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A questo illustre cittadino della repubblica tergestina, fu decretata ed eretta nella parte più elevata del foro, una statua equestre, la quale tuttora si vede in Trieste appoggiata alla facciata della chiesa di San Pietro e sulla cui base leggesi un'ampia onorevole iscrizione, che darò più abbasso, ridotta a chiaro intendimento delle sigle, tratta dal Carli Ant. Ital. T. II. (')

Da questa iscrizione riscontrasi, che Fabio Severo sino dalla prima gioventù, mostrando senno precorrente l'età, portò immensi benefizi alla sua patria, avendo colla sua eloquenza patrocinate, trattate e vinte molte importantissime cause presso i magistrati di Roma, e presso l'imperatore Antonino Pio, senza dispendio alcuno dell' erario di quella repubblica.

I vantaggi però si accrebbero vieppiù allorchè divenne senatore, avendo egli desiderato questa dignità per avere mezzo più opportuno di prestarsi maggiormente a beneficio della sua patria.

Fra le grazie ed i favori ottenuti, rammentasi quella di avere impetrato che i Carni, ed i Catali, (2) assegnati da Augusto alla repubblica tergestina, potessero, per mezzo del censo, essere ammessi per gradi dell' edilità nella curia triestina, e con ciò divenire cittadini romani: la quale ammissione portava sommo vantaggio all' erario, ampliava la città di maggior numero di cittadini, ed alleggeriva il peso del decurionato, che in pochi si rendeva pesante.

Gratissimi i Triestini a tanti benefizii, dichiararono essere loro dovere, se fosse possibile, portarsi tutti in Roma alla di lui presenza, per rendergli il dovuto ringraziamento; ma ciò essendo ad essi difficile, e contrario alla modestia di Severo, eressero quella statua equestre dorata, per eterna memoria, colla iscrizione del decreto; ed incaricarono il padre di Severo far noti al figlio i sensi della loro riconoscenza, e del loro ossequio.

L'iscrizione è la seguente:

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SEVERVM CLARISSIMVM VIRVM MVLTA IAM PRIDEM IN REMP. NOSTRAM BENEFITIA ·CONTVLISSE · VT QVI· A SVA PRIMA STATIM AETATE ID· EGERIT VT IN ADAVGENDA PATRIA SVA· ET DIGNITATE ET ELOQVENTIA CRESCERET NAM ITA· MVLTAS .... ET MAGNIFICAS CAVSAS PVBLICAS APVD OPTIMVM PRINCIPEM ANTONINVM AVG PIVM ADSERVISSE EGISSE VICISSE SINE VLLO QVIDEM AERARII NOSTRI IMPENDIO · VT QVAMVIS ADMODVM ADOLESCENS SENILIBVS TAMEN ET PROFECTIS OPERIBVS AC FACTIS PATRIAM SVAM NOSQVE INSVPER SIBI VNIVERSOS OBSTRINXERIT NVNC. VERO · TAM · GRANDI · BENEFITIO · TAM · SALVBRI · INGENIO · TAM1· PERPETVA · VTILITATE

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(1) La chiesa di San Pietro, che esisteva anni fa nel sito, dov'è oggi il cosidetto Palazzo Modello, venne demolita per dare maggior ampiezza alla piazza. La chiesa omonima è ora invece in piazza Madonna del Rosario, nello stesso luogo dov'era prima la chiesa dei protestanti. (E.)

(2) Dei Carni o Carnuti si hanno sicure notizie; d'origine celtica discesero in Italia, si portarono ai confini della Venezia, poi nel Friuli; ma cacciati dalle armi romane si ridussero ai monti, e precisamente alle Alpi Carniche. Dei Catali invece, non resta oggi altro indizio che la greca etimologia. Soggiornarono nella valle della Piuca fra Clana, Adelsberg ed il Timavo, in quella parte dove ancora vi ha un monte che chiamasi Catalano. C. Combi. Porta Orientale, an. III. (E.)

