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manda avere interessi contrari a chi obbedisce, come può nell'unità averli identici: questo dipende da' buoni o cattivi ordini co' quali la sovranità è esercitata, e non dalla forma federale o unitaria della nazione. Ed è poi vero che le repubbliche svizzere bastano alla loro difesa ? Sono passati i tempi d'Alberto Tedesco, di Leopoldo d' Habsbourg e di Carlo di Borgogna: il paese degli Svizzeri fu corso e ricorso da Francesi, Austriaci e Russi ne' principii di questo secolo: resisterebbe oggi, se altri potentati non s'immischiassero, all'Austria o alla Francia? L'auguro, ma non lo spero.

<< Le discordie delle repubbliche del medio evo (e' soggiungono) nascevano perchè nessuno si era posto in mente di collegare le città in nazione; e di più vi soffiava per entro il pontefice da una parte, e vi aveva braccio l'imperatore dall'altra; perchè i prelati e i baroni abitavano le repubbliche come i forestieri, pronti a sconnetterle e turbarle, non a ubbidirle e difenderle. Onde anche le repubbliche erano costrette a fare come i tiranni, e si procuravano sicurtà e potenza, assoggettando a sè le città vicine, e togliendo loro la sovranità. Pisa era nemica a Genova, principalmente perchè ambedue volevano signoreggiare la Sardegna. Nessuno pensava a quei tempi che i Sardi erano pure italiani e fratelli, e che dovevano riunirsi alla madre Italia, non con l'ubbidire a Genova e a Pisa, ma col seder seco loro, eguali e padroni nel congresso di Roma. Gli odî delle repubbliche provenivano dalla conquista, dalla fusione e non dalla libertà ». Ma qui confondonsi due cose distinte e spesso contrarie, conquista e fusione, o vogliam dire unificazione; imperocchè all'idea di conquista va unita quella di signori, dominio, padronanza, mentre la unificazione presuppone egualità di diritti e di doveri. Non Pisa nè Genova volevano ricevere la Sardegna come parte sovrana della Stato: Sardegna, all'una o all'altra che sottostasse, doveva sempre essere governata e taglieggiata ad arbitrio dei dominatori. Lo stesso dicasi di tutte le altre repubbliche italiane; lo stesso dicasi delle antiche repubbliche degli Svizzeri. Ora a nessuno che io sappia, è venuto in mente che Roma debba dominare sulle altre città d'Italia, come Genova e Pisa sulla Sardegna, Firenze su Pistoia, Prato, Arezzo e Pisa; Milano su Lodi, Como e Pavia, come la confederazione degli svizzeri sulla Turgovia, su Lucano, su Bellinzona, o come Berna sull'Argovia e sul paese di Vaud. E notate che la dominazione di una repubblica è sempre più aspra e molesta della dominazione di un principe, perchè gli uomini sono così fatti, che ubbidiscono più volentieri a chi per una falsa opinione credono loro superiore, che agli eguali: oltre a che la repubblica dominatrice, ha sempre più interesse a privare d'ogni vantaggio di commercio o d'altro la dominata, che non ne ha un principe. Pisa si spense sotto la signoria della repubblica di Firenze; Livorno sorse sotto quella dei granduchi di Toscana; Andrea Doria, vantato liberatore di Genova, fece colmare il porto di Savona; il che non avrebbe fatto il peggiore de' re di Piemonte. Vero egli è adunque che gli odi e le nimistà delle repubbliche provenivano dalle conquiste, ma non è vero che provenissero dalle unificazioni; chè anzi spesso bastava concedere a' vinti l' egualità de' diritti civili, perchè l'odio cessasse e la nimistà si spegnesse.

Concludono in fine: « che col principio dell'eguaglianza politica, e colla nuova coscienza di fratellanza e di nazionalità, nulla sarebbe a temersi se fossero le repubbliche pur minute come nella Svizzera; che tanto maggiore sarebbe in loro la necessità di abbracciarsi, affine di proteggersi in terra e in mare contro le colossali potenze del secolo, e di esercitare il commercio fraterno in più vasto campo, e di deliberare leggi uniformi e strade e monete, e di accumunarsi i diritti privati, salva sempre la intera padronanza di ogni popolo in casa sua». Di poi allegano l'insegnamento del Machiavelli, che un popolo per conservare la libertà, deve tenervi sopra le mani; ed affermando che per tenervi sopra le mani, deve tenersi in casa sua la sua libertà, dicono che tanto più grande e più forte sarà la confederazione, quanto più piccole e meno ambiziose le repubbliche che la compongono. Or lo storico Muller, svisceratissimo degli ordini federali della sua patria, non esitò a scrivere : <<< La fortunata collegazione della confederazione elvetica, in mezzo a potenze gelose l'una dell'altra, la rende impavida dei vicini. La lega, che nel 1775 si rinnovò fra' tredici cantoni e la Francia, fece noto all'Europa, che Luigi XVI, continuando a proteggere l'indipendenza della confederazione, voleva assicurare il baluardo di una parte delle frontiere francesi (1)». Ho io bisogno di rammentare come il patto federale degli Svizzeri sia stato fatto e rifatto ad arbitrio de' potentati vicini nel 1798, nel 1803, nel 1844 e nel 1815? Ese così facile egli è nelle repubbliche confederate stabilire leggi uniformi, strade, monete, pesi, misure comuni, perchè la Svizzera non ha potuto ancora conseguire questo bene? Scriveva il Muller, in una sua lettera famigliare, correndo l'anno 1774: « Se nella mia storia degli Svizzeri dovessi mettere un capitolo sulle istituzioni comuni fondate da'confederati a vantaggio della nazione, non potrei aggiungere al titolo, che questa breve nota: capitolo che rimane a farsi ». Oggi, egli è vero, quel capitolo è cominciato; ma quanto manca perchè possa dirsi fornito? Sono bastati i maneggi dell' Austria in qualche piccolo cantone perchè la Svizzera rimanesse sino ad ora priva

