Slike stranica
PDF
ePub

tenendosi fermo alla definizione già data dell' alliterazione, propone di chiamare quelle rispondenze vocaliche che pur contribuiscono ad accrescere l'armonia del verso, sinfonie.

La frequenza delle alliterazioni e sinfonie nella poesia italiana è documentata dal Garlanda con numerosi esempi tratti da Dante, dal Petrarca, dal Leopardi, dal Foscolo e dal Carducci; ed infine egli si domanda se quelle rispondenze cosí abbondanti fossero volute e ricercate dai poeti, oppure debbano considerarsi come un mero effetto del caso, effetto sia pure del finissimo istinto di artisti e del loro squisito senso musicale. Per Dante, e sembra che lo stesso pensi pel Petrarca, per il Leopardi e per il Foscolo, il Garlenda inclina a credere che per quanto l'istinto artistico e il sentimento musicale squisitissimi siano stati per essi i principali agenti nel produrre quegli effetti alliterativi, nondimeno a ricercarli, quell'istinto e quel senso devono essere stati guidati anche dallo studio e dalla meditata ragione dell'arte. Per il Carducci invece, considerato quel ch'egli ha scritto in proposito della tecnica del verso, il Garlanda si attiene a una sentenza diversa e ammette che quegli effetti armonici siano il felice prodotto del suo profondo sentimento poetico e squisitissimo senso musicale; educati e perfezionati s'intende dallo studio assiduo e dalla meditazione costante e lo svisceramento profondo dei nostri modelli più grandi„. Il problema che mette innanzi il Garlanda pare a me che sia ancora da studiare, né è possibile risolverlo se non esaminando, come già avvertiva il Salvioni, gli autografi, quando la fortuna ce l'ha conservati, delle opere poetiche. Si potrà cosí vedere se a una combinazione non alliterante o non sinfonica il poeta abbia nelle successive correzioni sostituito una alliterante o sinfonica. Io per conto mio credo, giudicando dai molti esempi addotti dal Garlanda e da altri che rifioriscono facilmente alla memoria, se per poco ripensiamo a queste alliterazioni, che in alcuni casi i particolari effetti ritmici dei versi in relazione al pensiero abbiano potuto far ricercare al poeta quelle rispondenze di cui parla il Garlanda nel suo libro; ma in molti altri casi in cui quegli effetti non hanno una particolare ragione in relazione al pensiero siano un mero effetto dell'istinto artistico e dello squisito senso musicale del poeta.

MARIO PELAEZ.

CRONACA.

.. Con cenni curiosi intorno alla forma catechetica delle grammatiche latine medioevali, cominciando dall'Ars minor di Donato e accompagnandone le vicende e le mutazioni, il prof. GIUS. MANACORDA opportunamente prelude a un suo scritto su Un testo scolastico di grammalica del scc. XII in uso nel basso Piemonte (est. dal Giorn. stor. letter. della Liguria di pagg. 44 in 16.o). Poiché in Italia pochi codd. di grammatiche si rinvengono in forma che adoperino la dimanda e risposta, questo ne darebbe un nuovo esempio, se non fosse che l'origine piemontese lo ricongiunge più tosto ai sistemi scolastici d'oltr'alpe, ove quella forma prevalse sulla metrica, più frequente ed accetta fra noi. Il testo è pubblicato dal prof. M. con diligenti ed utili annotazioni.

. Una curiosa figura dantesca, Belacqua è illustrata dal dott. Santorre DEBENEDETTI con un mazzetto di documenti, tratti dall'Archivio fiorentino e pubblicati nel Bullettino della Società Dantesca Italiana (N. S. vol. XIII, 222-233). Risulta da essi che il ben noto pigro dell' antipurgatorio con grandissima probabilità era un Duccio, detto Belacqua, figlio di Bonavia già morto nel 1293, popolano del popolo di S. Procolo dove possedeva una casa. Risulta pure che sposò una certa Lapa, che gli sopravvisse e da cui forse ebbe due figli, Vanni e Dino.

.. A suo tempo annunziammo una memoria di Ramiro Ortiz, Sulle Imitazioni dantesche e la questione cronologica nelle Opere di Fr. da Barberino. Ora segnaliamo agli studiosi una rilevante recensione di questo lavoro, del sign. E. PROTO, pubblicata nella Rassegna critica della lett. ital. XI, 247 Napoli, tip. N. lovene e C., di pp. 26 in 16o).

