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di Trieste.

sì inumano. Daremo quest' epigrafe trascritta dal Carli T. II. p. 114.

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Quest'inscrizione vi à da una parte dell'ara, dall'altra un cembalo, e dalla terza il simpulo. Da questi monumenti apparisce che lo stranissimo culto di Cibele era introdotto nell'Istria con tempio, e ministri.

61. VISIA TERTULINA Sacerdotessa di Cibele abbiamo innoltre in lapida nella chiesa maggiore di Trieste, nella cappella di S. Nicolò, colla quale si conferma il culto di Ci bele in detta città.

M. D. M.

IN. MEMORI. VISIE.L.F.TERTVLINAE
SACERD. DIVARVM. MATRIS. SVAE

SEX. APPVLEIVS. MARCELLVS.

ARUSPICI, AUGURI, FLAMINI, PONTEFICI,

EDILI.

62. LUCIO VERGINIO PUDENTE aruspice, di Pola. sacerdozio che prendeva gli augurj dall' esame delle vittime, e degl' intestini degli animali. Che questo culto ridicolo introdotto fosse nell' Istria, riscontriamo da lapida esistente in Pola nell'orto delle monache di S. Teodoro, la quale tratta dal Carli è la seguente: T. II. p. 118.

L. VERGINIVS

PVDENS

HARISPEX. ET

IVLIA . Q. F: LVCVLIA

FECERVNT.

63. MARCO PUBBLICIO ISTRIANO augure Istriano. di Aquileja ci fa conoscere il Carli T. II. p. 114. L'augure prendeva le predizioni, dal volo degli augelli, e dal pasto de' polli, Che questo culto fosse pure nell'Istria possiamo assicurarci, poichè L. Vario Papiriano del

n. 12, oltre l'essere stato flamine adrianale, e pontefice, fu pure augure. Augure fu pure Lucio Flaminio Istriano del n. 24. Flamine poi di Claudio il tribuno militare. Quinto Petronio Modesto di cui parlammo

al n. 27.

Di edili ci hanno conservato i nomi varii marmi istriani, cioè di M. Aurelio Menofilo edile di Pola indicato al n. 8; così n. 22. L. Sergio Lepido figlio di Lucio; L. Sergio figlio di Cajo al n. 31; e L. Sergio pur figlio di Cajo al n. 32. Edili tutti tre di Pola, come si legge sopra la porta aurea di quella città. C. Cetaacio Sevariano, e M. Surino ambidue edili di Trieste si appalesano, come fu indicato ai n. 35, 36. L'edilità nei primi tempi aveva cura delle fabbriche, e degli edifizj pubblici. Crebbero poscia di numero in Roma, e di dignità. Nel senato, dopo i consoli ed i pretori, avevano fra tutti la precedenza, e godevano del diritto delle imagini. Cicerone (in Verrem. 5. 14) ci dà una piena notizia del loro uffizio, cioè di celebrare con grandissime cerimonie i sacri giuochi a Cerere, a Libe

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ro, a Libera; con la celebrità d'altri giuochi render propizia la madre Flora al popolo, ed alla plebe romana; far con dignità e religione celebrare ancora i giuochi detti romani, a Giove, a Giunone, a Minerva ; e aver infine la cura de' tempj, e della città tutta. Continua il Carli T. II. p. 93 ad istruirci maggiormente nel modo che segue. » Immense erano le spese, che

in tali giuochi faceano, e basti per tutti >> il sapersi, che Marco Scauro nel solo >> teatro, che a tal effetto costrusse, la ter» za parte ornato di

>>

spere, e di vetri, in >> cui tre mila statue si numerarono, spese, » al dire di Plinio (lib. 36 c. 15; l. 17.

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c. 1), circa a due millioni di scudi. Nel

le città provinciali minore dispendio senza » dubbio vi sarà stato; ma quivi pure l'e» dile il medesimo uffizio e dignità aveva, » che in Roma. ((

ARTICOLO VI.

MEDICINA.

€4. ANTONIC

di Pola. €4.

ARCHIATRI I.

NTONIO AZIO CALO archiatro in cippo sepolcrale di Pola ritroviamo, pubblicato da varii, e registrato dal Carli T. II. p. 128, del quale, per essere medico di un principe, il di cui nome ignoriamo, trascriveremo l' epigrafe.

D. M.

A. ACTIVS. CALVS

ARCHIATER

S. ET. IVLIAE. PRIMAE

CONIVGI. INCOMPARABILI

V. S. P.

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