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e del Ver »; e uno scritto che cominciava: « Invitto Sire! La tua grande rassegnazione, la tua gloriosa sventura ti solleva al Taborre. Tu t'ingigantisci là, in quell'angolo della libera Gallia, ed affretti il giorno della redenzione partenopea colla fede dell'apostolo, colla speranza dell'esule, che invia il quotidiano saluto di sospiri e di lacrime alla patria lontana. Tu, martire ed eroe, superando te stesso, sospiri ed aspetti. Aspetti il giudizio e la redenzione. E noi ... Noi evochiamo il tuo nome, ch'è sentinella e fulmine, promessa di libertà, voce di speranza, simbolo di continua lotta. Vieni, esiliato! Noi siamo giovani e ci teniamo preparati »; e via di questo passo. Quando, il 27 dicembre 1894, Francesco II morì, quei fogli si riempirono di pianti e di esaltazioni, e di commosse descrizioni delle esequie che gli furono fatte, e dei nomi dei gentiluomini napoletani che, insieme con alcuni legittimisti francesi, vi erano intervenuti; e poi dettero ampie notizie dei funerali celebrati in Napoli, nella chiesa dei Bianchi allo Spirito santo, dove per l'occasione si ebbe una mostra completa di tutti i borbonici, con a capo i cavalieri di San Gennaro, duca della Regina, principe di Ruoti Nicola di Sangro, bali dell'Ordine gerosolimitano Luigi Capece Minutolo, barone di Letino Carbonelli, duca di Corigliano Alfonso Saluzzo, e, dietro di loro, il duca di Castronuovo Ottavio Messanelli, il duca di Marianella Antonio Spinelli, il marchese di Latiano Vincenzo Imperiale, il marchese di Pietravalle Ferdinando Caracciolo, il marchese di Sangineto Rodinò, l'ammiraglio Pasca, il conte Enrico Statella, già ufficiale degli usseri, il conte di Rodiano Vincenzo di Sangro, e gli Anguissola, i Correale, i Frezza, i Rocca, i Maresca, i Sersale, i de Mari, i d' Ayala Valva, i Como, i Goyzueta, e molti altri (1). Ma: «È morto il re, viva il re ! »: gl'indirizzi con

(1) Vero Guelfo, a. X, n. 2, 13 gennaio '95.

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tinuarono pei compleanni e gli onomastici del conte di Ca serta, che era successo nei diritti al trono, col nome di Alfonso I. In quell' anno '95, i borbonici di Napoli raccolsero sottoscrizioni per un'artistica spada d'onore da offrire al principe ereditario, il duca di Calabria Ferdinando, che aveva combattuto nell' esercito spagnuolo al Marocco e a Cuba; e nel marzo, per presentargliela, si recò a Cannes una commissione formata dei due direttori del Vero Guelfo, Menzione e Gaeta, del duca della Torre Giustiniano Tomacelli, e di altri; e il Gaeta parlò in nome dei veterani dell'armata, e il nuovo re brindò « ai veterani delle due Sicilie » (1). A Napoli fu costituito nel 1896 un « Circolo Ferdinando Pio di Borbone della gioventù studiosa legittimista »; fu composto e musicato e cantato, in onore di quel principe, un inno; si tennero, con la stessa intenzione, accademie di scherma. Non mancava, nel giornale, il calendario della << Gale della Real Corte delle due Sicilie », che coloro che in Napoli avevano il grado di dame e gentiluomini di corte riempivano con l'immaginazione. Altre associazioni borboniche, oltre il circolo ora ricordato, erano l'« Unione meridionale » e l'« Associazione operaia monarchica », la prima delle quali aveva sede al palazzo Cavalcanti in piazza San Ferdinando, e nel suo salone, decorato di una statua in legno di Ferdi. nando II, dava ricevimenti e balli per le solenni ricorrenze. Nelle elezioni amministrative del 1911 quell'associazione presentò una lista di nove nomi, ma, com'era da aspettarsi, neppur uno dei suoi candidati riuscì eletto. E compì l'ardimento di far gridare dai suoi, nella rappresentazione che si diè a Napoli, al teatro Sannazaro, del Re burlone del Rovetta :

(1) Ivi, n. 13, 31 marzo '95.