.. Un'utilissima memoria ha pubblicato il prof. G. ZUCCANTE intitolata S. Bernardo e gli ultimi canti del Paradiso (Pavia, Stabil. Tipogr. Successori Bizzoni 1906, di pp. 53 in 16.o). Vi sono spiegate le ragioni per le quali Dante scelse come guida S. Bernardo nell'ultima parte del suo viaggio per il Paradiso, vi è rilevata l'importanza del celebre santo nel pensiero mistico dei secoli XII e XIII, il fervido culto che ebbe per la Vergine e vi è esposta la sua dottrina dell'amore mistico per mostrare quanta della sua sostanza sia negli ultimi canti del Paradiso. Da tutto il discorso dello Zuccante risulta ben confermato che Dante s'inspirava anche a S. Bernardo, mentre lo prendeva a sua guida.

.. GIUSEPPE LOMBARDO-RADICE è tornato sulla questione se conobbe Dante il Timeo, di Platone? (Napoli, Tip. Nicola Lovene e C. 1906, di pp. 8 in 16.o), e contro l'opinione recentemente espressa dal Fraccaroli in appendice alla sua versione del Timeo, sostiene con notevoli argomenti, come già il Capelli, che Dante non conobbe direttamente il dialogo di Platone.

.'. Orazio Bacci nella nota collezione Lectura Dantis ha pubblicato Il Canto VII dell' Inferno (Firenze, G. C. Sansoni, di pp, 54 in 16.o) da lui commentato nella sala Dante in Orsanmichele. Rispetto all'interpretazione di passi controversi notiamo che del famoso primo verso accetta la spiegazione recentemente data dal prof. Domenico GuerriOh Satana, oh Satana Dio! Sfogo subitaneo, non già discorso, col quale Pluto incomincia a manifestare i suoi sentimenti, ove nella sorpresa è già la minaccia,. Quanto ai dannati che sono nella palude stigia, il Bacci non accoglie l'opinione del Del Lungo, ma col Barbi, il Flamini e il Torraca crede che negli immersi in quel pantano siano da distinguere solo tre schiere d'iracondi: gli acuti o pronti, dei quali è proprio il furore; gli amari, non placabili e covanti il rancore; i difficili o gravi, che orgogliosamente attendono di far vendetta. Il canto non ha grandi episodj, ma il Bacci ha saputo con dottrina e con arte mostrare il valore morale di quei versi, che colpiscono fieramente coloro i quali facevan cattivo uso del denaro.

.. GIULIO NEPPI ha letto a Cagliari il canto VIII dell'Inferno, per incarico del comitato della Dante Alighieri, e il suo commento ha pubblicato in un opuscolo estratto dal volume Lectura Dantis, edito per cura di quella società (Cagliari, G. Montorsi, 1906 di pp. 57, in 16o). Anch'egli discute della questione dei dannati dello Stige, che crede siano gl'iracondi e gli accidiosi, secondo la letterale interpretazione delle parole di Dante.

.. Anche LUIGI AREZIO ha letto e commentato un canto dell'Inferno, il decimo, a Cagliari, e la sua lettura ha pubblicato nel volume sopra ricordato (pp. 48). Ha discorso, naturalmente, del famoso disdegno di Guido Cavalcanti, esprimendo l'opinione ch'esso si riferisca a Virgilio, non già cone autore dell'Eneide, ma come simbolo della ragione illuminata dalla fede, o della filosofia naturale.