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REMP N. (b) ADFECISSE VT OMNIA PRAECEDENTIA FACTA SVA QVAMQVAM · IMMENSA ET EXIMIA SINT FACILE SVPERAVIT NAM IN HOC QVOQVE MIRABILEM ESSE · C. V. (c) VIRTVTEM QVOD COTIDIE BENEFICIENDO ET IN PATRIA SVA TVENDA IPSE SE VINCAT ET IDCIRCO QVAMVIS PRO MENSVRA BENEFITIORVM EIVS IMPARES IN REFERENDA GRATIA SIMVS INTERIM TAMEN PRO TEMPORE VEL FACVLTATE VT ADIVVET SAEPE FACTVRVS REMVNERANDAM ESSE C. V. (d) BENEVOLENTIAM NON VT ILLVM PRONIOREM HABEAMVS ALIVD ENIM VIR ITA NATVS NON · POTEST FACERE SED UT NOS IVDICANTIBVS GRATOS PRAEBEAMVS ET DIGNOS TALI DECORE TALIQVE PRAESIDIO Q. F. P. D. E. R. I. C. (e) PRIMO CONSENTE L. CALPVRNIO. CERTO CVM FABIVS SEVERVS VIR AMPLISSIMVS · ATQVE CLARISSIMVS TANTA · PIETATE TANTAQVE ADFECTIONE REMP. N. AMPLEXVS SIT ITAQVE PRO MINIMIS MAXIMISQVE COMMODIS PIVS · EXCUBIT ATQ. OMNEM PRAESTANTIAM ASSERERAT· VT MANIFESTVM SIT ID EVM · AGERE· VT · NON · MODO · NOBIS · SED · PROXIMIS · QVOQVE · CIVITATIBVS DECLARATVM · VELIT · ESSE SE NON · ALIQUAM · PATRIAE SVAE · NATVM · ET · CIVILIA STVDIA QVAE IN EO· QVAMVIS · ADMODVM . . . VERE · IAM SINT PERACTÁ · ATQ. PERFECTA AC SENATORIAM DIGNITATEM HAC MAXIME EX CAVSSA CONCVPIVISSE VTI PATRIAM · SVAM · TVM ORNATAM TVM AB OMNIBVS INIVRIIS TVTAM DEFENSAMQ. PRAESTAR ET (1) INTERIM APVD· IVDICES A CAESARE DATOS INTERIM APVD IPSVM IMPERATOREM CAVSISQVE PVBLICIS PATROCINANDO QVAS CVM IVSTITIA · DIVINI PRINCIPIS TVM SVA EXIMIA AC PRVDENTISSIMA ORATIONE SEMPER NOBIS • CVM VICTORIA FIRMIORES REMISIT EX PROXIMO VERO VT MANIFESTATVR CAELESTIBVS LITERISQVE ANTONINI AVG PII TAM FOELICITER DESIDERIVM · PVBLICVM · APVD · EVM SIT PROSECVTVS IMPETRANDO VT CARNI CATALIQVE ATTRIBVTI · A · DIVO · AVGVSTO PIO REIPVBLICAE NOSTRAE PRO VT QVI MERVISSENT VITA ATQVE CENSV (f) PER AEDILITATIS GRADVM IN CVRIAM NOSTRAM ADMITTERENTVR· ET· AERARIVM NOSTRVM DITAVIT ET CVRIAM · NOSTRAM COMPLEVIT ET VNIVERSAM · REMPVBLICAM (2) NOSTRAM CVM GREGARIIS (3) AMPLIAVIT · ADMITTENDO AD· HONORVM COMMVNIONEM · ET VSVRPATIONEM ROMANAE CIVITATIS ET OPTIMVM ET LOCVPLETISSIMVM · QUEMQVE VT SCILICET QVI OLIM ERANT TANTVM IN REDITV PECVNIARIO NVNC ET IN ILLO IPSO DVPLICI QVIDEM PER HONORARIAE NVMERATIONEM REPERIANTVR........... (4) CVM QVIBVS · MVNERA · DECVRIONATVS IAM VT PAVCIS ONEROSA HONESTE DE PLENO COMPARTIVNTVR · (3) AD · CVIVS · (^) GRATIAM · HABENDAM · VT · IN · SAECVLA · PERMANSVRAM EIVSMODI BENEFITIO OPORTVERANT· QVIDEM SI FIERI POSSET ET SI VERECVNDIA CLARISSIMI VIRI PERMITTERET VNIVERSOS OBVIAM IRE ET GRATIAS EI IVXTA OPTIMVM · PRINCIPEM · AGERE · SED · QVONIAM · CERTVM · EST · NOBIS・ ONEROSVM ΕΙ FVTVRVM · TALE · NOSTRVM OFFITIVM ILLIVS (7) · CERTE PROXIME FIERI OPPORTVNO (*) STATVAM · (9) AVRATAM · EQVESTREM · PRIMO QVOQVE TEMPORE IN CELEBERRIMA · FORI NOSTRI PARTE PONI ET IN BASI EIVS HANC NOSTRAM

