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e sempre scrupolosamente indicando la fonte, mentre con maggior copia, e con maggior esattezza che a me non fosse concessa, è annotata ogni menzione di fatti e personaggi spettanti alla Francia. E i raffronti con gli Essais sono molto più ch'io non ne registrassi, non che quelli con opere di scrittori contemporanei.

Chi pertanto, non però in Francia ma in Italia, vorrà venire per terzo dopo di me e del sig. Lautrey, potrà, valendosi delle sue e delle mie fatiche, far opera piú compiuta rispetto al commento, al quale, come ho detto, parecchie cose potrebbero aggiungersi ed altre modificare: ma avrà certamente il vantaggio, per l'industre opera dell'editore francese, di lavorare sopra un testo sicuro.

CRONACA.

A. D' ANCONA.

.. Con la dottrina e competenza che tutti gli riconoscono, il prof. N. TaMASSIA spigola (per adoperare il termine suo) nelle opere di Gregorio Magno (L'Italia verso la fine del sesto sec. Profili Gregoriani, Venezia, Ferrari, 1906, di pagg. 38.) quanto può farci sempre meglio conoscere la figura del grande pontefice e i tempi in cui visse. La società romana, la vita cittadina, la religione, il clero, il monachismo ecc., in quell'epoca cosí oscura e tempestosa, ricevono da questo studio di modeste apparenze ma eruditissimo nella sostanza, nuova ed utilissima luce. Noi auguriamo di cuore a questi profili gregoriani assai miglior fortuna di quella che ebbero altre ricerche e conclusioni dello stesso A., ignorate o, peggio, da altri sfruttate. Ma di questo, ch'egli ben giustamente lamenta, si consoli il chiaro Professore. In questi tempi di dominante industrialismo (come suol dirsi), il successo è riserbato di solito, anche nel dominio degli studj, a quelli che sanno meglio fare la réclame ai loro prodotti.

.. Il dott. ANTONIO BOSELLI ha tradotto per la prima volta in italiano la graziosa cantafavola francese del secolo XII intitolata Aucassin e Nicolette (Parma, Battei, di pp. 51 in 16°), sulla quale si ha fra gli altri un bello studio di Gaston Paris nel suo volume Poèmes et Légendes du mogen-âge.

1 Eguale scrupolo non ha mostrato un recente traduttore inglese del Journal, che è rimasto sconosciuto al sig. L., laddove enumera le traduzioni straniere del libro. Evidentemente egli mi ha saccheggiato spietatamente, industriandosi a non mai nominarmi: vedi The Journal of Montaigne's Travels in Italy, translated and edited with an Introduct, and Notes by W. G. WATERS, author of Jerome Cardan, with Portrais and other Illustrations, London, Murray, 1903, 3 voll.

Il testo originale è misto di prosa e di versi, ma il Boselli ha tradotto tutto in prosa cercando di mantenersi al testo più fedele che gli fosse possibile e usando talvolta qualche arcaismo per riprodurre con maggiore efficacia qualche particolarità del testo: e ci pare che sia riuscito bene. La parola cantafavola (chantefable) che appare nel titolo è un neologismo nel significato della corrispondente voce francese, che indica mescolanza di prosa e di versi; ed ha fatto bene il traduttore a conservarla. Questo saggio del Boselli dovrebbe invogliare altri a tentare altre simili traduzioni di componimenti antico-francesi, che meriterebbero di essere divulgati e apprezzati fuori della cerchia degli studiosi di professione, non meno delle opere piú famose delle letterature straniere moderne.

.. L'Istituto Storico Italiano ha testé pubblicato due nuovi volumi: l'un d'essi è il n.o 27 del Bullettino (pagg. 186 in 18.°), che contiene un erudito studio di P. EGIDI su L'archivio della Cattedrale di Viterbo, ricco di carte relative alla storia e alla topografia di cotesto Comune, che ha tanta parte nelle vicende della Chiesa: i documenti pubblicati e dottamente illustrati sono 340, e la ricerca in essi è agevolata da copiosi indici. In fine vi ha un Cenno necrologico di F. Lampertico scritto da C. Cipolla. Il volume delle Fonti (di pagg. XX-148) ci dà i Diplomi di Guido e di Lamberto a cura di L. SCHIAPARELLI. Sono trentadue diplomi autentici, di cui ventuno di Guido e undici di Lamberto, piú quattro falsi, due per ciascuno imperatore. Ognun d'essi è copiosamente illustrato dall'editore: e si capisce come con questa pubblicazione si porti un nuovo raggio di luce su un cosí oscuro periodo di storia italiana.

