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53.

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GNEO FLAVIO EROS seriro, e maestro augustale vi VIR MAGISTER . AVGVSTALIS ci offre pure una lapide di Parenzo pubblicata dal Carli II. o. c. (').

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54. QUINTO SIRZIO CALLISTO seviro augustale in gran sarcofago esistente in Pola nell'orto del canonico Vin, lesse e ne porta l'epigrafe intiera il Carli o. c.

55. SELICIO seviro augustale di Pola è scritto in marmo mancante, ritrovato presso la porta aurea dal Carli, che si legge nelle di lui Ant. t. II., per indicare la città in cui era sacerdote. La do imperfetta qual'è:

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56.

TITO LUSTIDIENO NESTORE augustale di Pola, senza la parola seviro, rilevasi in lapide di quella città, pubblicata con qualche variante dal Grutero e corretta dal Carli II. o. c., colla quale esso Lustidieno erige il sepolcro a Giulia di lui moglie:

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57. LUCIO PUBLICIO SINTROPO archigallo leggesi sopra un grande piedestallo di pietra istriana esistente in Capodistria, accanto alla Loggia pubblica (3), che per essere la memoria degli archigalli rare sui marmi, e di qualche merito, qui trascrivo; tratta dal Carli tom. II. o. c.:

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Il culto di Cibele precede di 300 anni la guerra di Troja, e prima dell'era nostra 1506. Abbiamo dalla favola, che Ati divenuto furioso, per l'infedeltà usata a Cibele con la ninfa Sangaride sul monte Dindimo si fece meno. Da lui trasse il rito stranissimo, che tutti i sacerdoti sacri a Cibele si facevano eunuchi, e chiamavansi galli. 11 preside di cotesti sacerdoti dicevasi archigallo.

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60. SECONDA, cimbalistra tutti tre di Trieste. In bell' ara esagona, dedicata alla gran madre degli Dei, ritrovata in Trieste da Mr. Piccardi, e spedita in dono al conte di Villana Perlas rivelansi tre dei ministri addetti al culto di Cibele, cioè un telchino o tibicine, un edituo o custode del tempio, ed una cimbalistria o suonatrice di cembalo. Molti e varii officii di ministri eranvi addetti a questo culto oltre i suddetti, come sarebbero flautisti, capelluti, cureti, coribanti ecc., oltre le donne che suonando con sistri, cembali, timpani, crotali, ed altri strumenti, quella furibonda armonia componerasi, che effetto produceva cosi inumano. Dò quest' epigrafe trascritta dal Carli op. cit.

M.D.M.
QPVBLICIVS
CHARITO

SACERDOS. T.
CPVBLICIVS

HERMES AEDITVVS
ET SECVNDA
CYMBALISTRIA (')

Questa iscrizione è da una parte dell'ara, dall'altra un cembalo, e dalla terza il simpulo. Da questi monumenti apparisce che lo stranissimo culto di Cibele era introdotto nell'Istria con tempio, e ministri.

61.

VISIA TERTULINA sacerdotessa di Cibele abbiamo in lapide nella chiesa maggiore di Trieste, nella cappella di S. Nicolò, colla quale si conferma il culto di Cibele in detta città:

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62.

LUCIO VERGINIO PUDENTE aruspice, sacerdozio che prendeva gli augurii dall'esame delle vittime, e degl'intestini degli animali. Che questo culto fosse introdotto nell'Istria, riscontriamo da lapide esistente in Pola nell'orto delle monache di San Teodoro, la quale è la seguente:

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(1) Fu ritrovata nel 1749 e comunicata subito dallo scopritore a Girolamo Gravisi. Il Kandler dice che fu inviata nella Stiria. Ind. n. 22.

(E.)

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63. MARCO PUBLICIO, istriano, augure di Aquileja, ci fa conoscere il Çarli L'augure prendeva le predizioni dal volo degli augelli, e dal pasto dei polli. Che questo culto fosse pure nell' Istria possiamo assicurarci, poichè L. Vario Papiriano del numero 12, oltre essere stato flamine adrianale, e pontefice, fu pure augure. Augure fu anche Lucio Flaminio Istriano del numero 24. Flamine poi di Claudio il tribuno militare Quinto Petronio Modesto di cui parlai al numero 27.

