La divina commedia, Opseg 2 |
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Popularni odlomci
Stranica 391 - Perchè sia colpa e duol d' una misura. Non pur per ovra delle ruote magne, Che drizzan ciascun seme ad alcun fine. Secondo che le stelle son compagne ; Ma per larghezza di grazie divine (Che. sì alti vapori hanno a lor piova, Che nostre viste là non van vicine) Questi fu tal nella sua vita nuova Virtualmente, ch'ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil pruova. Ma tanto più maligno e più silvestro Si fa 'l terren col mal seme, e non colto. Quant' egli ha più di buon vigor terrestro.
Stranica 203 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Stranica 351 - Quel dolce Pome, che per tanti rami Cercando va la cura de' mortali, Oggi porrà in pace le tue fami : Virgilio inverso me queste cotali Parole usò, e mai non furo strenuo Che fosser di piacere a queste iguali.
Stranica xiii - Io vidi già nel cominciar del giorno La parte orientai tutta rosata, E l'altro ciel di bel sereno adorno, E la faccia del Sol nascere ombrata, Sì che per temperanza di vapori L'occhio la sostenea lunga fiata...
Stranica 354 - Un' aura dolce, senza mutamento Avere in sé, mi feria per la fronte Non di più colpo che soave vento : Per cui le fronde, tremolando pronte, Tutte quante piegavano alla parte U...
Stranica xii - Non v'accorgete voi, che noi siam vermi Nati a formar l'angelica farfalla, Che vola alla giustizia senza schermi...
Stranica 210 - Ti colse nebbia per la qual vedessi Non altrimenti che per pelle talpe ' , Come, quando i vapori umidi e spessi A diradar cominciansi, la spera Del sol debilemente entra per essi : E fia la tua imagine leggiera In giugnere a veder , com' io rividi Lo sole in pria che già nel corcare era. Sì pareggiando i miei co' passi fidi Del mio maestro usci' fuor di tal nube Ai raggi morti già nei bassi lidi.
Stranica 257 - Tempo vegg' io, non molto dopo ancoi, Che tragge un altro Carlo fuor di Francia, Per far conoscer meglio e sé ei suoi. Senz
Stranica 50 - L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co' del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, Ove le trasmutò a lume spento.
Stranica 95 - Dall' erba e dalli fior dentro a quel seno Posti, ciascun saria di color vinto, Come dal suo maggiore è vinto il meno. Non avea pur natura ivi dipinto, Ma di soavità di mille odori Vi facea un incognito e indistinto. Salve, Regina, in sul verde e in su...