era portato nelle stanze del cardinale Gazzoli, ch'erano a capo della scala, e quivi, pochi istanti dopo spirò. A quel colpo dato da ignota mano, successe silenzio profondo di stupore e mestizia: i più vicini, vedendo il sangue, si ritrassero; le milizie rimasero immobili; la folla diradò. Nella sala del consiglio erasi udito il grido del popolo; poi niente altro: dopo poco corre per le logge la nuova che il ministro è ferito: si vede una grande agitazione: chi esce, chi entra, dappertutto un bisbigliare ansioso e sommesso, sinchè il presidente Sturbinetti sale al suo seggio, e come se niente fosse accaduto, ordina si legga la relazione della precedente tornata, ma i deputati, pensierosi e costernati, a poco a poco escon tutti; le logge si vuotano; la sala riman deserta. Va intanto rapida per la città la fama del triste caso, e fa vario effetto secondo l'indole e l'opinione di ognuno: i buoni sono costernati e mesti, quasi quel sangue bruttar dovesse la libertà: de'sanfedisti alcuni spauriti si rimpiattano o fuggono; altri brillan dentro, fuor tristi: pochissimi per odio insani o per poca testa feroci vituperano l'estinto: v'è chi tenta sollevare il popolo e finirla col governo de'preti; e chi una cosa e chi un'altra chiede, giusta loro speranza e desiderii; ma il popolo è attonito e ammutolito, e nella città non v'è tumulto, non quiete, ma silenzio qual neʼcasi grandi, maravigliosi e impreveduti. Il Quirinale era quasi deserto, come sempre le reggie ne'dì della sventura fuggendosi molti, discostandosi più assai, e primi quei, che più aveano assicurato il principe di lor animo e fede. Il papa, confuso e sbalordito, chiamò il Minghetti e il Pasolini, affinchè costituissero prontamente un nuovo ministero; ma nessuno volle assumere quel carico in sì difficili congiunture, col popolo signore della città, , con le truppe malsicure, e col principe nemico d'ogni consiglio non suo, benchè buono, caparbio contro i più saggi, ostinato a volersi rimanere neutrale frammezzo al fremito di guerra che tutta Italia agitava. Egli spedi solleciti messaggi al generale Zucchi perchè in tutta diligenza ritornasse a Roma: al duca di Rignano, che, assente lo Zucchi, presedeva alle armi, tenendo anco il comando supremo della guardia civica, fu sostituito, per il primo ufficio, il colonnello svizzero Lentulus; per l'altro, il colonnello Gallieno. In tutto il di l'una parte e l'altra opera non fece risoluta e gagliarda. Venne la notte ad accrescere con le tenebre in alcuni l'audacia, in altri la paura, la costernazione in moltissimi. Frotte di popolani si recano agli alloggiamenti de'carabinieri, esortandoli a non far cosa che fosse cagione di fraterna guerra. Il colonnello Calderari, venuto in mezzo alla folla, giura non eseguirehbe gli ordini crudeli ricevuti dall'estinto ministro: stare col popolo; nè contra al popolo egli ed i suoi rivolgerebbero le armi giammai. O dalla propria persuasione sospinti, o dall'esempio del capo indotti, i carabinieri confermano quelle parole, e sono da'cittadini applauditi e festeggiati. Più tardi pochi uomini del volgo, a'quali si unì qualche soldato, percorrono le vie di Roma con fiaccole accese, cantando benedizioni alla mano dalla quale il ministro fu spento. Brutto fatto dalla universalità de'cittadini riprovato e condannato che di poi i nemici di libertà, con insigne malizia ingrandirono, esagerarono e misero a carico di Roma, anzi di tutta Italia. Ho detto che l'ucciditore del Rossi rimase allora ignoto, nè per ricerche ed inquisizioni che si son fatte è stato scoperto di poi; il che basta a provare come e' fosse dalla pubblica opinione condannato, imperocchè non tace nè si nasconde; ma si mostra e si vanta chi fa opera, onde possa a lui venir premio e lode. In Roma, signoreggiando il popolo, l'uccisore del Rossi dovette celarsi; in Napoli, salda stando l'autorità del principe, l'assassino di Costabile Carducci ebbe onori, stipendii e reali abbracciamenti. Ed inoltre, chi chiama in colpa tutta la Francia per l'assassinio del generale Brea? Chi chiede conto all'Alemagna e alla Grecia del sangue di Latour e di Korfiotakis? Il nuovo giorno trovò la reggia, non meno del di precedente, spaurita e confusa. De'cortigiani e familiari qual stavasi immoto e muto; qual saliva e scen. deva per le scale come insensato; qual tremante si raccomandava a Dio quasi fosse quello l'ultimo istante della sua vita. I risoluti consigli mancavano. Sapeasi che i militari erano stati invitati ad unirsi al popolo per chiedere con modi pacifici e