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8. 1798. LA Vera libertà della stampa, Venezia 1798 per Zerletti, in 8o colla dedica al conte Francesco Tacco. In questa dissertazione si dimostra, che questa libertà non importa l'abuso di attaccare la religione. In quell' infelice tempo si servi di un titolo coperto, premettendovi il detto di Fedro: Non semper ea sunt quae videntur. Decipit frons prima mullos.

9. 1799. L'INDISSOLUBILITÀ del Sacramento del matrimonio contro una dissertazione stampata in Venezia dallo Zatla nel 1792, Venezia, 1799, in 8, con dedica a sua eccell. monsignor Bressa vescovo di Concordia. (')

10. 1803. IN ACROASES padre Georgii Albertini prof. pubblico Theologiae in Universitate patavina - Animadversionum Theologicarum Specimen. Veronae, 1803, per Antonio Tommasi in 8o, con dedica a quel dotto clero. Di quest' opera si parla a lungo nel giornale di Padova 1804 in settembre, e nello stesso del luglio 1808 vi ha un articolo a favore del Pellegrini contro l'opinione dell'Albertini, il quale trovò pure un forte avversario nell'ab. Francesco Antonio Baldi di Roma.

11. 1805. DISSERTAZIONE Canonica, in cui si dimostra, che il concilio di Trento (sessione 24 de Matrimonio capit. 1.) non ha derogato al gius canonico anteriore, riguardo al taglio del matrimonio per querela di nullità, attesa la mancanza di consenso, non ammissibile dopo un anno e mezzo; colla dedica a monsignor Colloredo preposito di Udine. Venezia, 1805, in 8o.

12. 1805. CONFERMA dell'argomento precedente contro alcune vane obiezioni di qualche parroco della diocesi di Treviso, con dedica a mons. Peruzzi vescovo di Caorle, eletto poi vescovo di Chioggia, in 8", 1807.

Di queste due dissertazioni sopra il taglio del matrimonio avendo veduto il manoscritto monsignor de la Luzerne, già vescovo di Langres, celebre prelato allora vivente, si è degnato di farne un estratto, il quale fu stampato in fine delle dissertazioni.

13. 1806. PRODROMO O manifesto per una nuova edizione preparata per la stampa della famosa cronaca di Giovanni Sagornino, la più antica delle venete tutte, con note, inserto nel giornale di Padova. (2) Oltre tutto ciò, produsse

(1) In relazione a questo scritto sta il seguente brano di una lettera del Pellegrini datata Venezia 18 agosto 1805: «Una dissertazione teologico-canonica contro il pessimo abuso del taglio di matrimonio sotto pretesto di nullità di consenso, anche dopo molti anni di matrimonio e non di rado con prole, contro il diritto canonico (di che forse le ho già scritto) da molto tempo sotto la revisione, ancora potuto riaverla per la stampa.»

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non ho (E.) (*) Del codice Sagornino dice nella già citata lettera 18 agosto 1805: «L'edizione dell'antichissimo codice Sagornino, con illustrazioni, già del 65 del secolo passato pessimamente dato in luce da Giovanni Francesco Zanetti figl. Aless. da copie poco esatte, benchè professasse d'aver usato il Codice Zeniano, (e di ciò forse ancora le ho scritto, ripetendolo ora se non lo avessi fatto), da me dopo tante interruzioni è stata compita; ma la revisione sarà eterna.>>

In lettera poi del 26 maggio 1809 da Venezia scrive al p. c. Gravisi: «Sa ella che frattanto ho già cominciato a studiare per l'edizione ed illustrazione del nostro famoso codice della Cronaca detta Sagornina, la più antica di tutte le Venete, tanto rinomata presso tutti gli scrittori. Essendo stata data in luce da G. Zanetti più per sua infamia che per servizio dei letterati, perchè non si servi del nostro codice, benchè vanti di darlo così esattamente ut gemina imago M. S. Codicis legentibus, quod fieri poterat, appareret cogli stessi errori ecc., avevo già altro volte coltivato un tal pensiero dopo

varie dissertazioni epistolari inserte nelle Novelle letterarie di Firenze, cioè, essendo stampato a Parigi da Didot nel 1789, come inedito il Filostrato del Boccaccio per opera di un italiano, e come tale annunziato nelle suddette Novelle al n. 44, con tre lettere inserte nei n. 45, 46, 1790; e n. 40 1791 si descrivono due edizioni della libreria Zeniana del secolo XV, e primo. della stampa, ed una terza edizione del medesimo secolo della libreria di S. Giustina in Padova, ignote tutte tre edizioni ai letterati toscani, che gradirono tale scoperta del loro Boccaccio.

