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LA PATRIA DI S. GIROLAMO

Nel lavoro della presente Biografia, avendo, sino da quattro anni, preso in esame l'argomento della patria di s. Girolamo, mi sono convinto, ch'egli fu istriano, come mi apparisce dal contesto de' suoi medesimi scritti. Per dilucidare questo punto estesi un opuscolo di 101 pagine, col titolo: Della patria di S. Girolamo, e della lingua slava, relativa allo stesso, che fu stampato in Venezia nel 1824 per Picotti. Dimostrai nel medesimo: 1. Che Sdregna nell' Istria fu la patria di S. Girolamo. 2. Che la lingua -slava era incognita a lui: 3. Ch'egli non tradusse in islavo i libri sacri, il messale ed il breviario glagolitici. 4. Che non fu l'autore dell' alfabeto glagolitico detto gerominiano. 5. Che al suo tempo non era peranco introdotta la lingua slava nella patria di lui e nelle provincie situate alla sponda destra dell' Adriatico. 6. Che alla di lui etá, nè in precedenza, nè durante l'impero romano, la lingua slava e la illirica fossero una medesima lingua. 7. Dissi finalmente, che introdotti gli slavi nel settino secolo nell' Illirico, la lingua di questa nazione assunse il nome della provincia; e slaco ed illirico divennero sinonimi (').

In quell' opuscolo io diedi urbano eccitamento ai Dalmati, ed ai Pannoni, a comunicarmi i loro pensieri di opposizione e convincermi: o a cedere il posto, oppure a ritenerlo con più diritto, essendo questo il mio desiderio. Un silenzio di quattro anni mi parve sufficiente per includere nella Biografia istriana, S. Girolamo. Ho esteso l'articolo, l'ultimo riservato, e passai allo stampatore il primo volume per la pubblicazione. Nel mese di giugno di quest' anno 1828 sorti alla luce per Bouriliè un opuscolo di D. Giovanni Capor dalmata ed arciprete di S. Girolamo degli Illirici di pag. 114., con cui intese confutare il mio libro. Sospesi la stampa sino alla lettura di detta operetta e dalla quale maggiormente mi sono convinto, che S. Girolamo era dell' Istria. Quindi, ritenuto l'articolo di San Girolamo, diedi mano alla stampa della Biografia, estendendo contemporaneamente col linguaggio della moderazione un Apologia, con cui si confuta l' opera del Capor, si rimarcano i modi spinti ed inurbani, si riconferma evidentemente S. Girolamo di patria istriano, e si pubblica colle stampe di Giovanni Marenigh in Trieste in S. Chi amasse questo argomento legga la detta Apologia unitamente al mio opuscolo precedente (2).

Nel Catalogo degli scrittori ecclesiastici compilato dallo stesso Santo così egli parla della sua patria:

(1) Dell' Illirio il Saggio di Bibliografia registra quattordici opere di argomento etnografico, storico, ecclesiastico in italiano, francese, tedesco; e sulla falsa denominazione data all'Istria di Illirio, leggi -il lavoro di P. Tedeschi Degli errori sull' Istria, pubblicato nel periodico La Provincia, ecc. Capodistria, tip. Priora e Pisani, 1880; e L' Istria sino ad Augusto, Benussi, Etnologia, cap. III. (E.)

(2) Intorno alla patria di S. Girolamo leggi le lettere dirette dal Kandler all'abate Dottor Francesco Carrara nell' Istria, 1846, an. I. N. 84-85; an. II, n. 1-2 (E.) ́

