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grano, come dice Eutropio (1. 3), o prestato soccorso agli etoli nella guerra contro i romani, al dire di Livio (l. 101), e Floro (l. 2 cap. 10); oppure, più ragionevolmente parlando, perchè l' ambizione del console M. Claudio Marcello, dopo scacciati i galli dal castello fabbricato presso Aquileja, desiderava ottenere un trionfo, cominciò a macchinare la guerra contro gl' istriani.

Vogliono però Eutropio (1. 3), ed Orosio e Zonara, che nel consolato di M. Minuccio Rufo, e P. Cornelio Asina, cioè nell'anno di Roma 533 fosse dai romani promossa la guerra agl' istri; ma Livio ci assicura, che incominciasse soltanto nel 569 di Roma, all'occasione che si fabbricava Aquileja, la quale guardavasi dagl' istriani con occhio di gelosia, per erigersi uno stabilimento fortificato nei confini de' loro stati, ed in luogo disabitato, il quale serviva loro come di barriera contro la romana potenza, resa già a tutti i popoli formidabile, perciò dice Livio (l. 40) Bellum cum istris ... prohibentibus coloniam Aquilejam deduci.

M. Claudio Marcello nel 569 di Roma, chiese il permesso al senato di fare la guerra agl' istriani, ma sembra che non gli fosse accordata, e perciò cose di gran momento da esso non si fecero; ma nell'anno 575 il console L. Manlio, ad imitazione di Marcello, e più ardito di esso, intraprese di proprio arbitrio la guerra, da nessun altro motivo guidato, che dall'ambizione di ottenere il trionfo.

Partito da Aquileja il console Manlio accampò presso il Timavo, cinque miglia distante dal mare, ove nel porto, ch'è il confine dell' Istria, il duumviro navale C. Furio era passato con dieci navi, e molte barche cariche di provvigioni ed equipaggio; il qual porto divenne in breve un emporio. La coorte piacentina si pose sul terreno dell' Istria fra il mare e gli alloggiamenti.

Il re EPULO co' suoi istriani si nascose dietro il colle, ed esplorando cautamente le operazioni de' nemici e gli andamenti tutti, tanto di terra che di mare, prese opportuna occasione di attaccarli, e col favore di una nebbia assalì la coorte piacentina, e quelTOMO I.

la della seconda legione in modo, che battuti e fugati i soldati, portarono lo spavento nel campo, il quale pure attaccato da EPULO lo superò, ponendosi in pieno possesso del medesimo, mentre i romani l'abbandonarono, lasciando le armi, gli alloggiamenti, e le provvigioni, fuggendo spaventati al mare.

Sopraggiunsero con un soccorso Gneo, e Lucio Gavilj aquilejesi, i quali furono egualmente attaccati e disfatti dagl' istri, e fuggendo si ritirarono in Aquileja, portando la nuova dell' intiera sconfitta, la qual nuova bentosto arrivò a Roma, e vi pose la cittade in tumulto e costernazione, onde il senato fu costretto ordinare nuova raccolta di truppe in quella capitale, e nelle provincie soggette, ordinando innoltre all' altro console M. Giunio di portarsi in Aquileja ed in Istria, al sostegno dell'armata.

EPULO Cogl' istriani, trovato il campo fornito di abbondanti viveri, si pose a gozzovigliare, trascurando di seguire il corso della vittoria. Frattanto il console Manlio, raccolti i dispersi soldati, li animò a ricupe

rare il campo perduto, ed attaccati di notte tempo gl' istri, parte immersi nel sonno, e parte ebbri di vino, dopo un feroce combattimento, furono superati e dispersi colla morte di 8000 di essi (se dobbiam credere a Livio), e di 237 de'romani.

Non molto lontano dal campo il re EPULO pose gli alloggiamenti, dopo avere raccolti i suoi, e pervenuto al Timavo il console Marco Giunio, vedendo che gl' istriani erano in gran numero magnis copiis non credette opportuno di attaccarli, ma dopo 11 giorni ritornò in Aquileja colle legioni.

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Nei comizj dell'anno seguente 576 l'intrapresa di Manlio contro gl' istriani fu altamente disapprovata in Roma, mentre i tribuni della plebe protestarono, che nè il senato, nè il popolo romano avevano decretata questa guerra, e che Manlio giudicarsi dovesse qual reo e gli fosse levato il

comando.

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Negli stessi comizj furono creati consoli C. Claudio Pulcro, e T. Sempronio Gracco. A Claudio fu aggiudicata la guerra

nell'Istria, ed a Sempronio quella di Sardegua, con un contingente di truppe a ciascheduno di 22,400 soldati d'infanteria, 900 di cavalleria, e dieci quinqueremi.

Svernarono in Aquileja i consoli Giunio e Manlio, ma nel principio della primavera del detto anno 576, ricondussero gli eserciti ai confini dell' Istria, ove ampiamente saccheggiando, portarono agl' istriani il massimo dolore nel vedersi rapite le sostanze, ed indebolita la speranza di poter vincere due eserciti.

EPULO frattanto tumultuariamente radunò un grosso esercito, formato di tutta la gioventù atta alle armi, e si pose coraggiosamente alla difesa, ma vista l'impotenza di vincere, spedi legati a trattare di pace, consegnando gli ostaggi richiesti.

Il console C. Claudio, informato a Roma degli andamenti nell' Istria, temendo che da Manlio non gli fosse levato l'onore di assoggettare quel regno, precipitosamente partì da Roma, venne in Aquileja e nell'Istria a prendere il comando dell' armata, ommettendo le formalità solite de' sacrifizj, e de'

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