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.. Segnaliamo due altre più recenti pubblicazioni dell'Istit. Stor. Italiano. La prima è il Liber ad honorem Augusti di PIETRO DA EBOLI, secondo il Cod. 120 della Bibl. Civica di Berna, a cura di G. B. SIRAGUSA (un vol. in 16.o di pagg. XCI-166). I cultori degli studj storici sanno quale importante fonte per la conoscenza dei fatti della Sicilia nel XII secolo, sia questo Carme, che dal nuovo editore è definito voce del partito tedesco, che nel Regno ebbe fin dal principio della lotta fra Enrico VI e Tancredi, suoi partigiani fervidi e zelanti. Il testo è preceduto da una dotta prefazione, che tratta di questa nuova stampa e delle cure colle quali fu condotta. Segue il Carme diligentemente illustrato filologicamente e storicamente. L'altra pubblicazione è il 28.° Bollettino (di pagg. XXIV-124), del quale diamo il contenuto: Norme per le pubblicazioni dell'Istituto Storico Italiano. P. EGIDI, Di un martirologio amiatino scritto a Citeaux. G. MONTICOLO, Per l'edizione dei due primi Gruppi dei Capitolari delle Arti veneziane ecc. V. FEDERICI, Atti del Comune di Tivoli dell'anno 1389. G. B. SIRAGUSA, Le annotazioni di W. Huber al Liber ad honorem Augusti ecc. C. A. GARUFI, L' obituario della chiesa di S. Spirito nella Bibliot. Capitolare di Benevento.

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.. I cultori della letteratura neolatina sapranno con piacere che è stato pubblicato un altro volume postumo dell'insigne GASTON PARIS, cioè l'Esquisse historique de la littérature française au moyen age (Paris, Colin, di pag. XI-319 in 16.). Sbaglierebbe chi credesse che fosse una cosa stessa con quell'ottimo Manuale su La litterat. franç. au m. a., che è già alla terza edizione. Benché in gran parte la materia sia identica, diversa è fra le altre

cose, la distribuzione della medesima, e se il Manuale si ferma all' avveni mento dei Valois, questo volume arriva alla fine del sec. XV. Fu primamente pubblicato, vivente l'autore, in inglese; ma nell'originale francese, che ora appare a luce, con nuove cure, specialmente di Paul Meyer, ha molto maggiore estensione. Non sarà discaro che ne trascriviamo il sommario, donde si avrà una idea del contenuto dell'opera: Introduction L'époque merovingienne - L'époque carolingienne - L'époque des premiers capétiens - Douzième et treizième siècle (1137-1226) - Treizième et quatorzième siècle (12261328) - Période de la guerre de Cent Ans (1328-1436) Le quinzième siècle après la guerre de Cent Ans (1436-1458). Gli studiosi faranno l'accoglienza che merita a questo lavoro, sempre rammaricando tuttavia lo spegnersi di tanta sicura dottrina e di tanta letteraria operosità.

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.. Il prof. N. TAMASSIA illustra con nuove argomentazioni la controversia per l'Ellenismo nei documenti napoletani del medio evo, prendendo in esame alcuni vocaboli di greco stampo in essi contenuti. È noto che al fatto furono date diverse spiegazioni, dacché per taluno l'ellenismo medievale del mezzogiorno si dovrebbe alla persistenza della antichissima tradizione, per altri al posteriore influsso bizantino e alle relazioni commerciali e monastiche coll'impero orientale. Studiando il glossarietto di voci che trovansi nelle carte edite del Capasso, il T. con quella dottrina sagace che gli è propria, aderisce alla prima di codeste opinioni, anzi dimostra come nella loro signi ficazione e nel loro valor giuridico, coteste voci accennino, non al linguaggio e al dritto bizantino, ma a quelli antichi ellenici; e con ciò ha fatto opera proficua agli studj filologici e insieme ai giuridici.

