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che le esperienze nuove e le condizioni diverse in cui si trovava, offrivano a Gesù il destro e l'opportunità di applicazioni e di svolgimenti svariati della sua dottrina, e di mutamenti nel suo contegno e nei suoi atti1. Concessione questa ben naturale per biografi, e senza la quale si può fare opera di fede, ma non opera di scienza; si può scrivere una cristologia dogmatica, ma

una vita e una storia di Gesù. D'altra parte si deve riconoscere che si è ecceduto da alcuni, a cominciare dal Renan, nel rappresentare come un idillio la prima predicazione di Galilea e nell' ammettere una specie di qualità in Gesù, dalla Galilea a Gerusalemme; nè ha sufficiente fondamento l'ipotesi di altri i quali attribuiscono questi due diversi aspetti della figura di Gesù alla origine diversa delle tradizioni seguite nei vari evangeli. Poichè fino dai primi giorni della Galilea quando il Maestro di Nazareth incominciava a spargere il seme dell'evangelio, e nelle altezze luminose della montagna di Genezareth sentiva e faceva sentire Dio, la sua parola penetrava nelle anime libera ed ardita, non mollemente pastorale. L'aria della montagna non ha la mollezza tepente e carezzevole dello zeffiro che sfiora i prati, ma con le sue acute fragranze silvestri, è salubre e vivificante. Così quando dall'alto della montagna di Keren-Attin, il maestro saluta e chiama

1 DELFF, op. cit., pag. 251 ss. Anche storici e biografi ortodossi lo consentono. Il BEYSCHLAG, Das Leben Jesu I pag. 220 ss. scrive der Gang seiner Sache war ihm nicht im voraus Klar ». STAPFER, La Palestine aux temps de Jes. Chr., p. 467 ss. E che non sia incompatibile il concetto della rivelazione col concetto storico anche quanto alla coscienza di Gesù lo riconosce anche il NOESGEN, Gesch. der neutestamenti. Offenbarung, I Bd., München 1891. p. 84-91. Questo svolgimento della coscienza messianica di Gesù crede ancora di dover mantenere col Wrede, col Reville e con Enrico Holtzmann (Neutestam. Teol. I 280) contro le nuove negazioni di Oscar Holtzmann, Leben Jesu, Tübingen 1901 e Zeitschr. für Neutest. Wissenschaft 4 1901 p. 265 ss.

2 Così il DELFF, anche nello scritto Das vierte Evangelium, Husum 1890, cfr. HOLTZMANN, Hand Commentar, IV, p. 3 s. 1890. 3 Cfr. COQUEREL, La Galilée, p. 71.

beati tutti i miseri e i perseguitati e fa sentire vivace il contrasto fra la sua nuova dottrina senza dogmi e senza sacerdoti e il Fariseismo teocratico, non appare meno audace di quando scaglia le sue veementi invettive contro i Farisei in Gerusalemme. Nè meno animosa è allora la sua parola di pace e di mansuetudine, come quella che scende in mezzo a una popolazione fanatica ed agitata, la quale poco tempo prima si era sollevata con Giuda il Gaulonita contro le fiscalità dell'amministrazione romana, ed aveva dato sempre da fare ai procuratori imperiali della Giudea.

C'è, dunque, una profonda unità nella persona e nell'attitudine di Gesù dal principio alla fine dell'opera sua. Ma questo non toglie punto che nel breve e rapido cammino della vita pubblica di Gesù, la psicologia non ritrovi le leggi della vita e dell'operare umano, secondo la stessa narrazione evangelica, poichè lo studio della dottrina di Gesù è inseparabile dalla storia delle sue manifestazioni e dalla sua vita intima 1. La stessa idea della natura paterna di Dio che è come il centro e l'anima del suo insegnamento, è quasi il riflesso della coscienza sempre più chiara che Gesù ha di essere

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figlio di Dio »; nello stesso modo che il sentimento della sua missione messianica si determina in lui, via via che penetra nella sua anima l'idea della passione, ispirandogli il concetto di una forma spirituale delle relazioni fra l'uomo e la divinità, dell'uomo cogli altri uomini. Dell' opera di Gesù che, di fronte al giudaismo, fu una rivoluzione principalmente religiosa, e, di fronte all' Ellenismo, rivoluzione principalmente sociale, la prima ragione deve, dunque, cercarsi nella persona di lui e nel processo intimo della sua coscienza. Ora per ricomporre questo in tutti i suoi movimenti e in tutti i suoi più delicati passaggi converrebbe che

1 WENDT, Die Lehre Jesu, 2 Th., Göttingen 1900, p. 130 ss.

la critica potesse anche ristabilire la cronologia dei fatti evangelici. E il tentarlo solo può parer temerario, tanta è la incertezza della narrazione evangelica rispetto all'ordine cronologico. Ma se ci contentiamo solo d'una relativa approssimazione, dove ci vien meno l'aiuto diretto delle fonti ci soccorre la critica psicologica, la quale può seguire, almeno nei suoi momenti essenziali, lo svolgersi della vita interna di Gesù e servirci come di orientamento nella intricata tela della narrazione evangelica. Nel qual rispetto, come notammo, può sopra gli altri servire di misura e di guida il secondo evangelio, come quello in cui l'ordine dei fatti è nell'insieme più chiaramente conservato, e proveniente da una tradizione più antica.

