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Vergerio sia una nuova testimonianza, perchè anzi questa è la sola ed unica testimonianza, che il Muzio ha potuto ritrovare nel corso di sei anni, a carico di G. B., per cui il tutto si riduce a quest' unico e solo testimonio.

Vediamo adunque che cosa dice quest' unica testimonianza, e trascriviamo il periodo, quale lo porta il Muzio stesso. Se bene io aveva, dice Pietro Paolo, gli occhi di tutta la città di Capodistria, anzi di tutta la Istria addosso ..'io arditamente... non solo non volli ricordar mai a mio fratello confessione auriculare, et untione estrema, ma è vero, che io diedi commiato a frati, et che io non ordinai che si havesse a dir messa alcuna, et feci far le esequie meno imbrattate che potei. Questa autentica testimonianza non prova, come pretese il Muzio, che G. B. morì con disprezzo de' sacramenti, e con disprezzo di tutte le cerimonie e consuetudini della chiesa, ma evidentemente dimostra, che fu Pietro Paolo l'apostata, il quale quantunque avesse adosso gli occhi di tutta l'Istria, non

volle ricordar mai a suo fratello confessione auriculare, nè estrema untione, e ch' egli diede commiato ai frati, perchè non gliela ricordassero. È falso adunque che G.B. morì collo sprezzo de' sacramenti. La parola zo per ben quattro volte ripetuta da Pietro Paolo, fa vedere ch' egli solo fu l'autore di questo sinistro avvenimento, e che G. B. n' è affatto immune; nè avendo voluto Pietro Paolo ricordare al fratello i sacramenti, ed anche avendo allontanato i frati perchè nol facessero, la morte senza sacramenti di G.B. tutta si deve a Pietro Paolo, e non può attribuirsi in modo alcuno a G. B. e molto meno potrà dirsi che morto sia col disprezzo de' sacramenti. Par incredibile, che il Muzio dotto ed illustre letterato sia stato cotanto reso cieco da non conoscere la stranezza dell'applicazione di questo passo, attribuendo a G. B. ciò che tutto è dovuto all' apostata Pietro Paolo; e produrre una testimonianza la quale stessa apertamente lo smentisse.

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Anzi da questo stesso, passo, e da questa testimonianza giudicar dobbiamo, che G.

B. mori cattolico, per quanto umanamente estender si possa l' umano giudizio, mentre Dio solo vede il cuore degli uomini.

re,

Pietro Paolo dice io non volli ricordar mai a mio fratello confessione auriculaet untione estrema, et io diedi commiato a frati; e per qual motivo tutto ciò? È chiaro il conoscerlo: perchè se P. P. avesse ricordati i sacramenti al fratello, essendo G. B. cattolico se ne avrebbe munito ma P. P. bramando che morisse il fratello senza sacramenti, non solo non ha voluto mai ricordarglieli, ma allontanò anche i frati, essendo certo, che questi ricordando a G. B. i doveri di religione, li avrebbe soddisfatti: dunque dobbiam ritenere umanamente che G. B. sia morto cattolico, e non eretico.

,

Ecco pertanto che possiam dire all'apostata P. P. ex ore tuo te judico, e col suo stesso scritto dichiararlo un mentitore, mentre se fosse stato vero, com' egli disse, che suo fratello G. B. era dei medesimi sentimenti di lui, che aprese con tutti gli spiriti quella dottrina, che la facesse gagliar

damente predicare nella sua diocese, che era suo vero fratello cosi di spirito come di carne, e che, se avesse vivuto, col tempo havria gittata la mitra, poteva bene ed il fratello Pietro Paolo, ed i frati, e qualunque altro ricordare i sacramenti a G. B., ch' egli li avrebbe fermamente ricusati; ma non avendoli alcuno ad esso ricordati, ed anzi avendo maliziosamente P. P. cercato ogni via, perchè non gli fossero ricordati, dobbiamo ragionevolmente conchiudere, che G. B. non aveva i sentimenti di P. P., nè quanto ha milantato l'apostata dopo la sua apostasia; e che P. P. è un mentitore, e che G. B. è morto cattolico.

Dalle notizie intorno Ottoniello Vida del marchese Gir. Gravisi (pag. 24) ritroveremo ancora P. P. contradicente con se stesso, e che scrivesse per riscaldo di mente e di partito secondo le circostanze a lui proprie, mentre dopo aver egli nel 1554 proclamato il fratello G. B. come di sentimenti ad esso uniformi, nel 1559 ovvero 64 nel suo Postremus catalogus, nel quale esamina le cinque edizioni dell'indice de' li

bri proibiti, degli anni 1548, 52, 54, 59,

,

64, nei quali scopre diffatto molti errori nel nome degli autori, e nel titolo de' libri, come assicura Apostolo Zeno (Annotaz. alla Bibliot. della Letterat. Ital. T. 1. p. 16), ei se ne lagna (pag. 15), dicendo, che suo fratello G. B. vi fosse inserito ingiustamente per la Parafrasi da esso fatta sopra il salmo 118 Beati immaculati in via ec., ed essere passato a silenzio ch'esso fu vescovo, ut sane fuit per duodeviginti annos et quidem honoratissimæ civitatis, cioè di Pola; gloriandosi con ciò che suo fratello fosse stato vescovo, quando prima ne fece uno sprezzo; e che fosse cattolico, quando in precedenza disse ch' era a lui eguale in dottrina. Singolare stravaganza, e contraddizione in chi abbraccia un partito. L'essere poi stato G. B. inscritto nell' indice de' libri proibiti attribuir dobbiamo ai motivi stessi per i quali fu inserto Ottoniello Vida, e tant' altri per equivoco, o per aver dato retta a' di lui nemici, e spezialmente ai riscaldi del Muzio : ma che questa Parafrasi non contenesse sentimenti con

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