.. Non pei dotti, ma per ogni persona culta, e desiderosa di un cibo intellettuale semplice e schietto, è fatta la nuova edizione de I fioretti di S. Francesco e il Cantico del Sole del sig. A. PADOVAN (Milano, Hoepli, di pagg. XXIX-325 in 16.o). Il testo riprodotto è quello un po' vecchio, ma molto atto alla comune lettura, del Cesari; quello del Cantico è secondo la lezione del Faloci-Pulignani; rarissime le note di spiegazione letterale: nessun apparato, anzi nessun acceano di erudizione, come forse conveniva a un vol, della Biblioteca Classica, sul tempo e l'autore del libro. Invece sei belle riproduzioni di monumenti e vedute e della statua del Duprè; e una Introduzione che parla del Santo son entusiasmo e vuol mostrare in lui tutte le parti e i segni dell'uomo di genio. E a questo riesce l'autore toccando i principali episodj della mirabil vita, dell' assisano. Qualche scrupoloso potrebbe in questo preludio notare qualche difetto di lingua, e accusare lo stile di sprezzatura giornalistica; e dimandare ad es., perché analizzando con finezza una sonata del Listz su la Leggenda di S. Francesco, gli si dia il titolo di pia. nista istrionico, questo ed altro potrebbe notare; ma nel complesso la narrazione procede avvivata da un alto e giusto concetto della gloria del Santo e del sublime suo apostolato, e acconciamente prepara alla lettura dell'aureo libretto.

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.. La Società Filologica Romana ha pubblicato il 6.o fascicolo del Libro de varie romanze volgare, cioè la riproduzione diplomatica del cod. Vatic. 3793, curata da F. EGIDI. Con questo fascicolo è terminato il testo, e un altro che uscirà fra breve conterrà la Prefazione, gli Indici, il Frontespizio e l'Errata

Corrige. Nel medesimo tempo la Società stessa ha messo a luce il vol. IV degli Studj romanzi editi a cura di E. Monaci (un vol. in 16.o di pagg. 312). Esso contiene i seguenti scritti: M. PELAEZ, Un nuovo testo veneto del Milione di M. Polo G. VIDOSSICH, La lingua del Tristano veneto C. MERLO, Grillotalpe vulgaris S. PIERI, Ancora delle esplosive sorde tra vocali nell'italiano – P. E. GUARNERIO, L'antico campidanese dei secc. XI-XIII – V. DE BARTOLOMAEIS, Il troviero Chardon de Croisilles S. SANTANGELO, Carmina burana n. LII

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Notizie.

.. Nella Zeitschrift del Gröber, il prof. A. PARDUCCI dà Notizia di un ms. contenente componimenti religiosi in antico dialetto piccardo (estr. di pagg. 15 in 16.o) appartenente alla Biblioteca di Lucca, illustrando con dottrina copiosa e sicura le sei scritture in esso contenute e notandone le relazioni con altre consimili francesi e italiane.

.. L'editore Hoepli ha pubblicato la 5.a edizione della Divina Commedia col commento di G. A. SCARTAZZINI riveduto da C. VANDELLI, in un bel vol. di XXXII-1047-124 pagg., che comprendono il testo, il Rimario perfezionato da L. POLACCO e l'Indice dei nomi e delle cose notabili. Alla prefazione del 1902 colla quale il Vandelli rendeva conto delle modificazioni e dei miglioramenti da lui recati al lavoro scartazziniano si aggiunge un poscritto per la stampa presente, che dà conto di altre cure, alle quali sono stati sottoposti testo e commento. Gradatamente cosí si procede verso una completa trasformazione dell'opera del dantista svizzero, dacché non una sola pagina del commento è rimasta senza ritocchi,. L'editore Hoepli vuole usare un debito riguardo al conterraneo ed amico e serbarne il nome in fronte al volume; ma si comprende che, pel favore incontrato nelle scuole e presso le persone colte, accadrà fra breve a questo commento ciò che accadde a quelli del Venturi e del Costa, dopo le ripetute revisioni del Fraticelli e del Bianchi. Intanto nulla è stato tolto dal Vandelli di cui non si potesse fare a meno, nulla fu aggiunto che non compisse e chiarisse spiegazioni oscure o monche o non aiutasse a meglio intendere e gustare il poema, senza alterare la fisonomia del Commento in nessuno dei suoi tratti più caratteristici e più simpatici,. Siamo certi che la buona accoglienza degli studiosi e del pubblico darà ragione alle nuove cure dell'editore e del revisore.

.. Nell'occasione della commemorazione dantesca celebrata in Mulazzo il 23 settembre 1906 dalla deputazione di storia patria in Massa i signori A. G. SPINELLI e G. FERRAGUTI hanno pubblicato alcuni Appunti per servire ad una bibliografia dantesca modenese (Modena, G. Ferraguti e C., di pp. 13 in 16o). Vi si parla di dantisti e dantofili dei secoli XIV, XV, XVI, XVII e XVIII, in tutto diciassette.

