anche a sapere che cosa Dante dica di lei: che se n'è gita... che ha lasciato..., che è poi ciò che di fatti e' dice particolarmente in tutta la sua canzone; cosí si dà a codesto « che» il valore che deve avere, per cui deve essere in dipendenza del di lei ', anzi del « dicerò di lei » che immediatamente precede; mentre legando il pui > o 'poi' col che seguente, per cavarne fuori un poiché, Dante verrebbe a dire che parlerà di Beatrice, perché essa è ormai morta, come se questa fosse per sé stessa una ragione sufficiente per parlarne, ed egli non avesse mai parlato di lei mentre era La Società dantesca italiana annunzia che il giorno 21 decembre 1911, nella Sala di Dante in Or San Michele, saranno, per cura della sua Commissione esecutiva fiorentina, riprese le annuali Letture, alle quali saranno aggiunte alcune conferenze varie, d'argomento dantesco. Si leggeranno i Canti dall' XI al XXII del Paradiso e i lettori saranno i seguenti: Giovedi 21 decembre 1911 La lirica dantesca nella Musica, con esecuzioni musicali, prof. Arnaldo Bonaventura. Giovedi 11 gennaio 1912, Canto XI, Marchese Filippo Crispolti. Giovedi 18 gennaio, De' ritratti di Dante (Partraits of Dante from Giotto to Raffael) parla Canto XII, prof. cav. Alfonso Bertoldi, ordinario di Giovedi Le letture incominceranno alle ore 15 (3 pom.) precise nei mesi da decembre a tutto febbraio: alle 1511⁄2 nel marzo e nell'aprile. Dunque il Sindaco di Roma, a quanto si dice, presenterà all'on. Giolitti un grandioso disegno, del quale l'ídea informatrice sarebbe, secondo la Tribuna del 23 settembre u. s., questa: « Il monumento a Dante, decretato dal Parlamento, non potrebbe trovare sede piú opportuna che tra i padiglioni che simboleggiano qui in Roma, nella capitale, tutte le regioni dell'Italia nostra. Ernesto Nathan vuole che sorga in Roma il parco delle Regioni, là precisamente ove ha avuto la vita di un anno l'Esposizione etnografica. Il parco dovrà essere di proprietà comunale, e nel centro di esso dovrà ergersi maestoso il monumento che l'Italia innalzerà al divino Poeta ». A questa idea dell'on. Sindaco di Roma un collaboratore del Giornale d'Italia oppone ciò che, sul Giornale d'Italia appunto, il 20 decembre del 1910 la questione di questo benedetto monumento romano, è, come si sa, assai vecchia! — scrisse fra altro l'on. Alfredo Baccelli: « ... Molti rammentano che io ebbi l'onore di presentare una proposta di legge per l'ere zione del monumento, assegnandovi due milioni: che alla mia proposta sottoscrissero più di 120 deputati: che la Camera applaudi fervidamente alle mie parole, e il 23 maggio 1908, ad unanimità, prese in considerazione la proposta. Gli uffici elessero i commissarii : la Commissione fu tutta favorevole alla proposta di legge, e stabili che il monumento dovesse sorgere sul Monte Mario, il Montemalo rammentato da Dante e da lui traversato nel Giubileo ». Ernesto Nathan dice: « il monumento a Dante non potrebbe trovare sede più opportuna, che fra i padiglioni »; Alfredo Baccelli dice: « no, Monte Mario è il luogo piú opportuno ». Ed al Baccelli plaude la Camera, che stabilisce quel luogo perché aperto, luminoso ed alto. Ad Ernesto Nathan ciò non importa; egli ha dalla sua l'on. Giolitti che vale tutto il Parlamento, ha dalla sua tutti gli interessati all' Esposizione artistica ed etnografica! Chi dei due in questa contesa per il luogo ove dovrà sorgere il monumento desiderato la vincerà? Certo, se la vincerà Ernesto Nathan, tanto il senatore d'Ancona quanto i congressisti del XVI Congresso della Dante Alighieri, tenuto nel 1905 a Palermo, hanno, il primo inutilmente parlato ed i secondi inutilmente plaudito per un monumento sul Monte Mario; certo se la vincerà Nathan il senatore Giovanni Barracco potrà dire di essere stato un illuso che: « sul più bel colle di Roma avrebbe voluto vedere collocata la statua colossale di Dante, accompagnato da Virgilio, il quale di duce e maestro diventerebbe alunno dell'Alighieri, poiché le parti sarebbero invertite