Hieronimus Præsbiler, patre Eusebio, natus Stridone Oppido, (') quod a gothis eversum, Dalmatic quondam, el Pannonia confinium fuil, usque in præsentem diem, idest Theodosii Principis decimum quartum hæc scripsi. Le parole quondam fuit sono riferibili al Castello Stridone atterrato, e non agli antichi confini della Dalmazia, e della Pannonia, come malamente intesero quelli che sostennero S. Girolamo dalmata, o pannone. Questo senso è comprovato da altro testo del santo, in cui parlando del suolo, o provincia sua nativa, la quale non poteva atterrarsi come un fabbricato, non dice più quondam, ma lo chiama positivamente confine della Pannonia e della Dalmazia, come nel cap. VIII dei commenti sepra Osea, pubblicati nel 406: Nonne hoc completum esse audivimus IN NOSTRE ORIGINIS REGIONE FINIUM PANNONIE ATQUE ILLIRII? Ubi post barbarorum incursiones in tantam desolationem est perventum, ut nec humana ibidem manserit creatura, nec animal superesse dicatur de his, quæ hominibus amicari, et convivere consueverunt. La qual cosa significa che Stridone era confinante colla Pannonia e colla Dalmazia, ossia Illirio, e perciò non era nè Pannonia nè Dalmazia: meglio ancora ciò apparisce dal commento sopra Soffonia, scritto nell'anno 392, ove dice al cap. I. Iram quippe Domini etiam bruta sentiunt animalia, et vastalis urbibus, hominibusque interfectis solitudinem, et raritatem bestiarum quoque fieri, et volatilium pisuumque; testis ILLIRYCUM est, testis et THRACIA, testis, IN QUO ORTUS SUM SOLUM: ubi præter cælum, et terram, et crescentes repres, et condensa sylvarum cuncta perierunt. Di queste stragi dei barbari fa dunque testimonianza l'Illirico, la Tracia ed il suolo ov' egli è nato. Il suolo di sua nascita non fu perciò l'Illirio, nè la Tracia; e siccome nell' Illirio vi erano incluse anche la Dalmazia e la Pannonia; dunque il suolo dov' egli nacque non fu nè Pannonia në Dalmazia. Veggasi inoltre l'articolo precedente di S. Donato, nel quale vi sono le stesse espressioni dell' Istria confinante colla Pannonia, e colla Dalmazia. L'Istria, come ho dimostrato ad evidenza nell' opuscolo della Patria di S. Girolamo, confinava colla Pannonia e colla Dalmazia, ed essendo la questione unicamente tra i dalmati, i pannoni, e gl' istriani, dobbiamo conchiudere che, esclusa la Pannonia e la Dalmazia, l'Istria fu il suolo nativo di S. Girolamo, ed essere l'odierna Sdregna l'antica Stridone, la quale fu atterrata dai Goti tra gli anni 377-390. Leggasi la mia Apologia contro Capor.

S. Girolamo in nessun luogo degli ampii suoi scritti dice di essere stato dalmata, o pannone, od istriano. I soli suoi scritti ne' quali parla della sua patria, sono gli accennati; ed una baja popolare è quella comunemente proferta del Parce mihi Domine

(') Gli autori più antichi, come Tomaso arcidiacono di Spalato nel secolo XIII e Flavio Biondo di Forlì, segretario di papa Eugenio IV, nel secolo XV, dicono che l'Oppidum Stridonis, cui il s. dottore (De Scriptorib. Eccles. cap. ult.) indica come sua patria sia la Sdregna dell'Istria . . . Gli argomenti che favoriscono la opinione che s. Girolamo fosse di Sdregna dell'Istria, sono la costante tradizione rilevata dal Tommasini (Archeogr. triest. vol. IV p. 524), la posizione geografica dei luoghi che i Dalmati e gli Ungheresi adducono come patria del santo, la quale mal si combina colle di lui parole, e la molto rimarchevole circostanza ch'egli non raccomanda mai sua sorella ad altri che a' suoi amici e conoscenti di Aquileja. Tutti gli argomenti che si cavano dal breviario o dal rito con cui si solennizza la festa del santo dottore non conchiudono niente affatto; chè il breviario non è autorità storica, e le diverse classi del rito incominciarono molti secoli dopo la morte di S. Girolamo. — V. G. Favento Apollonio nella nota 64 all'Istria di Andrea Rapiccio. Atti del Ginn. sup. di Capodistria, an. sc. 69-70, Capod., Tondelli, 1870. (E.)

quia Dalmata sum: ella non esiste nelle opere di S. Girolamo, nè di alcun altro scrittore antico, per confessione anche degli stessi dalmati.

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Le provincie nelle quali i Goti esercitarono il loro furore, sono indicate generalmente dal Santo, cioè tutte quelle che sono comprese tra Costantinopoli e le Alpi Giulie, tra le quali e Costantinopoli certamente era inclusa anche l'Istria. Nell' epistola scritta ad Isidoro nel 396 dice: Viginti et eo amplius sunt anni, quod inter Costantinopolim, et Alpes Julias quotidie romanus sanguis effunditur: così pure in più luoghi delle sue opere ripete lo stesso. Dal deserto della Calcide scrive a Giuliano diacono di Stridone, di non sapere colá neppure se la sua patria esista: Hic ubi nunc sum, non solum quid agatur in patria, sed an ipsa patria perstet, ignoro; e ciò intorno l'anno 374; ed allo stesso raccomanda la di lui sorella ch'era caduta nell'incontinenza, e la raccomanda agli aquilejesi, ed allo stesso vescovo San Valeriano, il quale era pure il vescovo dell' Istria, non essendovi peranco instituita alcuna sede a quel tempo in questa provincia. Nella Cronaca dell' anno 359, indica che Gallo Cesare fu ucciso in Istria: Gallus Cæsar... in Istria occiditur: ed eragli cognita CISSA, oggidì Punta-Barbariga, mentre scrive a Castruzio pannone: S. Filius meus Heraclius diaconus mihi retulit, quod cupiditate nostri CISSAM usque venisses; et homo pannonius; idest terrenum animal; non timueris Adriatici maris æstus, et Egæi, atque Jonii subire discrimina.