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(e) Q. F. P. D. E. R. I. C. Quod fieri placere de ea re ita censuerunt.

(1) Kandler nelle Indicazioni ha SERVARET invece di PRAESTAR ET.
(f) VITA

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HOC DECRETVM INSCRIBI VTI AD POSTEROS NOSTROS TAM VOLVNTAS · AMPLISSIMI VIRI QVAM FACTA PERMANEANT · PETIQVE Α FABIO VERO · EGREGIO · VIRO PATRE SEVERI VTI · QVANDOQVIDEM ET COMMENTVM · HOC IPSIVS SIT PROVIDENTIA · QVA REMPVBLICAM N. INFATIGABILI CVRA GVBERNAT ET IN HOC PIVS PVBLICI BENEFICII QVOD TALEM NOBIS ET IMPERIO CIVEM PROCREAVIT ATQVE FORMAVIT CVIVS OPERA STVDIOQVE ET ORNATIORES ET TVTIORES IN DIES NOS MAGIS MAGISQVE SENTIAMVS VTI EA PLACVISSE IN HANC REM ADSENSVM · SVVM · LEGARI · MANDARIQVE SIBI VT GRATIAS PVBLICE CLARISSIMO VIRO· MANDATV NOSTRO AGAT ET GAVDIVM VNIVERSORVM SINGVLORVMQVE· AC VOLVNTATEM VT MAGISTER · TALIVM · RERVM · IN NOTITIAM EIVS PERFERAT CENSVERVNT.

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11.

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PUBBLIO ATTILIO, istriano, fu prefetto della Pannonia sotto Claudio, allo scrivere di Tacito negli Annali 1. XII. §. 129. Claudio scripsit P. Attilio histro, qui Pannoniam præsidebat (C. A. T. II.).

12. LUCIO VARIO PAPIRIANO, di Trieste, da bella lapide esistente ora nel campanile della chiesa di S. Giusto in Trieste, che daremo qui a piedi, rilevasi che esso fu duumviro jure dicundo, duumviro jure dicundo quinquennale, prefetto dei fabbri, cioè degli artefici di Roma, ed insieme di Trieste, colla qual notizia rileviamo, che un cittadino municipale poteva ed in patria ed in Roma ottenere nel medesimo tempo uffizii e magistrature; e che vi era promiscua partecipazione, e comunione degli onori fra le città, e la capitale. Fu inoltre il nostro Papiriano flamine adrianale, pontefice, augure e patrono del collegio degli artefici. (C. T. II.).

13.

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TITO ABUDIO VERO POSTUMO, di Parenzo, sottoprefetto della classe ravennate, si rileva dalla bella lapide che si trova nella piazza di Parenzo; nella quale si

(') Kdl. ha PAPIRIO invece di PAPIRIA; MERENT invece di NERENT. Ind. N. 33. Lo stesso ha di L. V. P. PAPIRIANUS al N. 28 questa iscrizione :

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legge che Tito Abudio rifabbricò un tempio dedicato a Nettuno, in luogo assegnato da decreto dei decurioni. Di questa iscrizione da me si è parlato nel mio Saggio dell'Anfiteatro di Pola, facendo alcune osservazioni sopra l'epoca alla quale può appartenere, e per riscontrarsi la classe ravennate senza il titolo di pretoria datole da Trajano, dev'essere poco prima della guerra dacica, cioè deve precedere il fine del primo secolo dell'êra volgare.

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Di questo tempio si osservano attualmente delle magnifiche vestigia di colonne scannellate in piedi, dietro il palazzo vescovile; come sono visibili nella stessa città le superbe fondamenta di un altro tempio dedicato al Dio Marte, presso la piazza oggi detta Marafor, (Martis Forum).

