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Ai compagni di lavoro, che raccolti | intorno a lui nella grande sala della biblioteca, il 23 maggio scorso, gli presentavano, per il suo settantesimo natalizio, gli auguri e il ritratto che fu riprodotto qui sopra, il Chilovi rispondeva commosso: << la mia giornata è oramai al termine; altri, più giovine, continuerà l'opera che ho dato per quarant' anni a questa biblioteca, e potrà vederla in quella nuova sede, per la quale io mi sono affaticato, non inutilmente, spero, in questo ultimo ventennio ». Il triste presentimento non lo ingannava: la sua giornata era veramente al fine; due settimane dopo amici e colleghi si ritrovarono ancora una volta in quella sala, attorno al feretro del vecchio bibliotecario.

Il Chilovi si compiaceva spesso nel ricordare la sua prima visita alla Magliabechiana nel 1855: aveva allora veduto la biblioteca, ancor dentro la sua cerchia antica, tutta in quel salone e in poche stanze adiacenti; poi come, a mano a mano, si era venuta fortunatamente distendendo, fino a occupare, in tre diversi edifizi, oltre a ottanta stanze, e a trovarvisi tuttavia anche troppo ristretta. Era poco più che ventenne (nato nel 1835 a Tajo nel Trentino), quando prese dimora stabile in Firenze, per compiere gli studi di lingue moderne e di bibliografia, iniziati già a Trento e a

Bolzano e proseguiti poi a Vienna; perchè, fin da giovinetto, il nativo amore al libro lo aveva invogliato a studiare il commercio librario e le principali biblioteche, e s'era perciò proposto di visitare i maggiori centri di cultura, nostrani e stranieri. Quel disegno fu interrotto da Atto Vannucci, che avendo imparato a conoscere e a stimare il giovine trentino, lo volle con sè nella biblioteca ch'egli dirigeva; cosi, sul finire del 1861, il Chilovi entrò in quella che allora appunto da Magliabechiana diventava Nazionale, e col titolo di scrittore venne incaricato della revisione del nuovo grande catalogo a volumi. Questo lavoro testimonia ancora oggi della sua attività e cultura bibliografica; delle sue cognizioni nel campo più largo della biblioteconomia è saggio notevole una breve ma sostanziosa memoria sopra Il governo e le biblioteche, pubblicata nel 1867; dove svolge tutto il programma di una Sopraintendenza delle biblioteche, che avrebbe dovuto, per questi istituti, sostituire l'opera delle tre divisioni del Ministero, nelle quali essi erano allora malamente smembrati. Chi volesse raffrontare questo programma con i regolamenti che nei due decenni successivi migliorarono l'amministrazione delle nostre biblioteche governative, anche se non sapesse che nella compilazione di quelli il Chilovi

ebbe parte diretta, potrebbe, credo, riconoscere facilmente in più d' una di quelle norme la mano di lui.

Salito nella Nazionale, di grado in grado, da scrittore a bibliotecario, egli passò, sul principio del 1879, a dirigere la Marucelliana, e anche qui della sua attività lasciò notevoli traccie. Nel 1880 Luigi Cremona lo chiamò a Roma, a collaborare seco al riordinamento della << Vittorio Emanuele »; e il Chilovi per quasi due anni v' attese così efficacemente che lo si sarebbe voluto trattenere più oltre colà. Ma oramai egli era, per lunga dimora, fiorentino, e preferi la Marucelliana; donde, non molto dopo, nel maggio dell' 85, ripassava alla Nazionale come direttore.

