Mirasi qui fra lascivette ancelle Favoleggiar con la conocchia Alcide: Se l'Inferno espugnò, resse le stelle, Or torce il fuso; Amor sel guarda e ride . Mirasi Jole colla destra imbelle,
Per ischerno trattar l'arme omicide: E'ndosso ha'l cuojo del leon, che sembra Ruvido troppo a belle e dolci membra.
D'incontra è un mare, e di canuto flutto Vedi spumanti i suoi cerulei campi,
E l'un ordine e l'altro in mezzo instrutto, Con navi, ed arme, e uscir dall'arme i lampi. D'oro fiammeggia l'onda, e par che tutto D'incendio marzial Leucate avvampi. Quinci Augusto i Romani, Antonio quindi Trae l'Oriente, Egizj, Assiri, ed Indi.
Svelte nuotar le Cicladi diresti
Per l'onde, e i monti co'gran monti urtarsi: Tanto impeto sospinge e quelli, e questi Ne' torreggianti legni ad incontrarsi. Già volar faci, e colpi agri e funesti Vedi, e di negro sangue i mari sparsi: Ecco (nè punto ancor la pugna inchina) Ecco fuggir la barbara Regina.
E fugge Antonio, e lasciar può la speme Dell' imperio del mondo, ov'egli aspira. Non fugge no, non teme no, non teme; Ma segue lei, che fugge, e seco il tira. Vedresti lui, simile ad uom, che freme D'amore a un tempo, e di vergogna, e d'ira, Mirar, volgendo gli occhi, or la crudele E dubbia guerra, or le fugaci vele.
Nelle latebre poi del Nilo accolto Attender pare in grembo a lei la morte; E nel piacer d'un bel leggiadro volto Sembra, ch'il duro fato egli conforte . Di cotai segni variato e scolto
Era il metallo delle regie porte.
I duo guerrier, poichè dal vago obbietto Rivolser gli occhi, entrár nel dubbio tetto.
Qual Meandro fra rive obblique e incerte Scherza, e con dubbio corso or scende, or monta: Queste acque a'fonti, e quelle al mar converte; E mentre ei vien, sè, che ritorna, affronta : Tali e più inestricabili, e men'erte Son queste vie, ma'l libro in sè l'impronta, Il libro, don del veglio, e 'n breve modo Degli errori dispiega e solve il nodo.
Poichè lasciar gli avviluppati calli, In lieto aspetto il bel giardin s'aperse. Acque stagnanti, mobili cristalli, Gigli, rose, e viole, e bianche, e perse. Prati erbosi, alti colli, apriche valli, Selve, e spelunche in una vista offerse : L'arte, che'l bello e 'l caro accresce all'opre, L'arte, che tutto fa, nulla si
Stiman negletto in parte il dolce loco, E che Natura sia, ch'ivi dipinga. Di Natura arte sembra, e quasi un gioco, Che la sua imitatrice assembri, e finga. Ma l'aura, che d'amore inspira il foco, L'aura, ch' al dolce mormorar lusinga, L'aura, che sempre vola, e sempre è vaga, Opra è d'incanto, e di mal'arte maga.
Vezzosi augelli infra le verdi fronde Temprano a prova pur lascive note. Mormora l'aura, e fa le foglie e l' onde Dolce garrir, mentre l'increspa e scuote . Quando taccion gli augelli, alto risponde, Quando cantan gli augei, leggier percuote . Non di più colpo, che soave vento, Ond'accresca dolcezza al bel concento.
Musica è l'aura, e'l fonte, e'l rivo, e'l bosco, E mastre d'armonia le fronde, i rami, Scuola d'Amor quel seggio ombroso, e fosco, Ove ei Febo, e le Muse inviti, e chiami, Mentre vi sparge, e miete il dolce tosco E mille tende intorno, e reti, ed ami, E vi son di lacciuol forme si care,
Che ventura il cadervi, e gloria appare.
Vola fra gli altri augei con piume sparte Di color varj un, ch'ha purpureo il rostro, E larga lingua, ond' ei distingue, e parte Il suo parlar, che più simiglia il nostro : Questi ivi allor con sì mirabile arte S'udi cantar, che parve un raro mostro: Tacquero gli altri, ad ascoltare intenti, E fermaro i susurri in aria i venti.
Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa Dal verde suo, modesta, e verginella, Che mezza aperta ancora, e mezza ascosa, Quanto si mostra men, tanto è più bella : Ecco poi lieta il seno, e baldanzosa Dispiega, ecco poi langue, e non par quella Quella non par, che desiata avanti
Fu da varie donzelle, e varj amanti .
Così trapassa al trapassar d'un giorno,
Della vita mortale il fiore, e'l verde. Nè perchè faccia indietro April ritorno, Si rinfiora ella mai, nè si rinverde. Cogliam la rosa in sul mattino adorno Di questo di, che tosto il seren perde. Cogliam d'amor la rosa . Amiamo or quando
s'ama, e riama, in dolci modi amando. Tacque ; e di vaghi augelli il lieto coro,
Quasi approvando, il canto indi ripiglia. Raddoppian le colombe i baci loro; Ogni animal d'amar si riconsiglia. Par che la dura quercia, e'l casto alloro, E tutta la frondosa ampia famiglia , Par che la terra, e l'acqua e formi, e spiri
Dolcissimi d'amor sensi, e sospiri. Fra melodia sì molle, e fra cotante
Vaghezze allettatrici e lusinghiere, Gía quella coppia rigida, e costante A’vezzi dell'inganno, e del piacere. Ecco vedea su nel mirare avante, Tra fronda e fronda, o le parea
vedere: Vedea pur certo il vago,
e la diletta, Ch'egli è in grembo alla donna, essa all'erbetta, Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,
E’l crin sparge negletta al vento estivo : Langue per vezzo, e l'infiammato viso È rugiadoso, e vezzosetto, e schivo. Qual raggio in onda, le scintilla un riso Negli umidi occhi tremulo, e lascivo. Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle Le posa
il
capo, e'l viso al viso attolle.
E i famelici sguardi avidamente
In lei pascendo si consuma e strugge. S'inchina, e i dolci baci ella sovente Liba or dagli occhi , e dalle labbra or sugge: Ed in quel punto sospirar si sente Profondo si, che pensi, or l'alma fugge, E’n lei trapassa peregrina : ascosi
Mirano i due guerrier gli atti amorosi. E veggion lei , che le stellanti ciglia
Da lui non torce, e placida il vagheggia; Ma nel sembiante Venere simiglia, Che d’Amor (com'è fama) arde e fiammeggia. La sua gonna or cerulea , ed or vermiglia Diresti, ed or s'indora , ed or verdeggia; Sicch’uom sempre diversa a sé lei vede,
Quantunque volte a riguardarla riede. Così piuma talor, che di gentile
Amorosa colomba il collo cinge, Mai non si mostra a se stessa simile, Ma'n diversi colori al Sol si tinge: Or d'accesi rubin sembra un monile, Or di verdi smeraldi il lume finge, Ora insieme gli mesce; e varia e vaga
In cento modi occhi bramosi appaga. Dal fianco dell'amante, estranio arnese,
Un cristallo perdea lucido e netto: Sorse; e quel fra le mani a lei sospese, Ne'misterj d’Amor ministro eletto. Con luci ella ridenti , ei con accese, Mirano in varj oggetti un solo obbietto: Ella del vetro a se fa specchio, ed egli Gli occhi di lei si fa lucenti spegli.
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