Dal fondo oscuro della narrazione evangelica si staccano difatti alcuni punti luminosi, quasi pietre miliari nel cammino dell'opera di lui. Il punto di partenza, specialmente nell' evangelio di Marco, è segnato dal suo entrare nella vita pubblica, dall'incontro di Gesù col Battista, e dal battesimo nel Giordano. Tutto ciò che precede questo momento, nella narrazione così diffusa di Matteo e di Luca della nascita e della giovinezza di Gesù, non ci offre che pochi ed incerti elementi per conoscere a qual segno fosse giunta la sua coscienza messianica. Se i dottori del tempio stupivano del suo senno e delle sue risposte, (Luc. 2, 46) è'naturale che già fin d'allora al suo spirito religioso repugnasse la rigidità del Farisaismo di Gerusalemme. Egli usciva da una famiglia che partecipava vivacemente alle speranze messianiche ed apocalittiche di quel tempo, come apparisce dall'impeto profetico del meraviglioso cantico di Maria (Luc. 1, 41 s.), e dalle salutazioni d'Elisabetta e di Zaccaria, congiunti di lui (Luc. I, 42 ss., 67 ss.); ed egli aveva, come sembra, dapprima aderito pienamente a siffatte idee (Luc. 2, 51). Ma il regno di Dio s'avvicinava, ed egli che sentiva.

come lo spirito del Signore fosse su di lui (Luc. 4, 18) aspettava una ispirazione dall'alto, un segno della sua vocazione. Quando suonò sulle rive del Giordano la voce dell'austero profeta che annunziava il regno della penitenza, e vaticinava che dopo di lui sarebbe venuto uno più potente di lui. Quella parola fatidica, quella chiamata al battesimo della penitenza risuonò nell'animo di lui come una voce dei cieli (Marc., 11, 30), e gli apparve come un raggio che illumina dall'alto. E in quel momento solenne in cui anch'egli, come gli altri venuti al Giordano, entrava nelle acque lustrali, si sentì figliuolo di Dio e si affermò intimamente quale Messia.

La relazione dei Sinottici sul battesimo mostra quale importanza ed efficacia capitale avesse questo avvenimento; ed anche i biografi moderni s'accordano qui tutti nel riconoscerlo '. Benchè sia rappresentato dagli evangelisti secondo le intuizioni del tempo, come apparisce dai simboli tradizionali della voce celeste, della colomba, il fatto racchiudeva un'idea essenzialmente nuova; poichè il giudaismo, come dimostra l'Edersheim, non sapeva nulla del battesimo del Messia. Ben si può dire che il Giordano e la via di Dama

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1 EDERSHEIM, I, 275. DELFF, p. 225. Il Keim chiamò il battesimo la vocazione spirituale di Gesù », e con lui sostanzialmente consentono da punti diversi il BEYSCHLAG, I, 212 s. e il VOLKMAR, Jesus Nazar., p. 145. A torto quindi il RENAN, Vie de Jésus, p. 94 ss., rappresenta l'incontro di Gesù col Battista come avvenuto quando già egli aveva formata intorno a sè una piccola scuola.

EDERSHEIM, I, 385. Sembra che anche nelle comunità cristiane primitive l'idea che il figlio di Dio si sottoponesse al battesimo incontrasse difficoltà. A queste forse si deve il racconto delle dichiarazioni precedenti a quell'atto che Giovanni fa a Gesù, e che non si trovano se non in Matteo (3, 14 s.), e certo poi il particolare narrato da un frammento dell'evangelio degli Ebrei, e dalla così detta Predicazione di Pietro (presso HANDMANN, Das Hebräer Evang., p. 67, RESCH, Agrapha, p. 334 ss.), secondo il quale Gesù si sarebbe mostrato riluttante all'andare al battesimo, e vi si sarebbe solo indotto per consiglio della madre e dei suoi. Cfr. anche HILGENFELD, Nov. Test. extra Can., 2 ed., p. 15.

sco segnino i due grandi punti geografici nella storia del cristianesimo del primo secolo. Ma se nessuno ne contesta l'importanza, non tutti s'accordano nel definirne la natura; poichè gli uni vedono in quel fatto come una rivelazione soprannaturale che si manifesta in segni esteriori e sensibili, altri vi riconoscono un fatto intimo e di natura essenzialmente religiosa. È innegabile, ad ogni modo, che, nella stessa narrazione sinottica, vi sono alcuni indizi i quali accennano ad una rivelazione interiore. Le parole della voce che scende dall'alto non sono che riproduzioni dell'Antico Testamento (Psalm., 2, 7, cambiato con Isai., 42, 1), cioè di parole ben note a Gesù, quasi esse risuonassero in quel momento nell'animo suo, prendendovi come senso personale, quasi una divina vocazione di lui. D'altronde il paragone delle tre narrazioni del battesimo nei Sinottici riesce anche qui a confermare la priorità della tradizione di Marco, perchè più semplice e perchè dà a questo atto un significato più spirituale delle altre. Matteo, d'accordo con Luca, descrive difatti l'aprirsi dei cieli come un fenomeno obiettivo, mentre in Marco è Gesù solo che « vide aprirsi i cieli (1, 10). E mentre in Matteo la voce del cielo suona come qualche cosa di esterno, ed è udita da tutti i presenti perchè espressa in terza persona « questo è il mio diletto figliuolo, Marco, seguito in questo da Luca, sembra accennare piuttosto ad una rivelazione personale di Gesù, poi-' chè parla di una voce che è solo ripercossa nella coscienza di lui « tu sei il mio diletto figliuolo » 1. Que

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1 Ha ragione perciò il P. DIDON, I, 153, di non decidersi sulla questione se le manifestazioni celesti nel momento del battesimo furono accessibili anche alla turbe circostanti. Ma la ragione è da cercarsi nella diversità del racconto presso i Sinottici. Invece in Giovanni (I, 32) troviamo un'altra narrazione, accettata p. e. dal BEYSCHLAG, (Leben Jesu, I, p. 212), secondo la quale solo il Battista avrebbe partecipato a quella visione, e che poi avrebbe egli narrato il fatto.

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