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342. BRUTTI capitano Giacomo da Capodistria, (1715), fratello del dragomanno Bartolomeo, di cui dice la ducale 9 decembre 1717 del doge Giovanni Corner, che cioè, ai disastri sofferti dal fratello dragomanno, si aggiunse alla famiglia Brutti «il <«<sacrifizio reso di sè stesso dal capitano Giacomo, il quale dopo essersi segnalato nelle <«combustioni di Corfù, si trovò sopra le pubbliche navi nei conflitti seguiti con la <<armata nemica, nel terzo dei quali, dovette socccombere squarciato da colpo di cannone, «mentre adempiva le proprie parti con valore.» (Racc. dec. sov. di Capod. p. 75, 76).

343. FACHINETTI (de) Nicolò da Rovigno, (1717), capitano comandante la veneta nave denominata la Sacra Lega, nella battaglia di Cerigno contro i Turchi, fra tanti altri incontri dimostrò intrepidezza militare, e si distinse in superior grado, restando il di lui legno sopra tutti maltrattato, ed egli ferito. Cessò di vivere nel 1745. Parla di lui Girolamo Ferrari: Storia della lega tra l'imperatore Carlo VI, e la Repubblica di Venezia contro Acmet III. Venezia 1723, (').

344. BENUSSI cav. Antonio da Rovigno, (1717), sperimentato navigatore, e capitano comandante la veneta nave militare la Fede. Si distinse nella battaglia navale di Santostrati, nell' Arcipelago, contro i Turchi al tempo della lega dei Veneziani coll' imperatore Carlo VI, ed essendo stato gravemente ferito in quella circostanza il comandante superiore Flangini, prese il Benussi il comando e la direzione della battaglia, e vi si portò con tale valore, che meritò di essere creato cavaliere di San Marco. Ferrari: Storia della lega Lib. III. (2).

345. GAVARDO de Pietro, (1721), da Capodistria, fratello di Antonio, di Rinaldo e di Giovanni, militò in Dalmazia venturiere col fratello Antonio. Nel 1664 fu spedito governatore delle armi in Capodistria collo stipendio di annui ducati 400, quindi governatore nella fortezza di Palma, ove cessò di vivere nel 1721, dopo avere prestata valorosa ed onorevole servitù al suo principe anche nel regno di Candia. Egli fu sepolto nella parocchiale di quella fortezza, e sopra il suo sepolcro fu posta la seguente iscrizione (Mem. mss. della fam. Gav.):

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346. GALLUCCI o Callucci Gregorio da Rovigno, (1722), capitano militare di nave veneta. Tra i molti incontri nei quali si distinse, accennasi in particolare la sua intrepidezza nella battaglia dei Veneziani contro i Turchi nelle acque di Scio, per cui fu onorato da quella Repubblica col grado di cavaliere di S. Marco. Egli finì i

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suoi giorni gloriosi a Corfù nel 1722. Parla di lui G. Angelini. Sestine in difesa di Rovigno. Venezia, 1783 per Marcuzzi.

347. BELGRAMONI Pietro da Capodistria, (1727), sergente maggiore. Durante tutto il corso di sua vita si prestó al servizio della Repubblica nelle guerre allora sostenute, e ne riportò lodevoli testimonianze da più scritti di generali, provveditori, e senatusconsulti. Nel 1695 il provveditore Dolfino lodò la sua prontezza nei cimenti di Narenta. Il provveditore Loredan da Parenzo, 1706, indica al Senato essere necessario al pubblico il suo benemerito impiego, per riuscire felicemente nelle negoziazioni, e nella conoscenza degli affari; e con altra del 1707 dello stesso Loredan è detto il sergente maggiore Belgramoni: «Officiale di sperimentato e benemerito servizio, e per «<le aderenze, ed abilità ne' maneggi proficuo. Spedito secondo le insorgenze a Fiume, «a Trieste, ed in altri luoghi austriaci, adempi alle incombenze ingiuntegli, e parti«colarmente, a quella importante d'imprimere negli animi di que' comandanti l'av<versione al corso.» Lo stesso Loredan da Modone nel 1711 qual provveditore delle armi in Morea, ov'era il Belgramoni, chiama il suo servizio fruttuoso, e che diede anche colà continuate testimonianze di zelo, di abilità, e di fede, raccomandando al Senato un ufficiale di tanta benemerenza. Così il Provveditore sopra la Sanità in Istria, Pietro Grimani, in data di Capodistria 1714 ne esalta la servitù spezialmente nelle importanti emergenze di Sanità, nello scorrere la linea del confine, stabilire l'armamento dei porti più opportuni, rivedere e vigilare sopra i medesimi, prestandosi in tutto colla più fervorosa prontezza, rendendo sempre più maggiori le prove della sua molta abilità. Finalmente due Senatusconsulti del 16 gennaio 1714 e del 31 gennaio 1737 ne fanno i dovuti elogi: col secondo accompagna a Vienna all' ambasciatore la relazione data dal Belgramoni sopra alcune novità tentate dagli Imperiali, e che aveva inutilmente reclamate dal Priè, il quale non poteva deliberare senza la risoluzione della Corte. (Racc. decr. sovr. di Capod.). (')

