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Signore, si diedero con lacrime e lamenti a supplicare il Signore, di notte di giorno, avendo dinanzi agli occhi il giorno del giudizio che doveva venire. E condusse i fratelli a tal punto di timore e di trepidazione, che costoro lasciarono deserte le loro abitazioni e i loro campi, e molti di loro venderono i loro beni. Egli poi disse loro: «Se non avviene come io ho detto, non credete nemmeno alle scritture, e ciascuno faccia quello che vuole ». Ora mentre essi aspettavano ciò che doveva avvenire, e non avverandosi nulla di quanto egli diceva, costui fu riconosciuto come un illuso, le scritture apparvero veridiche, e i fratelli si trovarono scandalizzati; talchè per conseguenza le fanciulle si maritarono, gli uomini tornarono all'agricoltura; quelli poi che avevano dati via i loro beni, si trovarono a doverli mendicare. Questo accade agli uomini incolti e leggeri, che non s'attengono fedelmente alle scritture, e più volentieri dànno ascolto alle tradizioni umane, ai lor proprii errori, ai loro sogni, alle mitologie, e ai discorsi delle vecchierelle. E anche ai figli d'Israele intervenne lo stesso, poichè prescrissero la legge di Dio non curandola, seguendo invece le tradizioni dei vecchi e compiacendosene. E ancora alcuni osano il medesimo; prestando fede a vane visioni e a suggerimenti dei demoni, nel sabato e nel giorno del Signore spesso praticando digiuni che Cristo non prescrisse, e disonorando l'evangelio del Signore ».

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Non occorre aggiunger parole all' impressione che fanno spontaneamente queste inaspettate rivelazioni. Siamo dinanzi a dei fatti che si son riprodotti in tutti i tempi fino ai Lazzarettisti del Monte Amiata, ma

1 Il Georgiades vede in quest'ultime parole una allusione a Marcione e ad altri eretici. Mi pare più probabile, coll' Harnack, che vi si accenni ai Montanisti. I due episodi sopra narrati si collegano probabilmente al Montanismo, sebbene l'anonimo presso Eusebio, Hist. Eccl. V, 17. 4, dica che Montano, Priscilla e Massimilla non lasciarono successori.

che allora costituivano un vero pericolo per la Chiesa, che s'andava formando. Ognuno sente e indovina quale resistenza tenace dovè opporre la Chiesa a queste tendenze dissidenti che miravano a deviarla dal suo cammino. Ippolito parla con pacata fermezza, o meglio per bocca di lui parla l'autorità della Chiesa : e come i martiri di Lione erano incerti fra l'ammirazione per la santità dei frigiasti e una specie di repugnanza per le loro bizzarrie, così Ippolito non si scaglia con impeto di sdegnosa intolleranza, ma ammonisce con severa dolcezza, mettendo in guardia le moltitudini contro questo malsano profetismo del tempo. Odiare il nemico presente, cioè l'impero pagano, ma sapere aspettare in silenzio; ecco la parola di lui e della Chiesa.

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E la storia gli ha dato ragione. Chè se il regno di Dio aspettato ed invocato con impazienza mal frenabile non scese mai dai cieli, la Chiesa ne andava edificando uno sulla terra, e un secolo dopo coll'editto di Costantino si affermava trionfalmente dominatrice del mondo.

1 Si noti l'elòótos nai ciwrŵvtos (àvòpós) della pag. 6, lin. 13.

I FRAMMENTI ORA SCOPERTI

D'UN EVANGELIO E D'UN' APOCALISSE DI PIETRO

(Nuova Antologia, 15 Luglio 1893).

Noi viviamo in un tempo di scoperte fisiche e storiche. Questa fine d'un secolo che, agitato come da una frettolosa ansia dell' avvenire interroga anche con interesse così vivo il passato della storia umana, vede un dopo l'altro venire alla luce monu menti e documenti antichi ignorati o perduti; i quali se talora per la natura loro rimangono patrimonio esclusivo degli eruditi, tal' altra invece destano l'attenzione di un pubblico più ampio e più vario, ed hanno la virtù di suscitarvi una vivace corrente d'idee. Una simil sorte difficilmente tocca alle opere che appartengono alla letteratura classica, le quali non escono quasi mai dalla cerchia dei filologi e degli archeologi, se non quando raggiungano l'importanza del libro d'Aristotele sulla costituzione degli Ateniesi e dei curiosi mimi d' Eroda. Ma le scoperte che si fanno di antichi documenti cristiani, come quelli che riflettono un moto di idee, il quale, comunque si giudichi, sta sempre al fondo della coscienza e della società moderna, incontrano di solito assai più largo favore.

