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CAPITOLO I.

EPOCA ROMAN A.

Mi piacque dar principio al lavoro

,

dall'epoca Romana, perchè trovai nella medesima dei caratteri marcati, e di un illustre e celebre nome li quali degnamente, ed a patria gloria dovevano essere rammentati: ed ho voluto innoltre prendere quell'epoca, per far presenti ai miei concittadini dei memorabili quadri di antichità, onde animarli allo studio dell' archeologia, il quale, oltre all' utilità che ne porta per l'erudizione e per la storia, non è certamente privo di aggradevole soddisfazione e diletto, quantunque sembrar potesse, di primo tratto, arido e strucchevole.

A questa voce archeologia sento risvegliarmisi nell'animo un tenero sentimento di

riconoscenza per la bontà, con cui nel giorno 12 luglio del decorso anno 1827, condotto dal chiarissimo e dotto ab. Carlo Fea all' accademia archeologica di Roma, all' aprirsi di quella sessione intesi il mio nome, trasandato ogni rigor di legge, proposto per acclamazione, ed acclamato in membro corrispondente di quell' illustre Istituto. Colgo quest' occasione per manifestare pubblicamente la mia gratitudine a quel dottissimo consesso di porporati, di prelati, e di celebri archeologi, che formano tutti il primo fiore della sapienza e delle virtù di quell'eterna capitale delle arti belle, dell'antichità, della religione, e del mondo.

In Epulo, ultimo re dell'Istria, troveremo un luminoso esempio di valore, di coraggio, di eroica fermezza nell' avere battuti più volte i romani, ottenute le spoglie opime, al dire di Floro, e vinto con piena disfatta, e completa vittoria il campo al Ti

ma,

mavo; vittoria che portò lo spavento a Roordinandosi pubbliche preci a salvezza delle legioni; ma vedremo avvilito e depresso tanto valore dalla gozzoviglia e dal vino, in cui immerso il re vittorioso, lasciando fuggire il corso della vittoria, fu dal nemico attaccato di notte, battuto, disperso, inseguito, e di vicenda in vicenda sempre a disperato partito condotto, chiuso in fine cogli ottimati in Nesazio capitale del regno, ridotto all' ultimo cimento, scelse morte onorata, trafiggendosi il petto col ferro, anzichè servire a miserando spettacolo di trionfo al superbo console Claudio, perdendo così per un vizio il regno e la vita. Ci sarà questo esempio di scorta salutare per stringere la fortuna pel ciuffo, quand' ella ci arride, armarsi di coraggio e fermezza negli incontri opportuni, e fuggir con orrore la crapula, ed il vino, vizj capitali, che avviliscono l'umana ragione, deturpano ogni

nobile azione, e sono all' uomo di eccidio fatale.

Abbiamo nel console Tito Statilio Sissena Tauro un celebre concittadino, il quale con un corredo luminoso di ogni genere di virtù, di prudenza e di saggezza, seppe ascendere ai primi onori, ed alle prime dignità dell'Impero, accumulando immense ricchezze, e cattivarsi il favore di Augusto; a piacere del quale, col proprio peculio fece costruire, nel luogo ora detto Monte Citorio, un anfiteatro, il primo di pietra che in Roma si vidde; e quindi sulle traccie di questo grand' uomo sapremo noi procurarci un fascio brillante di prudenza e di virtù, per appianarci la via ad afferrare la scala ad impieghi cospicui, ad onori più elevati, ed ottenere straordinarie dovizie.

Così pure ci serviranno di dolce eccitamento i virtuosi esempj e cospicui caratteri, dell' altro console Petronio Probo, dei

proconsoli Cajo Vibio Varo, e di Sesto Palpellio.

Un cittadino singolarmente amoroso e benefico alla patria riconoscente noi troveremo nel senatore Fabio Severo triestino, il quale sino dall' adolescenza fu animato dal santo amore di patria, ed in età virile e nel colmo degli onori, prestossi caldamente a sua difesa presso i magistrati in Roma, e l'imperatore Antonino Pio; ottenne favori, grazie, ed utili reali a prò della stessa, pei quali la patria grata gli fece erigere nella parte più celebre del Foro, una statua equestre dorata con base, su cui è scolpito glorioso decreto a memoria de' posteri, e sino a noi pervenuto.

Non estenderemo più oltre le nostre osservazioni per non dilungarci di troppo. Si potranno scorrere i gradi degli equiti, della milizia, dell'amministrazione, dei muncipii, della religione, ove scorgonsi e magistrati

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