ANNO 740 DI ROMA

14. TITO ELIO CRISOMALO, di Pola, liberto e procuratore di Augusto abbiamo dalla iscrizione sopra bella base, che si trova nella loggia del pubblico palazzo in Pola. (2) Ella è stata da varii riportata, benchè non poco corrosa, nè l'ommise lo stesso Carli.

(1) Kd. Ind. N. 364 la dice scolpita sopra grande ara e vi pone l'an. 56.

(E.)

(2) I can. Francesco Bradamante da Dignano, vissuto nel secolo scorso, appassionato antiquario, esaminò l'iscrizione di Tito Elio Crisomalo, e copiatala con accuratezza la inviò in lettera 14 giugno 1789 a Girolamo Gravisi. Egli asserisce che la base su cui leggesi la detta iscrizione deve avere appartenuto ad un' ara, perchè oltre la dedica a Giove Ottimo Massimo, si vedono scolpiti ai lati in bene inteso bassorilievo un simpulo ed una patera. Aggiunge che il marmo fu dissotterato in un campo nella contrada Altura, tre miglia e mezzo distante da Dignano, a metà della strada che conduceva all'antica Cissa. Ed ecco l'iscrizione quale la riporta il Bradamante :

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15. QUINTO CAJO PETRONIO procuratore delle porpore di Cissa dell'Istria, seviro augustale, e patrono del collegio dei porporarii di detta Cissa, troviamo in bel marmo scoperto alla Punta Barbariga nel 1778, la cui iscrizione dottamente fu illustrata dal marchese Girolamo Gravisi, con lettera che si legge inserta nel tomo III. delle Antichità Italiche del Carli ('); ed in precedenza riportata negli Atti della società archeologica d'Inghilterra dal cav. Strange.

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In Cissa, detta ai tempi di Pietro Coppo, Punta Cissana, oggi Punta Barbariga, vi era una fabbrica di tintura di porpora, ed unica per la Venezia e l'Istria, (2) provincie ambedue che nel basso impero erano comprese in una sola, e per lo più chiamavansi col nome d'Istria. Paolo Diacono disse (lib. II, 14): Utraeque pro una provincia habentur.

La Notizia dell'impero d'Occidente (cap. xxxvIII) c'insegna, che in quel estesissimo impero nove soltanto erano le tintorie, ed altrettanti i procuratori, i quali invigilavano alla perfezione della porpora, industria assai gelosa, e che serviva privatamente ad uso del solo principe.

Svetonio dice (in Ner. cap. 32) essere stato Nerone, che primo degl'imperatori vietò ai privati la tintura della porpora, e Graziano (Lib. 1 Cod. quae res.) inflisse la pena di morte a chi avesse venduto solamente la lana tinta; anzi a tal grado di gelosia giunse quest' arte, che al declinare dell'impero, furono soppresse tutte le tintorie, e ne fu ristretto l'esercizio nel solo palazzo imperiale; e gli artefici nè per se stessi, nè per i loro figliuoli potevano abbandonarlo. (Leg. Musil. C. si quis).

Che il nostro Petronio fosse istriano lo si può dedurre da quanto in precedenza fu detto della gente Petronia, specialmente al n. 3. (3)

(') La lettera del Gravisi fu stampata anche in opuscolo a Milano. «L'Istria», anno VII.

Sulla Punta Cissana vedi

(E.) (E.)

(2) Nazario Gallo. Della porpora istriana. «L'Istria», ann. II. numeri 32 e 34. (3) Il Kandler nelle Indicazioni reca l'inscrizione al n. 193 e vi pone l'anno 220, aggiungendo ei pure che fu scoperta nel 1878 alla Punta Barbariga, che poi passò in casa Nani a Venezia, e che indi andò smarrita. Omette le sigl. D. M., nel resto la riporta colle piccole correzioni come il Luciani, dalla cui lettera citata si traggono le dolorose vicende di questa iscrizione. Rileviamo anche dalla stessa lettera del Luciani che la lapide non è passata nel museo Nani di Venezia nè consta sia passata altrove. (E.)

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