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convinto di falsa dottrina sul dogma; ed il Muzio stesso, grande persecutore di lui, per quanta diligenza facesse per dimostrarlo reo in qualche parte, non vi riuscì, come egli lo confessa nella lettera 8 agosto 1548 diretta alle monache, dicendo che le cose ed opinioni del vescovo intorno alla fede non gli sono state particolarmente espresse, ed in altro luogo: io veggo molte più cose da notare che da poter riprendere. In somma, siccome non v'è proposizione che a varie e diverse interpretazioni atta non sia; così il Muzio avvelenò ogni detto del suo volendo a tutta forza ch' egli fosse di quella setta, ch' egli aveva detestato; e pure la malignità ottenne il trionfo.

vescovo

Sino a questo punto si è potuto difendere il Vergerio, ma non si può giustificarlo in Germania. Colà incominciò spargere le sue dottrine, e poscia scagliò le sue invettive. Nell'anno 1550 stampò dodici trattatelli diretti a far conoscere le persecuzioni alle quali chi sostiene la vera dottrina appostolica secondo lui, è sotto posto, ed a propria giustificazione dell' essersi rifugiato in Germania.

Sembra però ch'egli dando sfogo allo sdegno siasi per qualche tempo contenuto anche in Lamagna dentro i confini della disciplina, prendendo di mira però in eccesso di rabbia il sovrano dominio del papa sopra i vescovi, e sopra il concilio, e sfogando la sua vendetta contro i suoi nemici, e particolarmente contro M. Della Casa; ma potrebbe dirsi ch' egli avesse sin allora risparmiato il dogma, nè aderito ancora avesse apertamente alle dottrine di Lutero; per la qual cosa da' luterani non fosse nè stimato come teologo settario, nè amato come lor partigiano. Nell'anno 1552 pubblicò una Raccolta delle commissioni, salvicondotti, bolle ec. 1552 ed altro pur libro col titolo: Concilium non modo Tridentinum, sed omne papisticum perpetuo fugiendum esse omnibus piis: nel qual libro si osservano diciotto documenti risguardanti il giuramento de' vescovi al papa; il canone che non si debba serbar la fede agli eretici; il confronto de' salvicondotti, a' quali non devesi credere ec. Diede motivo a questi libri l'affare seguito al concilio di Trento nel 1552 allorchè si

presentarono gl' inviati dell' elettore di Sassonia, e del duca di Wirtemberg: dimandando essi per i teologi protestanti de' salvicondotti eguali a quelli dati dal concilio di Basilea, e dichiarando: che come era stato deciso nella sess. II. di esso concilio basilense, i vescovi dovessero anche in quello di Trento, essere sciolti da ogni giu-. ramento al papa; onde potere liberamente opinare, e decidere come richiedevasi in un libero, ed ecumenico concilio. Questo era il voto de' vescovi medesimi colà radunati come è manifesto da documenti irrefragabili.

Il Vergerio sfogò lo sdegno suo contro il papa Paolo III., e contra la corte di Roma, stampando nel 1555 in Basilea i tre sonetti del Petrarca contro Roma, e la stanza XVIII. del Berni al canto XX. dell' Orlando. Il catalogo dei libri stampati dal Vergerio, fra gli altri, è portato dal Bayle. Il più feroce dee essere stato contro Paolo III., tale giudizio è confermato dalla Storia di Benedetto Varchi, e dal Segni nelle Storie Fiorentine. Contro monsignor Della Casa non poteva però maggiore vendetta fa

re quanto col pubblicare il capitolo del Forno, e col libro intitolato il Catalogo de libri, i quali nuovamente nel mese di maggio dell' anno presente 1548 sono stati condannati per eretici da M. Giovanni Della Casa legato di Venezia, e da alcuni frati. Questo libro è diretto a far conoscere gli abbagli presi o nel nome degli autori, o nei titoli dei libri, o nelle materie. Altro pur libro fece il Vergerio su tale argomento, cioè: Contra catalogum Joannis Della Casa Sodomie patronum. Questa diffamazione irritò più che altra cosa sul detto prelato. Libri tutti pieni di amarezza e di dispetto contro i di lui nemici. Bisogna però quasi credere, che non così tosto avesse abbracciata la dottrina de' luterani, mentre il vescovo Stanislao Osio nella confutazione alle note di esso Vergerio contro la bolla di Paolo IV. si ristringe, per quanto appare, a commemorare e riprovare tre sole proposizioni, cioè la sovranità del pontefice sopra i vescovi; il matrimonio de'preti ; e la communione sotto le due specie, proposizioni che formavano allora

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l'argomento de' dibattimenti, e dalle quali due ultime non fu nè pure lontano qualche altro. Innoltre certo è ch' egli contese ebbe con i luterani, quanto con i calvinisti, non potendo aderire, nè ammettere le loro dottrine. Altrettante contese ebbe con Celio secondo Curione, con Jacopo Andrea teologo di Tubinga e con altri : onde sempre più si conferma che trattone lo spirito di vendetta contro il papa, e la necessità di dipendere, per vivere, dalla generosità de' principi protestanti, egli in qualche parte dissimulasse; ma non mai internamente abbracciasse le loro dottrine. Ma per gli eretici era troppo grande il vanto di aver fatto acquisto di un uomo ch'era stato non molti anni prima, due volte nunzio del papa nella medesima Germania contro di loro; e però sorpassando le di lui resi stenze ad abbracciar la confessione di Ausburg, bastava ad essi ch'egli impugnasse (come troppo acerbamente impugnava) la sovranità del papa sopra i vescovi, e le forme, ed i metodi con i quali si esercitava; e quindi lo celebravano come del loro par

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