I luoghi più oscuri e controversi della Divina commedia di Dante, dichiarati da lui stesso

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Tip. della Minerva, 1843 - Broj stranica: 288
 

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Stranica 48 - il poema sacro, Al quale ha posto mano e cielo e terra, Sì che m'ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà, che fuor mi serra Del bello ovile, ov' io dormii agnello Nimico a' lupi, che gli danno guerra; Con altra voce ornai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il
Stranica 135 - Questa bestia, per la qual tu gride, Non lascia altrui passar per la sua via, Ma tanto lo impedisce, che l'uccide : Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali, a cui s'ammoglia, E più saranno ancora, infin che il
Stranica 114 - XXV : Se mai continga che il poema sacro, Al quale ha posto mano e cielo e terra, Sì che m'ha fatto per più anni macro, Con altra voce ornai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello : Vinca la crudeltà, che fuor mi serra Del bello ovile,
Stranica 107 - Firenze. Se mai continga, che il poema sacro, Al quale ha posto mano e cielo e terra, Sì che m' ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà che fuor mi serra Del bello ovile, ov' io dormii agnello Nimico a
Stranica 96 - Ed ecco, quasi al cominciar dell' erta, Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coperta. E non mi si partia dinanzi al volto; Anzi impediva tanto il mio cammino, Ch' io fui per ritornar più volte volto. Temp' era dal principio del mattino, E il sol montava
Stranica 151 - Non se ne sono ancor le genti accorte, Per la novella età; che pur nove anni Son queste ruote intorno di lui torte. Ma pria che il Guasco l'alto Arrigo inganni, Parran faville della sua virtute In non curar d' argento, né d' affanni. Le sue magnificenze conosciute Saranno ancora sì, che i suoi
Stranica 118 - armi Sì che, se luogo m'è tolto più caro, Io non perdessi gli altri per miei carmi. Giù per lo mondo senza fine amaro, E per lo monte del cui bel cacume Gli occhi della mia donna mi levaro, E poscia per lo ciel di lume in lume Ho io appreso quel, che, s'io ridico, A molti
Stranica 203 - seno, nel quale nato e nodrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale con buona pace di quella desidero con tutto il cuore di riposare l'animo stanco e terminare il tempo che m' è dato. Per le parti quasi tutte, per le quali questa lingua si stende,
Stranica 48 - Si disconvien fruttar al dolce fico. Vecchia fama nel mondo li chiama orbi, Gente avara, invidiosa e superba: Da' lor costumi fa che tu ti forbì. La tua fortuna tanto onor ti serba, Che I' una parte e 1" altra avranno fame Di te; ma lungi fia dal becco 1
Stranica 50 - Qual si partì Ipolito d'Atene Per la spieiata e perfida noverca, » Tal di Fiorenza partir ti conviene. Questo si vuole e questo già si cerca, E tosto verrà fatto a chi ciò pensa Là dove Cristo tutto dì si merca. La colpa seguirà la parte offensa In grido, come suoi; ma la vendetta Fia testimonio al ver che la dispensa.

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