Ma quella stagione lieta fini troppo presto per le biblioteche! I mezzi non larghi, che, dopo molti stenti, esse avevano ottenuto, non furono adeguati poi ai bisogni, sempre crescenti, anzi ripetutamente vennero decimati; quel raro esempio della collezione Libri restò isolato, a ricordarci dolorosamente altre e più importanti raccolte che si sarebbero dovute rivendicare al patrimonio dello stato; la serie degli Indici e Cataloghi, dopo alcuni ottimi volumi, rimase interrotta; e fu ridotto a metà anche quel Bollettino, che per le cure amorose e continue del Chilovi aveva potuto acquistare il primo posto fra gli analoghi repertorî bibliografici degli stati più culti. Di queste diminuzioni non è a dire quanto si dolesse egli, che ogni attività e ambizione aveva posta nella sua biblioteca; ma sopra tutto lo angustiavano le difficoltà e le lungaggini d'ogni sorta, che dopo il primo breve entusiasmo, incepparono le pratiche per quella nuova sede, stata sempre, dall' 85 in qua, in cima a tutti i suoi pensieri. Non restava egli dal sollecitare, dal dimostrarne la necessità, e il danno irrimediabile cui si andava incontro indugiando; dallo studiare, nei suoi più minuti particolari, l'organismo complesso di quell' edifizio, nel quale la biblioteca di Firenze avrebbe potuto assettarsi e crescere, con tale comodità e compiutezza di ordinamento, da essere modello a tutte l'altre d'Italia, e centro illustre non dei soli studî italiani. Dopo 17 anni di ardua preparazione e di lotta quasi quotidiana, alla quale spesso egli fu solo, nel 1902 ottenne finalmente dal governo e dalla città di Firenze la sanzione al suo grande progetto e i mezzi per eseguirlo; ma dell'esecuzione non fu dato a lui di vedere che i primi disegni, sulla traccia delle geniali disposizioni che egli stesso era dettando agli architetti.

Pareva quella, e fu veramente, una primavera fortunata per le biblioteche nostre. Tornavano allora dall' Inghilterra i manoscritti di Guglielmo Libri, riacquistati all'Italia grazie all'opera del Villari e del Martini, sottosegretario all'Istruzione insieme col Coppino; e per le biblioteche, da quello stesso ministero, si venivano preparando, con larghezza inusitata, provvedimenti e ordinamenti che segnarono una nuova èra nella storia di questi nostri istituti. Il regolamento del 1885 fu quasi intieramente opera del Chilovi, che anche dieci anni innanzi avea collaborato col Bonghi alla precedente riforma delle biblioteche ; e questa dell' 85 non solo ebbe molte lodi dai migliori maestri di biblioteconomia, ma, che più importa, può essere lodata anche oggi, dopo vent'anni di prova, e in molte parti durare come fondamentale. S'inaugurava anche allora la utile serie degli Indici e Cataloghi; e per essa il Chilovi divisava e compilava quell' Elenco delle pubblicazioni periodiche ricevute dalle biblioteche pubbliche governative nel 1884, che fu un primo saggio del catalogo collettivo cui egli da lungo tempo aveva vagheggiato allo stesso scopo, più largamente e più continuatamente, intendeva il Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute dalla Nazionale per diritto di stampa, che a cura di lui s'iniziava l'anno appresso. In quel momento fortunato parve si avviasse a felice risoluzione anche il problema della nuova sede della biblioteca (già allora vecchio problema!), perchè, a istanza del Chilovi, il municipio di Firenze, sul finire dell' 85, offriva al governo, per la biblioteca, una capace area nel centro della città.

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venuto

La non lunga serie delle pubblicazioni del Chilovi, quasi tutte di biblioteconomia, spetta intieramente, si può dire, all' ultimo decennio della sua vita: dopo quel primo saggio del 1867 corre un lunghissimo intervallo, corrispondente agli anni migliori della sua attività pratica, senza che s' abbia a registrar nulla a stampa col suo nome. Non è improbabile

che all'elenco raccolto qui appresso possa essere sfuggita qualche cosa, perchè pare egli serbasse allora volentieri l'anonimo, come fece in quella memoria sopra Il governo e le biblioteche; ma certo era del suo temperamento l'operare più che lo scrivere. Tuttavia anche allora egli seguiva con amore tutti i progressi della letteratura bibliografica, e dalle continue letture usava ricavare copiosi appunti, di cui venne formando un ragguardevole prontuario a schede: nè al pubblicare gli sarebbe mancata occasione, poichè fu lungamente assiduo e attivo nelle redazioni della Nuova Antologia e della Nazione. Più tardi, da quelle stesse men liete circostanze della vita ufficiale, cui accennavo pur dianzi, fu, secondo io credo, portato a scrivere più spesso, per far noto ciò ch'egli aveva pensato e tentato, non soltanto per la nuova sede della sua biblioteca.