.. Le indagini sulla famiglia di S. Francesco come su ogni altra questione francescana continuano. Il P. TEOFILO DOMENICHELLI O. F. M. ha pubblicato una breve memoria su La famiglia di San Francesco (Firenze, Tipografia, Barbèra, di pp. 16 in 16.o), in cui espone anzitutto quanto ricavasi dai documenti d'Archivio, poi esamina le cinque genealogie del santo che si conservano, traendone quanto criticamente è ragionevole credere sicuro, e infine discute l'origine della famiglia del padre e quella della madre e la loro discendenza. Secondo le osservazioni del Domenichelli, la linea mascolina si estingue nella metà del secolo decimoquarto, la linea femminile vien più giù almeno fino al 1380. Quanto agli antenati il Domenichelli, contraddicendo al prof. Regolo Casali, che non vorrebbe uscire per nulla da Assisi, inclina a credere che la famiglia della madre di S. Francesco fosse originaria della Francia, quella del padre di Lucca. La questione della origine è la più discussa, e noi non diremo che il Domenichelli l'abbia risoluta o che si sia avvicinato alla verità quanto i documenti o le testimonianze dei più antichi biografi permettono; la materia è assai disputabile, oltre che disputata, ma nell'opuscolo che annunciamo è esposta con molta chiarezza.

.. Per nozze Dorigo-Podrecca il sig. L. SUTTINA ha tratto Due Canzoni a ballo dal Liber Solatii (Perugia, Cooperat. di pagg. 16 in 16,°). Questo li bro, conservato manoscritto e frammentario nella Biblioteca parmense, sarà

pubblicato ed illustrato da S. Morpurgo, non tanto tardi, speriamo. Per ora sappiamo soltanto che è scrittura del sec. XIV, e che fu composta da un Simone di Golino, del quale nulla ci è noto. Forse il Liber è un repertorio giullaresco: certo è che queste due ballate, un po'rozze del resto, appartengono al genere narrativo, e dovettero esser cantate per le piazze, e gustate dal popolo pel loro acre sapore burlesco.

.. In un interessante e gustoso opuscolo, il sig. Ezio Levi illustra una graziosa figura delle novelle del Sacchetti, Il loico piacevole Basso della Penna (Pavia, tipogr. fratelli Fusi di pagg. 10 in 8.o). Il Levi ha ritrovato nell'Archivio estense di Modena e nella Biblioteca comunale di Ferrara alcuni documenti da cui si ricava che il vero nome del personaggio sacchettiano era Pietro; Basso era solo il nomignolo che gli era venuto certo dalla sua piccolezza. Anche veniamo a sapere che il piacevole Basso oltre che albergatore era a Ferrara mercante di stoffe e di drappi e per qualche anno fu pure esattore delle multe inflitte dai giudici criminali: era già morto nel 1370. Qualche altra notizia si riferisce ai figliuoli, uno dei quali Nicolò divenne grande grammatico,. Il Levi annuncia un suo volume su I poeti borghesi del sec. XIV, nel quale parlerà anche delle relazioni del Trecentonovelle colle rime del Sacchetti, che si leggono autografe in un codice laurenziano ed offrono notizie preziose per la illustrazione dei personaggi delle novelle.

[ocr errors]

.. LUIGI SUTTINA in una sua Contribuzione alla storia del costume signorile nel Medioevo italiano (Cividale, coi tipi dei fratelli Stagni, 1906; di pp. 27 in 16.0) pubblica e illustra alcune lettere tratte dalle carte della famiglia cividalese dei Boiani (conservate nel R. Museo di Cividale) e appartenenti a persone cosí di questa casata, come di altre ben più famose vissute tra la fine del trecento e il principio del secolo successivo. Le lettere hanno qualche valore come documenti storici e come documenti del volgare, ma contengono sopratutto notizie preziose per la storia delle consuetudini castellane.

.. Movendo dai v.v. 52-57 del Cap. I del Trionfo d'amore e giovandosi di altri accenni raccolti dalle varie opere del Petrarca, ARNALDO DELLA TORRE in un suo opuscolo Per la storia interiore del Petrarca avanti l'innamoramento per Laura (Prato-Firenze, Tip. Lit. fratelli Passerini e C., 1906; di pp. 31 in 16.) indaga l'evoluzione della vita interiore del Petrarca fino all'innamoramento per Laura, distinguendo in essa quattro periodi e giungendo alle conclusioni che riferiamo colle sue stesse parole: 1. Il periodo dell'innocenza e della purità fino ai quattordici anni (Incisa, Pisa, Carpentras, 1304-1318); 2. Il periodo del primo aprirsi alla vita del senso e del sentimento, con chiara manifestazione esteriore di spiccata tendenza verso la donna e l'amore, fino a circa i diciannove anni (Montpellier, 1319-1323); 3. Il periodo delle prime passioncelle, con relative delusioni e conseguente proposito di non prender più sul serio le donne e di non innamorarsene piú, a scanso di seccature; fino a circa i ventun'anno (Bologna, 1323-1325); 4. Il periodo della resistenza ad amore, propostasi deliberatamente, ma messa ad assai dura prova dalla vita elegante del P. stesso e del suo quasi convivere cogli amici innamorati; fino all'innamoramento per Laura (Avignone, 1326),.