348. MANZINI de Giovanni, nobile da Capodistria, (1728), nato nel 1695. Nel corso de' suoi studii si applicò particolarmente alle matematiche, e all' architettura militare, e sino dal 1700 per suggerimento del maresciallo di Scholemburg fu eletto ingegnere militare della Repubblica Veneta. Si prestò con pubblico aggradimento, ed ottenne l'approvazione del suo indefesso impiego nei lavori eseguiti sì nel Levante, che in Dalmazia nelle fortificazioni delle piazze, e perciò venne eletto capitano ingegnere al pubblico servizio, come spiega la ducale del doge Alvise Mocenigo 19 agosto 1728 (Racc. D. S. di Capod.). Per cagione di vacillante salute nel 1731 dovette dimettersi dal pubblico servizio, e ritirarsi in patria, ove in quell' Accademia lesse varie dissertazioni di argomento scientifico. Sostenne riguardevoli officii civili, onorato dal Senato di frequenti importanti commissioni ed interpellato sulle fortificazioni da

(1) Agostino Carli figlio di G. Rinaldo, nelle sue Curiosités de Capodistria dice della famiglia Belgramoni Famille distinguée et consulaire du temps de la République (sic!) Iustinopolitaine. Ambrosin Belgramoni fut un des Consules de Capodistria, qui au nom de la ville fit le traité de paix avec la ville de Treviso l'an 1216. I'ai dans mon repertoire d'autres actes publies de ce meme siècle, ou l'on fait une mention honorable de cette famille. Cette famille fesait des mariages font riches au XV.e siècle plus qu'aucune autre maison du pays . . . . Elle a toujours été dans le consulat de la ville. Elle s'eteint et c'est dommage! (E.)

effettuarsi nell' Istria. Sono opera del Manzini la strada e terrapieno che congiunge quella città all' antico castello ed al continente; il muro che la difende dai venti del nord, nord-est. Quantunque cagionevole e studiosissimo, con una mirabile sobrietà pervenne all'anno nonagesimo terzo di vita, essendo morto nel 1788.

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349. SCAMPICCHIO Luigi figlio di Orazio di Albona, (1733), seguendo le orme. del padre, fu fatto capitano nell' Istria. Mostrò singolare prudenza e coraggio, par-. ticolarmente nel malagevole incarico di custode ai confini dello Stato Arciducale, nell' emergenze più gravi di sanità, per cui meritossi l' aggradimento della Repubblica. (Giorg. idem.)

350. GARZOTTO-SORRA Nicolò da Rovigno, (1760), uomo distinto soprattutto per il suo genio nell' artiglieria. Fu sergente maggiore dei bombardieri in Venezia e della Casa dell' arsenale, comandante del castello di S. Andrea del Lido, e della fortezza di Legnago; eletto il 17 gennaio 1735 dal Senato Veneto a sopraintendente dell'artiglieria nella terraferma. Egli si acquistò nome per alcune invenzioni, e specialmente per il cannone da 500, oltre che per una operazione malagevole da lui eseguita con somma abilità a Costantinopoli, come riscontrasi da più ducali in pergamena del Senato di Venezia, le quali gli meritarono il pubblico aggradimento. Di lui parla l'Angelini nelle sestine a p. 20. Se la cortesia e l'effetto avessero corrisposto all'ampollosità delle parole di chi mi promise tutti i documenti di questo soggetto, io avrei potuto estendere questa biografia con maggior gloria del Garzotto e della di lui patria. Altri potrà farlo in altra circostanza. Dirò soltanto ciò che mi consta di fatto, che il Garzotto aveva una collezione in bronzo di modelli con tutte le proporzioni di ogni genere di artiglieria, e spezialmente di cannoni; questa collezione, degna di un principe, dagli eredi divisa, e secondo il solito delle umane cose, passata in cattive. mani, terminó colla vendita a rifondervi il metallo per ritrarne il semplice prezzo. Mori il Garzotto in Venezia nel 1760 (').

