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di Gerusalemme al cardinale Sirleto, nella quale gl'indica che il Panvinio, morto a Palermo ai 7 di aprile di detto anno in età di anni 39 (') ottenuta la facoltà dal suo generale, aveva lasciato ogni cosa al patriarca Elio, col patto però, che desse qualche soccorso a sua madre, la quale era in poverissimo stato; quindi avendogli scritto il Sirleto, che il papa aveagli dato cento scudi d'oro, sull'eredità del Panvinio, il patriarca lo pregò a trasmetterli alla suddetta donna in Verona.

VESCOVI ED ARCIVESCOVI.

117. DIOCLETO di Cittanova fu eletto vescovo di Torcello nell'anno 851, sedette nel vescovato anni 23, e fu inoltre eletto patriarca di Aquileja. Così dice Lorenzo Barozzi nella sua Cronaca dei vescovi torcellani, riportata dal Tentori Storia Veneta Tomo IV.

118.

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SEVERO vescovo di Torcello fu eletto nell'anno 869. Egli fu istriano e visse nell'episcopato sette anni e tre mesi. Barozzi presso il Tentori loc. cit.

119. DIODATO fu fatto vescovo di Torcello l'anno 897. La cronaca Barozzi loc. cit. dice: fu di nasion d'Istria habitador di Rivalta, figlio di Stefano Flabenigo, visse vescovo sei anni e sei mesi.

120. ANDREA di Parenzo fu successore di Adamo a vescovo della sua patria nell'anno 980, e governò con zelo quella chiesa sino al 1012. Fu investito da Ottone II. con ampia donazione dei castelli di Montona, Nigrignano, Torre, Pisino e della Villa di Rosario, nonchè di Due Castelli; ed inoltre gli furono confermate le donazioni fatte dagl' imperatori precedenti alla sua cattedrale. Accolse in Parenzo nell'anno 998 il doge Orseolo, invitandolo a venerare nella sua chiesa le reliquie di S. Mauro. Dal pontefice Sergio IV. ebbe rescritto favorevole per la garanzia e sicurezza de' suoi diritti contro Giovanni patriarca di Aquileja, il quale gli aveve invasa la parrocchia di Rovigno, ed altri beni. Questa lettera pontificia è recata dall' Ughelli. Il vescovo Andrea è sottoscritto nel placito di Variento conte d'Istria; e dalla sottoscrizione di Gualtramo, fratello di lui, apparisce ch' ebbe a patria Parenzo. Vergottini Bartolomeo Saggio Storico di Parenzo, Venezia 1796.

(1) Panvinio (Panvini) Onofrio veronese (1529-1568) antiquario, storico e teologo. Fu professore a Firenze e lasciò varie opere in latino; tra cui i Fasti et Triumphi Romanorum.

(E.)

121. RAVIZZA (Rapicio) Enrico I. figlio di Teopompo, nobilissimo cittadino di Trieste, fu consacrato vescovo della sua patria nell' anno 1200, e dopo quattro anni di sede passò agli eterni riposi. Ughelli T. v., e Mainati Cronache T. 1.

122.

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OTTONE cittadino di Parenzo, ascese alla cattedra vescovile della sua patria nell'anno 1254. Ottenne un breve dal pontefice Innocenzo IV (secondo l'Ughelli) nell' anno 1248, con cui gli confermò tutti i privilegi, e tutti i diritti appartenenti alla di lui chiesa. Fece erigere la bella tribuna sopra l'altar maggiore della cattedrale, e la ornò con sei medaglioni a mosaico, ponendovi intorno la cornice l'epigrafe seguente a carattere semi gotico corsivo, ed in versi leonini:

Tempora surgebant Christi nativa potentis
Septem cum decies septem cum mille ducentis
Virginis absque pare cum sacro sedulus ave.
Hoc opus ex voto perfecit episcopus Ottho
Perpetuando pias laudes tibi Virgo Maria.
Haec quicumque legis, dic o virguncula munda,
Cui nec prima fuit, nec successura secunda
Et tu sancte Dei martir celeberrime Maure,
Pro nobis Christi vox intercedat in aure,
Ut divinus amor lustret praecordia Turbe,
Et dulcis pacis concordia crescat in urbe,
Ut tandem tota cordis rubigine lota

Et prorsus demptis tenebris de lumine mentis
Cum jam succident Vitalia stamina parce

Nos miserante Deo Coelis salvemur in arce.

Amen.