ed il sommo Poeta Ghibellino mostrerebbe al Cantore dell'Eneide come si sono svolti in quasi due millenni i destini d'Italia. Egli dovrebbe essere in atto (cosi il Barracco) di mostrare a Virgilio la raggiante statua dorata del Gran Re stendendo verso di essa il braccio come se dicesse: Ecco il nostro Veltro». Ed il compianto Tomassetti, incontrando l'ombra dell'Alighieri ben gli potrà dire: «Caro Dante, quando scrissi che la via Trionfale, la via delle classiche memorie di Roma antica, percorsa dai trionfatori del mondo, a buon diritto avrebbe potuto condurre al monumento di colui che ha trionfato della morte, e vive finché il mondo dura, errai, perché i posteri, scordando i tempi tuoi, hanno scelto il Lungo Tevere e il viale Angelico >>. Ma che importa ad Ernesto Nathan, se Dante venne a Roma per la via Francesca, l'attuale via Trionfale? che gli importa se egli baciò quel monte, come avevano fatto tanti re e tanti grandi? Ha fatto male Dante a rimaner colpito dalla bellezza della veduta di Roma dal Monte Mario e di lasciarne memoria nel suo Poema. Ha fatto male a lasciarla, perchè non lasciandola Baccelli, D'Ancona, Barracco, Tomassetti ecc., forse allora avrebbero scelta piazza d'Armi ed Ernesto Nathan... il Monte Mario. Cosi il collaboratore del Giornale d'Italia. - Innegabilmente il dramma si presta, con i suoi contrasti, alla riduzione in veste lirica. Sardou stesso pare si fosse studiato di fornire elementi per metterlo in musica. Ricordate il lontano suono delle campane nel secondo atto mentre la strega saracena fila il perfetto amore con Enriquez Palacios? Ed il violento contrasto al finale del terzo atto, quando Palacios nel patio illuminato da fioche luci dopo aver ucciso il vecchio servo, tenta fuggire con la strega, e ne è impedito da un gruppo di cantori che lontano lontano inviano alla luna una malinconica serenata? Motivi drammatici, effetti violenti l'ultimo atto rammenta la Figlia di Jorio, che è posteriore alla Strega, abbondano nel dramma che ha sedotto l'Erlanger; ed è appunto questa abbondanza che ci lascia preventivamente e forse anche erroneamente incerti sulla bontà e la nobiltà della musica che il maestro francese si accinge a comporre. - Il decreto col quale si ordina detta cattedra, dispone: << Istituire nella sezione di storia, filosofia e lettere la cattedra di Letteratura italiana perché sia esposta nella sua lingua originale la Divina Commedia, in relazione all'epoca storica della sua comparsa, alla vita dell'autore, alle parti più notevoli del Poema e all'influenza che esso ha esercitato ed esercita sulle diverse manifestazioni dell'arte ». La cattedra avrà il nome di Dante e sarà sempre servita da cultori della letteratura italiana, con la sola retribuzione del titolo di professore honoris causa. L'assistenza a questa cattedra e le prove di attitudine, rese nella forma consueta, avranno il valore probatorio di un corso di letteratura europea. Degli scritti danteschi, o letterarii in genere, del Romani, e delle poesie dialettali di lui, discorre E. Campana, mentre di Colledara e delle altre prose, che si vorrebbero veder raccolte in volume, informa i lettori il De Caesaris, e Gina Martigiani raccoglie alcuni ricordi degli ultimi anni di lui, che a Firenze non aveva dimenticato il nativo Abruzzo, di cui anzi provava spesso la nostalgia. A questo proposito altri ricordi dell' uomo buono e dotto evoca nella Rivista abruzzese il Panella, accennando a' primi studii del Romani, quando dal Seminario di Atri, famoso allora in tutta la regione per il buono insegnamento che vi si impartiva, il giovine colledarese andò a studio al Liceo di Teramo e stupi maestri e condiscepoli per la facilità di scrivere o improvvisar versi, e pel conversare piacevole ed arguto. Molti ricordano ancóra di lui giovinetto la traduzione di un carme latino del Vinciguerra, suo maestro, Ad Regem Victorium Emmanuelem, e alcuni canti che un'allegra brigata di studenti erano ancora quelli i tempi in cui i giovini studiavano in