351.

BRIGIDO barone Girolamo, (1775), fu capitano di cavalleria e ciambellano. Sposò la contessa Maria Polissena Psikoffsky dama di Corte, e fu padre del governatore di Trieste conte Pompeo, e del co. Giuseppe, governatore in Polonia, nonchè del generale barone Carlo.

352.

GRISONI conte Antonio da Capodistria, (1779), nacque nel 1724. Percorse la carriera militare e fu elevato pe' suoi meriti dall'imperatrice Maria Teresa nel giorno 25 aprile 1775 al grado di generale maggiore. Cessò di vivere nel 1779 in Cremona. (2)

353. BEROALDO cav. Vincenzo da Rovigno, (1795), dedicatosi alla navigazione dimostrò in più incontri la sua intrepidezza, combattendo in unione ai Veneziani colla propria nave mercantile detta Sacra famiglia armata di 36 cannoni contro i pirati, superandoli, benchè fossero maggiori di forza. Presso Samo pugnò valorosamente contro legni da guerra tripolini; e nel golfo di Venezia contro uno sciabecco

(1) V. Memorie di Rovigno.

(E.) (2) Antonio Grisoni (1729-1779) scrisse di strategia e tradusse alcuni frammenti storici ritenuti di Polibio. Mss. Grav. Barb. (E.)

e quattro lancioni barbareschi armati, con tanto pubblico aggradimento, che dal Senato di Venezia fu creato cavaliere di S. Marco con pensione. Con eroica fermezza sostenne perigliosissimo cimento colla propria nave nel porto di Genova contro le batterie di terra di quella Repubblica rivolte verso il Beroaldo, il quale sosteneva il decoro della bandiera veneta, ricusando di consegnare al governo di Genova un veneto soldato, che in zuffa, per insulto ricevuto, aveva ucciso un soldato genovese. In questa circostanza un bastimento inglese ignoto al Beroaldo, prese le di lui difese con altri bastimenti. Il quale, combinata la divergenza dai due governi veneto e genovese, riportò piena soddisfazione dal suo principe, che pure fece conoscere il suo aggradimento al capitano inglese. In altra circostanza pugnò il Beroaldo nell' Arcipelago contro una fregata tripolina, e la vinse recandole la perdita di 300 uomini. Caro al principe, carissimo alla patria, ed onusto di gloria, terminò i suoi giorni in Rovigno nell'anno 1796. (Mem. della famigl. Beroaldo) (').

351. GRAVISI marchese Marcello fu Giacomo da Pinguente, (1780), prode capitano di cavalleria; mori intorno all' anno 1780.

352. ZUCCATO Giorgio, di Parenzo, (1800), nacque il 24 settembre 1761 da Gabriele Zuccato ed Elisabetta de' Morelli. Compiva appena il quarto anno, che il di lui zio consigliere aulico de' Morelli, lo condusse a Gorizia in educazione, collocandolo in una casa, ove si fermò sino all' età di anni 12. In quest' epoca stretto d'amicizia colla famiglia dei conti Coronini ebbe da questa l'incarico di condurre alla celebre accademia di Würtemberga due giovani della stessa famiglia. In questo viaggio pensò di prendere pure il nipote Giorgio, pel quale però non aveva pensiero alcuno di collocamento, conoscendo le opposizioni di quelle leggi accademiche, che non ammettono che distinti soggetti. Presentatosi al duca coi due alunni ed il nipote, questi per disinvoltura e prontezza di spirito si distinse fra gli altri due, dei quali soltanto il Morelli parlava al duca. Furono accettati i due Coronini, ed avendo incontrato nel genio del principe la maniera disinvolta del giovane Zuccato, fu chiesto il Morelli se amasse lasciarvi pure quel terzo giovanetto, di cui non aveva fatto parola. Con sommo piacere annui il Morelli alla inaspettata bontà del principe pel collocamento di suo nipote in quel rinomato istituto.

Il nostro Zuccato entrò coi due goriziani nell'accademia di Stoccarda, decorato subito da quel sovrano col titolo di conte e col grado di paggio. Felicissimi furono i progressi di Giorgio, mentre sino dal primo anno ottenne il primo premio dovuto al merito, della quale circostanza se ne compiacque talmente quel duca, che chiesto al Zuccato se avesse altro fratello che amasse di seguire la carriera delle armi lo avrebbe accettato. Rispose Giorgio affermativamente; scrisse ai suoi genitori, e tosto un altro suo fratello si recò in quella città.