Intorno a quegli anni si cercò, se vi fosse un catalogo delle stampe Aldine, uscito dalla stamperia di Aldo, ed avendo letterati di primo ordine scritto che non se n'è veduto alcuno giammai, il Pellegrini ne produsse uno, tratto dalla libreria del suo ordine, descrivendolo in una lettera inserta nelle dette Novelle al n. 32, 1790, ed è pronto per le stampe fornito di illustrazioni.

Contribui pure notizie al chiarissimo Bandini per l'edizione dei Giunti di Firenze; che fa cenno del bibliotecario e della biblioteca.

Diamo qui l'argomento di alcune tra le lettere del padre Pellegrini che si conservano assieme agli altri scritti inediti Gravisi-Barb. di Capodistria:

1. Di Francesco Zambeccari, bolognese, traduttore di più centinaja di lettere di Libanio, rétore greco (314-393). Lo Zambeccari fu precettore in Capodistria nel secolo XV.

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2. Di un poemetto del Tansillo - La Balia (Vedi la presente biografia Opere stampate n. 7); di un opuscolo del Tasso sull' Ammogliarsi; delle Considerazioni apologetiche sopra il Saggio di storia della città di Parenzo del march. Girolamo Gravisi da Capodistria; intorno ad nn passo del Dandolo sulla fondazione di Giustinopoli; sulle Antichità italiche di G. R. Carli.

3. Della patria di Gentile Sermini; di una Dissertazione dell' abate Nachi; di un abbozzo dello Zeno (Apostolo) per la vita di Girolamo Muzio; sulla nuova edizione del Codice della Cronaca detta Sagornina, che si accingeva ad illustrare e poi pubblicare il padre Pellegrini.

4. Sul Dio Beleno, principale deità di alcuni paesi germanici.

5. Sull' Officio della Concezione istituito da papa Sisto IV a proposito di un breviario fatto dal triestino A. Bonomo, che diede occasione al march. Girolamo Gravisi di parlare del Vescovato di S. Nazario.

avere scoperto una si solenne, e dirò anche incredibile impostura, e mi aveva pure consigliato l'eminentissimo Garampi per quella bontà e vantaggiosa opinione che aveva di me; ma il riguardo al P. U. Francesco Donà, allora istoriografo pubblico, cui aveva malamente comunicato la cosa, il quale credeva dovesse toccare a se tale impegno, che diceva volersi assumere, mel fece deporre. Ora però sciolto da tal riguardo, e mosso da nuovi impulsi di un altro illustre porporato l'em. Borgia, l'ho riassunto, e mi ci son già posto con tutto quell'impegno di cui posso essere capace. Il dolore stesso della caduta della Repubblica, che porterò meco al sepolcro, me ne diede altra spinta, ricordandomi di quanto scrisse Livio: Ego... hoc quoque laboris praemium petam, uti me a conspectu malorum, quae nostra... vidit aetas, tantisper certe, dum prisca illa mente repeto, avertam. Dopo questo lavoro, che certo vorrà qualche tempo, il mio unico impegno sarà la Vita del Muzio.»

Da questa lettera, in contraddizione palese con quella scritta nel 1805, apparirebbe che appena nel 1809, il Pellegrini avea progettate l'edizione ed illustrazione del codice Sagornino.

(E.)

6. Osservazioni sulla Dissertazione scritta dal march. Girolamo Gravisi Intorno alla Dalmazia detta regione d'Italia. (V. biogr. n. 225, p. 339— Opere stampate num. 3).

7. Sulla venuta a Capodistria dell'ingegnere Rizzi-Zannoni di Padova, geografo di Francia, che recavasi in Istria per fare osservazioni relative alla sua professione.

8. Riflessioni filosofico-morali sulla Divina Rivelazione; - Sulla pretesa quadratura del cerchio scoperta da un medico, certo Novelli, esercente a Capodistria; la quale scoperta viene posta in derisione dal padre Pellegrini. 9. Sopra un passo di Strabone riguardante l'antica Aemonia; — di una grammatica latina dell' Albertini di Parenzo; di un opuscolo del giustinopolitano Alfonso Valdera, intitolato Giuoco militare di virtù (anno 1571); versi dello stesso col titolo Rappresentazioni delle virtù morali (an. 1571); di una traduzione latina delle favole di Esopo e delle lettere di Falaride per Bartolomeo Pelusio giustinopolitano (an. 1498). Il Pelusio era anche stampatore. (E.) 262. DONADONI Gio. Casimiro patrizio di Trieste (1728), diede alla luce: Relazione della venula e permanenza nella città di Trieste di Carlo VI imperatore, con una difesa apologetica della stessa città e de' suoi porti di mare, stampata in Lubiana per Giuseppe Mayr nel 1728, in 4.o piccolo, di pag. 80 e ristampata in Trieste nel 1828, in 8.o piccolo, di pagine 50 dal tipografo Weis. (')

263.

