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De Maistre e Bonald, uomini senza infingimenti, questo apertamente dicevano, ed ogni congiunzione del papato con la libertà follia e delitto riputavano. Di poi venne una certa generazione di scrittori (dei quali è discorso in questa istoria), che, altalenando fra la filosofia e la dottrina della Chiesa, tentarono questa riconciliazione impossibile. In fatto di libertà il papato non intende altro che la sua propria libertà: in corte di Roma libertà ecclesiastica vuol dire esenzioni delle leggi e de' gravami comuni; libertà d'istruzione vuol dire che l'istruzione pubblica e privata dee tutta ridursi in mano de' vescovi e del clero; libertà di religione vuol dire che la sola religione cattolica ha diritto di vivere e che tutte le altre debbono essere col ferro e col fuoco esterminate. Così quello che gli antichi chiamavano furore di volgo è diventato fondamento e norma del governo religioso (1).

Invano il Rosmini mostrò alla Chiesa le sue cinque piaghe e l'esortò a ritornare alla povertà e innocenza primiera: la Chiesa tien lui per sua piaga, e piaga maggiore il Tommaseo, il quale scrive un libro pieno di sacra erudizione per persuadere al pontefice di rinunziare il principato e di sgombrare da Roma. Un riso omerico accolse la proposta nelle aule del Vaticano. Che tesori di eloquenza, di erudizione e di dottrina non prodigò il Gioberti per riamicare la Chiesa con la civiltà; e la Chiesa rispose mettendo all'indice le sue opere, ed il clero insulta (infamia del secolo!) allo ancor non sotterrato cadavere, e l'uomo, che tutta Italia piange, chiama Ario novello e Simon Mago, senza alcun freno di rimor

(1)

Inde furor vulgo, quod numina vicinorum

Odit uterque locus, et solos credat abendos
Esse Deos quos ipse colit. JUVENAL.

Storia d'Italia.

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dimento o di vergogna! Neanco il sepolcro è adunqne sacro al furore di questi barbari ?

La verità è, che il papato ha il coraggio di essere istituzione del secolo XII, e noi non abbiamo il coraggio d'essere uomini del secolo XIX. Egli dice ad alta voce ciò che vuole, combatte apertamente la sua nemica. Imitiamolo. << Non si accende la lampa, e si mette sotto il moggio, disse Gesù Cristo; anzi si mette sopra il candeliere, ed ella luce a tutti coloro che sono in casa (1) ». Noi ci siamo sforzati di tener la lampa sotto il moggio, ed il popolo, rimasto nelle tenebre, è ricaduto nel precipizio, e v'è rimasto. Il dir la verità è giustizia (2); e atto degno di uomo libero (3); nè il solo mendacio corrompe la verità, ma anche il silenzio (4); onde santo Agostino diceva: « L'uno e l'altro è colpevole, e chi la verità nasconde e chi bugia dice, perchè quegli non vuol giovare, e questi desidera di nuocere (5) ».

No non è vero che il dominio temporale della Chiesa sia solamente incompatibile coll'ordinamento unitario dell'Italia; egli è incompatibile con ogni civile forma di reggimento nazionale. Chi si sente capo dell'unità universale non può volersi rimpicciolire con farsi capo, e molto meno membro, di una particolare nazione. Che potrebbe di più fare un pontefice, che ridare ai suoi sudditi lo statuto costituzionale del dì 14 di marzo? E si può credere durevole un reggimento costituzionale senza libertà di coscienza, senza libertà di stampa in materie

(1) San Matteo, V 15.

(2) Vera dicere justum est; mentiri vero iniustum. PLATO, De justo. (3) Illiberale est mentiri; ingenuum veritas decet. Herodot. l. I.

(4) Veritas vel mendacio corrumpitur, vel silentio. Ammian. 1. XXVI, c. 51.

(5) BARTOLOMEO DA SAN CONCORDIO, Ammacstr. degli antichi.

