་ buni arrivò a sei, ed erano eletti con i « voti del popolo. In tempo di guerra, i << tribuni si creavano anche dall' ordine se ་ ་་ ་་ natorio, e si dicevano laticlavii. Loro uffizio era assegnar le guardie, dar la parola, giudicare dei delitti de' soldati, invigilare per gli accampamenti, e disporre « tutto ciò, che nella marcia, e negli attac«< chi era ordinato dal comandante. L'anello d'oro, e il più ornato vestito distingue<< vano il tribuno; e nella colonna trajana, « il vestito de' tribuni, eguale si vede a quello degl' imperadori. La loro autorità « era grande, e il diritto avevano di eleg«< gere i centurioni. Lucio Sergio essendo << tribuno della legione xxIx c'indica un tem་་ po anteriore alla battaglia d' Azzio dell' (( anno DCCXXIII, e per conseguenza l'edili«tà di suo padre avrà corrisposto ai tempi ་་ ་ ་་ di Cesare, a' quali anteriore si sospettò da « noi essere stata Pola dedotta in colonia. ་་ Che la legione XXIX esistesse prima di « detta battaglia, è dimostrato dal numero << delle legioni, che in que' tempi tumultuosi « formavano gli eserciti dei contendenti alla gloria di distruggere la repubblica, e da Appiano s'impara, che Augusto solo (de « bello civil. lib. v.) aveva sotto di se nelle di lui « mani tutto l'imperio, egli riformò gli eserciti, distribuendo fra i soldati dimessi « i terreni della città. Nel marmo ancirano (pubblicato da Grutero pag. ccxxxi) si ricava, che il numero di codesti soldati << veterani montò a cento venti mila; e da « Svetonio (in Aug. cap. 46) si nota, che « in Italia furono 'distribuiti in colonie xxvIII quaranta legioni. Ridotto poi " " duo de triginta. Quel numero de' soldati pro indicati dal marmo sopra detto, formava no legioni quindici in dieciotto, le quali de«dotte dalle quaranta di prima, devono rimanerne soltanto xxIII, o al più xxv. Infatti sole xxv si distribuite nelle veggono vincie, per quanto da Tacito (Annal. lib. iv. pag. v.) si può rilevare. Dione però assicura (lib. LV. p. 645), che ne rimasero soltanto ventitre, delle quali ai tempi suoi, xIx sole se ne contavano. Se però la legione XXIX non esisteva più dopo >> " che molto prima di tale epoca, l' Istria era ammessa agli onori della milizia, e della cittadinanza romana, come di sopra << si accennò, e che l'arco di cui ora si fa parola, eretto fu nella bella età, in cui fiorirono tutte le arti, e particolarmente l'architettura. Infatti, il lavoro di esso è in gran parte, per ciò che riguarda le proporzioni, eguale a quello di Rimini e«retto in onore d' Augusto dopo il settimo « suo consolato, e nell'assegnazione dell' ot« tavo, cioè nell'anno DCCXXVII. ་་ Sopra l'architrave dell'arco è scritto: SALVIA. POSTÝMA SERGI. DE. SVA PECVNIA e nell'attico: SALVIA. POSTVMA SERGI. Dei fratelli Sergii duumviri daremo l'epigrafi all'articolo 4 ed ai numeri 32 33. 24. PUBLIO PALPELIO figlio di Publio, e di Trieste. forse fratello del proconsole Sesto, fu primieramente primo-pilo nella legione XX e poscia tribuno militare della legione VII, come sta scritto a grandi lettere in marmo lungo quasi otto piedi, posto nel muro presso il battisterio in Trieste. Carli Ant. Ital. T. 1. p. 73, e T. ш. p. XLVIII. QVIRINALIS P. P. LEG. XX. TRIB. MILIT. LEG. VII. PRAEF. II. CLASSIS. DEdit. 25. LUCIO FLAMINIO figlio di Lucio, Istriano. istriano, tribuno militare, rilevasi da lapida ritrovata in Aquileja, pubblicata dal co. Girolamo Asquini, ed ora esistente in Udine in casa del sig. Tullio, la quale ci fa conoscere tre Flaminj tribuni, istriani, e fratelli, perchè tutti tre figli di Lucio. Carli id. T. III. p. LX. L. FLAMINIVS. L. F. HISTER. AVG. TR. MIL. TITIA. P. F. VXSOR BABVLLIA. T. F. MATER Q. FLAMINIVS. L. F. HISTER. TR. MIL. SEX. FLAMINIVS. L. F. HISTER. TR. MIL. Istriano. Istriano. di Trieste. 26. QUINTO FLAMINIO istriano figlio di Lucio tribuno militare, come dalla suddetta epigrafe. 27. SESTO FLAMINIO istriano figlio di Lucio, è il terzo fratello della suddetta lapida, il quale fu pure tribuno militare. 28. QUINTO PETRONIO MODESTO, Come da lapida rinvenuta in Trieste, e nel 1509 trasportata a Venezia in casa Micheli, riferita dall'Appiani (pag. 352), dal Grutero |