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rappresentata il Renan la prima predicazione della Galilea. I primi capitoli dell' evangelio di Marco, il più antico nella sua sostanza, danno l'impressione d'una grande energia, e d'una azione iniziale quasi violenta.

Quest'ultima considerazione mi conduce ad aggiungere una parola su quanto, in quel primo saggio, è detto intorno alla recente critica degli evangeli, ed ai resultati più generalmente consentiti di essa. Anche qui nulla sostanzialmente avrei potuto mutare dopo dieci anni. Poichè, specialmente cirea alla cronologia degli scritti del N. Testamento, se la critica oggi come notava l'Harnack,1è divenuta più conservatrice, che non fosse al tempo del Baur e di quella antica scuola di Tubinga le cui benemerenze rimangon però sempre grandi ed innegabili2; e se quanto agli evangeli, s'inclina oggi a ricondurre i sinottici entro i termini del primo secolo, ed anche ad approssimare il quarto evangelio a quell' età, tuttavia io credo coll' Holtzmann che due punti sostanziali si possano considerare come dimostrati e generalmente accettati, nonostante le resistenze dell' Hilgenfeld e le negazioni troppo recise dello Zahn: la teoria della duplice fonte, e la priorità sostanziale dell'evangelio di Marco. Sulla questione della originalità del nostro testo greco dei sinottici, e sulla

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1 Nella Prefazione alla vasta opera Die Chronologie der Altchristl. Literatur, I, 1897 p. VIII s.

2 Mi par notevole per questa temperanza di giudizio, uno scritto dell' HOLTZMANN in Protestantische Monatshefte, I Heft, 5-6. 3 H. HOLTZMANN, Hand- Commentar zum Neuen Testament I, 3 ed. 1901, p. Vorwort, VI.

4 ZAHN Einleit Zum Ne. Test, II, 1900, p. 193. Un assai chiaro riassunto dei recenti studi sulla critica degli evangeli, sul tipo di quelli del MEYER, Die moderne Forschung über die Gesch. des Urchristentums, Freiburg, 1898, o del KRÜGER, Die Enstehung des N. T. Freiburg, 1898, si è avuto anche in Italia, dal Fracassini nella Rivista critica e storica di studi Religiosi, diretta dal Minocchi, condotto con notevole e moderna larghezza, sebbene, come è naturale, non con quella assoluta indipendenza che è necessaria in simili indagini scientifiche.

possibile derivazione dei logia di Gesù da un originale ebraico (Resch) od Aramaico (Meyer, Dalman, Nestle), intorno alla quale si son fatti molti studi in questi ultimi anni, sarebbe stato escir dai termini di quel mio saggio, lo aggiungere, nel ripubblicarlo, qualche parola.

Per questa medesima ragione, non era obbligo mio, ripubblicando lo scritto sull' Apologia di Aristide, il far tesoro dei lavori critici, sul testo di essa, del Seeberg, dell' Hennecke, del Raabe, e di altri; come, per l'altro sul Millenarismo cristiano, il trar partito dagli studi sull' Apocalittica del Rogers, del Bousset, del Wadstein (che pure talora ho citato) e di qualche altro recente critico; o, riproducendo il saggio sull' Apocalisse del Pseudo-Pietro, il valermi dell' opera posteriore ed egregia del Dieterich, che mi son contentato di menzionare. In tutto ho cercato, quanto mi è stato possibile, di accennare agli studi ulteriori; per modochè questo volume possa dirsi posto al giorno, per usare una espressione corrente, dei recentissimi lavori della critica straniera.

È indicibilmente penoso il dovere scrivere sempre, trattando siffatti argomenti, « critica straniera » ; nè io intendo ora tornare sull' analisi delle cause che cospirano fra noi a negligere studi così vitali per la cultura moderna.1 Certo, qualche cosa si è pur fatto negli ultimi anni dal laicato italiano. A qualche egregio saggio del Senatore Negri, agli studi del Labanca, agli scritti, ora raccolti, del Mariano nei quali ultimi ai nobili propositi non sempre risponde la severità scientifica del pensiero e del metodo e il saldo ed obiettivo fondamento critico s'è aggiunto da un anno appena un Periodico, consacrato a questi argomenti, la Rivista critica e storica degli studi Religiosi: che

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1 Ne discorsi nello scritto La Scienza delle Religioni e il Pensiero italiano, nel volume Saggi e note critiche, Bologna 1895, p. 163-118.