Ebbe forti contese co' suoi concittadini per alcune costituzioni aggravanti il clero, e per la restituzione di varii vasi d'oro, di argento, e di altre suppellettili preziose di ragione della sua chiesa, le quali erano state appropriate da alcuni della città, per cui spinto da fervido zelo, fu indotto a pubblicare contro di essi l' interdetto ecclesiastico, arma comune di quel tempo. Visse nella cattedra all'incirca anni 26. Ughelli T. v., Vergottini, Saggio ecc. (1).

123.

De BONACCORSI Bonaccorso di Capodistria fu canonico di Aquileja secondo Palladio (Hist. Friul. P. I. lib. 6), e nel 1257 copri la sede vescovile di Cittanova, e la tenne pel corso di anni 12. Ughelli, Naldini.

124.

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RAVIZZA (Rapicio) Enrico II. fu vescovo di Trieste, sua patria, e dopo pochi mesi di sede fu da morte rapito. Mainati Cron. L' Ughelli stesso non ci dà che il semplice nome.

(1) Ottone ebbe anche contese con Artuico di Castel Parentino presso Due Castelli e Volrico di Reifenberg per l'avvocazia del Castel d'Orsera. Nel 1267 circa ricostrui questo castello, la cui leggenda venne scoperta per metà nel 1860. v. Fasti sacri e prof. ecc.

(E.)

125. MORANDINO Rodolfo del castello di Rebecco (ora distrutto) nella diocesi di Cittanova dell' Istria nell'anno 1305 fu assunto al vescovato di Trieste. Questo prelato ristaurò ed adornò la cattedrale di S. Giusto, riformò e ridusse a buono stato il palazzo vescovile, ricuperò molti beni della chiesa i quali erano stati impegnati, e fu talmente benemerito, che l'Ughelli T. v. lo dice: dignus profecto, cujus memoriam oblivio nunquam sepeliat. Cessò di vivere nel 1320. Il Mainati Cron. T. 11. dice, che l'Ughelli ha confuso questo vescovo col di lui precessore Rodolfo Pedrazano, il cui sepolcro con epigrafe si vede verso l'altar maggiore di quella cattedrale.

126. GIOVANNI da Trieste fu vescovo dell'Albania nell'anno 1392. Negli Annali francescani di Lucca del Waddingo Tom, IV. si legge: Item factus est episcopus Arbanensis in mari Adriatico sub ditione veneta, et archiepiscopo Jadrensi Fr. Joannes Tergestinus per liberam resignationem Joannis in manu pontificis. Kalendas martii ann. 1392. Il Farlati nell' Illirico Sacro, osserva che male a proposito il Waddingo annovera tra i vescovi di Arbe il nostro Giovanni, mentre essendo costanti i documenti, che dall' anno 1375 sino al 1407 vi era Zudenigo de Zudenici vescovo di Arbe, e perciò doversi ritenere per vescovo albanese, ossia arbanese, cioè dell' Albania, vescovato suffraganeo del metropolita di Anticari.

127. GIOVANNI da Trieste fu intruso dall' antipapa Clemente VII nell' anno 1308 nel vescovato di Cittanova; ma la bolla del pontefice Bonifacio IX, che concede indulgenza a tutti quelli, che avessero data mano alla riedificazione della diroccata loro cattedrale, essendo diretta anche al vescovo Giovanni nel 1402, fa credere che fosse accettato fra i vescovi ortodossi. Ughelli e Mainati Cron.

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128. De CARTURIS fra NICOLÒ Minore Conventuale, triestino, nel giorno 6 agosto 1409 fu eletto vescovo della sua patria dal pontefice Alessandro v. Egli era in pubblica estimazione per le rare doti dell' animo, come ci assicura l' Ughelli, e nell'anno 1416 ai 13 di gennaro chiuse i suoi giorni, dopo sette anni di episcopato. Mainati Cr.

