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lo, a Filea fu surrogato DONATO, il quale, ordinati Macario a sacerdote, e Teodoro a diacono, governò con essi santamente quella chiesa, per il corso di circa quindici anni, e poscia riportò la palma del martirio intorno l'anno 320, cinquantesimo dell'età sua, avendo l'impero di Oriente, Licinio, che allora crudelmente infieriva contro i cristiani,

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93. S. GIROLAMO in latino Hieronymus, di Sdrigna. il più sapiente dottore della chiesa latina, che l'onorò col titolo di Massimo, fu figlio di Eusebio, e nacque nel castello di Stridone, oggidì Sdrigna nel marchesato di • Pietra-Pelosa, diocesi di Capodistria (a) in

(a) Nel lavoro della presente Biografia, avendo, sino da quattro anni, preso ad esame l'argomento della patria di S. Girolamo, mi sono convinto, ch'esso fu istriano, come dal contesto de' suoi medesimi scritti mi apparve. Per dilucidare questo punto estesi un opuscolo di 101 pagine, col titolo: Della Patria di S. Girolamo, e della lingua Slava, relativa allo stesso, e fu stampato in Venezia nel 1824 per Picotti. Dimostrai nel medesimo: 1 Che Sdrigna nell'Istria fu la patria di S. Girolamo. 2 Che la lingua slava era incognita ad esso:

torno l'anno 331 secondo la più comune opinione (b), e secondo il Muratori nel 341.

3 Ch' egli non tradusse in slavo i libri sacri, il Messale, ed il Breviario glagolitici. 4 Che non fu l'autore dell' alfabetto glagolitico detto gerominiano. 5 Che al suo tempo non era peranco introdotta la lingua slava nella di lui patria, e nel le provincie situate alla sponda destra dell'Adriatico. 6 Che alla di lui età, nè in precedenza, e durante l'impero romano, la lingua slava e la illirica non furono una medesima lingua. 7 Dissi finalmente, che introdotti i slavi nel settimo secolo nell'illirico la lingua di questa nazione assunse il nome della vincia; e slavo ed illirico divennero sinonimi.

pro

In quell' opuscolo io diedi urbano eccitamento ai dalmati, ed ai pannoni, a comunicarmi i loro pensieri di opposizione e convincermi: o a cedere il posto, od a ritenerlo con più diritto, essendo questo il mio desiderio. Un silenzio di quattro anni mi parve sufficiente per includere nella Biografia istriana S. Girolamo. Ho esteso l'articolo, l'ultimo riservato, e passai allo stampatore il primo volume per la pubblicazione. Nel mese di giugno di questo

(b) Schoel. Abregée de la Letterature romaine. Paris 1815. I. IV. pag. 45. Il padre Dolci nella vita di S. Girolamo Ancona 1750. ritiene l'opinione del Muratori.

Esso fu di una ricca famiglia, accennando le celle de' servi, la di lui nutrice comune con Bonoso, ed il di lui precettore Orbilio, sotto cui con fatica, com' egli dice (c), apprese gli elementi della lingua latina. Ebbe pure un fratello Panliniano, ed una zia materna, Castorina, colla quale lungo tempo ebbe contese, che poscia dal santo furono troncate (d).

anno 1828 sorte alla luce in Roma per Bouriliè un opuscolo di D. Giovanni Capor dalmata, ed arciprete di S. Girolamo degli illirici di pag. 114, con cui intende confutare il mio libro. Sospendo la stampa sino alla lettura di detta operetta, dalla quale maggiormente mi sono convinto, che S. Girolamo era nato nell' Istria. Quindi, ritenuto l'articolo di San Girolamo, diedi mano alla stampa della Biografia, estendendo contemporaneamente col linguaggio della moderazione un' Apologia, con cui si confuta l'opera del Capor, si rimarcano i modi spinti ed inurbani, si riconferma evidentemente S. Girolamo di patria istriano, e si pubblica colle stampe di Giovanni Marenigh in Trieste in 8. (hi amasse questo argomento legga la detta Apologia unitamente al mio opuscolo precedente.

(c) Apol. II. adversus Rufinum.
(d) Nella lettera alla detta Castorina dice:

Quid

Si crede che passasse alquanto tempo allo studio in Aquileja, ma è certo che si trovasse in Roma nel 360 insieme con Bonoso, allettati ambidue dalla fama degl' insigni letterati Vittorino rettore, a cui il senato eresse una statua nel Foro Trajano, e Donato grammatico. Nella scuola di questi celebri professori, che nomina sempre con riconoscenza, si applicò con studio indefesso alla rettorica, alla logica, alla filosofia; nè vi ha poeta, oratore, filosofo,

storico sì greco che latino, di cui non facesse sommo profitto, della qual erudizione profana, piena la di lui memoria, in tutte opere di religione ne fece uso frequente.

le

Suo malgrado però, ed a fronte di tanta applicazione, le delizie di quella capitale non l'esentarono dall' esserne attratto,

agemus nos in die judicii, super quorum iram non unius dici, sed tantorum annorum sol testis occubuit? Quomodo in quotidiana prece diximus, dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus? Quod si tu, quod procul absit, volueris, ego liber ero. Epistola me hæc mea, cum lecta fuerit, absolvet.

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