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Ma perciò appunto, quanto le prime si vantaggiano sulle ultime pel loro carattere scientifico, di tanto queste acquistano significato come segni del tempo nostro, delle sue tendenze e delle sue condizioni religiose e spirituali. Le prime rispondono ad un bisogno della critica storica; le seconde non mirano alla scienza, bensì alla coscienza e alla società civile.

Ma l'apparire simultaneo di questi lavori illustrativi della vita e dell'opera di Gesù, così diversi l'uno dall'altro, in ogni modo, è segno d'un bisogno sempre più sentito, in questo progressivo esaurimento delle energie ideali nel nostro tempo pel prevalere che vi fanno lo spirito critico e naturalistico nelle scienze e per l'imporsi degli interessi e dei bisogni materiali, il bisogno, dico, di risalire di tempo in tempo a quelle che sono le fonti vive e perenni creatrici delle grandi idealità umane nella storia; di ritornare a quei punti luminosi nella vita dell'umanità nei quali si concentra la luce di tutta una civiltà precedente, ma dai quali poi raggia, moltiplicata e rinnovata, per lunga distesa di secoli nell'avvenire lontano; quasi essi sieno riserve inesauribili di energie morali, a cui la coscienza umana, stanca dalle sue lotte di secoli, chiede di età in età le forze riparatrici per riprendere il suo faticoso cammino. Certo codesti punti vitali della storia suppongono un confluire di vaste correnti storiche, ma soprattutto sono opera di quei genii della. virtù e del bene, comunque si voglia intendere l'origine e l'essere loro, i quali anticiparono colla potenza creatrice della loro volontà e coll'intuito profetico della loro mente quello che poi sarebbe divenuto esperienza storica e sociale. Come il Kant ha mirabilmente ragionato delle anticipazioni dell'esperienza nella conoscenza scientifica della natura, cosi altri potrebbe, con non minor ragione, parlare delle anticipazioni della esperienza morale nella storia.

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Codesto bisogno doveva penetrare anche nel campo della critica storica, e farsi sentire pure in quell' ordine di studi sul primitivo periodo cristiano, il più grande e il più solenne fra quelli che il Saint Simon chiamava le epoche organiche della storia, sul quale la scuola di Tubinga cominciò a spargere tanta luce. Già in altra occasione ci occorse di notare che nella maggior parte dei critici tedeschi, dopo il Baur, « c'è una tendenza ad escludere o almeno a non far la debita parte al germe posto dalla prima predicazione di Gesù. Il costruire con soli concetti e il voler ricomporre colle sole grandi correnti, ellenica e giudaica, il processo storico del Cristianesimo nei primi secoli è un ricadere in quella critica astratta e schematica che dimentica la vita, e con essa la gran parte che ha l'iniziativa delle grandi personalità, dei grandi eroi del bene, specialmente nella storia delle religioni. Senza l'evangelio del fondatore del Cristianesimo non s'intende nè l'universalità dell' opera di Paolo, nè la tenacità conservatrice e angusta degli apostoli di Gerusalemme. Il rapido e vasto moto d'irradiazione del Cristianesimo anche nei primi secoli, è principalmente effetto dei germi posti dalla dottrina e dall' insegnamento del suo fondatore; poichè la fede in Gesù quale

1 Cultura, anno VIII, n. 7-8, 1889, nella recensione del libro di O. PFLEIDERER, Das Urchristenthum (1887). Dalla convinzione quivi espressa non mi distolgono le parole che il Pfleiderer mi scriveva in una lettera privata del giugno dello stesso anno in risposta alle mie osservazioni, che cioè il cominciare da Paolo, non da Gesù, era una necessità impostagli dal piano dell' opera sua. La mia osservazione si estendeva alla tendenza generale della critica storica tedesca, la quale ha ecceduto, a parer mio, nel rilevare la difficoltà di risalire alla persona storica di Gesù, nello stato présente della critica letteraria del Nuovo Testamento. Questo sentimento del valore storico della persona di Gesù si è ravvivata, anche in Germania, nell'ultimo decennio. E bastano a pro. varlo oltre i nuovi lavori biografici, le espressioni dell' Harnack nei due scritti Das Christenthum und die Geschichte 1893 Das Wesen d. Chr. Berlin 1900, e di lui anche una Memoria in Sitzungsb. d. Berl. Akad. 1900.

