LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI, COL COMENTO (Nicola) Giosafatte Bioscioli called. DI G. BIAGIOLI. DAI TORCHI DI DONDEY-DUPRÉ, wwww Io non so quello che dell' intendimento del Poeta, figurando il Paradiso, s' abbiano pensato e si pensino i savj d' Italia; ma si scostano dal vero le migliaja delle miglia coloro fra gli strani, ai quali è parso, e pare tuttavia, che questa più divina parte del poema divino non sia se non un tessuto informe di teologiche quistioni, con alcune poetiche scintille che per avventura quà e là s' incontrano; troppo scarso ristoro in vero alla lunga noja del rimanente, A trar d' inganno costoro così fattamente opinanti, e svellere dagli animi loro cotal pregiudicio, da falsa e bugiarda autorità trasmesso, o per proprio difetto d'arte germogliato, credo che, senz' altra dimostrazione (1), basterà ch' io appalesi (1) A coloro i quali più agevolmente si rendono all' autorità che alla ragione, porrò in riguardo quella del gran tragico italiano, che gioverà, se non altro, a frenare la loro presontuosa ignoranza. Alfieri, che non fu certo innamorato della quello che all' occhio loro si cela, cioè quale sia stata l'intenzion vera del Poeta nell' ordinare e comporre questo suo altissimo lavoro; e ogni altro argomento sarebbe manco d'effetto, che 'n tutto è orbo chi non vede il sole; e io sdegno combattere cogli ignoranti, essendo loro costume non arrendersi se non per morte; e mi lusinga di dolce vittoria entrare in campo coi dotti, ai quali basta che s'affacci la dolce verità, perchè venga da loro con aperto seno raccolta, e avuta cara. Se non sono nel creder mio ingannato, siccome per l' Inferno dei morti quello dei vivi ci descrisse il Poeta, così nel suo Para teologia, sì delle arti belle, e massime della più nobile, ha estratto più bellezze dai diciannove primi canti del Paradiso, ove termina la sua fatica, che dai primi tanti dell' Inferno; avendo notati di questi cento e più versi di meno che di quelli; e sono certo e giuro che, se quel grande avesse proseguito quel suo lavoro sino all' ultimo canto del Paradiso, i versi ri– copiati dall' ultima cantica sarebbero per lo meno un decimo di più degli estratti dalla prima. Ma quelli ai quali indirette sono le mie parole, vorranno starsene piuttosto al giudizio improporzionato d'un forestiero, o al proprio loro vedere, che a quello dei savj dell' Italia, d' Alfieri, del Monti, e pari loro. |