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BONOMO Andrea Giuseppe gentiluomo di Trieste (1792). Fu cancelliere della Sanità; soggetto per qualità personali e per coltura di spirito riputatissimo, cessò di vivere in patria il 3 gennaio 1797. Abbiamo di lui:

OPERE EDITE

1. 1785. Sopra l'origine degli antichi conti di Gorizia. Opuscolo anonimo di pag. 15 in ottavo piccolo, coi tipi Coletti, in Trieste, 1785. (2)

2. 1785. Dell' antica moneta goriziana. Lettera prima dedicata al conte Guido baldo de Cobenzl. (3)

3. 1788. Dissertazione sopra le monete dei vescovi di Trieste, con ritratto e veduta, sotto il nome di Orniteo Lusitanio (1) membro dell'accademia degli arcadi romano-sonziaci. Tipi Coletti, Trieste, 1788.

(1) La seconda parte di questo lavoro fu ristampata nell'Istria, III. (1848) n. 47, 48, 49. (E.) (2) Fu ristampato nel vecchio Archeografo triestino, diretto dal Rossetti, vol. III; parla molto di cose istriane. Nello stesso volume trovasi altro lavoro storico del Bonomo, che probabilmente è lo stesso ricordato qui dallo Stancovich tra le opere inedite. Il titolo esatto è: Della giustizia dei diritti austriaci - carintiani sopra l'Istria. Sul qual argomento leggasi l'opposto parere di P. Kandler negli articoli Dell'Istria e della Carsia rispetto al Carnio Memoria scritta per incarico della Giunta provinciale dell'Istria. Fu pubblicata nella Prov. dell'Istria, I. (1867) n. 2, 3, 4, 5. (E.)

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(3) È inedita.

Vedi Saggio di bibl. istr. n. 1872.

(E.)

(*) Nome accademico di Andrea Giuseppe de Bonomo. L'autografo sta nell'Archivio diplomatico del Municipio di Trieste, dono del dott. Cumano di Cormons,

(E.)

OPERE INEDITE

4. Diritti della Casa d'Austria sopra l'Istria ex veneta. Molte altre produzioni letterarie inedite di questo dotto triestino esistono presso il sig. Costanzi di lui erede in Trieste, nonchè vari interessanti patri documenti e notizie intorno l'autore.

Il Bonomo scrisse ancora i seguenti lavori, non ricordati in quest' opera dallo Stancovich:

1. Incursioni dei Turchi nelle parti vicine di Trieste. Stamp. verso la fine del secolo 18, e ristampato nell' Istria, II, (1847).

2. Il Doge Enrico Dandolo in Trieste. È pure stamp. alla fine del sec. 18, e nell'Istria, II (1847).

3. Promemoria sull' Antica moneta goriziana ed analoga lettera, stampate nell'opuscolo di Carlo Coronini Dell'antica moneta goriziana. sini, 1785.

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Gorizia, Tomma

4. Almanacco ecclesiastico, storico, politico, commerciale di Trieste. Dieci annate. Trieste, Stamperia governiale, 1791-1800. N'è ritenuto autore il Bonomo. Tra gli scritti inediti Grav.-Barb. in Capodistria, si conservano circa cinquanta lettere autografe di Andrea Giuseppe Bonomo, dirette al marchese Girolamo Gravisi. Esse versano in gran parte sopra argomenti di archeologia e uumismatica. (E.)