Messia è il centro e l'anima della vita cristiana, il terreno comune alle più opposte direzioni che si formarono in essa ». Così l'abito mentale venuto dall'evoluzionismo biologico, segnatamente inglese, di dar tutto all' ambiente e alle cause generali, applicato alla storia ha condotto, con quello che ha di innegabilmente vero e positivo, all'estremo di impicciolir troppo l'azione e la potenza originale di quelle grandi figure che si posson dire l'elemento virile e fecondatore nella storia; di fonderle, per così dire, nei coefficienti impersonali di essa; sia rappresentandole come portatrici anzichè come generatrici d'idee, sia lasciando un residuo minimo all'azione personale primitiva, e dando quasi tutto al lavoro leggendario e mitico che più tardi le si è come sovrapposto. Ora non può negarsi che se anche i grandi geni dello spirito sono figli del loro tempo, sono altresì, almeno in gran parte, padri di quello che tien dietro ad essi, che la somma di energie ideali concentrate nella loro mente ne ritorna con una potenza d'azione e con una efficacia tutta nuova; uomini rappresentativi, sì, come li chiamò l' Emerson, ma anche attivi; non solo, attori, ma anche autori del dramma storico. Ed è una verità che si fa sempre più largo nella coscienza scientifica oggi, come necessario correttivo della teoria dell'ambiente, questa; che nella storia e nella vita sociale la legge d'evoluzione prende necessariamente una forma e una andatura diversa, perchè gli elementi che costi-. tuiscono la storia e l'organismo sociale non sono soltanto atomi o quantità numerabili, ma volontà e persone.

Ecco perchè, dopo la seconda vita di Gesù dello Strauss, la Germania per circa un ventennio non dette, salvo l'opera del Keim e qualche altra, nessun notevole lavoro illustrativo della vita e dell' opera del Nazareno. Anche coloro che, dopo Alberto Ritschl, temperarono l'opinione del Baur sulle origini del Cattolicismo, quasi

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forma uscente dalla lenta e graduale conciliazione dei duri contrasti primitivi fra il Paolinismo e il particolarismo dei primi apostoli, seguitarono però sempre la stessa tendenza a ricomporre la genesi storica del Cristianesimo e della Chiesa colla sola azione, col contrasto e colla proporzione varia delle grandi correnti religiose, specialmente l'ellenizzante e la giudaizzante; quasichè la forza animatrice del Cristianesimo nelle vie della storia non fosse derivata innanzi tutto da un potente ed altissimo impulso personale impresso fino dalle origini sue. Il grande lavoro di critica, da cui sono uscite in questi ultimi anni opere magistrali e grandiose come quelle del Weizsäcker e del Pfleiderer sul Cristianesimo primitivo, dell' Harnack sulla storia dei Dogmi, dello Zahn, dell' Holtzmann, dell' Hilgenfeld, del Weiss, del Krûger e di altri sull'origine e sulla composizione dei libri del Nuovo Testa mento, muove, come da punto di partenza, dall'analisi dello stato della coscieuza e della società cristiana all'età degli apostoli, senza mostrare generalmente di risalire all'opera originale di Gesù; e negli stessi documenti storici del Nuovo Testamento ricerca piuttosto i motivi, lo spirito e la tendenza religiosa a cui appartengono e da cui s'ispirano, anzichè il valore della loro testimonianza sui fatti, sui tempi e sulle persone che ci rappresentano; più, dunque come prodotti dell' età apostolica, o dell' età successiva ad essa, che come fonti primitive riflettenti il periodo iniziale del Cristianesimo.

Ora è innegabile che la difficoltà di risalire al Gesù storico attraverso l'involucro ideale e dogmatico che lo avvolge, anche nei documenti più storici del Nuovo Testamento, è grande per la critica spassionata, oculata, e per quelli stessi che ammettono la origine apostolica di questi scritti. Ma non pare come vedremo, insuperabile; talchè nell' ultimo ventennio,

col fissarsi dei termini d'una soluzione sempre più concorde e consentita della questione critica intorno. ai rapporti degli evangeli e all'origine loro, si è anche venuto ravvivando questo interesse storico e ideale a ricomporre con essi, una imagine storica, per quanto è possibile fedele, della persona e dell'opera di Gesù di Nazareth; e lo mostrano, per non citarne che i principali lavori, pur fatti con spirito e tendenza diversa; come quello del Volkmar che rappresenta la critica più negativa (1881-82), quello del Beyschlag che rappresenta una tendenza conservatrice (1901), o l'altra conciliativa del Weiss che ha già avuto molte edizioni, sulla vita di Gesù. Ai quali debbono aggiungersi l'opera del Wendt sulla dottrina (I, 1886, II, 1890), del Baldensperger e dell' Ewald sulla coscienza di Gesù, di J. Weiss, del Bousset e di altri sulla idea del regno di Dio, nella predicazione di Gesù nelle sue attinenze col Giudaismo.

Ora dalle scuole teologiche questo risveglio si è esteso, come si vede, anche ad uomini i quali non hanno consacrata la loro vita a simili studi, anche fuori di Germania. Nessuno dei quattro biografi più recenti è propriamente un teologo; e lo stesso Deff dichiara di essere estraneo e quasi escluso dal movimento della teologia ufficiale, professata nelle Università tedesche (Vorrede V). Nè a tutto rigore posson dirsi teologi i due uomini ecclesiastici, il pastore anglicano e il cattolico francese. E tanto meno poi il biografo italiano. Ora questo prova che la storia di Gesù non è solo di suprema entità per la scienza, ma ancora per la vita civile e per la cultura; e che a questo interesse spirituale non si può sottrarre chiunque senta tutto quello che nella storia umana vi è di più vitale e di più intimamente efficace per la coscienza propria e per la società civile. Nessuna figura nella storia è più intima a ciascuno e, per così dire, più personale di questa.

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