non si abbia un esercito molto superiore di numero, forza e disciplina a quello dell'invasore. I Piemontesi aveano la prima divisione a Vespolate, villaggio intermedio fra Mortara e Novara; la seconda a Cerano e Casalnovo; la terza a Romentino e Galliate, nella direzione del ponte di Buffalora; la quarta davanti Trecate; la quinta dietro il Gravellone rimpetto a Pavia. L'esercito austriaco concentravasi fra Pavia e Cortolona. Così di quello eran divise le forze per difendere ed offendere nel medesimo tempo, quando appena alla sola difesa bastavano; di questo tutte unite all'offesa, riservandosi il Radetzky, a norma degli eventi, di oprare sul Poo sul Ticino, accennando ad Alessandria e Genova o a Torino. La tregua spirava al mezzogiorno del dì 20 di marzo, e un'ora dopo il duca di Genova ricevea l'ordine di avan. zarsi verso Magenta con la quarta divisione; il Perrone di secondarlo, muovendo verso il ponte di Buffalora. Una compagnia di bersaglieri giungeva a quel ponte, e si apparecchiava a passarlo, quando il re, fattala soffermare, volle per sè l'onore di toccar primo la terra lombarda. I pochi cavalieri nemici, che stavano a vedetta dalla sponda opposta, appiccato il fuoco all'ufficio della dogana, si ritraevano correndo. Dopo poco, Carlo Alberto entrava in Magenta fra le acclamazioni del popolo e dei soldati. Quivi si seppe come gli Austriaci sin dalla vigilia s'erano partiti da quei luoghi, volgendo i passi verso Pavia: sgombri erano di nemiche truppe i dintorni; sgombra la strada di Milano. La quarta divisione rimase sulla sponda sinistra del Ticino; la terza, rivarcato il fiume, tornò ond'erasi mossa. Fu il primo e forse il più grave errore di quella campagna, perciocchè nelle posi. zioni e condizioni, in cui trovavansi i due eserciti, bisognava scegliere, fra l'acquisto della Lombardia e la difesa del Piemonte: ciascuno di questi due partiti aveva suoi vantaggi e pericoli; ma il peggiore era appunto quello di volerli conciliare ambedue. Frattanto Radetzky, che avea fatto disegno d'irrompere da Pavia, spuntare l'ala destra de' Piemontesi, ed assalire di fianco con tutte le sue forze il grosso dell'esercito, ordinava al generale D'Aspre di passare il Ticino. E D'Aspre passavalo senza incontrare notevole resistenza, perchè Ramorino, invece di presidiare fortemente la Cava e guardare il Gravellone (ch'è un braccio del Ticino formante un'isoletta in faccia a Pavia), era rimasto sulla riva diritta del Po presso Casatisima, mandando quattro soli battaglioni sull'altra sponda, uno verso Zerbolò, uno alla Cava e due a Mezzanacorte; de' quali il primo si ritrasse in disordine sopra Mortara; il secondo, dopo gagliarda e sproporzionata zuffa, verso Mezzanacorte piegò. Così D'Aspre entrò in Piemonte, e dietro di lui tutto l'esercito austriaco. A nove ore della sera si seppe al quartier generale di Trecate il fatto della Cava. Il tardo annunzio delle mosse degli Austriaci e della ritirata di Ramorino erano due accidenti contrari, non però così gravi, come più tardi dissero alcuni e molti crederono; nè netto di colpa era Chrzanowsky, imperocchè i suoi ordini non erano chiari e parevano supporre scarse le forze nemiche dalla parte di Pavia. Che se le intenzioni di Radetzky non seppe prevedere nè indagare, dovea per lo meno comprenderle, quando trovò sgombra la via di Milano. In ogni caso, se così importante credeva la posizione della Cava, perchè porvi una divisione nuova alla guerra e non il fiore de' vecchi soldati? perchè differirne l'occupazione sino al momento in cui la tregua cessava? perchè non assicurarsi o personalmente o per mezzo de' suoi ufficiali che le sue intenzioni erano state comprese ed i suoi or. dini eseguiti? Ciononostante e' poteva ancora riparare a quel disordine, radunando le sue truppe fra Tromello e Mortara, e questo fu il suo disegno; ma tardi e' prese questa deliberazione, e l'esecuzione fu lenta. Nella notte egli ordinò a Durando di andare a Mortara, a Bes di muovere verso Vigevano e soffermarsi alla Sforzesca, ma il duca di Savoia, Perrone, il duca di Genova e il Solaroli (il quale comandava una brigata all'estrema ala sinistra, fra Oleggio e Bellinzago) non ebbero ordine di partecipare a quel movimento che l'indomani: Ramorino fu chiamato al quartiere generale per essere sottoposto a giudizio: la divisione lombarda fu affidata al generale Fanti, ma senza alcun ordine preciso, si ch'ella rimase cinque giorni al di là del Po, immobile, non per sua colpa, e senza più prendere alcuna parte a' fatti d'armi che seguirono. Durando sul far del giorno giunse a Mortara, dove