La Divina commedia, Opseg 2appr. A. Zatta, 1760 |
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affai afpetto Annot ANTONIO VOLPI Arno avea Beatrice Beozia bifogno cafa Canto XXXI ch'io che'l chiama Dante Chiefa ciafcun Cielo cofa coftui colla conofcere Crifto Crufca Dante defiderio deftra dice diffe effa effendo effer effo Eunoè facra falire fangue fanta fapere fecondo fegno fegue fempre fenfo fenti fenza fette figliuolo fignifica fignificato finiftra fiume foffe folo fommo fonno forfe fotto fpiega fpirito ftato ftelle fuol fuono fuperbia gente girone guifa Inferno infieme intefa intendi l'anima lafcia Landino Latina luogo medefimo mente mifera moffe moftra monte nafce nobiliffima noftro occhi offa Ovidio paffo Paradifo parlare peccato penfando perfona picciola poco Poeta pofe poffa pofta POMPEO VENTURI preffo prefo pure purga Purgatorio quafi quefto queſto rima Stazio Tebe tefta terra tofto uccifo vedi fopra Vedi qui fopra Vellutello Verf vifo vifta Virgilio virtù voftra
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Stranica 326 - Fuor sei dell' erte vie, fuor sei dell' arte. Vedi là il sol che in fronte ti riluce ; Vedi l' erbetta, i fiori e gli arbuscelli, Che qui la terra sol da sè produce. Mentre che vegnan lieti gli occhi belli, Che lagrimando a te venir mi fenno, Seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più, nè mio cenno. Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno; Perch' io te sopra te corono e mitrio.
Stranica 57 - Atene e Lacedemona, che fenno «L'antiche leggi e furon sì civili, « Fecero al viver bene un picciol cenno, « Verso di te, che fai tanto sottili « Provvedimenti, ch' a mezzo novembre «Non giunge quel che tu d'ottobre fili.
Stranica 106 - Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch'è morto, ond'io m'accoro»; ed elli a lei rispondere: «Or aspetta tanto ch'i' torni»; e quella: «Segnor mio», come persona in cui dolor s'affretta, «se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov'io, la ti farà»; ed ella: «L'altrui bene a te che fia, se '1 tuo metti in oblio?» Ond'elli: «Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pietà mi ritene».7 5.
Stranica 85 - 1 Sol non si ricorca Sette volte nel letto, che '1 Montone Con tutti e quattro i pie...
Stranica 254 - Facesti come quei che va di notte, Che porta il lume dietro, e sé non giova, Ma dopo sé fa le persone dotte, Quando dicesti: « Secol si rinnuova; «Torna giustizia, e primo tempo umano, » E progenie discende dal ciel nuova.
Stranica 81 - . ' Te lucis ante ' sì devotamente le uscio di bocca e con sì dolci note, che fece me a me uscir di mente: e l'altre poi dolcemente e devote seguitar lei per tutto l'inno intero, avendo li occhi a le superne rote.
Stranica 313 - Così fer molti antichi di Guittone, di grido in grido pur lui dando pregio fin che l'ha vinto il ver con più persone.
Stranica 312 - Quali ne la tristizia di Licurgo si fer due figli a riveder la madre, tal mi fec'io, ma non a tanto insurgo...
Stranica 295 - E quale il cicognin che leva l'ala per voglia di volare, e non s'attenta d'abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l'atto che fa colui ch'a dicer s'argomenta.
Stranica 183 - L'antica età la nuova, e par lor tardo Che Dio a miglior vita li ripogna : Currado da Palazzo, e '1 buon Gherardo, E Guido da Castel, che me' si noma Francescamente il semplice Lombardo.