laetitia usava andar cantando per le vie teramane in certe liete maggiolate delle quali il Romani era il giocondo e sapiente ordinatore. Si potrebbe osservare che la cattedra dantesca honoris causa, in una terra dove furono pagati dalla stessa Università della Plata 150,000 franchi all'on. Ferri, è per lo meno una eccessiva economia e un impedimento a che su quel pulpito salgano uomini che degnamente possano illustrare il divino Poema: tanto è vero ciò, che per ora non s'è trovato di meglio, per esercitare quell'officio, che un certo cav. Ferdinando Sansone, il quale, a quanto si dice, non ha con Dante altra relazione fuorchè quella di | Libri pervenuti in dono. essere... farmacista. E tra i farmacisti — è inutile rammentarlo? - dovette inscriversi Dante Alighieri per essere compreso tra i cittadini di Firenze atti ad esercitare i pubblici offici. Dante a Fiume.. A proposito del progetto di alzare una statua a Dante nella piazza di Fiume che si onora del suo grande nome, un giornale locale ungherese, il Fiumei Etilap, organo del Governo, scrive: Con che diritto sorgerebbe nella nostra città una statua a Dante? E che cosa direbbero mai quí, i suoi lineamenti scolpiti nel marmo? Onore, stima al grande spirito di Dante, ma il fatto che si deve a lui un bel poema, non è i ancóra un buon diritto a disconoscere i nostri grandi ». E continua in questo metro, opponendosi all'erezione di una statua a Dante, che, come a Trento, dovrebbe sorgere anche a Fiume, quale simbolo del comun sentimento nazionale. Per Fedele Romani. Il 16 maggio passato, compiendosi il primo anno dalla morte di questo nostro illustre, indimenticabile collaboratore ed amico, l'Abruzzo letterario volle, con pensiero gentile, commemorarlo degnamente, dedicando un « numero unico » alla sua lacrimata memoria. ¡ GILDEMEISTER OTTO. - Dantes Göttliche Komödie. La Bella scuola. Palermo, Remo, Sandron, 1911, 8° [dall' editore]. «L' Indicatore dantesco : Periodico mensile diretto BOTTAZZI ALFREDO.- L' anima educativa della scuola: Una malattia di Dante. Roma, « Nuova Antologia, 1911, 80 [dall'autore]. GUZZETTA MARIO. Terre e marine italiche in Dante: Gabriele D'Annunzio e il moderno spirito italico. Mi- 1912 Tipografia Giuntina, diretta da L. Franceschini - Firenze, Via del Sole, 4. G. L. Passerini, direttore Leo S. Olschki, editore-proprietario-responsabile. Indici del volume XIX del 66 Giornale dantesco, I. SOMMARIO DEI SEI QUADERNI QUADERNO I. Divina 53. No 1. Il dramma dantesco della superbia e del dubbio. (Inferno, Canti VIII e IX), di ALDO FERRABINO. — 23. COMUNICAZIONI E APPUNTI L'opuscolo XXXII di s. Pier Damiano fonte diretta della Commedia ? 43. CHIOSE DANTESCHE: Il Cinquecento diece e cinque, di MARTINO BRanca. TIZIE Le Case degli Alighieri; Dante a Breslavia; Il Codice diplomatico della Parte Guelfa; Gli Scrittori d'Italia; Nuove publicazioni; Lo Stabilimento S. Lapi. 57. Di una nuova edizione della QUADERNO II. Divina Commedia, mento della Divina Commedia, di G. L. PASSERINI. n. 4069), di G. L. PASSERINI. di F. PAOLIERI. 59. Saggio di un Com74. Bullettino bibliografico (dal n. 3808 al 93. NOTIZIE Lectura Dantis; Dante fuori d'Italia; Un frammento di La " Maschera,,, di Dante; Giubileo di cultura; Dante a Dublino; Dante a Parigi; Una " Casa di Dante,, a Jersey; Cataloghi danteschi; Una gara di lettura in lingua italiana. 97. La glorificazione angelica nel " Paradiso dantesco, di GIOVANNI BUSNELLI. 114. "Soprastare,, (Vita Nova XI), di ENRICO SICARDI. 118. Bullettino bibliografico (dal n. 4070 al n. 4254), di G. L. Pas131. Comunicazioni ed appunti, di A. CIMMINO. 135. NOTIZIE : La cattedra dantesca e G. Bovio: Dante e la Plata; Il "Dante,, de' razionalisti; Dante e.... i musulmani; Recenti publicazioni; Necrologio. 137. Dal Gravina al Monti; Appunti per la storia della fortuna di Dante nel XVIII secolo, di LEONARDO GAMBINI. 147. La canzone di Dante Io son venuto al punto della rota,,, Preludio alla "Divina Commedia,, di G. FEDERZONI. Giornale dantesco, anno XIX. 28 |