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del popolo; i cittadini tutti liberi ed uguali; sacro il dritto di ogni nazionalità; la religione cattolica religione dello Stato. Il primo capitolo dichiarava i diritti ed i doveri di tutti i cittadini: inviolabili le persone e le proprietà; le pene di morte e di confisca abolite; libera la stampa; libere le associazioni; garantito il debito pubblico. Il secondo capitolo trattava dell'esercizio de'poteri: il popolo far le leggi per mezzo de'suoi rappresentanti; delegata l'esecuzione ad una magistratura consolare; la magistratura giudiziaria render ragione a tenore della legge; un tribunato vegliare a sicurezza delle leggi fondamentali della repubblica. Il popolo eleggerebbe i suoi rappresentanti, i consoli, i tribuni in generali comizii: ogni cittadino di vent'un anno elettore ed eligibile alla rappresentanza nazionale, di trenta anni al consolato e al tribunato. L'ufficio de' rappresentanti durerebbe tre anni: due i consoli; in ciascun anno uno dei due uscirebbe d'ufficio: dodici i tribuni; in ufficio per cinque anni. L'assemblea indissolubile avrebbe il potere legislativo e il diritto di pace e di guerra. Sulle leggi vinte una prima volta, con meno di due terzi di suffragi, il tribunato potrebbe domandare una seconda deliberazione; e potrebbe domandarne una terza, se la seconda fosse presa con meno di tre quarti di suffragi. Decretando l'assemblea la dittatura, il tri bunale veglierebbe per riconvocare i rappresentanti, appena cessato il pericolo della patria. I consoli re sponsabili l'un per l'altro, con diritto di grazia e con facoltà di eleggere i funzionari: se sottoposti ad accusa, terrebbero le veci loro tre tribuni dal tribunato delegati. I tribuni inviolabili per tutto il tempo di loro magistratura, ed un anno dopo; rieleggibili di cinque in cinque anni indefinitamente. Costituito un consiglio di Stato di quindici consiglieri tratti dalle varie provincie, congregazione consultiva pe' consoli, proponente a' pubblici uffici. Il potere giudiziario indipendente ed inamovibile; i giudici nominati da' consoli a proposta del consiglio di Stato; i giurati giudici del fatto nelle cause criminali; un tribunale censorio pe'delitti politici dei consoli. La costituzione potrebbe riformarsi dopo un anno, per voto dell'assemblea, espresso tre volte, coll'intervallo di sei mesi l'una dall'altra, e sanzionato nei generali comizi.

In quei medesimi dì l'assemblea romana indirizzò a governi e a' parlamenti di Francia e d' Inghilterra un manifesto del tenore seguente: « I rappresentanti del libero popolo romano indirizzano parole di richiamo e di fiducia insieme a' governi ed a' parlamenti delle due più libere e potenti nazioni d' Europa. È noto al mondo che noi fummo per molti secoli governati dalla Chiesa negli ordini temporali con quei speciali modi di assoluta autorità, coi quali essa governa gli ordini spirituali, onde avvenne che in mezzo alla luce del secolo decimonono qua regnas. sero le tenebre del medio evo, l'incivilimento fosse combattuto spesso con aperta guerra, sempre colla forza di inerzia, e che persino fosse delitto per noi il sentirci e il chiamarci italiani. È noto al mondo che noi tentammo più volte vendicarci in libertà; ma l'Europa ci fece espiare con servitù più dura quelle prove per le quali altri popoli venivano glorificati. Parve alfine venuto dopo lunghi martirî il giorno del riscatto, e noi fidavamo nella potenza delle idee, nella prepotenza degli eventi e nell'animo mansueto del principe; ma volemmo essere italiani innanzi tutto, e fu colpa; ci credemmo liberi, e fu illusione. Un giorno il principe ci abbandonò, e restammo senza governo: non manco chi cercasse modi di composizione; fu vano: vennero reietti perfino i messaggi del parlamento e del municipio: il popolo portò più oltre il tempo, colla pazienza; ma il governo emigrato non pronunziò più mai una parola di libertà, una parola d'amore; chiamò in colpa tre milioni d'uomini dell'eccesso di pochi; e quando si pensò al modo solo che restava per costituire un'autorità dal principe col fatto abdicata, il sacerdote ci maledisse. È noto al mondo che il suffragio universale die' origine alla nostra assemblea, la quale esercitando per necessità un diritto imprescrittibile volle esautorata per sempre la teocrazia e proclamata la repubblica. Nessuno contrastò; la voce degli esautorati si fece sol essa udire in suono di querela. E l'Europa vuol dare ascolto a questa voce, e sembra dimenticare la storia de' mali nostri, e confondere anch'essa ciò ch'è degli ordini spirituali e ciò ch'è de' temporali. La repubblica romana ha sancito l'indipendenza e il libero esercizio della autorità spirituale del pontefice, e con questa mostrò al mondo cattolico quanto sentisse profondamente il diritto di libertà d'azione religiosa inseparabile dal capo supremo della Chiesa. Per tenerla integra, alla morale guarentigia della devozione di tutti i nostri fratelli cattolici, la romana repubblica aggiungerà la guarentigia materiale di tutte le forze di cui essa dispone. Ma a ciò non s' accontenta l'Europa a quel che traspare, perocchè si vada ripetendo alla Cattolicità importare l'esistenza del governo temporale del romano pontefice. A questo proposito noi invitiamo i governi ed i parlamenti di Francia e d'Inghilterra a considerare quale diritto si possa allegare da chicchessia per imporre ad un popolo indipendente una maniera di governo qualsivoglia; con quale sagacia si possa pensare a restaurare un governo per natura sua inconciliabile colla libertà e colla civiltà, un