.. Per occasione di nozze (Provenzal-Bartelletti) il dott. FORTUNATo Pintor, bibliotecario del Senato, ha pubblicato due documenti riguardanti Rappre sentazioni romane di Seneca e Plauto nel Rinascimento (Perugia, Unione tip. Cooperativa, 1906; di pp. 15 in 16o). Uno dei due documenti, cui va innanzi una breve illustrazione, è una lettera da Roma di Alessandro Cortese, fratello di Paolo, a Francesco Baroni, cancelliere della repubblica di Firenze, nella quale si parla della rappresentazione recentissima dell' Epidico di Plauto, e di un'altra di quei giorni dell'Ippolito di Seneca: la lettera che non ha data, secondo le assennate osservazioni del Pintor, si può assegnare al 1486; ed è documento prezioso per le rappresentazioni di quegli anni, di cui avevamo fin qui scarsi indizj. L'altro documento è l'argomento e il prologo che l'umanista Sulpizio da Veroli preparò per la prima rappresentazione dell' Ippolito, che potrebbe essere quella cui accenna il Cortese.

.. LUDOVICO FRATI dà notizia della vita e delle poesie di Giovanni Andrea Garisendi (estr. dal Gior. stor. d. lett. ital., Torino, Loescher, di pp. 10 .n 16o) rimatore bolognese del quattrocento, richiamando in particolare l'attenzione sopra il suo Dialogo ovvero Contrasto d'amore, che si conserva inedito in due codici della Marciana. E un esempio di quei componimenti preferiti dalla poesia popolareggiante, in cui si vitupera e difende l'amore, e il cui motivo risale, come è noto, alla poesia occitanica. Il Contrasto del Garisendi che dura centocinquantuna ottave, ha per interlocutori Antifilo e Filero, e qua e là contiene reminiscenze di versi danteschi e petrarcheschi e di qualche poeta quattrocentista.

.. Da un libro di memorie della prima metà del quattrocento il prof. F. P, Luiso dischiude una nuova fonte di storia fiorentina (Firenze, Carnesecchi, di pagg. 44 in 16.o picc.). Studiando la prima parte delle Cronache del Cambi si vede, a confessione dello scrittore, ch'essa é una abbreviatura di ricordi contemporanei d'altri: non di taluno sul nome del quale si errò, ma di chi scrisse il cod. Laurenziano LXI, 35, scoperto dal Luiso. Ecco qual'è la nuova fonte storica per la prima metà del sec. XV: e ne sono autori Paolo di Matteo Fastelli Petriboni e Matteo Rinaldi. Il Luiso dà sul codice questa preliminare notizia, e ne prepara l'intera stampa, che sarà ben accolta dagli studiosi per le molte minute notizie che reca sulla vita fiorentina; e i saggi che se ne danno in questa pubblicazione, mostrano come il Cambi se ne servisse meno di quanto gli sarebbe stato utile e spesso rimaneggiando e abbreviando, come risulta dalla riproduzione delle ricordanze di tutta l'annata 1422. In quesla sono notevoli specialmente alcune memorie sul commercio fiorentino col Levante.

.. Si è da molti discusso se G. Pontano abbia o no pubblicamente lodato Carlo VIII con un'orazione. Il Pistoia e il Guicciardini aveano affermato il fatto, e quest'ultimo anzi rimprovera il poeta umanista, accusandolo d'ingratitudine verso i suoi antichi padroni, gli Aragonesi, che lo avevano beneficato. Ma le testimonianze del Pistoia e del Guicciardini sono state impugnate da alcuni critici. Ora il prof. FR. SATULLO ha ripreso la questione in un libretto L'orazione di G. Pontano a Carlo VIII (Palermo, Tip. Corselli; di pp. 27 in 16.°) ed esaminate le due vecchie testimonianze conclude che

« PrethodnaNastavi »