riverenti un ministero democratico, e la costituente italiana. Il colonnello Lentulus, richiesto dal papa del suo avviso, rispondeva essere nuovo in Roma, nuovissimo al comando delle truppe; non conoscerne bene gli spiriti: saperne debole la disciplina, malsicura l'ubbidienza, facile la contumacia: forse sarebbe prudente partito in quelle congiun. ture permettere che i militari si mescolassero al popolo per frenarne e moderarne l'impeto, come amici, non credendosi che avrebbero voluto e potuto reprimerlo come avversari. Intanto il papa si stava tra contrari consigli: chi volea si chiudesse in Castel Sant' Angelo e vi si afforzasse, chiamando aiuto d'armi dalle provincie: taluno diceva infuriassero pure i faziosi, tanto più presto finirebbe quanto più fiera e sanguinosa la sedizione: alcuni lodavano il tenersi in palagio, non inasprire gli adirati, dar tempo a'rei a pentirsi, a'buoni , a pigliar animo: ad altri pareya l'indugio accrescerebbe insolenza a'sollevati, farebbe vacillare i fedeli, rovinerebbe con sua vergogna il principato: i più pregavano il papa cedesse, e a Dio e ai santi e ai cattolici potentati si commettesse. E frattanto non v'era governo: de'ministri antichi il solo Montanari era rimasto in ufficio; de'proposti nessuno volea assumere il carico. Erano chiamati a consulta monsignor Muzzarelli e lo Sturbinetti, presidenti dei due consigli; proponeano si chiamasse il Galletti, il quale, avvegnachè non fosse fra coloro che la voce pubblica designava ministri, nondimeno era gradito al popolo, e la sera innanzi avea avuto liete e festose accoglienze nel suo ritorno a Roma. Venne il Galletti, si abboccò col papa, lo trovò saldo nel suo proposito di non voler guerra con l' Austria, non costituente italiana, nè ministri graditi al popolo, e niente si concluse. Frattanto cittadini in gran numero, guardie civiche, soldati di ogni arma e grado traevano al palazzo della cancelleria, ed invitati ad unirsi con loro i deputati che v'erano, si avviavano al Quirinale, conducendo con seco il Galletti, incontrato a caso per la via. Le porte della reggia eran chiuse: fuori non v'eran truppe: dentro, la guardia d'onore, gli alabardieri svizzeri e pochi carabinieri: il papa cir. condato dagli ambasciatori stranieri e da'cortigiani e famigliari più devoti. Entrò il Galletti come oratore del popolo ad esporre le sue dimande in modo ossequioso e sommesso. Il papa, che gli altri oratori non volle ricevere, rispose non voler patteggiare co' solle. vati, non piegherebbe l'animo alla violenza, voler deliberare in piena libertà. Allora usci il Galletti, e con parole accomodate a racchetare gli animi, esortò il popolo a ritrarsi, a fidare nel principe; ma il popolo non si ritrae, e grida volere un ministero démocratico e volerlo subito. In quel tempo uno degli alabardieri svizzeri tira un colpo d'archibugio sulla folla: altri dicono non esser vero. Che che ne sia quelle addensate nuvole erano gravide della tempesta e la tempesta scoppiò. I cittadini inermi corrono ad armarsi: armi, armi tutti gridano: molti di spacciar fole vaghi o per malizia percorrono le vie della città, narrano gli Svizzeri far man bassa su' Romani, che tutto sangue è nella piazza del Quirinale, cosi il popolo a vendetta destando. Accorre nuova gente; accorre il Calderari co' carabinieri, ed è ferito lievemente in viso, non si sa se dai suoi o dai sollevati: grida non venire contra al popolo ed è applaudito e acclamato. I più furiosi investono il palazzo, tentano appiccare il fuoco ad una porta, salgono su pe'tetti e campanili vicini, e sparano delle archibugiate contro gli Svizzeri, che dalle finestre e dai cancelli facean fuoco contra al popolo. Monsignor Palma, uomo non odiato, che per imprudenza stavasi presso a una finestra, è colpito da una palla e muore: altre palle percuotono le interne pareti della reggia: già è strascinato in piazza un cannone. Allora Pio IX si volse agli ambasciatori, che gli facean corona, e narrano dicesse: << Vedete a quali termini siamo: speranza di resistere nessuna: qui nelle mie stanze ucciso un prelato: contro alla reggia si appuntan cannoni : per evitare inutile spargimento di sangue e maggiori reità, cediamo alla forza; ma ne facciamo protesta: il sappiano le corti; il sappiano i governi vostri: ogni concessione è infer ma, è nulla, è irrita.» Ciò detto chiama il cardinale Soglia e gli comanda di accordarsi col Galletti per la scelta dei ministri. Il Galletti scrisse a capo della lista proposta dal popolo il nome del Rosmini; il papa fece |