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<< Viva Ferdinando! Viva i Borboni! Viva il conte di Ca serta!», provocando l'intervento della polizia (1).

Alla parte lirica degli omaggi al re lontano ma pur presente, s'avvicendava, in quei fogli, la parte polemica circa i casi del giorno e contro la stampa liberale, nel tono che facilmente s'immagina; e poi quella elegiaca ossia necrologica per gli uomini del legittimismo, che invecchiavano e che, ormai con frequenza, la morte rapiva. Moriva, nel novembre del '96, il tenente colonnello di artiglieria Vincenzo Salazar: « Egli fu dei difensori di Gaeta! »; moriva, nel febbraio del '99, il generale di fanteria Vincenzo Tedeschi, che era stato dei capitolati di Gaeta e << non aveva voluto servire il nuovo governo », e nell'aprile, il novantenne commendator Gaetano de Montaud, veterano, tenente colonnello del genio; moriva nell'agosto del '98 il capitano Carmelo Maria Falduti, che era stato della guarnigione di Messina. Vi si leggeva, nel febbraio del '98, la necrologia di un Raffaele Ronga : << un operaio tintore, di statura gigantesca, di forza erculea, e dalle cui labbra perenne era il grido di: Viva il Re! Ad un semplice cenno lo si vedeva sempre pronto a emetterlo »; e, nel marzo dell'anno dopo, quella di Amodio, « il vecchio servo fedele dei Borboni di Napoli », morto in Parigi, e del quale i sovrani onorarono i funerali.

Un'altra parte non piccola veniva data, negli stessi fogli, al ricordo e al riesame degli avvenimenti militari del 1860-61; nel che si occupavano particolarmente il maggiore di artiglieria Carlo Corsi e il capitano Ludovico QuandelVial. La letteratura di memoriali, apologie e polemiche in

(1) Sull'Unione meridionale e sulla società borbonica di quegli anni, è da vedere un grazioso articolo di R. CANTALUPO (nella Lettura di Milan, XIV, 1914, pp. 733-40).

torno a quei fatti, scritta da generali e ufficiali dell'esercito borbonico e da altri testimoni e critici, copiosissima nei primi anni dopo il 1860, era via via scemata; e i Corsi e i Quandel-Vial formavano gli epigoni dei De Sivo, dei Ritucci, dei Palmieri, dei Ballesteros, dei Marra, dei Pietro e Giuseppe Quandel, dei Nagle, dei Delli Franci, e altrettali (1). Parecchi