Di edili ci hanno conservato i nomi varii marmi istriani, cioè di M. Aurelio Menofilo edile di Pola indicato al numero 8; cosi al numero 22. L. Sergio Lepido figlio di Lucio; L. Sergio figlio di Cajo al numero 31; e L. Sergio pure figlio di Cajo al numero 32. Edili tutti tre di Pola, come si legge sopra la porta aurea di quella città. C. Cetacio Sevariano, e M. Surino ambidue edili di Trieste si appalesano, come fu indicato ai numeri 35 e 36. L'edilità nei primi tempi aveva cura delle fabbriche, e degli edificii pubblici. Crebbero poscia di numero in Roma, e di dignità. Nel senato, dopo i consoli ed i pretori, avevano fra tutti la precedenza, e godevano del diritto delle imagini. Cicerone (in Verrem. 5. 14) ci da una piena notizia del loro uffizio, cioè di celebrare con grandissime cerimonie i sacri giuochi a Cerere, a Libero, a Libera; con la celebrità d'altri giuochi render propizia la madre Flora al popolo, ed alla plebe romana; far con dignità e religione celebrare ancora i giuochi detti romani, a Giove, a Giunone, a Minerva; e aver infine la cura de' tempj, e della città tutta. Continua il Carli ad istruirci maggiormente nel modo che segue: «Immense «<erano le spese, che in tali giuochi faceano, e basti per tutti il sapersi, che Marco «Scauro nel solo teatro, che a tal effetto costrusse, la terza parte ornato di spere, e «di vetri, in cui tremila statue si numerarono, spese, al dire di Plinio, circa due «milioni di scudi. Nelle città provinciali minore dispendio senza dubbio vi sarà stato; «ma quivi pure l'edile il medesimo uffizio e dignità aveva, che in Roma».

64.

ANTONIO AZIO CALO archiatro trovo in cippo sepolcrale di Pola, pubblicato da varii, e registrato dal Carli tom. II. o. c. del quale, per essere medico di un principe, il cui nome s'ignora, trascriverò l'epigrafe:

D. M.

.

65.

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CAIO ALFIO ISOCRISO medico, in altro sepolcrale cippo di Trieste ci si appara con iscrizione pubblicata dal Reinesio (Class. xI. n. 1), male spiegata la finale dall' Ireneo, portata dal Carli T. H. id,, la quale è chiusa con buon augurio a chi legge, per cui sembra che questo medico fosse un uomo dabbene.

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66. SERGIO POLENSE parassito istrione. L' arte degl' istrioni era propriamente quella del ballo, e della pantomima. Cicerone e Licio c'insegnano che histrio significa ludio, cioè saltatore: questo nome d'istrione comprese poscia anche gli attori delle commedie e delle tragedie, di modo che istrioni chiamavansi i ballerini, i pantomimi, i comici, ed i tragici.

Questa professione era presso gli antichi in molto pregio e ad essi erano profusi gli onori, e talvolta oltre la corona che ottenevano, loro si erigevano perfino delle statue. Essi appartennero ad un collegio sacro, e probabilmente al culto di Apolline, e dicevansi puranco parassiti, come vediamo nel marmo di Preneste, pubblicato dal Ficoroni, De larvis scen. p. 42, in cui Accilio Sellentrione è onorato da quella repubblica di corona e di statua:

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Ma ciò che interessa si è, che quest' arte ebbe origine dall' Istria, ed istrioni appunto furono detti, perchè vennero la prima volta dalla nostra provincia. (1). Festo infatti dice (In Auct. ling. lat. p. 295). Histriones sic dicti quod primum ex Histria venerint; ed Isidoro (Orig. lib. XVIII cap. 48) pure conferma. In prova maggiore riscontro in una iscrizione portata dal P. Bonada (Carmina Vol. II. p. 395), che quest' arte non istrionica, ma positivamente si chiama istriaca,.

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Prova tutto ciò, che quest' arte deriva dall' Istria e che possiamo dirla arte istriaca, benchè moderni scrittori, come Alberico Gentili, e Demstero la vogliono di origine etrusca. Il Carli ne parla con qualche estensione nelle Ant. Ital. T. I. e T. II., e porta la singolare epigrafe del nostro SERGIO POLENSE PARASSITO ISTRIONE, la quale fu pubblicata per la prima volta nel 1510, come ritrovata in Salona, in lapide mirae magnitudinis, riprodotta da molti, da molti sostenuta, e da altri contesa per la sua ingenuità in modo che buone ragioni vi stanno per ambe le opinioni. Veggasi sopra tutti Giambattista Feretti, nel Museum lapidarium p. 281, 282 e seg.

(') Se proprio gl' istrioni provenissero dall' Istria, veggasi l'articolo Gl Istri del Dr. P. Pervanoglu nell' Archeofrafo triestino 6, 4 febbr. 1880, p. 249., e quanto scrisse sul nome dato all'Istria B. Benussi nel Saggio d'una storia dell' Istria, riportato negli Atti dell'I. R. Ginnasio superiore di Capodistria a. 1871-1872; lo stesso autore nell'Istria sino ad Augusto, Cap. I. Roma; e C. De Franceschi nell'Istria Not. stor. p. 9-12. Tanto era invalsa la bizzarra idea che il nome di Istrioni derivasse dagli Istriani che ancora nel 1664, epoca della fondazione di un teatro in Capodistria, le cui traccie si scorgono presso il piazzale Maniago, leggevasi sullo stipite maggiore della porta il seguente brano latino: Sunt qui Histrionem ab Histria dictum quia primus qui Romae scenicam artem exercuit ab Histria venerit. — Barthingl. Matthgentius. com. sup. Val. Max. (E.)

Bisogna credere che il nostro Sergio Istrione fosse in vita un uomo assai scherzevole, mentre volle scherzare anche in morte coll' epigrafe del suo sepolcro, la quale per la sua singolarità qui trascrivo:

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VT VIVVS ASSVEVI

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.

