La Divina commedia, Opseg 5Tip. della Minerva, 1820 |
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Stranica 178 - Un' aura dolce, senza mutamento Avere in sé, mi feria per la fronte Non di più colpo che soave vento; Per cui le fronde, tremolando pronte, Tutte quante piegavano alla parte U...
Stranica 398 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Stranica 412 - Tanto giù cadde, che tutti argomenti Alla salute sua eran già corti , Fuor che mostrargli le perdute genti. Per questo visitai l'uscio de' morti; Ed a colui che l'ha quassù condotto, Li prieghi miei, piangendo, furon pòrti.
Stranica 402 - Ma poi che fui al piè d' un colle giunto, là dove terminava quella valle, che m' avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite già de' raggi del pianeta, che mena dritto altrui per ogni calle.
Stranica 408 - 1 poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra, sì che m'ha fatto per più anni macro, vinca la crudeltà che fuor mi serra del bello ovile ov'io dormi...
Stranica 396 - ... mpedisce che l'uccide; e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo '1 pasto ha più fame che pria.
Stranica 401 - Guardai in alto, e vidi le sue spalle Vestite già de' raggi del pianeta , Che mena dritto altrui per ogni calle. Allor fu la paura un poco queta, Che nel lago del cor m...
Stranica 312 - Ch' io ho veduto tutto il verno prima II prun mostrarsi rigido e feroce, Poscia portar la rosa in su la cima; E legno vidi già dritto e veloce Correr lo mar per tutto suo cammino, Perire al fine all
Stranica 490 - Ma quello ingrato popolo maligno, Che discese di Fiesole ab antico ; E tiene ancor del monte e del macigno, Ti si farà, per tuo ben far, nimico : Ed è ragion : chè tra gli lazzi sorbi Si disconvien fruttare al dolce fico. Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; Gente avara, invidiosa, e superba : Da' lor costumi fa che tu ti forbi.
Stranica 526 - Non so, rispos' io lui, quant' io mi viva ; Ma già non fia il tornar mio tanto tosto, Ch' io non sia col voler prima alla riva. Perocchè il loco, u' fui a viver posto, Di giorno in giorno più di ben si spolpa, Ed a trista ruina par disposto. Or va, diss' ei, chè quei che più n' ha colpa Vegg' io a coda d' una bestia tratto In ver la valle, ove mai non si scolpa.