Della versificazione italiana, Dio 2

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Nel priv. stabilimento nazionale di G. Antonelli ed., 1854
 

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Stranica 998 - ... tuoi gentili anni caduto. La madre or sol, suo dì tardo traendo, parla di me col tuo cenere muto: ma io deluse a voi le palme tendo; e se da lunge i miei tetti saluto, sento gli avversi Numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, l'ossa mie rendete allora al petto della madre mesta.
Stranica 983 - Solo e pensoso i più deserti campi Vo misurando a passi tardi e lenti, E gli occhi porto per fuggire intenti Ove vestigio uman 1' arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi Dal manifesto accorger delle genti ; Perché negli atti d' allegrezza spenti Di fuor si legge com
Stranica 936 - E seco alquanti cavallieri avea, Che videro da lunge i dui compagni. Ciascuno a quella parte si traea, Sperandovi trovar prede e guadagni. Frate, bisogna (Cloridan dicea) G-ittar la soma, e .dare opra ai calcagni; Che sarebbe pensier non troppo accorto, Perder duo vivi per salvar un morto.
Stranica 937 - Alcun non può saper da chi sia amato, quando felice in su la ruota siede; però ch'ha i veri ei finti amici a lato, che mostran tutti una medesma fede. Se poi si cangia in tristo il lieto stato, volta la turba adulatrice il piede; e quel che di cor ama riman forte, et ama il suo signor dopo la morte.
Stranica 992 - Lunga è l'arte d'Amor, la vita è breve ; Perigliosa la prova, aspro il cimento, Difficile il giudizio; e al par del vento Precipitosa l'occasione e lieve. .Siede in la scuola il...
Stranica 858 - II gallo che li suole aprire altrui. Dritto è perciò, che a te gli stanchi sensi Non sciolga da...
Stranica 867 - Un dì vedrete mendico un cieco errar sotto le vostre antichissime ombre, e brancolando penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne, e interrogarle.
Stranica 1028 - Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti si che 'n te sua luce ascose, amor mi spinge a dir di te parole; ma non so 'ncominciar senza tu' aita e di Colui ch'amando in te si pose.
Stranica 865 - Parca che lei dalle vitali aure del giorno chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove mandò il voto supremo: E se, diceva, a te fur care le mie chiome e il viso e le dolci vigilie, e non mi assente premio miglior la volontà de' Fati, la morta amica almen guarda dal cielo, onde d'Elettra tua resti la fama.
Stranica 1041 - Teco ed a te, ma non di te mi doglio. Volgi gli occhi clementi E vedrai, dove langue Vii volgo ed egro per pietà raccolto, Sotto tutti i dolenti...

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