' non so chi tu sie, nè per che modo Venuto se' quaggiù; ma Fiorentino Mi sembri veramente, quand' i' t