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chio, e di Marcella alla vergine Principia, presentano sublimi sentimenti di pietà, di penitenza, di virtù, e di santità in queste donne, che alla lettura teneramente se ne risente il cuore commosso.

Il pontefice Damaso muore al 13 di gennajo 385, e vi succede Siricio, il quale essendo di semplice ingegno, fu mal prevenuto di S. Girolamo, nè si servì di lui nello scrivere le lettere, come fece il di lui predecessore. L'invidia, la maldicenza, e la detrazione allora si scagliarono contro il santo Dottore, il quale già aveva ripresi i costumi sregolati, l' ignoranza, e l'avidità di quel clero. Fu attaccato principalmente per la relazione che aveva colle indicate matrone romane. Nella lettera scritta ad Asella, prima di montare in nave, ne fa una viva, tenera, e commovente pittura (i). Disgusta

(i) Licet me sceleratum quidem putent, et omnibus flagitiis obrutum .... Ego probosus: ego versipellis et lubricus; ego mendax, et Satana arte decipiens. Osculabantur mihi manus quidam, et ore vipereo detrahebant: hic in simplicitate aliud suspi

.....

to di Roma parte nel mese di agosto di detto anno in unione di suo fratello Pauli

,

niano, di S. Vicenzo prete, e di una moltitudine di santi, e monaci che l'accompa

cabantur. La calunnia tendeva principalmente, perchè Paola e Melania avevano stabilito di seguirlo a Gerusalemme; segue egli: Nihil mihi objicitur, isi sexus meus; et hoc numquam objicitur, nisi cum Hierosolymam PAULA et MELANIA proficiscuntur. O invidia primum mordax tui! Nulla alia romanæ urbi fabulam præbuerunt, nisi PAULA et MELANIA, qua contemplis facultatibus, pignoribusque desertis, crucem Domini, quasi quodam pietatis lavare vexillum. Si balnea peterent, unguenta eligerent; divitias, et viduitatem haberent materiam luxuriæ, et libertatis, Domina vocarentur et sancta: nunc in sacco, et ci.. nere formosa volunt videri, et in gehennam ignis cum jejuniis et pædere descendere ...., antequam domum. S. Paula nossem totius in me urbis studia consonabant: omnium pene judicio dignus summo sacerdotio decernebar. Innoltre indica qual' era PAULA: cujus canticum psalmi, sermo evangelium, delicia continentia, vita jejunium; squallens sordibus, et flatibus pene cœcata.

Nella prefazione al libro de spiritu sancto di Didimo dimostra il suo disgusto verso Roma,

di

gnano, altri sino al Porto Romano, ed altri sino in Palestina. Ascende la nave, veleggia sino a Reggio, ove si ferma per attendere alquanto Paola ed Eustochio madre e figlia; naviga fino a Cipro, visita a Salamina il vescovo S. Epifanio, passa in Antiochia, ov'è accolto con somma allegrezza dal vescovo S. Paolino, ed alla metà del

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cendo. Dum in Babylone versarer, et purpurata me retricis essem colonus, et jure quiritum viverem ecce olla illa, quæ in Hieremia post baculum cernitur, a facie Aquilonis ardere, et Pharistorum conclamavit Senatus ; et nullus scriba vel fictus, sed omnis quasi indicto sibi prælio doctrinarum, adversus me imperitia factio conjuravit. Il Baronio all'anno 385, parlando di questa invettiva, osserva saggiamente, che non devono prendersi in ampio senso queste espressioni, nè intendersi la generale ignoranza e sregolatezza de' costumi del clero romano; mentre la storia c'istruisce che a quel tempo v'erano in Roma degl' uomini di merito per dottrina, e per santità; e che S. Girolamo parla soltanto di quegl' ignoranti e viziosi che in buon numero aveva già in precedenza corretti, e ripresi. Infatti nell' epistola 40 dice. Nos vitiis detrahentes offendimus plurimos.

l'inverno di detto anno 385 con gran freddo, felicemente arriva a Gerusalemme. Di là scorre l'Egitto; si trova in Alessandria nel 386 con Paola; ascolta Didimo per la seconda volta, e quantunque avesse i capelli bianchi, non si credeva si credeva troppo vecchio per cessare di apprendere. Visita gli eremi della Nitria, monte dell'Egitto, nel quale una moltitudine di anacoreti attendevano alla penitenza, ed in questa circostanza indica il contegno di Paola nel di lei epitafio. Mirus ardor, et vix in fæmina fortitudo. Oblita sexus, et fragilitatis corporeœ, inter tot millia monachorum cum puellis suis habitare cupiebat. Trova quegli eremi imbevuti delle opinioni di Origene da Evagrio Pontico, quindi si ritira da essi, e ritorna a Betlemme.

Confinato in quell' eremo rinuova lo studio della lingua ebrea, onde maggiormente perfezionarsi nella medesima. A quest'oggetto, con grave dispendio, com' egli scrive ad Oceano, si serve di Barabano di notte tempo, perchè temeva i giudei (k).

(k) Pulabant homines me finem fecisse discendi.

Dai codici, che dagli ebrei si consideravano canonici, traduce il Vecchio Testamento dall'ebraico nel latino, come dice nel catalogo: vetus juxta Hebraicum transtuli. Di questa traduzione è criticato da' suoi malevoli, e specialmente da Ruffino, contro cui nell' apologia se ne duole (1). La riputazione però di questa traduzione è abbastanza nota e tanto più da che il Concilio di Trento

Quo labore, quo prælio Barabanum habui nocturnum præceptorem? Timebat enim judeos.

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(1) Egone contra septuaginta interpretes aliquid sum locutus; quos ante annos plurimos diligentissime emendatos meæ linguæ studiosis dedi?. Ego philosophus, rhetor, grammaticus, dialecticus; hœbreus, græcus, latinus; trilinguis. Hoc modo, et tu bilinguis eris, qui tantum habes græci, latinique sermonis scientium; e poscia: O labores hominum semper incerti! O mortalium studia contrarios interdum fines habentia! Unde me putabam benemereri de latinis meis, el nostrorum ad discendum animos concitare; inde in culpam vocor; et nauseanti stomacho cibos ingero. Lo Stiltingo (acta SS. Sept. T. VIII) difese egregiamente S. Girolamo, accusato di ave re oltrepassato i limiti di una giusta moderazione nelle controversie con Ruffino.

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