264. VORDONI Leonardo figlio di Pietro (1813), nacque in Corfù il 20 luglio 1748 e fu ufficiale nella marina della Repubblica di Venezia. Innamorato della scienza medica, abbandonò la carriera marittima, e si diede alla pratica chirurgica nell'ospitale militare in patria; passò quindi all' Università di Padova, ove nel di 11 maggio 1769 fu approvato in chirurgia e nel 29 agosto 1772 ottenne la laurea di dottore in filosofia e medicina, ch' esercitò con riputazione in Scardona ed a Sebenico nella Dalmazia. Le nazioni greca ed illirica, domiciliate in Trieste, lo chiamarono in quel porto franco all' esercizio della professione. Vi passò egli, ma per non essere graduato in una delle Università austriache non poteva prestarsi. Ottennero però le dette nazioni dalla clemenza del Monarca, in data 14 novembre 1780 che il Vordoni giustificasse i suoi studi di medicina e ne subisse gli esami in una delle Università austriache. Sollecito il dottore Vordoni, passò nel 1781 a Vienna, e colà dopo due rigorosi esami nel 17 agosto di detto anno in quell'Università fu approvato ed ammesso alla pratica della medicina. Contemporaneamente frequentando la scuola veterinaria, diretta dal professor Gottlieb-Wolstein, premesso l'esame, riportò il giorno 18 agosto l'approvazione nella veterinaria. Reduce in Trieste cominciò ad esercitare la medicina dietro. decreto di quell' eccelso governo del 12 settembre 1781.

Da quest' epoca fissò in Trieste il suo costante domicilio sino alla morte, per il corso di anni 33, e Trieste si può dire la di lui patria adottiva che gli diede riputazione e fortuna; com'è la naturale de' suoi figli; per cui ho creduto dargli un posto nella presente Biografia.

Fu ascritto a varie società letterarie, come nel 1793 a membro dell'Accademia degli Arcadi-romano-zonziaci: ai 10 di marzo 1810 alla Società medica di Venezia,

e nel giorno 12 dicembre di detto anno a socio corrispondente estero della Società di medicina di Parigi, con diploma segnato da quel decano.

Nel 28 aprile 1812 dal fu Arnault auditore del consiglio di stato, ed intendente dell'Istria, fu nominato membro del Giuri di medicina per la provincia medesima.

Riputatissimo per professione, per filantropia e per dottrina, cessò di vivere in Trieste nel dì 29 novembre 1813, e la di lui morte fu onorata da elogio funebre recitato dall' israelita dottor Benedetto Frizzi, (1) e di varii epicedi e poesie nel gabinello di Minerva. Il sig. Costantino Asazio, ora prof. di filologia nell' Università di Corfù, compose un elegante idillio greco, stampato in Trieste nel 1814, col titolo seguente:

Αναγραφή εἴς μνήμην τοῦ ἀοιδίμου
Ιατροφιλοσόφου Λεονάρδου Βορδάνου

OPERE PUBBLICATE

1. Disertatio inauguralis de Iotero. Vindobonae, 1781, in 8.° Schmidt. Questa fu stampata all' occasione della sua approvazione.

2. Disertatio de vermibus. Vindobonae, 1781, in 8.° Schmidt.

3. Difesa medico-criminale di un contadino accusato di avere strozzata sua madre. Si trova nel nuovo giornale della più recente letteratura medico - chirurgica d'Europa. Milano, 1792, in 8.° nel vol. III, pag. 183.

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4. Alcune opinioni sulla peste. Si trova nell'opera inglese intitolata: An account of the principal Lazaretos of Europe, with various papers relative to the plague: by John Howard F. R. S. the second edition. London 1791, Johnson pag. 33, e nell'opera francese: De la peste, ou epoques memorables de ce fléau, et les moyens de s' en preserver par J. G. Gapon. Paris an VIII in 8.o, Lavilette, Tome II p. 124.

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5. Saggio per formare dei buoni medici. Padova, 1808, in 4.0 per Bettoni. Quest'opera meritò al Vordoni l'aggregazione alla società di medicina di Parigi. Il rapporto di questo saggio si trova nel Journal de medicine ecc. redigé par M. Sedilloch n. CLXIX. T. XL, in 8.o, 1810, pag. 215. Un estratto pure ragionato. si trova nell' Έρμης ο Λόουιος Τοῦ Ι Ουτωβρίου, 1812, 8. εν Βιέννη p. 289. 6. Programma de sedibus et causis morborum per analysim indagatis. nel predetto Journal n. CLXXVIII, juin 1811, p. 232. (2)

Si trova

(1) Anche il Frizzi fu medico riputato di Trieste, che adottò per sua patria, avendo colà esercitato dal 1789 al 1844. Nacque in Mantova. Di lui si legge un cenno biografico sull'Osservatore triestino, 1844, n. 70. Un altro distinto medico dalla famiglia Vordoni fu il Dottor Giovanni morto nel 1831; del quale stese un elogio il Dr. A. Lorenzutti, che fu stampato a Trieste nella tip. Pagani, 1859. (E.) (2) Il vecchio Archeografo tricstino, I, 1829 ha pure del Dr. Vordoni; Osservazioni pluviometriche fatte in Trieste dal 1788 al 1807. (E.)

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