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ancora vigorosa nel secondo secolo, accanto alla cristologia ebionitica, si dovesse mantenere l'idea millenaria espressa nell'Apocalisse. Si può dire anzi che la chiesa n'è tutta penetrata, e che nessuno dei dogmi poi fissati possa vantare antichità e autorità così grandi come l'opinione chiliastica. La quale, nella escatologia cristiana, tiene il campo per tutto quel periodo in cui non si è fatta ancora via la idea platonica d'una vita immortale, che ancora dagli apologisti del secondo secolo, e sopratutto da Giustino e da Taziano, è accolta con grandi difficoltà e limitazioni; poichè l'idea dell'immortalità, dovuta ai contatti del cristianesimo colla filosofia ellenica, si fissa via via che decresce la speranza apocalittica in un rinnovamento sensibile del mondo. Onde l'idea millenaria che è comune alle sette eretiche primitive, come alle più alte autorità della chiesa, nell'uno e nell'altro campo si collega sempre più o meno colle tendenze giudaiche. Quindi è che la gnosi giudaico-alessandrina ci presenta questa intuizione millenaria dapprima nel precursore dell' Ebionismo, in Cerinto, a cui l'attribuisce Caio vescovo di Roma, insieme a dottrine cristologiche che sono nei loro tratti essenziali giudaiche. 1 Ma sopratutto, e nella sua forma più materiale e letterale, il Millenarismo era una dottrina degli Ebioniti. Costoro, al pari di Cerinto ricollegandosi all'Apocalisse, aspettavano una Gerusalemme di gemme e d'oro, un festino carnale dei santi, tutte le nazioni sottoposte a Israele, un' abbondanza inesauribile d'oro, d'argento e di piaceri sensibili. Nella pittura di que

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1 V. Mansel, The Gnostic Heresies, edited by Lightfoot London, 1875, p. 112 ss. Hilgenfeld, Ketzergeschichte des Urchristenthums, 1884, p. 411 ss.

2 Per Cerinto vedi le notizie di Caio e Dionisio Alessandrino presso Euseb. III, 28, e VII, 25, Theodor. haer. fab. II, 3. Sul Millenarismo ebionitico, Hieronym. Comm. ad Isai. LXVI,

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sta beatitudine paradisiaca precedente all'ultima catastrofe, la fantasia cristiana non cede alla giudaica, quantunque ne prenda in prestito i motivi e le forme. « Judaei et nostri semiiudaei qui auream atque gemmatem de caelo exspectant Jerusalem, haec in mille annorum regno futura contendunt » dice Girolamo. Così non meno degli Ebioniti, Papia d' Jerapoli, alla metà del secondo secolo, ricollegandosi anch'esso a Giovanni, si compiace di descrivere la mostruosa fecondità della natura nel regno millenario, la squisita dolcezza dei vini promessi da Gesù nell'ultima cena. E così tratti d'intuizioni chiliastiche troviamo in scritture contemporanee, come nella Dottrina dei dodici Apostoli, la quale nell'ultimo capitolo, appartenente ad uno antico scritto giudaico « le due vie », porta assai chiara la dottrina di una risurrezione parziale dei santi, nel Pastore d'Erma e nei libri sibillini, che se non il nome contengono l'idea, frammista a imagini pagane dell' idillio dell'età dell'oro. La troviamo poi apertamente professata da Nepote (Euseb. VII, 24); da Giustino il Martire, il quale, in opposizione alli gnostini, considera questa fede in una Gerusalemme millenaria come parte essenziale della dottrina cristiana (Dial. c. Tryph. 80-81); da Jreneo che la difende colla tradizione apostolica (Adv. Haer. V, 33 Euseb. Hist. Ec. III, 39); da Tertulliano che la sostiene dal punto di vista del Montanismo (Contra Marc. III, 24). Era dunque una credenza così diffusa nella chiesa primitiva che anche più tardi lascia tracce di sè in Metodio, in Lattanzio (che calcola a sei mila gli anni

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20, ad Zachar. XIV, 18, ad Is. XI, 1i. XXXV, fin., XLIX, 14. LX, 1, e gli altri luoghi in Hilgenfeld. Judenthum und Judenchrist. 1886, p. 109.

1 Presso Euseb. III, 39. Iren. adv. haer. V, 33. Hieron. De vir. e ill., 18.

2 Cfr. Chiappelli, Studi ecc. p. 118 ss.

assegnati al mondo) (Inst. VII, 25, Migne, Patrolog. Lat. VI, col. 811); in Agostino, che dapprima l'abbraccia nel suo significato più spirituale, e quasi in Girolamo stesso, che sebbene rifiuti il millenarismo sensibile degli Ebioniti e dei giudaizzanti, confessa di non poterlo condannare « quia multi ecclesiasticorum virorum et martyres ista dixerunt ». (De vir. ill., 18).

Contuttociò, non si deve consentire al Ritschl1 che l'idea millenaria appartenga nell'origine sua del pari al cristianesimo giudaico come al cristianesimo gentile, solo perchè l' incontriamo in uno scritto antigiudaico come la lettera di Barnaba. Questo non può far meraviglia, perchè nel suo valore più ideale penetrò più o meno in tutta la chiesa. Ma l'altra dire. zione più materialistica e quindi più antica, che pone a centro del regno millenario la santa Gerusalemme, si collega manifestamente in Cerinto, nella stesso Papia, e molto più negli Ebioniti, pel suo colorito e per le forme, colla tradizione giudaica. Onde quando più tardi la chiesa condannerà il Montanismo colle sue dottrine millenarie, non farà che rifiutare implicitamente il suo passato giudeo cristiano, eliminando da sè questo elemento che portava assai chiaro il segno della sua provenienza giudaica.