.. Controverso è, come tutti i dantisti sanno e confessano, il passo del Purg. XXII, dove si accenna alla sacra fame dell'oro, e le interpretazioni ad esso non sono mancate, senza però che alcuna di esse raggiungesse l'assenso dei piú. E su questo passo controverso ritorna ora il dott. G. PISANI (La sacra fame dell'oro nella D. C., Lucca, Baroni, 1906, di pagg. 21 in 16.o), accostandosi alla interpetrazione del Da Buti. L'espressione sarebbe bensí presa da Virgilio, ma infondendovi uno spirito nuovo, e significherebbe un principio virtuoso, il cui ufficio sia di regolare le umane voglie,. Stazio nel

l'auri sacra fames di Virgilio intese "la liberalità, la quale fa sí che si tengano le ricchezze in quel conto che meritano, per non cadere o nell'avarizia o nella prodigalità,; e per confermare questa spiegazione, si adduce il confronto di varie sentenze morali dantesche, lavorandovi attorno con sottili argomentazioni. Non pronunziamo giudizio su tutto ciò: ma quando leggiamo le ultime parole di questa dissertazione che lodano in Dante, la forza, la precisione e la verità dei concetti, dubitiamo se in questo luogo appunto era il caso di parlare di precisione,.

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.. V'è chi, anche oggi, non vede in Beatrice che un simbolo; il sig. E. PROTO (Beatrice beata, Prato, Passerini, 1906, di pagg. 106 in 16.o) si propone, al contrario. di assodare la realtà storica della stessa con nuovi elementi tratti dall'esame della Vita Nuova e da confronti con la letteratura e le idee del tempo. Comincia con la canzone: Donne, ch'avete, e prende a trattare la quistione. veramente vexata, del significato della strofa Angelo clama,, confutando l'interpretazione del Salvadori, e accostandosi, invece, a quella del Mazzoni, Gorra ecc.; con questa variante però i versi 26-28 esprimono, secondo lui, il termine massimo della beatitudine ispirata da Beatrice; la quale non soltanto già rende beati coloro che sono degni di guardarla e che quindi non possono finir male; ma anche coloro i quali non ne son degni (i cor villani), o che non possono col guardarla divenire nobil cosa, rende beati, ma in altro modo, e cioè nel poter dire, scendendo all' Inferno, agli altri malnati, che nella loro sventura hanno almeno il conforto di aver visto la speranza dei beati, (p. 14). Ma a noi veramente pare troppo forte che Dante volesse mettersi proprio con i cori villani. Il Proto, cerca bensí, di prevenir l'obiezione, affermando che il Poeta in quella frase non comprende né esclude sé stesso,, ed aggiungendo ch'egli la gitta solo per esprimere il dubbio, che lo tormenta, dopo che si è reso indegno di Beatrice, d'esser compreso lui pure nel numero di quelli destinati all'inferno (p. 15); ma è da osservare che l'espressione che Dante adopera è troppo categorica ed assoluta perché si possa parlare di semplice dubbio. E poi, ci sembra che l'a. faccia dire all' Alighieri troppo in troppo poco; non si può generalizzare tanto; il Poeta, secondo noi, parla solo di sé e per sé. Dopo avere discorso della missione di Beatrice su questa terra (v., piú specialmente, pp. 16-21), passa il Proto alla canzone: "Donna pietosa,. Il Busetto, per ispiegarla, ricorreva ad Alberto Magno; l'a., invece, preferisce riportarsi ad Aristotele; e cosí, via via, per tutto si lavoro, procede per comparazioni con questo o con quello scrittore, e specialmente con gli agiografi; comparazioni che ci sembra lo traggano qualche volta, forse per troppo amor d'analisi, a divagare. A noi pare altresí che questo sistema sia portato dal Proto a conseguenze eccessive. Prima di tutto, i ravvicinamenti non persuadono sempre; e, spesso, il concetto da Dante fermato con pochi tocchi ed in contorni netti e precisi, si trova, nel brano riportato dall'a., diluito per modo che a mala pena s'intravvede. Poi, andando di questo passo, dove se ne vanno l'ispirazione, la fantasia del poeta? Non v'è bisogno, ci sembra, d'un simile arsenale agiografico per ispiegar Dante e dimostrare la realtà di Beatrice; i concetti, le immagini, i simboli di cui la lirica dell' Alighieri è contesta, erano, di solito, parte viva e sostanziale della cultura e

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