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quel vacante canonicato, sull'esempio de' suoi precessori che ne ritenevano talvolta perpetuo l' usufrutto, e ciò ad oggetto di ristaurare il palazzo vescovile che ne aveva bisogno. Vi si opposero i canonici sostenendo essere ciò contrario alle loro costituzioni, nè mai praticato, e competere ad essi di passare i frutti a beneficio di uno de' suoi membri capitolari. Il vescovo trovandosi allora a Lopo glavo nel monastero de' suoi eremiti, ed intesa l'opposizione del capitolo, proibì loro che presa fosse su di ciò parte alcuna; ma i canonici non curanti il divieto vescovile, convocato il capitolo, ed assente il preposito maggiore, al quale compete la proposizione ed il primo voto, Baldiscera Napulio canonico lettore ne assunse le parti, perorò sull'argomento, e di unanime consenso fu decretato contro la volontà

del vescovo. A questa deliberazione SIMONE irritossi fortemente venne a Zagabria, convocò il capitolo li 12 settembre del 1604, esponendo dolersi gravemente che nei primordj del suo pontificato non fosse curato da' suoi fratelli canonici, ma bensì contra

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riato, e sprezzati i suoi ordini, trattandoli da pervicaci ed arroganti, e con asprissime parole inveì contro il lettore Napulio dichiarandolo capo e promotore di tale disubbidienza, giudicata una conspirazione contro di esso. Non tacque Napulio ma libero espose, e con forza ed audacia contro di lui sostenne la causa e le ragioni capitolari, per la qual cosa il vescovo irritossi maggiormente contro di esso, ma ritenne nell'animo, a tempo più opportuno, oppressa la sua iracondia. Una porticella annessa alla casa canonicale di Napulio dava passaggio alla gente, come via più breve, per la casa capitolare, e doveva essere chiusa di notte. O per incuria de' servi, o per altro motivo rimase più volte aperta, cosa dispiacevole a tutti i canonici, i quali non trovavano in ciò la loro sicurezza. Fu imposto a Napulio di farla chiudere di notte, nè vi assentì; si fece istanza al vescovo, il quale l' ordinò con formale mandato, che non fu osservato. Fu allora che il vescovo trovò campo di sfogare l'alterato suo animo contro Napulio: convocò il capitolo,

e dopo aver perorato sull'arroganza, temerità, e contumacia di esso chiese al capitolo di qual castigo fosse meritevole. Diedero i canonici la loro sentenza, ma questa non essendo conforme al desiderio del vescovo, accesso d'ira s'alzò dal soglio, e proruppe nelle seguenti parole. Qui me pro legitimo suo episcopo et prælato nollet habere et recognoscere, neque ego illum pro meo canonico et capelano cognoscere et habere volo. Dette queste voci con sdegno, senza riguardo all'ordine ed alla dignità di Napulio, lo fece chiudere in una carcere. Questa insigne ignominia fatta ad un loro collega, ed a tutto il capitolo mal tollerarono que' canonici: lasciarono trascorrere alcuni giorni, onde si calmasse l'ira del prelato; portaronsi quindi supplichevoli ad esso, pregandolo di restituire e porre in libertà il loro confratello e collega, obbligandosi pronti a dargli soddisfazione, se in qualche cosa avessero offesa la di lui dignità. Assentì il vescovo alle loro preghiere, ma intanto che in via di grazia diceva di concedere, con nuovo attentato cercò di gravarli, mentre appena sortito dalle car

ceri Napulio, fu privato dal vescovo della dignità ed officio di lettore, ed in suo luogo sostituì l'arcidiacono. Pietro Domitrovichio.

·Napulio appellò al metropolita colocense; il quale di tutto l'affare volle essere informato sì dal vescovo che dal capitolo, e dopo tre anni di litigio nel 1607 sentenziò a favore di Napulio, il quale fu rimmesso nel suo grado, dignità, ed officio di prima, in unione ad altri tre canonici, ch'erano stati egualmente da Simone deposti, perchè difendevano i diritti capitolari con libertà, e senza riguardo alcuno al proprio vescovo : fu inoltre SIMONE obbligato a rilasciare il canonicato ed il predio dell'indicato Nicolò Micaccio fatto vescovo di Varadino.

Insorta questione di preminenza tra i deposti canonici, ed i posteriori eletti, fu da SIMONE deciso, che i canonici da esso deposti contar abbiano la preminenza dal giorno della loro elezione, e non già dal tempo in cui furono rimmessi: favorì anche posteriormente Napulio, il quale ascese alla prima dignità di quel capitolo, nel quale vi sono tre ordini di canonici; cioè 4 dell' or

dine primo, il preposito maggiore, il lettore, il cantore, ed il custode; præpositus major, lector, cantor et custos : quattordici dell'ordine secondo tutti arcidiaconi archidiaconi; e nell'ordine terzo li residui inferiori canonici, che si chiamano maestri magistri. Tutti hanno parte eguale nei redditi capitolari, ed i primi due ordini, oltre i redditi comuni, hanno ciascheduno il proprio provento annesso al grado rispettivo.

Altro motivo di alienarsi gli animi de' canonici diede il vescovo Brattulich, avendo, contro la volontà, ed i reclami de' canonici, conferito a Simone, figlio di suo fratello, giovinetto di tenera età, la prepositura di S. Maria, di proprietà capitolare, avente cura di anime, alla quale veniva eletto dal capitolo uno dei più zelanti, addottrinati, e benemeriti di quel clero. Il nipote Simone ne percepiva i redditi, e stipendiava un vicario per il disimpegno de' doveri parrocchiali.

Nuova dispiacevole insorgenza si vide pure tra esso e quel capitolo, proibendo a' suoi fratelli eremiti del monastero Remetense

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