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COMMEDIA

DI

DANTE ALLIGHIERI

CON RAGIONAMENTI E NOTE

DI

NICCOLO TOMMASÉO

L'INFERNO

MILANO

* FRANCESCO PAGNONI, TIPOGRAFO EDITORE

1869

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PROEMIO.

Molto fu scritto intorno al secolo e al poema di Dante,

molte nuove bellezze nel suo canto scoperte, molte preziose notizie ad illustrarlo raccolte; onde pare che nulla o poco rimanga a sapere più oltre di lui, del suo libro, dell'età nella quale egli visse. Ma cosiffatta è la natura delle cose grandi, che di quanta più luce si rischiarano intorno, più nuove appariscono, e più arcane; laddove i piccoli oggetti, le tenebre e il dubbio giovano a rinvolgerli di maestà. Più studiasi l'anima di Dante, e più varia riesce l' armonia degli elementi che ne costituiscono la grandezza: più studiasi quel secolo, irradiato da tanta luce di storia, di tradizioni, di poesia; e cresce il desiderio di penetrarvi più addentro, di riguardarlo da' lati men luminosi, che non sono i meno importanti, di cercare le cagioni d'effetti così singolari, e gli effetti di si memorande cagioni. Quando l'erudizione e la scienza hanno investigato, meditato; allora sorgono, quasi rampolli a piè del vero, altri dubbi. Non è del nostro intendimento penetrare quanto ha di più recondito la natura d' uomo e di secolo cosi fecondi: ma non saranno qui forse inutili alcuni cenni a indicare con quale disposizione convenga leggere i libri di Dante. Nè le

dichiarazioni storiche, nè le estetiche considerazioni, nė le note diligentissime basteranno a dare a conoscere l'anima dell' Allighieri, che è l' anima che agitava il suo secolo, se il lettore con la propria meditazione non se ne crea a poco a poco un concetto, e non sa collocarsi nel vero punto a contemplare l'uomo interprete de' dolori di un popolo.

Chi è egli dunque l'autore che, postosi accanto al soglio della giustizia sapientissima, sentenzia buoni e rei, gli uni esalta e beatifica, gli altri aggrava di tormento e d'infa mia ? Chi è egli il guerriero scienziato, l' amante teologo, il magistrato poeta, il giudice delle nazioni e dei re? Perchè tante contradizioni nella sua natura, nelle opere sue tanti toni diversi? Ora giusto come spirito più che umano, ora implacabile quasi demone, or tenero come amante? A conoscere quest' uomo tutti gl'indizii son preziosi: dispersi, accrescono le contradizioni; raccolti, le vengono conciliando.

Leggiamogli parte del suo segreto nel volto. Miriamo quella fronte alta, pronta a contrarsi alla meditazione, a aggrottarsi allo sdegno; quelle guance alquanto incavate, quel mento sporgente, che dicono vigore e accensibilità : dall'aria altera della fisonomia non so che di posato, di raccolto, e (in profilo riguardandola) di malinconico e di pietoso. Non un pensiero solo, un affetto, da quel volto traspare: que' lineamenti che, leggermente considerati, o infedelmente ritratti, non spirano che la ferocia e la rabbia; la gravità, la sicurezza, il dolore, li modellano a espressione più varia e più profonda. Tu vi leggi un animo ardente, ma signore del proprio pensiero, ma rinchiuso in sè tanto da non lasciar prorompere invano scintilla del fuoco che lo divora; ma disposto a sentire in mezzo all'ira e all' orgoglio i più miti e nobili affetti; accessibile alla compassione che ama, al dolore ch' esalta l'anima, e la rende migliore. Ognuno avrà conosciuto fisonomie somiglianti a questa di Dante, e, nonchè impresse de' segni del rancore, informate a indulgenza e a pietà. Tale era l'a

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