129. - GIOVANNI de Montina, ma più propriamente dobbiamo credere doversi leggere de Montona, dell' Ordine de' Minori Conventuali, è stato fatto vescovo di Cittanova da Alessandro v. nel giorno 9 settembre 1409, secondo gli Atti concistoriali. Non si trova però che fosse arrivato a prendere possesso della cattedra, prevenuto forse da morte, od impedito dal successore Tommaso. Così il Waddingo e l'Ughelli. 130. POLA Geremia di Capodistria nel 4 decembre 1420 ascese alla cattedra vescovile della sua patria. Dopo due anni della sua assunzione ebbe il merito di aver fatto restituire alla sua chiesa le reliquie dei santi Nazario ed Alessandro, come ho accennato nel capitolo II parlando di S. Nazario. Dopo quattro anni di sede passò agli eterni riposi. Egli fu in prima canonico e decano di quella cattedrale, nella quale anche fu consacrato vescovo al 30 marzo 1421 per mano di Giacomo Ballardi vescovo di Trieste, coll' intervento di Fantino Valaresso vescovo di Parenzo, e di Andrea Veneto, domenicano, vescovo di Satriano nel Calabrese. Ughelli, Naldini. 131. SARDO fra Pietro da Pirano, Minore Conventuale, dal pontefice Martino v. ottenne la tiara episcopale di Lecce nella terra di Otranto secondo il Naldini, il Waddingo, e secondo l' Ughelli, il quale dice: Fr. Petrus de Pirano ord. min.

electus 1426, 16 kal. decembris, tantum annos 3 plus, minusque sedis: hujus meminit ex lib. obbligat. Lucas Vadingus T. v. Annal. min. Il Farlati però nell' Illirico Sacro, redarguisce gli autori suddetti, trovando Fra Pietro vescovo di Alessio nell'Albania, e non già di Lecce, come dagli atti concistoriali: ann. 1426, 5 kal. decembris provisum est ecclesiae Lexien. vacant per translat. D. Andreae ad ecclesiam Arbarensem de persona F. Petri de Pirano ord. minorum. Nel 1438 era Fra Pietro in Pirano, mentre in data 8 novembre di quell' anno concesse indulgenza ai suoi piranesi per l'altare di S. Caterina posto neila collegiata di S. Giorgio della sua patria. Il diploma è portato per intiero dal Farlati, ed incomincia: Petrus Piranensis Dei et apostolicae sedis gratia Alexiensis episcopus. Dice il Naldini, ch' egli era dotto, ed invecchiato nelle cattedre delle più insigni università. Ignorasi il giorno della sua morte e la durata del suo episcopato, ma si vede avere oltrepassati gli anni dodici in quella sede.

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132. Da Muggia Giovanni vescovo di Scardona, si riscontra dagli atti di Roma: 3 kal. augusti 1431 provisum fuit ecclesiae scardonensis per obitum Fr. Joannis ord. eremitarum, de persona domini Jacobi plebani S. Joannis de Mugla, praesentis in curia. Si pretende che fosse della famiglia Martinusia, ricca, nobile e valorosa della Croazia (1). Ebbe una sorella maritata nella famiglia Utifsenovich, dalla quale nacque il cardinale, che volle chiamarsi il cardinale Martinusio, in memoria dello zio. Giovanni fu pievano di Muggia nell' Istria, e probabilmente anche nativo di quel luogo. Nel 1431 trovandosi a Roma per gli affari della sua parrocchia, l' ardente suo zelo nel promuovere il culto divino, la prudenza e desterità nel maneggio degli affari, la somma integrità, e la singolare dottrina non rimasero ignorate al pontefice Eugenio IV., che ammirando queste eccellenti qualità, lo dichiarò vescovo di Scardona. Le gesta di lui nell' episcopato non sono note, essendo periti tutte le carte, gli atti, e i documenti di quella curia nel saccheggio e rovina della città. (Farlati, Illyr. Sacr. T. IV.).

133.

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Fra LODOVICO, ossia Luigi Traversari da Pirano Min. Conv., teologo tra i più reputati del suo secolo, nel 1436 fu fatto vescovo di Segna da Martino v. secondo il Naldini (Corog. di Capod.), e secondo il Farlati (Ill. Sacr.) dal pontefice Eugenio iv. giusta il diploma pontificio: Dilecto filio Lodovico de Pirano el. segnien. ecclesiarum utilitates etc. Postmodum ecclesia Seignense ex eo vacante, quod venerabilem fratrem nostrum Joannem anconitanum, tunc Seignensem episcopum, licet· absentem, vinculo absolventes, eum ad ecclesiam Anconitanam tunc vacantem, auctoritate apostolica duximus trasferendum, praeficiendo eum illi in episcopum, et pastorem etc. Dat. Bononiae an. 1436. 4. id. augusti anno sexto. Dopo sei mesi fu traslocato al vescovato di Forli dallo stesso pontefice nel 1437 al 21 di marzo, come si ha dall' Ughelli (Ital. Sacr.). Al dire del Waddingo fu egli dottissimo, e dopo dieci anni di episcopato rinunziò l' onore e l'incarico: hic doctissimus vir unus fuit inter sex disputores, quos latini in concilio Florentino adversus graecos dispu

(1) Martinucius Martinutius Martinusio e Martinusia oggi Martinuzzi, vecchia famiglia istriana, non sapremmo su che basi sia d'origine croata.

