Slike stranica
PDF
ePub

in cui essa dovrebbe campeggiare. Arezzo, Pisa, Firenze, Montaperti, Campaldino, all'imaginazione del biografo, non dicono niente di quella vita comunale cosí varia, cosí agitata, cosí ardente di passioni nella seconda metà del secolo XIII. Guido Novello, Guido di Montfort se fu questi il « vicario del novel Carlo », del quale Guittone interpretò un sogno il conte Ugolino, Nino Visconti e, aggiungiamo, Cavalcante de' Cavalcanti, Corso Donati, il conte di Romena, messer Marzucco Scornigiani... quali nomi e quale e quanta storia! Le relazioni, che l'Aretino ebbe con essi, con l'aiuto de' suoi versi e delle sue lettere, avrebbero potuto fornir materia d'un capitolo di storia tra civile e letteraria importante ed attraente. E nella figura di lui il P. non ha veduto, o non ha voluto vedere « l'uomo rappresentativo ». Da giovine, ci dice, Guittone lesse molto e studiò con passione i poeti provenzali; ma perché? Non solo si leggevano i vecchi poeti; ma continuò in Italia sino alla fine del Duecento la produzione in lingua provenzale.1 Lesse qualche romanzo del ciclo di Artù e Ovidio: è un caso isolato, o non piuttosto indizio che, in Toscana, la cultura si allargava; che la letteratura francese cominciava ad esservi conosciuta e gustata, e lo studio del latino ad essere praticamente utile anche per i laici. che non fossero notai, dottori o giudici? Il P. ci dà altrove l'elenco degli ammiratori e de'seguaci di Guittone: questo era il luogo non solo di elencarli, ma di passarli a rassegna, perché l'azione da lui esercitata e l'ammirazione destata cosí largamente sono parti integranti della sua biografia. Da Pistoia, da Pisa, da Lucca, da Bologna si leva a lui un coro di lodi; il fatto trascende i limiti della storia letteraria, perché rivela la tendenza del popolo italiano ad accomunarsi e fondersi in unità spirituale, superando le barriere degli angusti confini municipali. Quest' uomo, che la stessa penna usata già a rimare versi d'amore, usa, primo in Italia, a garrire, biasimare, lodare, bandire le verità della morale e gl'ideali della religione, e fa della poesia e della prosa volgare un elemento efficace della vita sociale; non può essere separato dalla società, in cui si muove, su cui opera, e considerato per sé solo, quando si ha in animo « di rilevare esattamente, ponendolo nella sua vera luce, il posto che gli spetta nella storia letteraria del nostro duecento» o, meglio, nella storia della cultura. Dico la verità, le indagini, a cui accenno, paiono a me non meno importanti di quelle, che hanno condotto il P. a determinare il numero esatto dei componimenti di Guittone sonetti 211, canzoni 44,

1 Ciò sembra ignorare il P., a giudicare da una nota a p. 36.

ballate 6, tentativi di epistole poetiche non sottoposte a determinati schemi metrici 8, lettere in prosa 36-e i gruppi dei sonetti amorosi.

Il P. accetta con alcune modificazioni la distribuzione proposta dal Pelaez e, con « un raffronto accurato e continuo », procura di farvi entrare anche le canzoni erotiche, come si vede qui sotto:

I. Amore corrisposto dopo lunghe preghiere. Perfetto servire e ben premiare (Sonetti I-XVIII, e forse CXII; canzoni III, IV, I, XXI).

II. — Lealtà in amore, finzione, pentimento, conseguimento del vero affetto (Sonetti XIX-XXX; canzoni II, V).

III. Poesie della gioia: amore del P(oeta), ripulse della donna, lamenti del P., pietà della donna, ringraziamenti del P.; donna-schermo, lontananza (Sonetti XXXI-LXXX, e, forse, CXVIII; canzoni XXIII, XXIV, XXII, VII, XII, XIII, X, VI, XVI, VIII, IX, XI, XV, XX, XIV).

IV.

V.

VI.

[ocr errors]

--

[ocr errors]

Tenzone con una donna (Sonetti LXXXI-LXXXVI).