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(1) Storia Universale, 1. XXIV c. v.

del benefizio delle strade ferrate: bastarono dieci padri gesuiti per dividere in due la confederazione e gittaria nella durissima necessità della guerra civile. E notate, che da sei secoli tutte le querele veramente gravi non si sono decise che colle armi; e che gli Svizzeri non hanno potuto ottenere alcuna riforma utile senza una rivoluzione ed una guerra fraterna; il che prova il vizio e difetto degli ordini coi quali si governano. Spesso per isfuggire queste estremità ed il periglio delle loro conseguenze, il governo federale ha dovuto lasciare ineseguite ed inosservate le sue leggi; e mentre io scrivo, i cantoni che si reggono a parte democratica, o non ubbidiscono o eludono le leggi risguardanti i fuorusciti politici delle vicine nazioni; e gli altri fan lo stesso della legge che vieta le capitolazioni militari con gli stati forestieri.

Savia è la sentenza del Machiavelli, che un popolo per conservare la libertà deve tenervi sopra la mano; ma io non intendo perchè il cantone di Berna possa tener la mano sopra la libertà come il cantone di Zug, sebbene sia ventiquattro volte più popoloso, e perchè come Berna non possa tenervi la mano tutta l' Italia. Tener la mano sulla libertà non vuol dir altro che serbare intatto l'esercizio della sovranità: questo dipende dagli ordini politici: può una repubblica di ventimila abitatori non tener la mano sulla libertà, può tenervela una di venti milioni. Se poi ragionasi della libertà municipale, come i comuni di Delemont, di Thun di Burgdorf, di Porentruy, di Nidau e di Bienne sono liberi, non ostante che facciano unico stato con Berna, nel medesimo modol'unità di Italia non nuocerebbe in nulla alla libertà municipale di ciascuna città. Se così non fosse, per essere conseguenti, bisognerebbe creare in Italia tante repubbliche quanti sono i comuni; ed in questo caso con quali leggi ed ordini si collegherebbero questi cento mila sovrani? come sarebbero rappresentati? con quali rendite provve

derebbero a' propri bisogni? Chiederò da ultimo: se vero egli è che tanto più potente è la confederazione quanto più piccole le repubbliche che la compongono, perchè l'Austria, la Russia e la Prussia vegliano con tanto zelo alla conservazione degli ordini federali degli Svizzeri, e si adirano e minacciano ogniqualvolta scorgono o sospettano concetti e disegni di unità? É forse che quei potentati sono mossi da paterna sollecitudine per la libertà e potenza degli Svizzeri?

XII.

DELLE RAGIONI CHE SOGLIONO ADDURSI
A FAVORE DELL'ORDINAMENTO FEDERALE.

Muovendo dall'affermazione l'Italia racchiudere provincie e popoli quasi così diversi come sono i popoli più settentrionali e più meridionali d'Europa, alcuni scrittori autoreveli han tirato questa conseguenza che fu e sarà sempre necessario un governo distinto per ciascuna di queste provincie. Il fatto è precisamente contrario, imperocchè in poche nazioni vi è tanta somiglianza fra popoli delle diverse provincie quanto nella nazione italiana. E cominciando dalla Francia, la più unita ed uniforme di tutte, voi vedrete enorme differenza di clima e di naturali condizioni fra le provincie del mezzodì e quelle del settentrione: quei di Normandia serbano il loro linguaggio e l'indole de' loro maggiori; in Alsazia e nella Lorena si scorge a prima vista l'origine germanica; i Bretoni paiono abitatori del paese di Galles; i Guasconi, spagnuoli; i Provenzali, pressochè italiani. Considerate i dialetti: in Bretagna si parla il basso-bretone; nelle regioni de' Pirenei è viva la lingua basca, che non ha so

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