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quali si scatena nelle lettere particolarmente alla città, od alle monache (a).

non

Considerando però alla dolorosa situazione di quel vescovo non possiamo se che compiangerlo; e vedendo il premio che egli ottenne dei suoi servigj, gran motivo, dice il Carli, ne nasce anche di compatirlo, se si mostrò sdegnato contro più d'uno. Il Muzio medesimo non ardì di chiamar ingiusto assolutamente tale sdegno scrivendogli così, non vogliate che uno sdegno o giustamente, o ingiustamente conceputo vi separi dalla verità. Negli altri attacchi del Muzio sopra la sovranità che il tava verso i vescovi per mezzo

papa eserci

de' suoi lequesta, che

gati, non fu eresia il dubitare di anzi S. Bernardo nelle considerazioni ad Eugenio III dice: consideres ante omnia san

(a) Gio. Alberto Fabricio (in conspectu thesauri litterarii Italiæ p. 497) dice del Muzio e delle Vergeriane: Mutius in præcipuis magis mutus quam piscis, neminem movet, a ́nemine legitur.

ctam romanam ecclesiam cui deo auctore præses, ecclesiarum matrem esse non dominam : Te vero non dominum episcoporum, sed cum ex ipsis: porro fratrem diligentium deum, et participem timentium eum e che finalmente questo era un' articolo destinato alla definizione del concilio; ed in quanto l'aver detto che la romana chiesa ha bisogno di essere corretta e riformata; s'intende riformati gli abusi, di che erano persuasi tutti i più zelanti cattolici; ed al qual fine in Roma s'erano stabilite le congregazioni da Adriano VI., e da Paolo III. Ecco in quanta adulazione, ed a quale viltà si lasciò trasportare il Muzio, dall'odio contro il suo vescovo, e dalla speranza d' ottenere, come ottenne, una pensione da Roma.

Alle altre imputazioni riguardanti le dottrine di Lutero non è neppure di prestargli fede, mentre si sa aver il Vergerio scritto e combattuto contro tali dottrine, di che è lodato dallo stesso suo nemico: dicendogli: eravate Nunzio fra tedeschi, havevate notizia di tutte le loro heresie: di

quelle avevate copiosamente scritto, et con tutta quella intera cognizione le dannavate, le biasimavate, et combattevate contro di loro: ne da poi ne havete havuto tal nuova informazione che ragionevolmente vi debba haver fatto mutar opinione. Ma si deve credere che neppur l'abbia mutata, perchè nella difesa IV. egli protesta che il fondamento dell' huomo christiano, et la radice del ben vivere consiste nell' aver dottrina sana cattolica approbata dalla chiesa santa et non errar nelle cose della fede. Altra prova si è dalla lettera 31 gennajo 1543 da Capodistria diretta a Scipione Costanzo; a cui mandando i suoi dieci dialoghi intorno alle questioni, ed alle opinioni d'allora, così si spiega: mando le cose mie per essere corretto, e per imparare. sopra tutto dove fosse ogni minima cosetta, che non fosse conforme alla intenzion della chiesa, e lo prega di non risparmiare nè cassature, nè annotazioni. Così nella lettera alla regina di Navarra sino dunque al 1544 si vede, che il Vergerio versava, e scriveva sopra le controversie; e che lunge dall'

aderire al partito de' protestanti, egli ricercava pareri, e lumi, onde conoscere la verità, o almeno rendersi instrutto per intervenire degnamente al concilio; e questo è quello che far doveva ogni vescovo ed ogni teologo; mentre dotti uomini eran quelli co' quali si doveva in Germania combattere; i quali, alle ingiurie, alle invettive, ed alle villanie, con le quali usavan con loro, opponevano astutamente ragioni, raziocinj, ed autorità degli antichi padri sovvertendole a loro modo.

Le trame di questa persecuzione ecco come si ordivano. Annibale Grisonio n'era il direttore, e riscaldava il Muzio alla pugna; ed il Muzio ambizioso, bisognoso, intollerante, tutte le occasioni attrappava di scrivere ora per acquistarsi un merito presso i principi d'Italia, ed il papa, ed ora per isfogo delle sue passioni, e vendette. Scriveva incessantemente, e faceva spargere le sue invettive da per tutto, e particolarmente in Venezia per mezzo del segretario Fedeli, ed in Capodistria dal Grisonio, e dal frate Pietro di Giovanni domenicano. Altri frati vi

si unirono, e particolarmente li zoccolanti e i francescani. I primi per quell' immagine non per anco dipinta, e che destinavano a meritarsi delle elemosine, e dei doni per ' mezzo di miracoli; ed i secondi ed i secondi per essere stati separati dalle monache. Sussisteva in Capodistria, con maggiore costanza che altrove, la promiscuità del convento de' frati minori conventuali di S. Francesco con le monache di S. Chiara. Ne nacquero degli scandali, ed il vescovo Vergerio ebbe il merito di separare un convento dall'altro, e framezzo adattarvi una via pubblica, e nove di que' frati furono allora banditi dal generale loro medesimo. Il Vergerio tolse lo scandalo in questa parte, ma vi accrebbe il numero de' suoi nemici; mentre i frati puniti, ed irritati si unirono a gli altri intenti a procurargli l'estrema ruina.

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I direttori di questa trama come si accennò, erano il Grisonio, il Muzio, l' Elio. Più volte il Vergerio se ne lagna, e nell'accennata pastorale precisamente accenna, che gli accusatori, e testimonj avevano cospirato contro di lui, essendosi uniti

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