Ars Amandi (Sonetti LXXXVII-CX).

Varie (Sonetti CXI,' CXIII, CXV, CXVI, CXVII).

IV. Ponendo termine all'esposizione minuta della materia delle rime giovanili di Guittone, il P. esprime l'opinione che da essa« il Lettore, che non ignori i fatti piú notevoli della letteratura italiana delle origini, avrà potuto formarsi un concetto generale di quella, che è la caratteristica precipua delle poesie amorose di lui: vogliam dire l'imitazione provenzale ». Di qui prende le mosse alla ricerca delle « vere fonti di quella lirica » ne' poeti occitanici.

1

S'eo tale fosse, ch' io potesse stare,

senza riprender me, riprenditore,
credo farebbi alcuno amendare

certo, a lo mio parer, d'un laido errore;
chè, quando vol la sua donna laudare,
le dice ched è bella come fiore,

e ch'è di gemma o ver di stella pare,

e che 'n viso di grana ave colore.
Or tale pregio par donna avanzare,
ched a ragione maggio è d'ogni cosa
che l'omo pote vedere o toccare?
Ché natura né far pote né osa

fattura alcuna né maggior né pare,

for ched alquanto l'om maggior si cosa.

Sonetto amoroso non è, benchè tocchi di amore; ma poco monta: volevo notare che si direbbe composto per censurare, ma garbatamente, due belli e famosi del Guinizelli (Voglio del ver e Vedut' ho la lucente stella diana), nel secondo de'quali è il verso

Viso di nove colorato in grana.

Ma, come pare, il Guinizelli cominciò a poetare quando Guittone era già frate. Noto pure che un ignoto rimatore veneto si doleva che i giullari dicessero "çijo nè flor d'alguna carnal donna,, e non riserbassero queste imagini per la Vergine Maria.

[ocr errors]

Bisognerebbe intendersi una buona volta. Vi sono letterature, che, a' loro inizj, o a certi periodi del loro sviluppo, risentono profondo l'influsso di altre. La storia spiega il fatto e lo giustifica, perché gli effetti di esso, prima o poi, si rivelano benefici come succhiare il latte della balia nell'infanzia o fare una cura ricostituente in età piú tarda. Ogni giorno che passa mostra sempre piú e meglio che il padre della letteratura inglese, Chaucer, quasi non fece se non imitare e tradurre dal francese, dall'italiano, dal latino; Boscan e Garcilasso in Ispagna, i poeti della Pleiade in Francia, Watt, Surrey, Sidney, lo stesso Spenser in Inghilterra imitarono e tradussero gli scrittori italiani, e non. soltanto i sommi. Non per questo diminuisce presso gli Inglesi, i Francesi, gli Spagnuoli l'ammirazione per coloro, che, traducendo e imitando, arricchirono di idee e di forme le loro letterature, e prepararono i periodi di esse piú rigogliosi e piú splendidi. Sarebbe tempo che anche noi finissimo di considerare con tanto dispetto e disprezzo non hanno piú il merito della novità l'imitazione, che i nostri primi rimatori fecero della poesia provenzale: imitazione necessaria qui come in Francia, in Ispagna e sino in Germania; utile qui piú che altrove, perché aprí la via alla grande lirica di Dante e del Petrarca. Sí, fu imitazione di forme e di contenuto; e perché ormai nessuno ne dubita piú, giova poco moltiplicare il numero de' riscontri. Scrisse il SainteBeuve a proposito di Andrea Chénier: « Quand on relit un auteur ancien quel qu'il soit, et qu'on sait André par coeur, les imitations sortent à chaque pas ». Riconosciamo e teniamo per fermo che, quando si rilegge un trovatore o un canzoniere provenzale, appaiono ad ogni passo le imitazioni del Notar Giacomo o di Guido delle Colonne o di fra Guittone, e non ci pensiamo piú. Possiamo far uso migliore del nostro tempo, per esempio come vuole giustizia, e come dovrebbe consigliarci un criterio piú largo e piú alto, che non sia la sola unilaterale e non troppo difficile ricerca delle somiglianze per sé stesse possiamo, dico, studiare l'elaborazione, alla quale la materia provenzale fu sottoposta da' nostri rimatori. Già, il solo tradurre da una lingua nell'altra fu fare cosa nuova; ma la traduzione fu spessissimo adattamento, piú spesso che non paia modificazione.