(1) Altro Beroaldo di Rovigno e figlio del cav. Vincenzo, fu Francesco, ardito navigatore, molto esperto in guerra e valorosissimo. Disfece spesse volte colla sua nave mercantile i pirati dai quali era temuto. Fu onorato dal governo veneto, e nelle piazze principali, specialmente a Costantinopoli. Mori nel 1811. Vedi i Rovignesi degni di ricordanza nell'Appendice alle memorie di Rovigno ecc. Pola, Bontempo, 1885. Nelle stesse è ricordato anche un distinto sacerdote, Don Giovanni Beroaldo, dottore in ambe le leggi, vicario e auditore generale.

(E.)

Giorgio pervenuto all'età di anni 20, e compito il corso dell' educazione fu onorato del grado di tenente del reggimento delle guardie a cavallo, il quale era uno dei più cospicui, che quella corte solesse accordare agli alunni più distinti.

Vestita la divisa frequentava la corte, e colle sue maniere insinuanti seppe cattivarsi l'animo dei cortigiani non solo, ma anche quello della famiglia ducale. Passata a matrimonio la principessa, nipote del duca, col principe di Mosca, fu favorito il nostro Zuccato di graziose espressioni dalla medesima prima della partenza di lei, ed essendo scoppiata poi la guerra tra la Russia e la Turchia, vedendo Giorgio che negli angusti limiti di quel ducato gli era tolta la via di segnalarsi, e seguire la fortuna e l'onore sui campi di battaglia, pensò di trasferirsi a Mosca in servizio di quella corte, e fattosi ardimentoso si presentò al suo benefattore, chiedendogli il congedo, che dal duca gli fu rifiutato. Avido di gloria, passò a Pietroburgo, ove presentatosi alla sua protettrice ottenne il permesso di secondare il suo genio che lo chiamava alla milizia. Consegui tosto il grado di capitano di cavalleria coll' ordine di passare all'attacco del forte di Oczakoff, allora bloccato dai Russi. Arrivò egli in pochi giorni, e fu all'assalto del medesimo, che dimostrò non ordinario coraggio e valore, per il qual fatto venne decorato dell' ordine di S. Giorgio e ottenne il grado di maggiore. Si recò quindi coll'armata a Bender, la quale dopo pochi giorni di resistenza capitolò; avvenimento strepitoso, per cui dal principe di Potenkin fu spedito in qualità di corriere ad annunciarlo a S. M. l'imperatore Giuseppe II, da cui fu regalato di un anello. Nel ritorno attraverso la Prussia, e fu ricevuto da quel sovrano, quindi ritornato in Russia, e raggiunti i suoi compagni d'armi, fu poscia decorato dell'ordine di S. Wladimiro. Partito per Jassy, s'incontro col forte dell'armata posta in rotta, ove opportunamente pervenuto, si distinse in quell' incontro, e fu innalzato al rango di tenente colonnello. Succeduta la pace si trasferi a Pietroburgo; a quella corte conobbe il co. generale Zorich, di cui sposó una figlia, ed ottenne in dote parte dei di lui beni. Morta in questo torno l'imperatrice Caterina, le succedette l'imperatore Paolo, consorte della sua protettrice la principessa di Würtemberga. Da questo monarca fu insignito dell'ordine di S. Anna di seconda classe, creato membro dell'aulico consiglio di guerra, ed organizzatore dell'Università di Sebastopoli. Destinato un corpo di Russi per l'Italia in soccorso dell' Austria, allora in guerra colla Francia, passò sotto gli ordini del generalissimo conte Suvarow, e mostrò in quella campagna, benchè sfortunata, un carattere costante di prode soldato, meritandosi il grado di generale maggiore. Restituitosi co' suoi commilitoni a Pietroburgo in seno della sua famiglia, passò poscia in Moldavia, e in Valacchia alla testa di un considerevole corpo di armata. Presiedendo a questo corpo ottenne il grado di generale di divisione, ma attaccato da febbre perniciosa, in pochi giorni cessò di vivere sul fiore degli anni, e nel corso delle più luminose speranze.

Queste notizie mi furono comunicate dal di lui fratello Pietro, ancor vivente, le quali però sono prive di date precise, trovandosi tutti i documenti che lo riguardano presso la di lui famiglia in Russia.

353.

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BRIGIDO (de) barone Carlo del fu barone Girolamo da Trieste, (1800), distinto patrizio, del cui valore militare fa amplissimo elogio Carlo Botta nella Storia d'Italia (T. iv, 1825) dicendo: «Alvinzi solo aveva mandato il colonnello Brigido

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