religiose, con un parlamento il quale non può far leggi sulla pubblica istruzione, sugli atti pubblici risguardanti le nascite, i matrimoni e le morti, su'fori eccezionali, su due terzi dei tribunali esistenti nello stato, sulle corporazioni religiose, su' beni del clero; materie tutte o ecclesiastiche o miste, escluse quindi dalla sua competenza per l'articolo XXXVI del medesimo statuto ? E dall'altra parte, potrebbe permettere il pontefice che si pubblicassero in Roma gli scritti di Lutero, che si provvedesse all'istruzione in modo contrario a' decreti del Tridentino, che da un' assemblea di laici si abrogassero le decretali e la bolla In Соғna Domini, che i suoi sudditi facessero impunemente ciò che i principi indipendenti non possono senza incorrere nella scomunica ? Il principe costituzionale si governa secondo le norme prescritte dal parlamento, perchè in lui è una sola podestà; non così far potrebbe il pontefice. Se il parlamento decretasse una guerra, dalla quale il pontefice teme possa venir danno alla religione, il suo dovere di sacerdote l'obbliga ad opporsi. Ho detto danno alla religione, potrei aggiungere danno alla dominazione temporale della Chiesa, perciocchè questa, non so per quale strano rivolgimento d'idee, è divenuta quasi condizione necessaria e fondamento della dottrina cattolica. Quando Lutero trapassò dal combattere gli abusi della corte di Roma all'assalire i dogmi, papa Leon X disse: « Ora possiamo vivere sicuri, perchè la scure non è più alle barbe, ma è ita a' rami (1) ». Or se il parlamento mettesse la scure a ciò che Leon X diceva barbe, e che altri direbbero neanco rami, ma aride foglie, il pontefice, come pontefice, dovrebbe fuggire a Gaeta, lanciare monitori e scomuniche,

(1) SEGNI, Istoric fiorentine, l. rv.

chiamare tutte le nazioni cattoliche in suo aiuto e rifarsi principe assoluto. Ben a ragione Pio IX disse alla consulta di stato, alludendo a' governi costituzionali, « che erano istituzioni incompatibili con la sovranità pontificia. » ma perchè i popoli in certi tempi pure bramino smaniosamente d'essere ingannati, queste parole veritiere furono biasimate, e le bugiarde del dì 14 di marzo lodate e magnificate.

Costituzionali, per il reggimento da voi desiderato il pontefice ha pronunziato il famoso non possumus; federalisti, non isperate dal pontefice altra lega, se non quella di Gaeta; repubblicani, fra voi e il papato è un abisso; unitari, voi non potrete giammai comporre in unico stato la dismembrata Italia mentre il pontefice sarà principe di Roma. Ed egli, per conservare quella dominazione, benedice le armi del Borbone, si collega con l'Austria, e nell'unica provincia in cui non è delitto rammentare l'Italia e compiangere alle sue sventure, e' suscita discordie, turba le coscienze de'fedeli, incita i vescovi ed il clero alla contumacia ed alla ribellione; scellerata ribellione perchè su niente altro può fondare le sue speranze che sulle armi de' forestieri. Amici della libertà, non v'è accordo possibile col papato; seguaci del vangelo, guardate la corte di Roma e le ree opere che vi si fanno: se Cristo ritornasse di nuovo nel mondo e predicassse a'romani la sua morale, sarebbe chiuso in Castel Sant'Angelo o nelle prigioni del santo offizio; se cacciasse dal tempio i trafficatori delle cose sante (e più di una fune egli avrebbe da logorare), sarebbe condannato, come sedizioso alle galere; se ripetesse il sermone che è nel capitolo XXIII di San Matteo, i principali sacerdoti, gli scribi e i farisei griderebbero sia crocifisso, sia crocifisso! E Barabba sarebbe di nuovo liberato, ed egli di nuovo crocifisso.

XVIII.

DEL CONCILIO E DELLA RIFORMA RELIGIOSA.

So che alcuni credono rimedio efficace a questo male la convocazione di un concilio; ma o per concilio intendesi un'assemblea ecclesiastica secondo le leggi e le tradizioni della Chiesa cattolica, e allora e' dev' essere convocato e preseduto dal pontefice; ed è naturale che il pontefice nol convochi se creda possa riuscire di nocumento all'autorità sua; e s'ei commettesse l'errore di convocarlo, non commetterebbe di certo quello di non discioglierlo, scoperte che avesse le sue intenzioni. Noi avremmo tutto al più un nuovo concilio di Trento, con questa sola differenza che i principi erano allora molto più solleciti e gelosi della loro indipendenza, che nol sono ne' tempi nostri: e chi non conosce come la corte di Roma si maneggiò in quel concilio, e seppe ottenere tutto ciò che desiderava, legga l'istoria di frà Paolo Sarpi e l'impari. O per concilio intendesi l'assemblea di tutti i credenti della Chiesa universale, cioè cristiana, come alcuni hanno scritto, ed allora il fatto di una radunanza di dugento e cinquanta milioni di cristiani diventa materialmente impossibile: e se impossibile non fosse, bisognerebbe cominciare, per ricavarne un qualche utile effetto, con fare che sessanta milioni di protestanti, cinquantacinque milioni di scismatici, e cenquarantacinque milioni di cattolici rinunziassero alle loro rispettive credenze: altra impossibilità che non ha bisogno di dimostrazione.

Ma ponghiamo da ultimo, che gli italiani, non curandosi degli altri cristiani, si radunassero in concilio: che fareb

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