Valga qualche esempio. Dice Guittone in un sonetto:

secondo ciò che pone alcuno aultore,
Amore un disidero d'animo ène,

disiderando d'esser tenedore

de la cosa, che più li piace bene;

e il P. osserva: « Forse l'autore citato è Americ de Peguilhan,1 di cui son noti i versi:

. . . . li huelh son drogoman

Del cor, e l'uelh van vezer

So qu'al cor platz retener ».

Ma che cosa piace al cuore di ritenere? L'imagine della donna. Per Guittone è la persona, il bel corpo della donna, che l'amante desidera possedere (tenuta significava possesso) o, come altri disse, << avere a suo dimino ». Perché e come nasce e cresce Amore, era stato detto in rima e in prosa cento volte; ma Guittone, nello stesso sonetto, dopo i versi:

[ocr errors]

Penser l'avanza e lo cresce e rinova

e vallo sempre in sua ragion fermando
e falli fare e dir giochevol prova,

in cui riproduce a modo suo una sentenza di Andrea Cappellano; 2 rileva il contrasto tra savere e natura, l'uno avverso all'amore, l'altra favorevole: qual provenzale lo aveva rilevato prima di lui?

Onni altra gioi' ver voi noia mi sembra,
perch'eo n'ò tanto l'anima pensiva,
che mai de cosa null'altra mi membra,

<dice Guittone, con versi che ricordano quelli di Elias de Barjols: Ni d'als no son mey cossir,

[merged small][merged small][ocr errors][merged small]

Passi il ricordo; ma chi non sente che l'eco è molto più forte e piú distinta della voce, che l'ha generata? Si consideri l'antitesi del primo verso, si consideri il vigore e l'enfasi del terzo - mai.... null' altra! A Guittone « piace meglio servir la donna amata che ottenere tutti gli onori di questo mondo:

E me e 'l mio, e ciò ch'io poss'e vaglio
dono voi, cui fedel star più mi piace

ch'esser de tutto esto mondo miraglio,

1 II Levy attribuisce questi versi a G. Figueira.

2 "Ex sola cogitatione passio illa procedit.... Quotiens de ipsa cogitat, totiens eius magis ardescit amore,,.

con gusto non diverso da quello di Pons de Chapduelh:

Que neis no vuelh esser reis poderos

de tot lo mon per tal que sieus no fos,
ni que de lieis servir cor mi sofranha ».

Ma Guittone ha il buon gusto di donar sé e le cose sue, quanto può e quanto vale, alla donna; di presentare il dono con ardore, di cui a pena una scintilla poté rintracciare tra la cenere fredda di Pons. « Egli, come già il Monaco di Montaudon... non desidera altro che di vederla lieta e sorridente, e questo solo basterebbe per renderlo felice.

[blocks in formation]

Ma il Monaco, mi si passi l'espressione, si ferma al grado positivo, Guittone passa efficacemente al comparativo: in maggio gioia che null'om; il Monaco desidera che la donna lo guardi sorridendo, Guittone rivolge alla donna stessa la preghiera, garbatamente, gentilmente; Guittone trova accenti nuovi, suoi, delicati, come quel sempre ch'eo la guardasse, come quel felice e pago fora, felice per il sentimento, per la collocazione, per il suono.

Asserisce il P. che, « costretto a copiare pedestremente i Provenzali, Guittone cercò di dissimulare alla meglio le proprie fonti, attingendo non a questo o a quello, ma a tutti i poeti di lingua d'oc.... Cosí avviene che, di nessuna o quasi, delle sue poesie, si possa indicare la fonte diretta in una sola poesia provenzale ». Bene osservato; ma non si tratta di dissimulazione, perché lo stesso si può dire de' rimatori « siciliani », che precedettero l'Are

« PrethodnaNastavi »