Comedia di Dante degli Allagherii, Opseg 1;Opseg 38

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Tipografia Regia, 1866 - Broj stranica: 588
 

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Stranica 119 - Per me si va nella città dolente; Per me si va nell'eterno dolore; Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create Se non eterne, ed io eterno duro: Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate ! Queste parole di colore oscuro Vid'io scritte al sommo d'una porta; Perch'io: Maestro, il senso lor m
Stranica 382 - Lo villanello, a cui la roba manca, Si leva, e guarda, e vede la campagna Biancheggiar tutta, ond' ei si batte l'anca ; Ritorna a casa, e qua e là si lagna.
Stranica 105 - Risposi lui con vergognosa fronte. O degli altri poeti onore e lume, Vagliami il lungo studio e il grande amore, Che m' ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se...
Stranica 145 - La bufera infernal, che mai non resta, Mena gli spirti con la sua rapina ; Voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti alla ruina, Quivi le strida, il compianto e il lamento ; Bestemmian quivi la virtù Divina.
Stranica 493 - Come un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso; Ambo le mani per clolor mi morsi. E quei, pensando ch...
Stranica 150 - O animai grazioso e benigno, Che visitando vai per l'aer perso Noi che tignemmo il mondo di sanguigno; Se fosse amico il re dell' universo, Noi pregheremmo lui per la tua pace, Poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Stranica 326 - Puttaneggiar co' Regi a lui fu vista ; Quella , che con le sette teste nacque , E dalle diece corna ebbe argomento , Fin che virtute al suo marito piacque. Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento : E che altro è da voi ali' idolatre , Se non ch
Stranica 108 - Ond' io per lo tuo me' penso e discerno, Che tu mi segui, ed io sarò tua guida, E trarrotti di qui per luogo eterno...
Stranica 274 - Se ben m' accorsi nella vita bella. E s' io non fossi sì per tempo morto, Veggendo il Cielo a te così benigno, Dato t' avrei ali' opera conforto. Ma quelF ingrato popolo maligno, Che discese di Fiesole ab antico, E tiene ancor del monte e del macigno, Ti si farà, per tuo ben far, nimico. Ed è ragion ; che tra li lazzi sorbi Si disconvien fruttare il dolce fico. Vecchia fama nel mondo li chiama orbi ; Gente avara, invidiosa e superba : Da' lor costumi fa che tu ti forbì.
Stranica 152 - Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante. Mentre che F uno spirto questo disse, L' altro piangeva sì, che di pietade Io venni men, così com' io morisse, E caddi come corpo morto cade.

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