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Il tempo aumenterà anche il valore, pur oggi ragguardevole, di quella grande raccolta di lettere e di altri documenti autografi del secolo XIX, che il Chilovi iniziò col titolo di Archivio della letteratura, e accrebbe, per mezzo di acquisti e di doni fortunati, cosi che essa oramai comprende più centinaia di migliaia di fogli. E quando essi avranno avuto l' ordinamento, semplice e razionale, che egli imaginò, e che altri ha già da lui imitato, formeranno certo un archivio copioso e prezioso per la storia politica e letteraria del secolo scorso.

Apostolo fervidissimo della cooperazione bibliografica, in tutte le sue forme, fu primo a divulgare tra noi il metodo decimale proposto dal Dewey per il catalogo sistematico, e a raccomandare le imprese bibliografiche collettive promosse dall'Istituto internazionale di Bruxelles, dal Concilium bibliographicum di Zurigo, e dalla Società Reale di Londra. Ma anche negli scritti informativi, cui alludo, egli aggiunge sempre alle proposte altrui osservazioni preziose e buoni corollari derivati dalla propria esperienza è deferente sempre alle utili iniziative degli stranieri, ma sempre anche geloso del buon nome italiano: ai volumi dal troppo uso. proposito del catalogo della letteratura scientifica fu il primo egli a reclamare che non ne fosse bandita la lingua nostra.

Altro argomento prediletto di studio. erano per lui le biblioteche del popolo : ne aveva già toccato in quella memoria del 1867, ma più largamente in tre altri articoli recenti venne descrivendo l'organismo delle librerie ambulanti e le loro più utili applicazioni nel contado e in città. Anche per questa parte fu un precursore, almeno fra i bibliotecari; perche il problema delle raccolte per il popolo, stabili e circolanti, acquista per essi ogni giorno maggiore importanza, non fosse altro per la necessità di sfollare le grandi biblioteche e preservarne

Con questi problemi, relativi ai grandi repertori di consultazione, occupava molto spesso il Chilovi la ricerca dei mezzi più acconci a ordinare e archiviare tutta quella più umile produzione tipografica che il diritto di stampa accumula nella Nazionale di Firenze, e che, nel suo complesso, pur rappresenta una parte notevole del costume e del pensiero nostro. A chi gli contrastava la utilità di quelle raccolte il Chilovi soleva rispondere che egli attendeva ragione dal tempo; e la avrà certamente, e presto, perchè pochi anni, grazie alla rapidità del vivere moderno, basteranno per dare colore e carattere storico a quei dispregiati documenti. Saranno allora

A un tratto, or sono due anni, con sorpresa di molti, il bibliotecario si rivelò anche novellatore; modesto novellatore, ma abbastanza efficace. Nella Cronaca di un idillio sono, piú che altro, ricordi della sua giovinezza, come dice egli stesso dedicandoli alla moglie, scene del suo villaggio nativo: l'allarme ridicolo prodotto nel paesetto dal tamburo di Valentino, le noie che ne vengono al sindaco e al giovine tamburino, l'idillio fra il giovine e la figliuola del sindaco, la lieta conclusione nelle nozze, combinate dall'autore. Nessuna abilità d'intreccio, nessun pregio particolare di forma; ma il libro si fa leggere: io so di chi avea sorriso aprendo il volume, e lettolo si ricredette: so che i lettori non mancarono, perchè presso l'editore non ne rimangono più copie.

Inedito resta di lui un altro racconto,

telegrafico.

Sinceramente modesto, profondamente buono, amò gli umili, e a molti di essi fu tacito benefattore; fu incoraggiatore dei primi passi di parecchi che poi salirono alto nelle biblioteche e negli studi; per sè non chiese mai compensi nè onori; non conobbe orgoglio o invidia, e seppe consumare dentro a sè molte amarezze.