(E.)

tarunt; et quidem Aloysius magnae opinionis in concilio graviora munia subiit. Seditque ad ann. 1446; deinde eo munere se abdicavit.

Nel 1423 fu professore di Teologia nell' Università di Padova, ma perchè non approvata dal senato questa cattedra, passò a quella di filosofia ordinaria, che abbandonò, e poscia dopo dieci anni riprese, cioè nel 1432. (Facc. Gym. Pat.).

134. De ALDEGARDI Nicolò triestino, dal pontefice Eugenio Iv. fu eletto vescovo della sua patria nel giorno 28 dicembre 1442. Si diportò nell' episcopato con saggezza, specialmente dove si trattò del bene spirituale de' suoi diocesani. Cessò di vivere nel 1447, e fu sepolto in quella cattedrale. Dopo la morte di questo vescovo l'imperatore Federico III. ottenne dal pontefice il diritto di nomina a quel vescovato, colla condizione di nominare un forestiero, per ovviare i disordini e le inquietudini derivanti da un cittadino, affine che la città non fosse bersaglio dei partiti. Gl' imperatori però non adottarono sempre l'ingiunta condizione. Ughelli e Mainati.

135. GIOVANNI figlio di Mocor (1), e di Nemarna di Parenzo. Nel 1419 fu canonico di quella cattedrale, e nel 1457 vescovo di Arbe, quindi nel 1442 traslatato alla sede della sua patria. Dal suo testamento si rileva, ch' egli fu parroco in Padova, predicatore, esaminatore nel collegio dei Teologi, ch'ebbe una buona libreria, e fece dei ristauri nel palazzo vescovile. Dopo 15 anni morì, e fu sepolto in quella cattedrale. Ughelli, e meglio il Vergottini nel Saggio ecc.

136. GOPPO Antonio triestino, decano e canonico di quella cattedrale, fu assunto al vescovato della sua patria nel dì 15 maggio 1451. Dice l' Ughelli T. v. che dopo aver amministrato con somma vigilanza la commessagli chiesa, avendo celebrato varii sinodi, e stabilito il suo clero a correttissimi costumi, passò a miglior vita nel 1487 dopo 37 anni di reggenza. Mainali T. II.

137. Maestro FRANCESCO da Capodistria (a. 1459), servita, concittadino del Novaria (vedi il cenno biog. di Torniello Novaria) dal pontefice Pio II. fu destinato arcivescovo di Epidauro. Secondo il Farlati questo sarebbe un errore, mentre nel 1460 si vede arcivescovo di Ragusi il servita Francesco Capiteo di Siena cugino del pontefice, quando non fosse l'altro Francesco Capiteo, ossia de Capitibus del 1463.

138. PASCASIO da Gallignana, 1478, di arcidiacono fu fatto vescovo di Pedena, (2) e poscia vicario generale del patriarca di Aquileja nelle cose spirituali e temporali per tutti i luoghi del suo dominio posti fuori del Friuli. Ciò si riscontra dall'istrumento di consacrazione dell' altare di S. Girolamo nel castello di Vermo: Gostanza parroco di Cherbune, e cancelliere vescovile di Pedena; manoscritto intitolato: SERIES EPISCOPORUM PETINENSIUM.

(1) Il Kandler nella Serie dei vescovi dell' Istria (Ind.) lo dice addirittura Giovanni Mocor e lo pone vescovo di Parenzo nel 1440. - Nel 1459 fu vescovo di quella città Placido Pavanello; questo Mocor era vescovo di Arbe.

:

(E.) (2) Lo stesso o. c. mette un Pascaosi evidente errore tipografico. Il Marsich nelle Effemeridi istr. pubbl. nella Prov. dell'Istr. a. XIII, N. 4, lo dice nativo di Gallignana, e che venne presentato da Federico III a papa Sisto IV per la conferma a vescovo di Pedena. La città di Pedena comparisce come sede vescovile già nel VI secolo. Nel concilio provinciale aquilejese del 578, fra i vescovi dell'Istria vi prese parte anche il vescovo di Pedena Martianus. (E.)

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