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ma asserendo non saper lui se qualche eretico avesse pubblicato tali ragioni sopra le leggende; ma supposto anche che molti ne avessero parlato, non sarebbe egli permesso, soggiunge, il replicare una verità che fosse detta da loro? Questo metterebbe, dic' egli, un gran disordine in tutta la chiesa perchè sono stati anche heretici che hanno confessato che Cristo sia stato figliuolo di Dio, et poi in altro, hanno avuto delle opinioni erronee et dannate. Per non acconsentir con loro non dovressimo dunque dire, conchiude, che Cristo sia figliuol di Dio ?

III. La difesa terza versa sulle immagini; cioè existens in loco Pirani dum vidisset imaginem S. Georgii confalonis etiam dicti loci, ausus fuit dicere cum maximo scandalo multorum: buttate giù quel cavalazzo, (intelligendo de immagine S. Georgii). Supposto anche, dic' egli, ch' io avessi detto quelle parole vedendo in una chiesa una figura di S. Giorgio su un cavallo di cartone malissimo fatto, et molto grande, non minore d'un grosso cavallo d'arme et vicina una figliuola del re anche molto

grande, et una gran bestia. . . . pendente su certi travi in mezzo della chiesa principale della terra, et la tiene tutta occupata: sarebbe stata eresia? Un vescovo, in atto di visita, ha certamente facoltà di togliere dalle chiese tutto ciò che sembra indecente, e deforme.

Altra simile accusa versa sulla di lui disapprovazione d'una malfatta statua di S. Antonio abbate nella terra d' Isola; ed altra, dall' aver fatto rimuovere nella chiesa di Pirano l'immagine di S. Anna, subtrahi imaginem S. Annæ, et lampadem ibi accensum. Descrive come le donne pochi anni prima avevan posto sopra un altare una statua di legno distesa sopra un letto, in atto di partorire, a cui si teneva una lampada, e vi si raccomandavan le partorienti. Nega poi di averla fatta rimuovere, asserendo che tuttavia esisteva.

Ma i frati zoccolanti francescani dichiarati nemici del vescovo addussero un testimonio, il quale disse: ho sentito dire al vescovo (in proposito di una lampada all' immagine della B. Vergine) che sarebbe

meglio dare a' poveri quell' olio che si abbrucia nelle lampade davanti le immagini. Al che risponde I. che un solo testimonio non è attendibile; e II. che certamente opera più grata a Dio è il soccorrere i poverelli, che mantenere accese tali lampadi. L'aver beffatto un cattivo pittore che aveva fatto una pittura sproporzionata di S. Paolo, è pure articolo di processo, come nel vedere il piombo d' una bolla de' beneficj, l'aver apostrofato i SS. Pietro, e Paolo così : chi vi avesse detto che le vostre teste dovessero essere a questo questo modo scolpite in piombo?

Altro articolo si legge : dixit quod imagines sanctorum sunt idola. Per far conoscere il fonte di tali accuse si espone che un frate detto Bonaventura Garone guardiano de' zoccolanti adirato contro il vescovo, vescovo, il quale lo aveva rimproverato per aver preparati de' rastrelli alle parti d'un altare che si costruiva, ove dovea esser l'immagine della Madonna, che non era per anco dipinta, ad oggetto di attaccar ivi, come diceva, i voti e cere per i miracoli che quell'immagine do

veva fare; chiamò un prete e gli disse: vieni a dir qualche cosa contra il vescovo che lo faremo andar via di quà, e tu potrai tenere la tua femmina. Così fu accusatore altro frate del terzo ordine di S. Francesco, il quale promettendo cinque ducati ad una donna perchè dicesse d'esserle apparsa la Madonna, con ordinarle di dire al popolo, che dovesse andare cinque volte a visitare la sua immagine posta in una chiesa detta Santa Maria de' campi, ricavò moltissimi danari dal seguito concorso; ma

il

vescovo, conosciuta l'impostura, operò che il podestà (Alvise Donà ) facesse carcerare la donna con due altri complici, da' quali si rilevò l'industria del detto frate.

Ma intorno all'espressione d'immagine, e d'idolo protesta non aver altro oggetto che quello di far conoscere che la voce idolo in greco non vuol dir altro che immagine in latino. In fatti Elda vuol dire video; e Cicerone disse, imagines quæ idola

nominant.

IV. Dirige la difesa IV. contro il processo intorno i libri proibiti, che gli si tro

varono nello studio. Curiosissime, et in maxima copia tenuit, et tenet libros luteranos prohibitos, et quod pejus est illum diabclicum librum, quem vocant Pasquinum in extasi, tenere non erubuit; in oltre si nominano due altri libri, uno absque titulo nuncupatus il Beneficio di Gesù Cristo, et alius il Summario della scrittura.

Ad una tale accusa risponde con la dottrina de' sacri canoni, e de' concilj, ove s'inculca che i vescovi debbano leggere i libri degli eretici per confutarli, e scoprirne gli errori; e poi ne desume la difesa dalle incumbenze ch' egli come nunzio ebbe di trattar con gli eretici; e di mandare i loro libri anche a Roma. Si prolunga finalmente sul merito o demerito di que' due libri e sopra la qualità di alcuni accusatori.

V. La difesa V. che per titolo de' frati, cioè talem habitum, seu cappas religiosorum nihil prodesse: che religionem sanctorum Francisci, et Dominici spernere ausus est dicens hæc vel similia verba, et premissa omnia cum scandalo. Risponde il vescovo essere la prima un' industria de' frati

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