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governo esautorato moralmente da tempo lunghissimo e materialmente da più che cinque mesi, senza che nessuno, nemmeno il clero, abbia provato a rialzare la bandiera; ed infine con quale prudenza si possa tentare di puntellare un'autorità esosa universalmente e perciò solo impotente a durare, e capace a provocare nuovamente cospirazioni, rivolture e perturbazioni continue. E se noi diciamo che siffatto governo non può immede. simarsi nè conciliarsi colla libertà e colla civiltà, bene ne abbiamo d'onde; avvegnacchè lo sperimento fatto di una costituzione abbia provato, come la pretesa affinità delle materie spirituali colle temporali ne inceppasse la pra tica e lo sviluppo. I canoni ecclesiastici rendono vani qua gli statuti civili; la pubblica educazione ed istruzione sotto l'impero della teocrazia erano privilegio e monopo lio de' cherici; immobili erano rese le proprietà per le mani morte; erano immuni e privilegiati di fôro gli ecclesiastici, ed all'ecclesiastico fôro anche i laici soggetti: condizioni tutte così lontane dal vivere libero e civile, che qualsivoglia nazione libera vorrebbe prima sostenere dieci guerre che sopportarne sol una. E l'Europa, la quale fu commossa e perturbata tante volte dalla podestà sacerdotale, che coi fulmini della Chiesa incendiava gli Stati, come può ella credere oggi comportabile per tre milioni d'uomini il soggiacere ad un impero, che non solo punisce temporalmente chi l'offende esercitando un diritto politico, ma minaccia eziandio la dannazione dell'anima? L'Europa non può credere conciliabili le libere istituzioni con un principe che può a favore della politica potestà abusare dell'enorme autorità del sacerdote turbando le coscienze. Noi confidiamo che Inghilterra e Francia, così giustamente gelose della indipendenza, non potranno mai avvisare, che nel centro d' Italia essere possa un popolo italiano neutro rispetto alla nazione, politicamente quasi feudo soggetto al mondo cattolico, sbandito perciò dal diritto universale delle genti, e fatto appannaggio del clero. Imperocchè signore dello Stato romano è il popolo romano; e se all'universalità cattolica è lecito d'intervenire nelle cose di religione, non lo può senza manifesta usurpazione in quanto a' diritti politici, in quanto al patto sociale. E mentre intendere e volere si possa la neutralità di un'intera nazione, non così la neutralità può imporsi ad una parte della medesima; alla media, a quello stato che per la positura sua s'interseca e confina con quasi tutte le altre parti d'Italia; il quale Stato non potrà mai per forza di trattati e protocolli non vivere della vita nazionale. I rappresentanti del popolo romano crederebbero di offendere la sapienza civile dei governi e dei parlamenti di Francia e d'Inghilterra se dubitassero, che quelli potessero sconoscere i diritti e le ragioni qui per sommi capi dichiarate, e gli utili e vantaggi dell'Europa stessa, alla quale importar deve di assicurare la tranquillità, assicurando la fine del governo de' preti. Certo da noi non istarebbe che non se ne contrastasse la ristorazione con risoluta, audace ed irrevocabile volontà; nè l'Europa avrebbe da imputarci le catastrofi inaudite che ne potrebbero derivare, nè l'offesa che dalla violenta e sanguinosa ristorazione ne verrebbe alla stessa autorità cattolica del papato. Ad evitare que. sti mali siamo certi che Inghilterra e Francia ne soccorreranno d'opera e di consiglio, sicchè semprepiù si stringano i vincoli di amistà che omai debbono collegare tutti i popoli liberi » .

D.

Nè i sospetti della romana assemblea erano privi di fondamento, imperocchè la speranza degli aiuti stranieri avea rialzato l'animo de' sanfedisti. I preti ricomincia

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