Il Saggio di bibliografia istriana registra più di settanta autori che trattano di S. Gerolamo, i quali scrissero di lui in lingua latina, italiana, francese, spagnola e tedesca. È debito poi di avvertire che oltre i molti autori che lo vogliono istriano già citati nell'opera dello Stancovich, ed in altri luoghi, vanno notati ancora Andrea Rapicio, il celebre vescovo triestino, che nel suo poema Istria lo chiama: Sacro vate, onore di Sdregna; un altro celebre vescovo Giacomo Filippo Tommasini di Padova, frate Padre Ireneo Della Croce di Trieste, il quale dice: San Gerolamo nato nell'antico castello di Stridone, ora addimandato Sdrigna, diocesi di Trieste, e perciò italiano, e mons. Francesco Petronio che nella sua Cantica a S. Nazario protettore di Capodistria, lo saluta: 0 luce, o gloria della terra nostra!

Ora diamo i titoli dei lavori dello Stancovich intorno alla patria del Santo istriano. Avendo poi accennato alle lettere del Kandler al Carrara, che è il solo dei nostri discorde dallo Stancovich (vedi la nota 2, pag. 57) per la grande erudizione che in esse è profusa, e quindi solamente utile per raffronti a chi amasse studiare l'antica geografia delle regioni contermini all'Istria,diamo qui ancora i titoli delle risposte dirette dal sacerdote dalmata Don G. Capor, al nostro Stancovich (non Stanković).

Dello Stancovich: 1. S. Gerolamo mostrato evidentemente di patria istriano. Trieste, 1819. - 2. Della patria di S. Gerolamo, dottore di santa chiesa, e della lingua slava relativa allo stesso. Venezia Picotti, 1824. - 3. Apologia in sostegno dell'istrianità di S. Gerolamo. Trieste, Marenig, 1829.- 4. S. Gerolamo, il dottore massimo, dimostrato evidentemente di patria istriano. Apologia del can. Stancovich in risposta a D. G. Capor, dalmata. Trieste, Marenig, 1829. — 5. La patria di S. Gerolamo, dottore massimo, fu l'Italia e non la Dalmazia nè la Pannonia. Manoscritto.

Del Capor: 1. Della patria di S. Gerolamo. (I. risposta). Con una carta di parte della Dalmazia. Roma, Bourliè, 1828. 2. Della patria di S. Gerolamo. (II. ed ultima risposta). Zara, A. L. Bottura, 1831. (V. Sagg. bibl. istr. n. 1489).

(E.)

DELLA QUESTIONE

INTORNO ALLA PATRIA DI SAN GEROLAMO

ARTICOLO

del prof. LEONARDO D'ANDRI

PUBBLICATO

nella “PORTA ORIENTALE,, strenna per l'anno 1858. (1)

San Gerolamo è una gloria di nostra provincia.

V'ha i Dalmati e gli Ungheri che su ciò non consentono, e gli uni e gli altri lo vogliono loro.

A noi qui, corre obbligo rigoroso e preciso di non perdonare a studio e fatica, per serbare inviolata ogni nostra proprietà.

Non è dunque, o Istriani, per aizzarvi a invelenire contro i contendenti che vi poniamo sott'occhi tale questione, ma affinchè non sia per noi, per dimenticanza o negligenza nostra, che un patrio vanto vada perdut.

Varî Dalmati ed Ungheresi, ed anche Italiani e perfino d'Istria scrissero in contrario, ma lo stesso disaccordo che regna tra loro, distruggendo l'uno ciò che l'altro si crede aver dimostrato, svela la debolezza della loro causa.

Non pretendiamo ora di ventilare nuovamente tutta la lunga polemica, ma si di presentarvene in brevi cenni la storia, e proporvi i sommi capi della questione perchè, senza impegnarvi in quel veprajo di scritturazioni, che attediano e forviano facilmente il più paziente, scorgiate a un tratto come stian propriamente le cose, e ve ne formiate ciascuno individuale giudizio.

A tutta indicazione del luogo natale di San Gerolamo abbiamo queste semplici parole di lui medesimo, colle quali egli si annovera fra gli scrittori ecclesiastici, di cui dá un catalogo: Gerolamo nato del padre Eusebio nel castello di Stridone, il quale, distrutto dai Goti, fu già confine della Dalmazia e della Pannonia.

