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Christi cccc.XLIII.

Hic in POLA civitate

Istriæ ortus, et catholicis disciplinis eruditus, episcopus factus, sua prudentia et doctrina populum sibi subditum propter instantes persecutiones multis augustiis circumseptum ab erroribus conservavit illæsum. In cujus laudem Leo papa sic ait... » Lectis Fraternitatis tuæ litteris, vigorem >> fidei tuae, quam olim noveramus, agno>> vimus : congratulantes tibi, quod ad cu>>stodiam gregum Christi pastoralem curam

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vigilanter exsequaris, ne lupi qui sub spe>> cie ovium subintraverunt bestiali sævitia simplices quoque dilacerent.... » Huic Januario episcopo S. Leo papa scribit: quod episcopi, et reliqui clericalis ordinis de Pelagiana vel Calestiana hæresi ad unitatem Catholicam redire volentes, in suis sedibus non restituantur, nisi publice erroribus abrenunciaverint. Transactisque annis octo in sua sede, hic episcopus diem clausit extremum anno Christi 451.

Visse Gennaro nella cattedra di Aquileja anni 8, essendo morto nel 451. Ne parla brevemente di esso l' Ughelli nell' Italia

nell'

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Sacra T. v. p. 25, ma lungamente, e con giudiziosa critica ne fa dicorso il Rubeis Monum. Eccl. Aquilej. pag. opera e segg., ove si riscontra che più lettere piene di unzione apostolica scrisse a Gennaro il S. Leone papa, delle quali il Rubeis ne dà partitamente il contenuto. Tra i periodi di esse lettere, sono rimarcabili i seguenti, fra i cinque capitoli indicati. Nel primo dice: agnovimus, quosdam presbyteros, diaconos , ac diversi ordinis clericos, quos Pelagiana sive cœlestiana hæresis habuit implicatos, ita in vestra provincia ad comunionem catholicam pervenisse etc. Nel secondo, parlando dello stesso argomento. Ut congregata synodo provincialium sacerdotum, omnes sive presbyteri, sive diaconi; sive cujuscumque ordinis clerici, qui de Pelagianorum etc. Dalle quali espressioni consta non essere stati compresi nell'eresia i vescovi, come dice il Dandolo, e come la storia intiera ci assicura non esservene stato alcuno in queste eresie implicato della Venezia. Dell' Istria poi non potevano esservene, perchè vescovi in Istria in allo

ra peranco non ve n'erano. Ciò risulta dippiù, mentre a quel tempo il vescovo di Aquileja non era metropolita, e ciò si riscontra dal suddetto secondo capitolo, in cui si ordina un sinodo provinciale di Sacerdoti Provinciali, cioè dell' Istria e della Venezia, ambedue formanti una sola e stessa provincia tanto civile che ecclesiastica, spesso l' una confusa ossia immedesimata coll' altra, in modo che si disse tanto Provincia Istrice et Venetia, come Istria sive Venetiarum, ed ancora Venetia seu Istrice, non che in altre forme ancora, tanto prima che dopo lo scisma aquilejese detto Scisma Istriano.

e

Rimarcabile pure pel santo regime delle chiese si rende alt ro paragrafo di lettera del detto pontefice al nostro Gennaro (Rubeis pag. 137), dal quale apparisce quanta vigilanza sulla condotta del clero deve avere un vescovo e quali conseguenze ne derivino dalla trascuratezza e negligenza de' medesimi. Non autem dubitet Dilectio tua, nos, si (quod non arbitramur) neglecta fuerint, quæ pro custodia canonum et pro

fidei integritate decernimus, vehementius commovendos: QUIA INFERIORUM ORDINUM CULPE AD NULLOS MAGIS REFERENDÆ SUNT, QUAM AD Desides NEGLIG ENTESQUE rectores.

Diffatti non vi sarà giammai un buon gregge, quando non si abbia un ottimo pastore; mentre dalla condotta del pastore in costume, in zelo, in religione risulta il costume, lo zelo, e la religione del gregge.

106. LORENZO detto Moro di Pola, secondo il Dandolo, fu patriarca di Aquileja nel 534, dicendo: Laurentius episcopus, qui alio nomine Maurus dictus est, confirmatus fuit anno Domini DXXXIV. Hic in Pola urbe Istria natus, hoc tempore hunc Præsulatum obtinuit Hic itaque episcopus, dum sedisset annis iv. mensibus v. de hoc sæculo migravit anno 539, a cui successe Macedonio. Il Rubeis non trovando alcuna memoria in Aquileja, e nelle cronache, e nei cataloghi di questo Lorenzo, dubita di esso. Id. p. 164.

107. MARCIANO nato nel castello di Pirano, educato, e consacrato sacerdote dal patriarca Elia, approvò lo traslato della

534 di Pola.

607 di Pirauo.

615 di Umago.

sede di Aquileja a Grado in unione di tutto il clero, ascese gradatamente agl' impieghi sotto il patriarca Severo, a cui successe nella sede della Nuova Aquileja, ossia Grado, per unanime consenso di tutti gli elettori nell'anno 607, e che plenus dierum, dopo anni 3, mesi, giorni 5, di patriarcato fini di vivere in Grado, secondo la Cronaca del Dondolo lib. 6 cap. 2 p.12. L' Ughelli Tomo V. p. 32 lo pone fra i patriarchi di Aquileja, e pag. 1084 fra quelli di Grado. Il Coleti p. 1084 nella nota lo vuole di Aquileja, ed il Rubeis pure (loco cit. pag. 300) lo ritiene in patriarca di Aquileja, e scismatico.

108. EPIFANIO nacque nel castello di Umago, fu primicerio de' notaj in Grado sotto Severo, ed in quell' isola dai vescovi cattolici fu eletto patriarca. Visse nella sede un anno, mesi 3, e giorni 2. Lasciò erede de' suoi beni la chiesa di Grado, ed in quella fu sepolto. Dandolo cap. 5 lo chiama vir catholicus, et scripturis divinis satis eruditus. Paolo Diacono lib. IV. cap. 34, Rubeis pag. 295, Ughelli T. v. p. 1084.

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