La Divina commedia, Opseg 1

Naslovnica
Tip. della Minerva, 1822
 

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Stranica 565 - Lo maggior corno della fiamma antica Cominciò a crollarsi mormorando, Pur come quella cui vento affatica. Indi la cima qua e là menando, Come fosse la lingua che parlasse, Gittò voce di fuori, e disse : Quando Mi diparti...
Stranica 72 - 1 mio dir gli fusse grave, Infino al fiume di parlar mi trassi. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio, bianco per antico pelo, Gridando: Guai a voi, anime prave: Non isperate mai veder lo cielo: l' vegno per menarvi all' altra riva Nelle tenebre eterne, in caldo e in gielo. E tu, che se' costì, anima viva, Partiti da cotesti che son morti.
Stranica 153 - Allor lo presi per la cuticagna, E dissi: e' converrà che tu ti nomi, O che capei qui su non ti rimagna. Ond...
Stranica 326 - Ma quello ingrato popolo maligno, Che discese di Fiesole ab antico ; E tiene ancor del monte e del macigno, Ti si farà, per tuo ben far, nimico : Ed è ragion : chè tra gli lazzi sorbi Si disconvien fruttare al dolce fico. Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; Gente avara, invidiosa, e superba : Da' lor costumi fa che tu ti forbi.
Stranica 73 - Verrai a piaggia, non qui : per passare, Più lieve legno convien che ti porti. E '1 Duca a lui : Caron, non ti crucciare: Vuoisi così colà dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare.
Stranica 362 - Quando a' vapori, e quando al caldo suolo. Non altrimenti fan di state i cani Or col ceffo, or col piè, quando son morsi O da pulci, o da mosche, o da tafani.
Stranica 700 - Del capo ch' egli avea diretro guasto ; Poi cominciò: « Tu vuoi ch'io rinnovelli Disperato dolor che '1 cor mi preme, Già pur pensando, pria ch' io ne favelli. Ma se le mie parole esser den seme Che frutti infamia al traditor ch' io rodo, Parlare e lagrimar mi vedrai insieme.
Stranica 5 - Sì tosto come in su la soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu...
Stranica 709 - E disser : Padre, assai ci fia men doglia, Se tu mangi di noi : tu ne vestisti Queste misere carni, e tu le spoglia.
Stranica 737 - Talibus orabat dictis arasque tenebat, cum sic orsa loqui vates : ' sate sanguine divum, Tros Anchisiade, facilis descensus Averno : noctes atque dies patet atri ianua Ditis; sed revocare gradum superasque evadere ad auras, hoc opus, hic labor est.

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