il Duca di Savoia lo raggiunse a mezzodi. Anco Bes fu alla Sforzesca di buon mattino e pose una avanguardia a Borgo San Siro; ma come niente sapea che il Durando fosse a Mortara (usando Chrzanowsky di tenere occulti i suoi disegni anco a' generali di divisione), temette i nemici dessero la volta alla sua ala destra, e volle prolungarla, mandando una brigata verso Fogliano. La brigata di Savoia, che facea parte della divisione co. mandata dal generale Perrone, giunse un'ora prima di mezzodi col re e col generale in capo, il quale ne collocò un reggimento presso la Sforzesca, come riserva della divisione Bes, e l'altro, con un reggimento di cavalleria e mezza batteria di battaglia sulla strada di Gambolò. La seconda brigata del generale Perrone e la divisione del duca di Genova non pervennero a Vigevano che a sei ore della sera, per ordini mal dati o mal com. presi e per la ritardata distribuzione delle vettovaglie. Questo disordine, di tanti mali cagione nella campagna del 1848, fu allora attribuito agli appaltatori lombardi, e nessuna inquisizione si fece nell'amministrazione dell'esercito per gastigare i colpevoli, e rimuovere gl'inetti. Ora era cresciuto, nè poteansi allegare le rapide mosse dell'esercito e la confusione delle battaglie, imperocchè l'esercito non avea fornito che poche miglia, nè s'era cominciato a combattere. Gli Austriaci procedevano lentamente verso Mortara: D'Aspre, Appel e la riserva percorreano la strada di Garlasco; Thurn a sinistra, verso San Giorgio; Wratislaw, a destra, alla volta di Gambolò. La brigata Strassoldo, che formava l'avanguardia della divisione di Wratislaw, assali i Piemontesi a San Siro: questi, vedendo il soper. chio de' nemici, non senza gagliardamente combattere, piegarono ordinatamente e alla Sforzesca si ridussero; dove Bes, risaputo che Durando era a Mortara, avea richiamato la brigata di Casale, che avea mandato a Fogliano; ma ella sbagliò la strada e non potè giungere a tempo. Non ostante ciò, Bes valorosamente si difese, ed i nemici, avvegnacchè superiori in numero, dopo d'esser stati due volte dalla fanteria respinti, erano da' cavalli rotti e sbaragliati. Bes gl'insegui per lungo tratto; ma vedendo accorrere in loro soccorso validi rinforzi, si ritrasse, menando seco buon numero di prigionieri. Frat. tanto Wratislaw, che col grosso delle sue truppe era a Gambolò, mandava, al cadere del giorno, una parte di esse a Vigevano: andarono, e furono dai Piemontesi respinte. Da questa parte con lieti auspicii parea ricominciata la guerra; ma con contraria fortuna si combatteva dalla parte di Mortara, dove appunto i Piemontesi cre. deansi di ottenere vittoria più sicuri, avendoci ventiduemila soldati e quarantotto cannoni. Chrzanowsky aveva • ordinato a Durando occupasse una posizione difensiva dinanzi Mortara; al duca di Savoia, coprisse a destra la città. Di poi spedi loro il capo dello Stato-maggiore Alessandro La Marmora con questi ordini: coprissero Mortara, ponendosi in mezzo delle strade di Garlasco e di San Giorgio; si estendessero da una parte sino a' molini di Faenza sul canale di Roggia Birago, dall'altra sino a Castel d'Agogna; questo luogo fortemente presidiassero; stabilissero linee di comunicazione con Bes per Fogliano, col quartiere generale per la grande strada di Vigevano. La Marmora giunse a Mortara un'ora dopo mezzodi: le truppe di Durando prendevan cibo e non mossero pria delle tre. Si mandarono esploratori verso Fogliano e non ritornarono, forse perchè presi dai nemici: si cercò stabilire comunicazioni dal lato della strada di San Giorgio con Castel d'Agogna, e non si potè, perchè lo Stato mag. giore ignorava esservi una strada, che dalla rotonda di San Giorgio va alla porta di Marengo: Durando non si avanzò che mille e cinquecento metri all' incirca, perchè le vedette austriache scoprivansi già verso Gambolò, Trumello e San Giorgio. Cosi gli ordini del generalissimo erano sempre tardi dati, e lentamente eseguiti. Durando schierò in ordinanza le sue truppe dal cimitero della città sino al convento di Sant'Albino: la brigata di Aosta, a sinistra, poggiavasi al cimitero; a destra la brigata Regina, al convento: separavale un largo fosso, sul quale erasi costruito un ponte: ciascuna brigata avea due battaglioni in prima fronte; uno in riserva: nei muri del cimitero aprironsi feritoie: a sinistra di esso stava la cavalleria: sedici cannoni furono collocati come meglio potevasi in quel terreno male adatto. La divisione del duca di Savoia soffermossi sulla destra della città, distendendosi sino a Castel d'Agogna per il Mulino |