(1) Giova abbozzare una bibliografia, che finora manca, di questa letteratura: G. NAGLE e F. ANFORA, Difesa di Gaeta: 1860-1 (Napoli, 1861); G. RITUCCI, Risposta all'opuscolo col titolo: Campagna dell'esercito napoletano dal 1 ottobre 1860 fino al compimento dell'assedio di Gaeta (Napoli, agosto 1861); GIUSEPPE PALMIERI, brigadiere di cavalleria, Cenno storico-militare dal 1859 al 1861 (s. l. a., ma Napoli, 1861); G. QUANDEL, Lavori del genio napoletano nelle posizioni occupate dall'esercito dietro il Garigliano (ivi, 1862); P. QUANDEL, Giornale delle difesa di Gaeta da novembre 1860 a febbraio 1861 (Roma, 1863); T. CAVA, Difesa nazionale napoletana (Napoli, 1863); L. GAETA, Nove mesi a Messina (ivi, 1863); P. MARRA, Il generale Pasquale Marra, documenti e fatti di arme (Napoli, s. a: risposta al libro del Cava); GIUSEPPE RUIZ DE BALLESTEROS, Di taluni fatti militari negli ultimi rivolgimenti del Reame delle due Sicilie (ivi, 1868); BARTOLO MARRA, Osservazioni sulla storia di Biagio Cognetti (ivi, 1868); S. ROMANO, Il soldato napolitano da Napoli a Gaeta, Errata corrige della storia e della filosofia della storia contemporanea (ivi, 1869); G. RITUCCI, Comenti confutatori... sulla campugna dell' esercito napolitano in settembre e ottobre 1860, trattata nella storia delle due Sicilie di G. de Sivo (ivi, 1870); GIOVANNI DELLI FRANCI, Cronaca della campagna d'autunno del 1860 (ivi, 1870); DUCA DI S. GIOVANNI, Un poco più di vero sui fatti d'arme operati dall'esercito napoletano nel 1860 e sulle cagioni che li produssero (ivi, 1874); C. MORISANI, Lettera al signor Raffaele de Cesare (Reggio Calabria, 1890); C. CORSI, Memorie di un veterano, cronaca giornaliera degli avvenimenti militari del 1860-1; Difesa del soldato napolitano (Napoli, 1903); LUDOVICO QUANDEL-VIAL, Annotazioni al libro: Lettere del generale Pianell ecc., su quanto si riferisce in esso per gli avvenimenti calabri del 1860 (Napoli, 1901); Giornale degli avvenimenti politici e militari nelle Calabrie dal 23 luglio al 6 settembre '60 (Napoli, 1902). Intorno al fondamentale di cotesti

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volumi compose sullo stesso argomento un cappellano militare, Giuseppe Buttà, autore di una storia, I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli (1), di un romanzo contro garibaldini e liberali (2), e segnatamente di un Viaggio da Boccadifalco a Gaeta, memorie del 1860 (3), scritto con la solita appassionatezza, ma curioso per aneddoti e quadretti. Un Michele Farnerari, con maggiore temperanza e con qualche vena di affetto, trattò Della monarohia di Napoli e delle sue fortune (4). Pietro Ulloa, un tempo il maggiore degli scrittori borbonici, si era volto, negli ultimi suoi anni, alle rievocazioni e polemiche storiche, mirando in ispecial modo a correggere e confutare il Colletta (5). In lingua francese, un tale Insogna compilò nel 1897 una biografia di François II roi de Naples (6), che fu volta in italiano con aggiunte e correzioni del Gaeta e del Corsi (7),

libri, la Storia del DE SIvo, si veda il mio scritto, Uno storico reazionario (nel volume: Una famiglia di patrioti ecc., Bari, 1919).

(1) Napoli, tipografia del giornale La Discussione, 1877, in tre volumi. (2) Edoardo e Rosolina o le conseguenze del 1860 (Napoli, tipogr. del giornale La Discussione, 1880).

(3) 2. ediz., Napoli, De Angelis, 1883: la prima ediz. era stata del 1875.

(4) Seconda edizione, riguardata dall'autore (Napoli, Iovene, 1876). (5) Della sollevazione delle Calabrie contro i Francesi (Roma 1871); Di B. Tanucci e dei suoi tempi (Napoli, 1875); Di Carlo Filangieri nella storia dei suoi tempi (ivi, 1876); Intorno alla storia del reame di Napoli di Pietro Colletta, annotamenti (ivi, 1877). Altre sue opere storiche rimangono manoscritte. E manoscritte (nella Bibl. Nazionale di Napoli) quelle di uno degli ultimi ministri borbonici, l'economista Ludovico Bianchini.

(6) Paris, Delhomme et Buquet, 1897.

(7) A. INSOGNA, Francesco secondo re di Napoli: storia del reame delle due Sicilie: 1859-96. Versione dal francese con introd. e note del comm. avv. Francesco Scamaccia Luvarà, 1.a ediz. italiana con note del comm. L. Gaeta e cav. C. Corsi (Napoli, tip. Gambella, 1898).

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