Rosa Silnà, scritto con più alto intendi- | approntato anche un ingegnoso cifrario mento patriottico: anche questo si svolge nel Trentino, e parte in Boemia, per rappresentare la lotta nazionale e linguistica a due diversi confini etnografici. Un capitolo solo ne mise a stampa, sul principio di quest' anno, in una strenna trentina, sotto il titolo La lingua non muore; e fu, credo, l'ultima cosa che egli pubblicasse. Oltre a questi racconti, nelle vacanze autunnali degli ultimi anni era venuto tentando una commediola burlesca, e raccogliendo materia per due libretti di letture giovanili di uno almeno di questi posso aggiungere, che è in forma di raccolta epistolare, dove ogni lettera sarebbe stata riprodotta a facsimile dagli originali, che l'autore veniva perciò dettando a vari amici. In questa forma, che non so se altri abbia già sperimentato, egli pensava si dovesse esercitare meglio l'occhio e allettare la mente dei giovinetti, porgendo loro insieme occasione a molte osservazioni, che col testo a caratteri tipografici non sono possibili.

Non tanto questi ultimi scritti, ma e molti degli altri, e molti de' suoi intendimenti di bibliografo mi pare che rivelino nel Chilovi l'anima di un educatore, preesistente in lui al bibliotecario. Nulla certo egli ebbe del bibliotecario d' antico stampo, raccoglitore sempre un po' avaro, e dispensatore aristocratico di dottrina: non ebbe mai nemmeno la pretensione di apparire un erudito. Ma, ciò che val meglio, e certo più bisognava alle bi

Amava come seconda patria Firenze; ma le sue Alpi e il paesetto nativo gli erano sempre presenti, sebbene da parecchi anni, dopo la morte della madre, non avesse voluto farvi più ritorno. Quella sua Cronaca mostra quanto fossero in lui vivaci e nitide, anche negli anni ultimi, le memorie e le imagini della giovanezza. Le più care erano i tigli della piazza di Tajo, e il campanile. << Il campanile fu ed è sempre il compagno fedele della mia vita, del mio pensiero ! La visione sua sorge, si presenta sempre davanti a me nel momento voluto. La sua apparizione talvolta m'incoraggia, talvolta mi arresta; ma dissipa sempre i miei dubbi, mi mette sempre sulla buona via; oppure, se resta ostinatamente immobile davanti a me e mi sbarra la strada, mi costringe ad abbandonare, come cosa impossibile, quello che incautamente vagheggio.

Questa visione cara avea voluto fermare ultimamente nel suo ex libris, che la per rappresenta bene quale fosse, vecchiaia, l'ideale suo di pace. Ma non gli fu dato raggiungerlo in vita.

Mori la sera del 7 giugno; ebbe, il 9, nella sala della biblioteca, funerali solenni per concorso di colleghi, di amici, blioteche nostre allorchè il Chilovi iniziò di rappresentanti del Governo, del Cola sua carriera, egli fu un assiduo lavo-mune, degli istituti scientifici di Firatore, un amico sincero del libro, pronto aiutatore e imparziale verso ogni categoria di studiosi, con quel nobile al

truismo che del bibliotecario vuol essere

la prima virtù. Era in lui, con queste doti, molta tenace memoria, e grande varietà di cognizioni pratiche, di cui non fece mai mostra; e una particolare abilità a imaginare combinazioni e schemi per ogni sorta di ordinamenti, non solo nel campo bibliotecnico: ultimamente aveva

renze, di tutte le biblioteche d'Italia. Parlarono per i colleghi due bibliotecari che il Chilovi avea guidato nei principî della loro carriera, il Biagiˇe il Morpurgo; portò il saluto di Trento il prof. Alberto de Eccher, il saluto degli studiosi il prof. Roberto Davidsohn.

Fu sepolto nel piccolo cimitero di S. Felice a Ema.

S. MORPURGO.

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