Slike stranica
PDF
ePub

immaginaria, in luogo di madrigali freddamente spiritosi, di sonetti stentatamente armonici, d'allegorie false o sforzate, unici modelli che avesse Dante sotto gli occhi in qual si sia lingua moderna, egli concepì nella sua mente tutto il mondo invisibile, e lo rivelò agli sguardi de' suoi lettori maravigliati.

Nel secolo poco prima spirato, alcuni uomini aveano rivolta tutta l'energia dell' ardente loro anima verso i misteri della religione. San Francesco e san Domenico aveano creata una nuova milizia religiosa, più attiva e più fanatica di tutti gli ordini di monaci ch' erano stati per addietro; le loro prediche, il loro esempio, le loro sanguinose persecuzioni aveano riacceso lo zelo che ne' secoli precedenti sembrava sopito. Il primo risorgimento delle lettere si era pertanto manifestato negli studi religiosi; avevano essi contratto un non so che di scolastico che non avevano innanzi; il cielo, il il purgatorio, l'inferno erano di continuo presenti all'immaginazione di tutti i Cristiani: e' li vedeano cogli occhi della fede, ma li vedeano però sotto` forme materiali; tanto era lo sforzo con che i dottori si erano assottigliati di renderne presenti le immagini per via di descrizioni circostanziate e di dissertazioni quasi scientifiche sopra il dolore di ciascun tormento, sopra la gloria d' ogni rimunerazione.

Nella patria stessa dell' Alighieri si offersero agli occhi del popolo tutti i supplizj dell' inferno, per

12

DELLA LETTERATURA ITALIANA

mezzo d'una spaventevole rappresentazione de ad un giorno festivo, e la cui idea senza era stata suggerita da' primi saggi del suo p Il letto dell'Arno era stato destinato a rappres il baratro infernale, e tutta la varietà de' to inventati dalla fantasia de' monaci; i fiumi di bollente, le fiamme, i ghiacci, le bisce, i m tutto fu messo in azione sovra personaggi rea cui grida ed i cui gemiti rendeano compiuta lusione per gli spettatori (Ciò si fece il maggio 1304).

Il soggetto che scelse Dante pel suo imm poema, allorchè tolse a cantare il mondo invi ed i tre regni de' morti, l'inferno, il purgatori il paradiso, era dunque nel suo secolo il più laresco di tutti, e a un tempo il più profondan religioso, il più strettamente collegato alle rin branze di patria, di gloria, di fazione, poichè gli estinti illustri doveano alla lor volta comp sopra questo nuovo teatro; e finalmente, per la immensità, era il più sublime che mai fosse co pito da umano ingegno.

Egli è alla fine del secolo, la settimana di squa dell' anno 1300, che Dante, smarrito in deserto vicino a Gerusalemme, suppone ď ess introdotto nel regno delle Ombre; Virgilio gl offre per guida, quel Virgilio ch' era sempre st l'oggetto dell' ammirazione di Dante, il centro

suoi studi, e che, per la sua stupenda descrizione dell' inferno nell' Eneide, sembrava che avesse acquistato de' diritti a rivelare i misteri di que' sacri luoghi. I due poeti arrivano a piè d'una porta, al sommo della quale erano scritte queste terribili parole:

Per me si va nella città dolente:

Per me si va nell'eterno dolore:
Per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse 'l mio alto fattore:
Fecemi la divina potestate,

La somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fur cose create
Se non eterne, ed io eterno duro:
Lasciate ogni speranza voi che 'ntrate.
Inf., Can. III.

Nondimeno i due poeti, a' quali un ordine dell' Onnipotente avea fatto schiudere le porte dell' inferno, si mettono dentro a quella formidabile chiostra. Ma Quivi sospiri e pianti ed alti guai

Risonavan per l'aere senza stelle.

Diverse voci e orribili favelle,

Parole di dolore, accenti d'ira,

Voci alte e fioche e suon di man con elle, Facevano un tumulto il qual s' aggira

Sempre in quell' aura senza tempo tinta,

Come la rena quando 'l turbo spira.

Tuttavolta in quella parte non erano ancora i malvagi, ma l'anime triste di coloro che visser senza infamia e senza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
Degli angeli che non furon ribelli,
Nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro.
Cacciârli i ciel per non esser men belli;
Nè lo profondo inferno li riceve,
Ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli.

Fama di loro il mondo esser non lassa:
Misericordia e Giustizia gli sdegna.

Non ragioniam di lor (dice Virg. a Dan.), ma
guarda e passa.

Di fatto i poeti attraversano quell' ignobile folla, e pervengono sulla trista riva d'Acheronte, dove convengono d'ogni paese tutti quelli che muojono nell'ira di Dio ;

E son sì pronti a trapassar lo rio, Che la divina giustizia gli sprona Si che la tema si volge in disio. Caronte trasporta nella sua nave le anime de' reprobi dall' una all'altra sponda del tristo fiume; perciocchè Dante, d'accordo con parecchi padri della Chiesa, riceve tutte le favole del paganesimo, non isdegnando di rappresentare i demonj sotto i nomi degli Dei infernali; quindi egli unisce tutti i brillanti colori della mitologia greca, e tutto il potere delle rimembranze poetiche ai terrori del cattolicismo. Michelangelo, dipingendo il giudicio universale, rappresentò l'inferno di Dante; laonde nel

suo quadro si vede Caronte a trasportar le anime ; e siccome non si pone in dimenticanza ch'egli è quivi figurato per lo Dio dell' inferno, si rimprovera al pittore della cappella Sistina una mescolanza delle due religioni, che è nondimeno conforme alle credenze della Chiesa.

I poeti, discesi poi nel cieco mondo ( C. IV), arrivano alle dimore de' saggi e de' giusti, secondo i Gentili, e di tutti quelli che sono condannati a pene eterne per essere morti senza aver avuto i battesimo. I loro pianti e i loro gemiti sono eccitati non da dolori positivi, ma dall' eterno desiderio del bene che non hanno potuto conseguire. Il loro soggiorno ha una cotal somiglianza col pallido Eliso de' poeti; è una debole immagine della vita, ove per usar le parole di Dante stesso, senza speme si

vive in disio.

Dopo gli eroi dell'Antichità, i primi in cui si avviene Dante, discendendo nell' altro cerchio dell' inferno ( C. v), sono quelli che furono tratti dall'amore a peccare, e che morirono senza poter pentirsi. I primi de' dannati sono quelli il cui castigo è più mite ; ma quanto più s'inoltra Dante nell'inferno tanto più vede accrescersi i supplizi. Egli così descrive questa parte del baratro:

lo venni in luogo d'ogni luce muto,

Che mugghia come fa mar per tempesta,
Se da contrarj venti è combattuto.

« PrethodnaNastavi »