Qui il Santo dice d'essere di Stridone, e ne indica il sito, ma in modo che si trovò chi ne trasse argomento a collocarla nel territorio degli Istriani, chi dei Dalmati, e chi puranco degli Ungheresi.

Nel Breviario romano si legge: Stridone in Dalmazia; ma considerando che la Chiesa fa una sola provincia ecclesiastica di tutta la costiera orientale dell'Adriatico,

(1) Durante la presente ristampa ci pervenne un opuscolo stampato a Sebenico nella tipografia della Curia Vescovile col titolo: Stridon o Sidrom, patria del Massimo dottore San Girolamo. Esso è del vescovo mons. Antonio Giuseppe Fosco. Non è nostro assunto parlare sul merito del lavoro del prelato dalmatino; ma non riteniamo fuori di luogo ristampare questo articolo del professore Leonardo D'Andri di Capodistria, pubblicato nella Porta Orientale, an. II., pag. 153-170; articolo che ha già da un pezzo decisa la questione sulla patria del grande Dottore Istriano.

(E.)

e la nomina Dalmazia, comprendendo anche l'Istria, quel modo di dire non dà nessun più argomento ai Dalmati che agli Istriani. Soltanto esso porse appiglio a quelli di appropriarselo e crederselo loro, e ciò mentre durava, come dura tuttavia, in Sdregna dell'Istria la tradizione che lo faceva nostro comprovinciale.

Gli Ungheresi non sollevano più, che cel sappiamo, pretensione, e i loro scrittori più accreditati furono anche per lo passato più aderenti alla causa istriana che alla dalmatica.

Discorreremo perciò alla più breve la questione dalmato-istriana.

Nella prima metà del secolo XIII, Tommaso arcidiacono di Spalato, scrittore della storia salonitana, pone Stridone patria di San Gerolamo nelle regioni interne del Quarnaro, indicandola da prima come: confine una volta della Dalmazia e della Pannonia, e poscia come: luogo a cui giungeva quella parte di Carinzia (l'odierna Carniola) che guarda il mare, e confine allora della Dalmazia e dell'Istria.

Questa Stridone così confinata trova un riscontro nella nostra Sdregna, e non può nascer dubbio che Tommaso arcidiacono d'altra intendesse che dell'istriana, primo perchè d'altre nei territorî contermini non v'era mai stato fino allora parola; secondo perchè gli autori dalmatici tutti (meno l'ultimo Appendini, il quale fa studio particolare di trar le parole ad un certo senso, anzichè trarne uno dalle parole) presero a confutar l'arcidiacono, e a volere, non sappiamo perchè, ch'egli siasi lasciato indurre in errore dalla similitudine dei nomi Stridone e Sdregna.

Questo scrittore non accenna ad antecedenti quistioni, ei stesso non muove dubbio, il che tutto fa arguire che le cose esposte da lui fossero universalmente note e convenute. E solo poscia nacque la lite che travagliò tanti ingegni, senza che per anco siasi potuto devenire ad una conclusione d'universale consentimento.

Dopo l'arcidiacono Tommaso, varî Dalmati, adescati dalla dizione del Breviario, si levarono per infirmare le sue parole: quindi contro questi un dottissimo, benemerito e celebre ecclesiastico, secretario pontificio, il Biondo. Egli per primo illustrando e commentando con testi del Santo e con riflessioni geografiche la insorta polemica, fece vedere che l'Istria e non altra provincia aveva il Santo indicata come sua patria. Si scervellarono allora i Dalmati a trovare e interpretazioni che si acconciassero alle loro idee, e orografie e idrografie e divisioni politiche che appagassero le loro ipotesi.

Marco Marulo che fiori nel 1520 è il loro campione più poderoso, e il primo alla cui autorità si faccia appello con ispesse citazioni del suo opuscolo. (')

Impossibile sarebbe raccogliere in un articolo tutte le opinioni, i ragionari che fecero i Dalmati per conchiudere dimostrato il loro assunto.

Finalmente nel 1824 il cononico Stancovich, volgendo in mente di adunare in un'opera le biografie di tutti gli illustri istriani qual prodromo a lavoro più esteso, trovando disputata la patria di S. Gerolamo, prima di includerlo nel catalogo, ristudiò la controversia, e convintosi che il Santo era istriano, stampò un opuscolo a dimostrarlo (2), assoggettandolo al giudizio del pubblico, provocando una confutazione e dichiarandosi pronto a disdirsi nel caso le ragioni contrarie fossero persuasive.

(1) In eos, qui B. Hieronymum italum esse contendunt.

(2) Della patria di S. Gerolamo Dottore di Santa Chiesa e della lingua slava relativa allo stesso. Opuscolo del canonico Pietro Stancovich Venezia Picotti, 1824.

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