Quando, dieci anni or sono, fu scoperto e pubblicato a Costantinopoli il più antico manuale di disci

plina cristiana, la Dottrina dei dodici Apostoli, fu nelle più colte nazioni europee e in America una gara vivace di traduzioni, di commenti, di discussioni appassionate che si moltiplicarono rapidamente e a cui presero parte anche i fogli politici; talchè in breve tempo si formò sull'antico e prezioso documento una copiosa e varia letteratura. L'Italia, relativamente assai tardi, ma non senza onore, scese in questo agone.' Tanto rumore non levarono di sè, certo, altre scoperte di scritti benchè non meno importanti per l'antichità loro e per la luce che ne veniva alla storia delle dottrine e della Chiesa cristiana dei primi secoli. Come era quasi passata inosservata al pubblico colto la scoperta dell'antica opera sull' Armonia dei quattro evangeli o Diatessaron di Taziano (circa il 160), così pochi ebber notizia dei ritrovati scritti di Priscilliano, di quelli di Metodio d'Olimpo, del piccolo frammento evangelico trovato fra i papiri d' Egitto dell' Arciduca Ranieri, dell' Apologia d' Aristide, del Carme d'Aber

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Scrive un autorevole critico, il RENDEL HARRIS, A Popular account of the newly-recovered Gospel of Peter, London, 1893, p. 5 I was living in America at the time when Bishop Bryennio's great discovery saw the light, and can recall how the new tract was sold on the streets and connected in the railway cars, the meetings that were held in the churches for its more public reading. and the discussion to wich it gave rise in news papers and journals of every shade of opinion

2 Mi piace citare, a titolo d' onore il bel lavoro del P. P. SAVI, La dottrina dei dodici Apostoli, Roma, 1893, notevole per quella sobrietà scientifica che manca ad altri lavori usciti in Italia sullo stesso soggetto. Per la priorità, mi sia lecito riferirmi alla versione da me pubblicata nella Nuova Antologia, 15 settembre 1885, e, con notevoli correzioni ed aggiunte, riprodotta nei miei Studi d'antica letteratura cristiana. Torino, 1887.

3 Cfr. i miei Studi, ecc., p. 3-19, 219-229, e quanto ne scrissi a proposito delle nuove pubblicazioni del Bickell e del Wessely in Cultura, 1889. Sebbene anche il P. Savi, Le fragment évangélique du Fayoum, Paris, 1892 (Revue Biblique n. 3), ammetta come probabile che in esso si abbia il resto d'un antico evangelio extra canonico, la nuova collazione del papiro viennese fatta dal Bickell, che ha stabilita la vera lezione, sembra avvalorare i dubbi sorti su questo punto. Cfr. Bickell, Ein Letzetes Wort über das

cio; scoperte avvenute tutte negli ultimi anni, e che fecero nell' ultimo decennio avanzare tanto la conoscenza del Cristianesimo antico. Tanto maggiore è quindi il debito della critica, specie nel nostro paese che vien ultimo fra i civili in quest' ordine di studi, di rendere largamente accessibili i risultati della critica scientifica, e dar conto con indipendenza serena di giudizio, dei più notevoli fra gli antichi documenti che via via vengono alla luce.

Quello che spontaneamente richiama non solo l'attenzione dello studioso, ma è tale da suscitare la curiosità d'un più largo pubblico, non è solo l'intrinseca importanza d'un argomento, ma, per così dire, le promesse del suo avvenire. Ora la frequenza e l'entità delle scoperte che si fanno ai nostri giorni nel campo della letteratura dei primi secoli della Chiesa, fa concepire sempre nuove e legittime speranze che l'Oriente ci dia ancor nuova luce, Ex oriente lux. E come l'Apologia d' Aristide' ci fa desiderare e insieme quasi sperare che possa un giorno trovarsi quella del suo contemporaneo Quadrato, così l'opera di Tàziano pare quasi un augurio che possa ricuperarsi quella ben più preziosa di Papia e il suo libro esegetico sul testo di Marco. Non così io credo, come mostra di sperare l' Harris, che possa dirsi degli scritti dei più antichi gnostici ed eretici, o dei polemisti pagani contro il Cristianesimo. Codeste polemiche e gli scritti eretici circolarono senza dubbio largamente, ma doverono ben presto sparire per opera della Chiesa. Non è chi non veda quanta luce verrebbe alla storia così oscura del Cristianesimo nascente, se ci fosse dato riavere il libro di Marcione, dove il grande eretico del secondo secolo, il « lupo del Ponto », contrapponeva

Papyrus-evangelium in Mittell. aus der Samml. der Papyrus Erzherzog Rainer, 1892, V. Bd.

1 Nuova Antologia, 15 febbraio 1892.

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