Ma una distinzione profonda e assai di maggior rilievo, è, per questo rispetto, da farsi fra la chiesa asiatica e la chiesa occidentale. Il centro del movimento millenario, nella metà del secondo secolo, è l'Asia minore. Che le Chiese dell'Asia minore, nonostante la predicazione pauliniana, conservassero nel secondo secolo caratteri e tendenze giudaiche, resulta da molti segni, e basterebbe a provarlo la questione sulla Pasqua e i Quartodecimani, e il grande credito che v'ebbe la dot

1 Ritsch, Entstehung d. Altk. Kirche, p. 60.

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trina ebionitica. È naturale quindi che al risveglio millenario del secondo secolo si colleghi l'Apocalisse, diretta, nella sua forma cristiana, alle chiese asiatiche, e al nome dell'apostolo Giovanni, la cui vita e il cui centro d'azione fu l'Asia minore, come risulta da troppe e troppo autorevoli testimonianze del secondo secolo, perchè abbia fondamento il dubbio sollevato da alcuni critici moderni (Keim, Scholten). In Efeso noi troviamo Cerinto, giudeo d'origine, a cui si attribuiva la dottrina apocalittica e chiliastica;' Papia, fautore del millenarismo, discepolo di Giovanni, è vescovo di Jerapoli nella Frigia. Giustino è originario di Flavia Neapolis nella Siria. E Ireneo che è originario dell'Asia minore, nel sostenere la sua dottrina millenaria (adv. haer. V, 33 ss), si riferisce a una tradizione antica di vescovi, discepoli di quell'apostolo, che l'avevano accolta, dimostrando così che il millenarismo era una credenza universale delle chiese dell'Asia minore 3.

Ma quanto era viva la tendenza millenaria nelle chiese asiatiche, altrettanto ne era alieno lo spirito positivo e gerarchico della chiesa di Roma. Come in questa si erano per l'innanzi attenuate le speranze messianiche delle comunità primitive, così da essa mosse la più viva opposizione contro il millenarismo. Onde è che anche nel periodo di reazione della chiesa romana contro la gnosi pagana di Marcione, durante il così detto periodo di Vittore, quale appare nelle Omilie clementine, mentre vi è un ritorno in molti

1 Cfr. il mio articolo, La Questione della Pasqua nell'antica Chiesa, nel Fanfulla della Domen. N. 15, 1887, e nel volume Saggi e Note Critiche, Bologna, 1895. Quanto all' Ebionismo nell' Asia Epiph. Haer. 30, 18 ὁ Ἐβίων κ. ἀυτος ἐν τῇ Ασία εἶχε τὸ κήρυγμά. 2 Cerinto in Efeso. Ireneo Adv. Laer. III, 3-4. (Euseb. IV, 14, 6), che si riferisce all' autorità di Policarpo, discepolo di Giovanni.

3 Iren. Adv. Haer. V, 33: quemadmodum presbyteri meminerunt qui Joannem discipulum domini viderunt.

punti all'antico Ebionismo, non vi è traccia di dottrine millenarie. Il carattere di sobrietà riflessiva, nel quale lo Schwegler trova la ragione di questa assenza del millenarismo nelle Omilie clementine, ha sopratutto la sua ragione nella loro origine romana; oltrechè questo scritto, dove troviamo del resto una forma di cristianesimo giudaico assai moderato, non era l'espressione d'una tendenza comune a tutta la chiesa contemporanea, ma probabilmente solo di un partito 1. Oramai l'idea millenaria, intimamente connessa con quella del secondo avvento (apovsia) di Cristo, si trova in contrasto col nuovo avviamento dogmatico della chiesa. Il centro di gravità della coscienza religiosa, a così dire, non è più nell'avvenire, ma nel passato. Non è più un moto di speranza, ma un moto di riflessione, destato da Paolo, sull'opera redentrice di Gesù, e sull'effetto perenne di essa. A ragione quindi più tardi scrive Girolamo (ad Isai. 35 fin.) quae omnia nos iuxta apostolum Paulum in primo salvatoris interpretamur adventu, Judaei autem et nostri Jadaizantes (nostri ziastai) ad secundum referunt. Tanto più poi doveva farsi viva questa reazione romana contro il millenarismo, quando questa dottrina, passando dal campo delle alte autorità della chiesa ortodossa in un terreno ribelle, si collegava cogl' impulsi vivaci verso una riforma della gerarchia e della disciplina ecclesiastica. Tale fu appunto il movente della fiera opposizione romana contro il Montanismo.

La reazione ecclesiastica contro il millenarismo coincide, di fatto e cronologicamente, colla reazione contro il Montanismo che serpeggiava anche nella chiesa del secondo secolo: poichè l'idea millenaria era una

1 Schwegler. Der Montanismus u. die chr. Kirche d. 2 Jahrh., 1841, p. 118 ss. Lo Schwegler trova anzi negli scritti clementini una polemica contro il Montanismo.

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