è diretta bensì da un giovane ecclesiastico, ma condotta, non solo con grande dottrina, si anche con lodevole larghezza di criteri e con notevole, se non intera, indipendenza di giudizio. Se non che qui termina, o quasi, l'elenco: e, pur troppo, non si saprebbe dire (e se ne doleva già anche il Bonghi) chi da questi studi fra noi sia più alieno, se il laicato o il clero. O, per meglio dire, quello ne rifugge come da cosa che non lo tocchi e sia d'esclusiva spettanza di questo, e questo, alla sua volta, generalmente, da molto tempo, di tali ricerche e questioni non cura.

Lungo cammino è, dunque, da fare su questa via, che è via di libertà; poichè solo « la verità ci farà liberi ». E se queste mie pagine, unite alle altre precedenti, portando un contributo scientifico all' opera comune della critica, valessero anche a sollecitare lo spirito italiano a muovere qualche passo, prudente ma risoluto, su quella via, sarebbe il più bel frutto che io potrei raccoglierne.

Napoli, R. Università
15 Aprile 1902.

ALESSANDRO CHIAPPELLI.

UNIV. OF

GESÙ CRISTO E I SUOI RECENTI BIOGRAFI 1

I.

Quando ad un argomento si rivolge contemporaneamente e da varie parti l'attenzione e l'opera della critica e della scienza è lecito il pensare che esso risponda ad un bisogno del tempo. E tanto più quanto sono diversi per l'indole del loro ingegno, delle loro opinioni e della loro condizione sociale coloro che prendono parte al comune lavoro. Il convergere dei loro studi allo stesso punto è allora segno manifesto del

1 Dalla Nuova Antologia (1 e 16 aprile e 16 maggio 1891.) H. K. HUGO DELFF, Die Geschichte des Rabbi Jesus von Nazareth, Leipzig 1889. ALFRED EDERSHEIM, The Life and Times of Jesus the Messiah, 5a edition (la prima è del 1883), 2 volumi, Londra 1900. R. P. DIDON, Jésus Christ. 2 volumi, Paris, librairie Plon 1891. RUGGERO BONGHI. Vita di Gesù, Roma, Perino 1900. Quanto ai lavori sulla vita di Gesù, pubblicati in questo ultimo decennio da che questo scritto venne per la prima volta alla luce, come quelli del Barth, dello Schmidt, dello Stalker, di O. Holtzmann in Germania; del Farrar, del Gilbert, del Watson, del Burton, del Rhees, e di altri in Inghilterra e in America; dello Stapfer, del Réville, del Le Camus in Francia, si veda quello che ho già notato nella Introduzione. A me basti il riferire qui alcune parole dello Stalker che collimano con quanto io scriveva nel 1891 Our Present Knowledge of the Life of Christ in Contemporary Review January 1900. No characteristic of the theology of the second half of the nineteenth century has been most outstanding than its preoccupation with the life of Christ. Simultaneously in all the Christian countries and communities there has been awakened a new interest in the founder of the Christian religion etc. ».

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l'interesse vivo che quell'argomento suscita in loro e nel pubblico a cui si dirigono. Se non fu senza ragione notata la pubblicazione quasi simultanea della seconda •*. Vita di Gesù dello Strauss e di quella del Renan, che corsero, con sì diversa fortuna e per ragioni così diverse, nel pubblico europeo, non pare ora meno degno d'attenzione il fatto che, quasi trenta anni dopo, sieno usciti in breve giro di tempo quattro lavori su questo soggetto, ciascuno composto indipendentemente dall'altro, e diverso dall'altro nello spirito, nel fine, nei risultati. Quando il domenicano francese nel suo lungo. soggiorno in Palestina si preparava, fra una preghiera e l'altra, a descrivere, con pittrice parola, la figura e l'opera del Galileo, non pensava certo che un solitario erudito tedesco sulle rive del mare del Nord e un pastore inglese lavorassero, da molti anni, intorno allo stesso soggetto nel raccoglimento dei loro studi e delle loro lunghe meditazioni, e con tutti gli aiuti che porgeva loro un intenso sentimento della vita religiosa unito con un lungo studio di critica scientifica. E molto meno avrebbe potuto immaginare che un insigne uomo politico italiano, fra un discorso alla Camera, un dialogo di Platone, e non so quante altre cose mai, si preparasse a narrare la vita di Gesù al popolo italiano.

Non è certo senza significato che le due opere dei due scrittori, il tedesco e l'inglese, sieno destinate più propriamente al mondo dei dotti, mentre le altre due uscite da penna latina sieno dirette ad un pubblico più largo ed abbiano un carattere largamente e diversamente popolare. L'una, quella del Bonghi, pubblicata dapprima in dispense, è puramente narrativa, e in forma piana e accessibile a tutti: l'altra, quella del Padre Didon, pubblicata in due grossi ed eleganti volumi di un prezzo assai elevato, è, anche per l'indole sua, diretta ad un pubblico più scelto e quasi signorile.

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