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VIATORES CIVES OPTVMI VEL ADVENAE SIVE BINI SIVE SINGVLI・ INCEDITIS SIVE TVRMATIM QVOD MAGIS ERIT GRATIAE SISTITE OBFIRMATE GRESSVM. NEC MIRAMINI SI MORAMINI ALIQVANTISPER DICACVLVS. EQVIDEM FVI SVCCINTVS SERMO DARI VOBIS NON POTEST ET IVVAT VOBISCVM ESSE AC AB ORE MEO PENDVLOS DETINERE VT IVVIT: SEMPER SAXVM HOC VOS VOCAT QVID · INQVAṀ PRVDENS IMPRVDENS MORTVVS ITEM VOS FALLO NAM · NON VOS VOCAT QVOD VOCAT· ORE· VERVM IS QVOIVS CINIS HIC LATET OLIM QVOM POTVI・ NVNC VOS VOCARI· VOLVIT VALVITQVE HAEC · OLIM SVA VOLVNTAS VOLENTES VOS · LEGERE· HOC· SCRIPTVM . VAH· QVOD・ LOQVOR · IMMO · SCVLPTVM QVAM AEGRE. VERITAS ADHVC SE MECVM · CONCILIAT NAM NEQVE HIC ATRAMENTVM VEL. PAPYRVS AVT MAMBRANA VLLA ADHVC · SED · MALLEOLO VEL CELTE LITERATVS SILEX SILENS ADHVC QVIS HIC LATET · LATE QVOD EGO EFFERRI· ET · EFFARI GESTIO SERGIVS POLENSIS PARASITUS HISTRIO· VESTER FESTIVISSIMVS HEIC· CVBO HOC VNVM · QVIDEM TANDEM · SPONTE. DICTVM · VERVM · EST · SI. QVIS · DVBITAT · HANCINE OLFACIAT HVMVM OLET TEMETVM ET FLOREM VINI · VETERIS QVO SATVR · SATIS IVVENIS HAVSI・ AT · SI· VEXI· VITAM TAM VOBIS GRATAM· QVAM NOTAM VRBI ET ORBI NON MINVS MVNVS. HOC A VOBIS IMPETREM OPORTET· ADESTE. MIHI ET FAVETE EDICTOQVE HVIC VOS SVBSCRIBITE ET OBSIGNATE SI QVIS SIBI · VESICAM ONVSTAM SENSERIT DOMVM · SVAM ONVS HOC REPORTET IN CLOACAM SI VERO FESTINVS FVERIT · CITERIOR · VEL VLTERIOR HOC LOCO · PRO· RELIGIONE SE EVACVET QVI NON PARVERIT HAEC MVLCTA ILLI ESTO· TESTE· ALTERO · VT CAREAT CANES QVOQVE CAESI FVSTIBVS ET SAXIS EDICTVM HOC SENTIANT· ADFVISTIS FAVISTIS ET OBSIGNASTIS TENEO QVO MODO RISVM. VOBIS. DARE. SITIO HVI SENTIO · DICTVM VOLVI· ESSE · SED · QVID · HOC · EST · QVOD · TAM · FAMILIARITER · ISTVC · PROCEDI · VERITAS PROFECTO CONTAGIONE · MEI · SISTIT · IPSA · QVOQVE ET MIHI · IPSI · SVPPARASITATVR · QVAE VLTRO POTVM INVOCATA · ADVENIT NVNC SI · VRBANI · PERHIRERI · VVLTIS · ET · VERITATI SVPPARASITANTI · ET · AREENTI · MEO · CINERI · CANTHARO PIACVLVM · VINARIVM. FESTINATE POST · VALETE · ABITE · IN · REM · VESTRAM · VIATORES · OPTVMI · HIS · NVGIS · AMBAGIBVS CONDONATE

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Da lapide ritrovata in Trieste, è trasportata a Venezia in casa di Francesco Micheli, come si ha dal Grutero ci sono noti questi personaggi istriani, che appartengono all' uffizio dei gladiatori; cioè Costanzo, il quale era munerario, professione che aveva il compito di mantenere i gladiatori per gli spettacoli, ed apparisce che il nostro Costanzo particolarmente manteneva dei resiarj e seculori. L'iscrizione è la seguente tratta dal Carli o. c.: II:

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CONSTANTIVS MVNERARIVS GLADIATORIBVS SVIS
MV NERIS
MVNVS SEPVLCHRVM · DEDIT · DECORATO · RETIARIO · QVI · PEREMIT· CAERVLEVM. ET
PEREMPTVS DECIDIT AMBOS EXTINXIT RVDIS· VTROSQ· PROTEGIT· ROGVS DECORATVS
SECVTOR · PVGNAR · VIIII · VALERIAE · VXORI · DOLORE · PRIVVM · RELIQUIT.

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Decorato resiario, avea l'incarico nel combattimento d' involgere il nemico. nella rete, con cui combatteva, e superarlo. Decorato pertanto pugnò con Ceruleo, il quale dobbiamo credere mirmillione, e cosi chiamavasi perchè portava sull'elmo la

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